ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 08/06/2012

NEL TUO CUORE D'UOMO IL CUORE DI DIO

Post n°7213 pubblicato il 08 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sconcertante! Aspetti ma non forzi. Bussi ma non sfondi la porta. Proponi ma non imponi. Vuoi che andiamo da te liberamente, per amore, certi che solo in te troveremo la pace e la gioia che cerchiamo. I tuoi occhi si illuminano di una tenerezza immensa, mentre dici: "Amico, è proprio con te che voglio stare".

Gesù. Ti sei fatto uomo perché niente di ciò che è umano, eccetto il peccato, ti fosse estraneo. Hai preso un cuore d’uomo, perché nel tuo cuore d’uomo potessimo sentire il cuore di Dio. Quanto è difficile per noi credere in questo amore che sgorga dal tuo cuore. Siamo così insicuri, paurosi, dubbiosi! Quanta fatica, quanti pesi che ci schiacciano! Sentiamo la tua voce: «Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi!».

Si, solo tu puoi raggiungere quel luogo profondo, nascosto dove si annidano la nostra paura e la nostra solitudine. Solo tu conosci quel posto. E’ una ferita sanguinante che solo tu puoi abitare e guarire. Il tuo cuore è così grande che tu puoi portare tutte le solitudini e tutte le angosce, perché il tuo cuore non è fatto di pietra come il nostro, ma è un cuore di carne; il tuo cuore non è disseccato  e ristretto come il nostro, ma è immenso e profondo come l’Amore divino. Tu non fai distinzioni tra poveri e ricchi, tra potenti e deboli, tra santi e peccatori. C’ è posto per tutti. Per chiunque si sente affaticato e oppresso.

Sconcertante! Aspetti ma non forzi. Bussi ma non sfondi la porta. Proponi ma non imponi. Vuoi che andiamo da te liberamente, per amore, certi che solo in te troveremo la pace e la gioia che cerchiamo. Non ti aspetti grandi gesti di generosità; non esigi atti eroici. Unica condizione: la fede. Vuoi aprire le ricchezze del tuo cuore a coloro che vengono a te con fiducia. Non nascondi il tuo grande desiderio di incontrarci e di offrirci la tua amicizia: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi».

La tua scelta è un grande  gesto di fiducia verso di noi. Tu credi che il nostro povero e fragile cuore sia ancora capace di dire: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!». Si, abbiamo sentito tante parole che ci hanno lasciato il vuoto. Abbiamo seguito tante stelle luccicanti e attraenti: le luci del successo, del denaro, dell’apparenza. Tutto svanisce nel nulla. Solo la tua presenza discreta stimola la nostra libertà a educare la mente, il cuore e la volontà. Ti basta un piccolo segno di fiducia perché ci dica con tanta tenerezza: « Venite e state con me. Voi che siete assetati di felicità e affamati di cose belle e vere che fanno crescere la vita. Venite, voi che siete stanchi, scoraggiati, depressi. Voi che soffrite nel vostro corpo, nel vostro spirito, nel profondo del vostro cuore». Sentiamo le tue parole che scendono lentamente, consolanti dentro di noi. Esse diventano sangue che ci dà vita nuova, carne della nostra carne.

Gesù. Tu ti inginocchi davanti a ciascuno di noi; prendi i piedi nudi nelle tue mani. Senti la protesta che pian piano sale: «No, Signore, tu non mi laverai mai i piedi!». Resisto a quell’amore dato sino alla fine . Faccio schifo a me stesso, e tu non ti schifi di questo inferno che è il mondo, che è la mia vita. Vorrei dirti: «No, non è possibile! Tu non mi conosci veramente. Non conosci i sentimenti torbidi e ambigui del mio cuore, il mio orgoglio, le mie lacerazioni interiori. No, non sono abbastanza buono per appartenerti. Devi avere qualcun altro in mente, ma non proprio me».

I tuoi occhi si illuminano di una tenerezza immensa, mentre dici: «Amico, è proprio con te che voglio stare. Voglio che tu, proprio tu, condivida pienamente la mia vita. Voglio che tu appartenga a me come io appartengo al Padre. Voglio lavarti non solo i piedi ma tutto il corpo, dentro e fuori. Voglio che tu splenda, che tu brilli come una luce, così tu ed io saremo una cosa sola e perché tu possa fare agli altri ciò che io ho fatto con te».

