ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 18/06/2012

CON MARIA APPARE UN MONDO NUOVO

Post n°7242 pubblicato il 18 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Con Maria appare il mondo nuovo […] E’ come se d’improvviso si facesse visibile un  mondo sempre presente, ma che abitualmente rimane nascosto; come se gli occhi dell’uomo acquistassero un nuovo potere visivo […] Dalle apparizioni abbiamo la certezza di un mondo di luce, di purezza e di amore […] nella Madonna è la creazione intera che si è rinnovata. E’ lei stessa la nuova creazione, non contaminata dal male e vittoriosa [… ] L’apparizione fa presente il mondo redento […] L’apparizione non è dunque un’azione di Dio sull’immaginazione dell’uomo. Credo che non si possa negare la sua oggettiva realtà. Veramente è la Vergine Santa che appare, veramente gli uomini entrano in rapporto con lei e con il suo Figlio divino […] La Vergine non può abbandonare i suoi figli prima della manifestazione pubblica e solenne della sua vittoria sul male. Madre di tutti, essa non potrebbe separarsi da noi che viviamo nella pena, sottoposti ad ogni tentazione, incapaci di sottrarci alla morte.

Riflessione di Don Divo Barsotti su Medjugorje – atempodiblog.unblog.fr/

 
 
 

L'"EROICA FOLLIA DI CHIARA E GLORIA: ESSERE MADRI VIVENDO IL PROPRIO DESTINO

Post n°7241 pubblicato il 18 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Di Chiara e Gloria ho presente i volti, così belli, solari intensi. Così diversi. Magro, lineamenti perfetti, incorniciato da lunghi capelli castani, quel di Chiara. Più paffuto, sotto il bruno caschetto sbarazzino, roseo, quello di Gloria. Due ragazze di 28 anni, due mamme. Le cui storie arrivano come frescura in questi giorni afosi di giugno, pesanti di crisi, di tragedie, di piccole fatiche quotidiane, perché è finito un anno pesante, le vacanze chissà, i figli, e insomma, è un tempo in cui tirare le fila. Invece i fili della loro vita  Gloria e Chiara non li hanno tirati da sé. Gloria è affetta da quando è nata da tetraparesi spastica, una patologia seguita a un parto travagliato. Essere diventata mamma è un miracolo, oltre che un raro successo della scienza, il frutto di un amore profondo tra lei e suo marito, di un’équipe d’eccellenza, quella dell’ospedale di Abano Terme, soprattutto eccellente in umanità; e della volontà infinita di questa donnina che accetta serenamente la sua condizione, e per questo la travalica, e vince; perchè, spiega, non è sola, ha una famiglia solida che la sostiene, e ora avrà la sua bambina, che sa bene quanti limiti ha la sua mamma (chi di noi ne ha tanta coscienza?). E certo si darà da fare per aiutarla. Pensiamo alle reazioni normali, alle chiacchiere di strada: che incoscienti, quei due, mettere al mondo un figlio che vedrà sempre e solo la madre in carrozzina, era proprio il caso, ce la farà a seguirlo? Mentre Gloria e il papà pensano di dare alla piccola un fratellino. Guardate il video dell’intervista, cercate sotto Gloria Bellingegni, ritagliatevi questi dieci minuti. E’ questione di prospettiva, di posizione umana. Una ristretta, riduttiva, asfittica. Una spalancata alla vita, alle sue infinite possibilità.

Chiara invece non c’è più. Se né andata mercoledì scorso, e nella sua parrocchia di Santa Francesca Romana c’era tanta, tantissima gente, e tutti se ne sono tornati a casa con la commozione in cuore e una piantina da far crescere a casa, come la speranza che ha sorretto e portato in cielo questa donna minuta, tenace come una quercia di secoli. Chiara è stata mamma tre volte: Maria, la primogenita, è vissuta solo tre ore. Davide, il secondo, poco di più: il tempo di essere abbracciato, battezzato, accompagnato a entrare tra gli angeli.  Così, quando è rimasta incinta di Francesco, e ha saputo che un tumore maligno le rodeva il corpo, Chiara ha fatto come prima, come sempre: ha detto sì alla vita, e non si è fatta curare, finchè non ha portato a termine la gravidanza. Come Gianna Beretta Molla.