Solo adesso cominciamo a capire che dobbiamo abbandonare tute le nostre paure, i nostri dubbi e le nostre angosce. Dobbiamo lasciarci lavare, amare…sino alla fine!

Ma nel tuo cuore, Gesù, sembra che l’amore non abbia fine!

Stai davanti a noi e ci inviti a tavola. Mentre stiamo mangiando, prendi il pane, dici la benedizione e ce lo dai dicendo: «PRENDETE E MANGIATE; QUESTO E’ IL MIO CORPO. Poi prendi il calice, e dopo aver reso grazie, ce lo dai dicendo: BEVETENE TUTTI, PERCHE’ QUESTO E’ IL MIO SANGUE DELL’ALLEANZA, VERSATO PER MOLTI, IN REMISSIONE DEI PECCATI».

Adesso ci ami sino alla fine! Ci dai tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Non solo lavi il mio corpo e il mio spirito, ma ti fai cibo e bevanda per il mio corpo e il mio spirito.

Dove potremo trovare un amore così grande? Chi potrebbe darci un amore così profondo che penetra negli angoli più nascosti del nostro essere? Il tuo amore non è un amore solo a parole, un bel discorso. Il pane che ci dai non è fatto di vaghi sentimentalismi. E’ impastato col sangue dell’Amore dato fino alla fine. Questo pane che condivido con gli altri, impastato col sangue scaturito dal tuo cuore, mi rende figlio del Padre tuo e fratello di altri fratelli e sorelle. Nelle mie vene scorre il sangue tuo e dei miei fratelli. Là, ai piedi della croce, tu dai un cuore nuovo al mio cuore. Dai un cuore al mondo; ci rende tutti un cuor solo e un’anima sola.

- notedipastoralegiovanile.it - donboscoland.it -

 
 
 

CLIKK@MORE: L'AMORE AI TEMPI DI INTERNET

Post n°7212 pubblicato il 08 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Come è cambiato l’Amore in seguito all’introduzione di Internet? Secondo il sociologo Zygmunt Bauman, la post-modernità ha prodotto dei rapporti affettivi “liquidi”, basati esclusivamente sull’emotività passeggera e sulla soddisfazione di bisogni individualistici e perciò  fragili e instabili.

L’amore liquido di Baumann è stato il filo conduttore dei temi trattati nel convegno clikk@more tenutosi lo scorso 26 maggio al Vicariato di Roma, da un’idea del Prof. Tonino Cantelmi, Presidente dell’ITCI (Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale), con la collaborazione della Dr.ssa Michela Pensavalli e della Dr.ssa Maria Beatrice Toro, psicoterapeute e ricercatrici presso l’ITCI.

L’incontro è iniziato con un intervento video del Prof. Cantelmi che ha delineato una previsione dell’uomo del terzo millennio: il nativo digitale sarà più depresso e più dipendente dai “nuovi paradisi” come l’uso compulsivo e prettamente ludico della tecnologia o della sessualità. Sarà un individuo sempre più capace di entrare in relazione con l’altro tramite le nuove tecnologie ma meno abile a comprendere gli stati d’animo altrui.

Il prof. Cantelmi ha terminato il suo intervento con un interrogativo: saremmo capaci in  futuro di guardarci ancora negli occhi o saremmo definitivamente schiavi delle relazioni in rete?

A prendere la parola è stata poi la Dr.ssa Toro che ha evidenziato gli effetti negativi dei legami familiari liquidi sui bambini: i genitori “liquidi” sono affettivi nei confronti del figlio ma hanno rinunciato ad educarlo. Non accettano che gli insegnanti puniscano il loro bambino perché si sentono puniti a loro volta. “Il genitore oggi è una figura fragile che trova difficoltà nell’educare i figli” ha detto la Dr.ssa Toro “Spesso i figli rispondono al bisogno emotivo del genitore: si desidera un bambino per raggiungere una propria autorealizzazione.”

I bambini vengono trattati come dei piccoli adulti e costretti ad adattarsi ai ritmi di vita dei genitori: “In passato la crescita del bambino avveniva attraverso degli stimoli graduali. Non c’era l’aspettativa che il bambino si comportasse in maniera perfetta ma semplicemente si sapeva gestire la sua naturale impulsività. Oggi invece, i genitori mettono al primo posto le loro esigenze di individui narcisisti e al secondo quelle dei figli”.