E come Gianna le cure tardive non l’hanno salvata, o forse morendo ha dato a noi una possibilità di salvezza, perché se n’è andata cosciente, serena, di più, felice, e sono parole sue: “…forse la guarigione in fondo non la voglio, un marito felice e un bambino sereno senza la mamma rappresentano una testimonianza più grande rispetto ad una donna che ha superato una malattia. Una testimonianza che potrebbe salvare tante persone...". Impossibile, ragionando col senso comune. Tornano, anche se più sommesse, davanti a una bara, davanti al volto luminoso che rimbalza da facebook, dai passa parola in rete che lo ripropongono ad ogni minuto, perché il bene contagia, non può tacere. Chiacchiere solite, eppure così ragionevoli: ma perché mai, che bisogno c’era, e adesso, quel bambino senza madre, che eroismo sciocco, non si può essere normali… Chiara e suo marito hanno mostrato una ragione più grande, e la normalità della santità. Anche qui, un’altra prospettiva. O io faccio da me la mia vita, e quella dei miei figli, o la mia consistenza è in un Altro. Che della vita è custode, e la fa durare in eterno.

Monica Mondo - ilsussidiario.net -

 
 
 

TUTTI DIETRO A CHIARA DI COSTANZA MIRIANO

Post n°7240 pubblicato il 18 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sono una privilegiata perché sabato mattina, nella Festa del Cuore Immacolato di Maria, ho assistito al funerale di Chiara Corbella Petrillo, e ho accompagnato una nuova sorellina in cielo, una sorella a cui vorrei andare dietro, mettendomi in fila, insieme alle mille persone che erano in chiesa, e alle migliaia che stanno imparando a conoscere la sua storia. Migliaia che presto saranno milioni, perché bonum est diffusivum sui, il bene è contagioso.

Conoscevo indirettamente Chiara da anni, attraverso una comune amica che mi raccontava le tappe della sua vita quando ci incontravamo davanti all’asilo o al parco. Questo mi ha aiutato a raccapezzarmi un po’, integrando con quello che sapevo l’omelia, della quale ho sentito credo una decima parte, a causa di un impianto audio difettoso ai piani superiori del matroneo. La chiesa infatti era stracolma, e noi sei – anche i bambini sono venuti e sono stati buoni oltre due ore, perché l’importanza del momento era evidente anche a loro – siamo riusciti a infilarci solo salendo le scale, e anche lì sopra solo la seconda fila era libera. Chiedo appunto a chi era sotto e ha sentito le parole di padre Vito e quelle del marito, Enrico, e quelle del cardinal Vallini di integrare con i commenti quello che ho perso, perché il chicco di frumento che ha accettato di morire porti più frutto possibile.

A concelebrare c’erano oltre venti sacerdoti, tra cui il nostro don Fabio Bartoli, e don Fabio Rosini, e con loro il cardinal vicario di Roma Agostino Vallini, come segno della presenza materna della Chiesa nei suoi più alti livelli. La chiesa di santa Francesca Romana, nel quartiere Ardeatino, era piena soprattutto di giovani e di famiglie, con tanti bambini.

Padre Vito, che negli ultimi tempi era andato a vivere con Chiara ed Enrico per sostenerli nella prova più dura, ha raccontato la storia di questa coppia. Si sono conosciuti a Medjugorje, e si sono presto sposati. La storia poi è nota, una prima bambina, nata senza cervello ma accolta fino alla morte naturale, arrivata a trenta minuti dalla nascita. Trenta minuti che sono stati sufficienti a battezzarla e circondarla d’affetto. Un secondo bambino che prima sembrava sano, poi a un’altra ecografia è apparso senza le gambe, e poi, in prossimità della nascita, si è scoperto destinato a morire subito. Di nuovo Chiara ed Enrico decidono di accoglierlo, lo mettono al mondo e lo battezzano. Due funerali celebrati senza smettere per un momento di credere, con “i nostri cuori innamorati sulla croce” che “solo Lui è la pace, e in Lui è la vita”, sono le parole di Enrico. Poi il terzo bambino, finalmente è sano.

Al quinto mese però diagnosticano a Chiara un carcinoma alla lingua, una forma grave e avanzata. Chissà se abortire per cominciare subito le cure avrebbe salvato la vita alla mamma, non lo sapremo mai, ma comunque per i genitori del piccolo Francesco la sua vita non si tocca. Ancora una volta c’è voluto coraggio per dire quest’altro sì, un sì che è stato possibile solo stringendo ancora di più l’alleanza con Dio. Un’alleanza che non viene dal nulla, che non è scienza infusa, ma qualcosa che si conquista giorno dopo giorno grazie a una regola che Chiara amava molto, quella delle tre p. Piccoli passi possibili. Francesco viene fatto nascere prima, ma comunque in modo che non sia in pericolo. Poi cominciano le cure. Ad aprile la sentenza: ormai Chiara è in fase terminale, inutile curarsi. Ha vinto quello che lei chiamava “il mio drago”. Lei, però, non è morta per suo figlio, lei ha dato la vita a suo figlio, ha detto padre Vito, che è tutta un’altra cosa. E poi, dopo avergli dato la vita, ha lottato con tutte le sue forze per continuare a vivere.

Quando torna a casa, dopo la sentenza, lei dice: “va bene tutto, la prova, la malattia, ma se voi fate queste facce, ‘gnela posso fa’”. Chiara infatti era sempre ironica e sorridente, sapeva scherzare anche in una situazione assurdamente tragica, se giudicata con parametri umani. Ma loro, venuti da un cammino di fede prima come singoli e poi come coppia, legati ai frati di Assisi (se non ho capito male quello del Servizio Orientamento Giovani) non guardavano niente da un punto di vista umano. Tutto sub specie aeternitatis. Però questa fede, ha detto più volte padre Vito, era stata conquistata piano piano, provata dalla croce e sempre rafforzata. E così Chiara è arrivata a dire che forse non chiedeva la propria guarigione, ma che suo marito e suo figlio fossero sereni durante la malattia e dopo la sua morte, e così tutte le persone che le vogliono bene. Per questo poco prima di morire Chiara aveva affrontato un viaggio a Medjugorje, al quale aveva invitato le famiglie degli amici: giovani coppie e tanti bambini. Era stata una grande fatica per lei, ormai molto malata, ma l’aveva fatta per aiutare gli altri ad accettare il dolore, a capire ai piedi della Madonna il senso della vita qui su questa terra.

Poi è morta felice, sì, felice, dice padre Vito che è stato con lei ogni momento, ed è stata vestita con l’abito da sposa. Felice, perché chi l’ha detto che la malattia e la morte sono il male assoluto? Dove sta scritto? Chiara è andata incontro al suo sposo, e anche Enrico ha lo stesso sposo, il Signore, che è fedele, e – scrive Enrico – me lo ricorda il nostro bambino. “Ho pensato che fosse finita la gioia, ma poi Francesco me l’ha ricordato, lui è la fedeltà di Dio, è l’amore che non delude, è la follia della croce dell’Amore semplicemente donata”.

Questa mattina stiamo vivendo quello che visse il soldato romano che, vedendo morire Gesù, disse “Costui era veramente figlio di Dio”, ha detto padre Vito. Chiara era “semplicemente” una figlia di Dio, che viveva in pienezza il suo abbandono nelle mani del Padre, e che da Lui ha accolto tutto con docilità, fermamente convinta che da Dio non potesse venire niente di male.

Il marito ha cantato, con una voce strepitosa, tante canzoni che avevano composto insieme durante la loro storia (lei suonava anche il violino); solo per la comunione (la nostra con una fila di due rampe di scale) ne abbiamo ascoltate diverse. L’ultima è stata Perfetta Letizia.

Alla fine Enrico ha letto una lettera scritta dalla mamma al bambino, adorato in questo anno che sono stati insieme (sotto l’altare una grande foto dei primi momenti di vita di Francesco, la mamma con la testa reclinata sul piccolo, addormentato): una lettera che un giorno lo renderà sicuro del grande amore ricevuto, ma un amore gioioso. “Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide, e tu rimani con il papà. Io dal cielo prego per voi”. Poi il marito ha ricordato che Chiara non avrebbe voluto fiori (però la chiesa ne traboccava), ma che ognuno si portasse un regalo a casa, e così per ogni famiglia (non bastavano per i singoli, eravamo in troppi) c’era una piantina da portare a casa.