La Dr.ssa Toro ha sottolineato che, da un punto di vista sociologico, la famiglia liquida risponde al processo di individualizzazione: esso comporta una crescente valorizzazione dei bisogni dell’individuo a discapito di quelli del rapporto di coppia. “Il più grande sbaglio della post-modernità” ha continuato la Dr.ssa Toro “è stato quello di basare il rapporto di coppia sul raggiungimento della felicità così che la propria felicità prevale sul rapporto di coppia. È questo il caso dei cosiddetti adultescenti che anche in tarda età decidono di rimettersi in gioco completamente e di rifarsi una nuova vita. Ma troviamo anche il caso opposto nei bambini che, eccessivamente responsabilizzati, vivono delle adolescenze premature.”

La Dr.ssa Michela Pensavalli ha invece analizzato i nuovi modelli dell’affettività, basati sulla ricerca di sensazioni passeggere  e sull’incapacità di avere relazioni durature: “Il tradimento viene vissuto come un’opportunità. Si decide così di avere ripetuti partner per brevi periodi di tempo senza approfondire la conoscenza.”

Questi rapporti “usa e getta” vengono incentivati dalla rete dove si può fingere di essere un’altra persona e questa finzione si tramuta in una parte della nostra realtà quotidiana. Tramite le nuove tecnologie, si ha la sensazione di avere tutto sotto controllo e di poter gestire meglio le relazioni con gli altri, così che il dialogo vero e proprio si è fortemente impoverito.

I social network hanno portato al fenomeno dell’onnitecnopresenza: se non si è connessi a facebook o a twitter, semplicemente non si esiste. Così questi strumenti della nuova era digitale diventano un bacino d’immagine con cui placare il proprio narcisismo.

A concludere il convegno, l’intervento di Don Maurizio Mirilli, responsabile del servizio diocesano per la pastorale giovanile di Roma che ha voluto soffermarsi sul significato dell’amore: “L’amore conta per tutti, il problema è capire qual è l’amore che conta veramente.”

L’amore, secondo Don Mirilli, viene concepito solo come sentimento, emozione: il “sentire” è legittimato ma comporta anche instabilità nei rapporti affettivi. “L’amore autentico è quello che si dona, che si offre, che progetta, che ti identifica. Costruisce una stabilità che passa per cambiamenti, dubbi, insicurezze ma ha una meta ultima che dà la motivazione per cui esserci, oggi.”

L’amore legato alle sole emozioni è quello del prendere: gli individui si trasformano in recipienti vuoti che afferrano qualunque cosa ma non si riempiono mai. Nell’amore autentico invece, si è predisposti a donare perché si riconosce che la propria esistenza è il primo dono di Dio che si desidera condividere con gli altri.

Molti non riescono a vivere questo tipo di amore perché non l’hanno conosciuto o per paura: “Nel primo caso” ha spiegato Don Mirilli “ciò accade perché nessuno insegna alle nuove generazioni che il solo amore possibile è quello che si offre agli altri. Nel secondo caso invece, le persone hanno paura di viverlo e la paura è amplificata dal perfezionismo e dall’autocontrollo.”

Don Mirilli ha aggiunto che gli individui non riescono ad amare veramente per un solo motivo: nella loro vita non esiste Dio. “Nella società liquida dove il superuomo controlla tutto, non c’è spazio per Dio. Dio ti aiuta ad amare se tu ti lasci amare da Dio”.

Don Mirilli ha concluso il suo intervento citando l’Inno alla carità di San Paolo in cui si elencano le caratteristiche dell’amore cristiano: “L’amore è magnanimo, è benevolo, non è invidioso, non si vanta, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non cerca il proprio interesse, non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità.” La verità, l’altra faccia dell’amore che spiega come le ferite siano una parentesi necessaria per il raggiungimento di un progetto comune di eternità.

di Gaia Bottino - lottimista.com -

 
 
 

SINGLE, CON IL CUORE NON SI SCHERZA.......

Post n°7211 pubblicato il 08 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non è più tempo per le fedi nuziali o le famiglie tradizionali. Oggi si è passati a un traguardo di vita privata, che viene tagliato dai single. Che anche l’amore nel rapporto di coppia ha cambiato volto e abitudini: non esiste più il mito dell’anima gemella, il partner fisso e stabile, ma solo quello o quella di turno.