Alla fine il cardinale Vallini ci ha dato la sua benedizione solenne, e ha detto: “io non so cosa ha preparato Dio attraverso questa donna, ma è sicuramente qualcosa che non possiamo perdere, e ci ricorda di dare il giusto valore a ogni piccolo o grande gesto quotidiano”.

Ecco, da qui vorrei partire per aggiungere la mia piccola riflessione a quella che finora è stata – impianto audio permettendo – la cronaca. Ho ricevuto diverse chiamate e messaggi di amiche, e ho avuto un po’ la sensazione che qualcuno rischi di sentirsi come schiacciato da un esempio di santità raccontato come ineguagliabile. E le persone che si sono dette più indegne di fronte a Chiara sono proprio quelle che a me sembrano invece a loro volta esempi di santità. Donne e uomini che vivono le loro vite in modo coerente, fedele, eroico a volte, quando richiesto. Solo che a loro, a noi, Dio (per ora) non ha chiesto di attraversare prove simili. Ma non dobbiamo giudicare Dio, e neanche noi stessi. Non credo, da quello che so dalla mia amica e da quello che ho sentito di lei in chiesa, che Chiara avrebbe voluto comunicare questa distanza, non avrebbe voluto il santino, o la deriva agiografica.

Ognuno di noi è chiamato soltanto, e non mi pare poco, a stare ogni giorno al posto di combattimento, nella propria realtà così com’è, abbracciandola in ogni istante. Dio è il Dio del presente, Satana lo è del passato e del futuro. Non sappiamo perché a ciascuno di noi è chiesto quello che ci è chiesto, se morire a fettine o morire tutto insieme. I santi sono quelli che lasciano vivere Dio in sé, che gli danno spazio; perciò è bene guardare il loro esempio, ma solo se ci riporta più in alto lo sguardo, a Colui che ci ama così tanto che se lo sapessimo piangeremmo di gioia (“da soli non è possibile farcela”, ha scritto Enrico). Dare la vita è la chiamata di tutti, stare nell’istante è la nostra unica possibilità di essere fedeli a Dio. E per farlo è necessaria una compagnia di amici nella fede, come quelli, numerosissimi, che hanno avuto Chiara ed Enrico, che aiutino a guardare insieme verso la meta comune. Il cristianesimo è per tutti, perché per tutti è possibile lasciarsi scolpire, poco per volta o tutto insieme, come ha fatto Chiara, con il sostegno di Enrico, un vero uomo dalle spalle larghe, larghissime.

Sul perché del dolore, perché il male, perché la sofferenza degli innocenti, be’, è bene ascoltarle, le domande che questa storia ci ha riportato prepotentemente al cuore. La risposta a queste domande stabilirà che uomini e che donne saremo. Adesso abbiamo un’alleata in più, nella comunione dei santi.

Il blog di Costanza Miriano - costanzamiriano.wordpress.com -

 
 
 

LE BUGIE SI DIFFONDONO A MACCHIA D'OLIO

Post n°7239 pubblicato il 18 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il libro di uno studioso anglosassone fa crollare miti e pregiudizi sul Cristianesimo

“Il Cristianesimo è il sistema di credenze più deliberatamente e profondamente marginalizzato, oscurato e mal rappresentato pubblicamente e privatamente, negli ultimi decenni del XX secolo e nei primi anni del XXI”.

Queste parole sono tratte dall'introduzione del nuovo libro di Michael Coren, inglese naturalizzato canadese, Heresy: Ten Lies They Spread About Christianity (Signal).

Il libro tratta argomenti che vanno dalle fondamenta storiche del Cristianesimo alla schiavitù, dalla scienza a Hitler.

Uno dei capitoli mette al vaglio le affermazioni secondo le quali gli atei sono intelligenti, mentre i cristiani sono stupidi. All'università, spiega l'autore, i docenti spesso deridono i cristiani come creduloni ed ingenui.