Nella nostra cultura occidentale si assiste di frequente a un susseguirsi di comportamenti sociali a livello individuale o collettivo, che tendono a variare nel tempo. Questi processi di cambiamento privati e anche pubblici si verificano tanto in America quanto in Europa. Tra questi mutamenti si è incuneata e consolidata ormai da lungo tempo nella vita sociale, da circa una ventina o trentina d’anni, una tendenza che riguarda la vita privata: quella di essere single.

Scapoli e nubili è bello!

Lo scegliere di vivere senza legami sentimentali o di coppia impegnativi e ufficiali, da eterni scapoli o convinte nubili risulta un dato demografico notevole. Negli Usa, in base a dati forniti da statistiche ufficiali (US Census Bureau) si contano quasi 100 milioni di single. Per 100 donne sole si potrebbero far avanti 88 uomini altrettanto soli. Perché non sposati, vedovi o divorziati. In Gran Bretagna il numero dei single supera di gran lunga quello delle famiglie e delle copie sposate: quest’ultimo a Londra è calato di ben circa 35 mila matrimoni non celebrati rispetto al decennio passato. Si annoverano in questo sconfinato arcipelago umano anche genitori single, uomini e donne soli che allevano figli. In Francia e nei paesi scandinavi la situazione si fotografa analoga. Nel nostro Paese questa tendenza è contemplata e concretizzata da quasi 30 milioni di persone con età superiore ai 16 anni (dati Istat). Solo a Roma il numero dei nuclei familiari sorpassa di gran carriera quello dei single: se ne contano mezzo milione rispetto a più di un milione di famiglie.

Perché sono single

Le ragioni che inducono a fare questa scelta di vita si rifanno a considerazioni sociologiche, che si richiamano a un più che constatabile ritardo nell’ingresso alla vita adulta. Si resta soli, dunque, e s’invecchia non unendosi stabilmente a un partner né si fanno figli. Un’altra ragione fa capo a un rilevante numero di separazioni e divorzi, perciò dopo una fallimentare esperienza di vita matrimoniale, si preferisce di gran lunga la solitudine, o se ne è rassegnati. Certamente anche la crisi economica ha il suo peso nel determinare questa alternativa o preferenza di vita, lo stare senza lavoro e il non guadagnare o il non guadagnare abbastanza non consente che due cuori coronino i loro sogni in vista di una nuova famiglia.

Si può aggiungere in questo contesto di motivazioni che giustificano il perché si sceglie di vivere da soli anche l’emancipazione che la donna ha conquistato nella società. Ma si tratta di un vantaggio che se, sul piano sociale economico e culturale, per lei risulta soddisfacente, non rende felice, però, anzi spaventa l’uomo. Il quale si sentirebbe minacciato e più insicuro nel suo ruolo, nella sua personalità e nelle sue responsabilità, che preferisce evitare per comodità, per non subire stress psicologici o andare incontro a fallimenti finanziari (leggi, per esempio, spese per il divorzio). Di conseguenza anche la convivenza è più gradita rispetto alle nozze, perché meno impegnativa e meno rischiosa. Ma anche lo starsene soli è preferito a dispetto delle presunte gioie della vita di coppia.

Il partner: solo di turno

Non è più tempo per le fedi nuziali o le famiglie tradizionali. Oggi si è passati a un traguardo di vita privata, che viene tagliato dai single, appagatissimi del loro stato civile (leggi: libero), del loro stato di benessere psicologico, del loro status economico all’insegna di una millantata autonomia. Il che potrebbe significare che l’avvenire dell’umanità, la continuazione della specie dell’homo sapiens sono a rischio. Che anche l’amore nel rapporto di coppia ha cambiato volto e abitudini: non esiste più il mito dell’anima gemella, il partner fisso e stabile, ma solo quello o quella di turno.

Il vuoto affettivo

Non più vincoli e responsabilità, che minano la propria libertà, il proprio individualismo. Una vita all’insegna, insomma, del vuoto affettivo. La solitudine predomina ogni campo e settore e ambito di vita. Nessuno spazio a relazioni coinvolgenti e intime. Solo momentanei incontri, che non devono ledere, tassativamente, la propria privacy. Il lavoro, l’indipendenza economica, i propri hobbies vengono prima di ogni altra cosa. Le esigenze del cuore vengono represse, sostituite, ridimensionate… Per poi esplodere dopo i 40 anni, quando il peso, il fardello, il rimorso della solitudine si faranno sentire come un macigno, con la greve sensazione lacerante di un fallimento esistenziale. E si avverte come perentoria, insopprimibile, inequivocabile l’esigenza profonda di legarsi a un lui o a una lei, non più per gioco…

Nel Vecchio Testamento lo si spiega a chiare lettere: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Genesi, 2, 18-25). I single sono avvertiti: con il cuore non si scherza, vuole essere preso sul serio. Lui e lei hanno bisogno di amarsi appassionatamente e stabilmente. Altrimenti: guai! Eppure, ripensandoci: beata solitudo sola beatitudo. L’antico motto latino, pronunciato da san Bernardo nel X secolo (riguardo all’ascesi monastica) ha e conserva il suo fascino…

- cogitoetvolo.it - donboscoland.it -

 
 
 

UNITA’ E DIVISIONI NELLA CHIESA

Post n°7210 pubblicato il 08 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il “Giornale” del 4 giugno scorso riporta una piccola intervista fatta da Stefano Zurlo al Card. Bagnasco per chiedergli un commento del grande raduno verificatosi a Milano in occasione del Convegno per la Famiglia e della visita del Papa.

Il giornalista chiede al Cardinale: “continua la guerra dentro la Chiesa?”. E il Cardinale: - riferisco le parole dell’articolo - “‘Ma vi pare che esistano davvero queste divisioni fra noi? Ma ci avete osservato?’, e nel dirlo muove in modo eloquente le mani quasi a voler sottolineare che certi temi nella sua scala gerarchica non vengono certo ai primi posti”.

Come spesso accade, i giornalisti fanno delle domande con poca discrezione o forse con poca serietà e in circostanze non adatte, benchè possano toccare temi o problemi reali e di grande importanza. Questo è stato il caso nell’evento surriferito. E’ evidente a cosa si riferiva il giornalista e forse anche a fatti più gravi oggi esistenti nella Chiesa, almeno italiana: il recente scandalosissimo furto al Papa di suoi documenti segreti nella sua stessa abitazione in Vaticano.

Era forse quello il momento per toccare un tema così delicato e conturbante? No certamente. Si può capire dunque la risposta evasiva del Cardinale, un non rispondere a tono, spostando l’attenzione sull’immensa folla presente a Milano. Non c’è dubbio che la presenza di tante persone è stata consolante per gli organizzatori dell’evento e per tutta la Chiesa italiana.

Un fatto grandioso del genere mostra effettivamente, come ha notato lo stesso Cardinale, la bontà della Chiesa italiana a livello di popolo sia per quanto riguarda l’amore al Papa che l’attaccamento al valore della famiglia cristiana, un gesto di affetto nei confronti del Vicario di Cristo quasi a volerlo consolare dell’amarezza per l’infame tradimento subìto da parte dei suoi stessi intimi collaboratori, per ora rimasti nell’ombra.

Tuttavia una manifestazione così entusiasmante e commovente non basta certamente a mettere in ombra o a cancellare il suddetto tristissimo episodio che è la punta dell’iceberg di una situazione di gravissima crisi della Chiesa italiana e non solo italiana, una crisi che si configura, come notano i Papi del postconcilio e in particolare questo Papa, come crisi di fede a livello di guide come a livello di popolo: scristianizzazione, falsificazione della fede, influenze anticattoliche all’interno del cattolicesimo, forme sincretistiche, secolaristiche, religione-fai-da-te, rilassatezza, soggettivismo, relativismo e ben altre cose, tanto lungo sarebbe l’elenco.

Certamente le grandi giornate milanesi non cancellano tutto questo e in particolare non lo cancellano in una diocesi così importante come quella di Milano, a proposito della quale è nota la lettera di Don Carron la quale, seppure con carità ma anche con lucidità ed evangelica franchezza, mette in luce in modo speciale i mali della Chiesa milanese, mali da troppo tempo coperti e misconosciuti, ma che è meglio che siano venuti alla luce, poiché nella visione cristiana non esistono mali che non siano curabili, se non è lo stesso malato a non voler farsi curare.

Una Chiesa nella quale scorrazza liberamente una gran quantità di idee contrarie al cattolicesimo restando sotto l’etichetta di “cattoliche”, senza apprezzabili interventi dei Pastori, tra i quali stessi non sempre riscontriamo una piena ortodossia ed obbedienza al Papa, si dà lo scontro di partiti avversi come per esempio quello fra modernisti e lefevriani, una diffusa condotta morale di cattolici non coerente con i princìpi della morale cattolica continuamente ricordati dal Magistero, tutto questo è forse il segno di una Chiesa unita come vorrebbe farci credere il Cardinale col semplice gesto di indicare la folla del raduno milanese?

Risolve i nostri dubbi? Placa le nostre angosce? Toglie le nostre amarezze, le nostre delusioni, calma il nostro sconcerto? Se siamo veramente consapevoli di cosa sta accadendo nella Chiesa e lo giudichiamo con quei criteri che il Magistero della Chiesa ci fornisce, ebbene dobbiamo dire seppure con dolore ma con realismo che la Chiesa, almeno quella italiana, non è per nulla unita, ma traversata da forti movimenti centrifughi, in preda ad un’enorme confusione dottrinale, lacerata da fazioni ostinatamente irreconciliabili perché convinte di possedere la pienezza della verità contro gli avversari pressochè demonizzati.

E’ chiaro per il cattolico che la vera Chiesa, la Chiesa cattolica, come Sposa e Corpo Mistico di Cristo, è una ed unita, grazie alla presenza nei cuori dello Spirito Santo che li illumina e li unisce, creando concordia e sano pluralismo, nell’unica verità del Vangelo sotto l’unica guida dei Pastori uniti al Papa.

Ma la domanda del giornalista evidentemente non si riferiva a questa unità spirituale e mistica della Chiesa, unità evidente per ogni credente e di per sé indistruttibile, ma che non tocca le singole e concrete formazioni di cattolici all’interno della Chiesa, cattolici i quali, come è noto, anche se viventi in grazia di Dio, restano sempre peccatori e quindi soggetti a mancare contro la verità e contro la carità.

Se non c’è unità di fede non esiste unità ecclesiale. Questo è il gravissimo problema della Chiesa di oggi. E’ chiaro che i veri cattolici sono uniti tra di loro e col Papa, e in questo senso costituiscono una Chiesa unita. Ma quanti che si dicono cattolici lo sono veramente o lo sono solo di nome, dato che di fatto assumono nel loro pensiero e nella loro condotta idee che in realtà sono erronee, scandalose, empie, blasfeme, assurde o ereticali?

Certo nella vita presente sono pochi o pochissimi, sono solo i grandi santi, quelli che possono vantare una perfetta purezza dottrinale ed una piena comunione ecclesiale, anche se qualche piccola macchia ce l’hanno anche loro. E’ chiaro che oggi la Chiesa è più accogliente, tollerante e misericordiosa che mai nell’avvicinare, accogliere e contattare persone anche lontanissime dal cattolicesimo.

Grazie alla pratica dell’ecumenismo e del dialogo la Chiesa è oggi più larga di un tempo nell’accogliere anche coloro che non accettano in pienezza la dottrina e la morale del cattolicesimo. Ma esiste e deve pur sempre esistere un limite, oltre il quale una persona non può dirsi affatto appartenente alla Chiesa o al cattolicesimo, ed è su questo punto che spesso non c’è chiarezza, per cui, come ho rilevato in un articolo apparso tempo fa su questo sito, molti non sanno più che cosa significa la qualifica di “cattolico” e questo è molto grave, come quando per esempio, conservate le proporzioni, un cibo rinomato conserva il proprio nome ma a causa di truffe o sofisticazioni viene ad essere una qualcosa di lontano o di contrario a ciò che il nome stesso significa.

In conclusione, certo non in sede di un’intervista giornalistica, ma in appropriata sede, è ora di riconoscere francamente le gravi divisioni delle quali stiamo soffrendo. Non si deve aver paura di fare un’analisi realistica, tanto esiste poi la cura che ci è data da una rinnovata volontà di conversione e soprattutto dalla grazia del nostro Salvatore.

Ma coprire e far finta di nulla non serve a niente. Speriamo che il prossimo Anno della Fede possa essere una buona occasione per correggere gli errori nella fede e nei costumi affinchè si possa dire che, sia pur sempre nelle misere condizioni di quaggiù, esiste una Chiesa unita a somiglianza della santa unità della Chiesa del cielo.

di P. Giovanni Cavalcoli, OP - riscossacristiana.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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