Per confutare questo argomento Coren cita un certo numero di ben noti scrittori cristiani, famosi per la loro perspicacia e popolarità. Gente come C.S.Lewis, G.K.Chesterton, Hilaire Belloc, J.R.R.Tolkien, Dorothy L.Sayers e Malcolm Muggeridge, dimostra chiaramente che i cristiani sono ben lontani dalla stupidità.

Un altro mito coevo è quello secondo cui il Cristianesimo si oppone alla scienza e al progresso. Invece, spiega Coren, possiamo trovare esempi di cristiani osservanti che sono stati scienziati di primo livello.

Michael Faraday, afferma l'autore, è stato un pioniere dell'elettricità e del magnetismo ed è stato anche un cristiano fervente. Il fisico William Thomson Kelvin fu persino presidente di una società biblica in Scozia. Max Planck, padre della teoria dei quanti, veniva da una famiglia di teologi e fu sacrestano per quasi trent'anni.

Il Cristianesimo, prosegue lo studioso, “è stata l'ancella della scienza e delle scoperte scientifiche”. La gente tende, comunque, soltanto a ricordare Galileo e dimenticare che Louis Pasteur era cattolico, così come lo era Alexander Fleming.

Coren cita altre figure, come il sacerdote cattolico Henri Joseph Edouard Lemaitre, che elaborò la teoria del big-bang; padre Roger Boscovich, fondatore della moderna teoria atomica; e Gregor Mendel, monaco cattolico e padre della genetica moderna.

Quando si parla di cambiamento e progresso nella società, nel libro di Coren c'è un capitolo sui tanti cristiani influenti che hanno fornito contributi vitali a questo campo. Anthony Ashley Cooper, ad esempio, fu fondamentale nei cambiamenti legislativi nell'Inghilterra del XIX secolo, ai fini di migliorare le condizioni dei lavoratori e proteggere i bambini dallo sfruttamento.

In America, Martin Luther King giocò un ruolo cruciale nella conquista dell'uguaglianza tra bianchi e neri. “King personificò la lotta dei neri con l'America bianca; non potendo vincere gli estremismi, il suo impegno cristiano per la non-violenza convinse milioni di persone che il cambiamento era stato troppo a lungo rimandato”, scrive Coren.

Nazisti

Non c'è modo migliore di vincere una disputa di argomentazioni, che accusando qualcuno di essere un Nazista, afferma Coren in un altro capitolo. Tra le critiche che si fanno al Cristianesimo, c'è l'affermazione che Hitler era Cristiano e che il Cristianesimo avrebbe appoggiato il Nazismo.

Coren ha osservato che, anche se fosse vero, ciò non proverebbe nulla, sia che il male fosse stato commesso in nome del Cristianesimo, sia che fosse stato commesso in nome del non-Cristianesimo. “Questo dimostra la natura fallibile dell'umanità e, per l'esattezza, che abbiamo bisogno di Cristo”, afferma lo studioso.

Data la tradizione cristiana dell'Europa, non è una sorpresa che molti dei seguaci di Hitler venissero da famiglie cristiane, così come lo erano molti dei suoi oppositori e vittime. Alcune organizzazioni di destra appoggiarono il Cristianesimo, poiché vedevano in essa un sistema per conservare le tradizioni, così come alcuni Cristiani appoggiavano le stesse organizzazioni come mezzo di difesa contro il Marxismo.

Il Nazismo, comunque, fu diverso, dal momento in cui prese ispirazione sia da destra che da sinistra, spiega Coren. Lo studioso riporta un discorso di Hitler in cui, nel luglio 1941, il dittatore proclamava: “Il Nazional- Socialismo e la religione non possono coesistere”.

Se Hitler è stato simpatizzante di qualche credo, stiamo parlando allora del paganesimo, afferma Coren. Il Nazismo guarda ad una immaginaria pura alba, prima dell'avvento del Cristianesimo. Nel 1942, rammenta lo storico, il New York Times svelò i piani di Hitler di rimpiazzare il Cristianesimo con una “Chiesa Nazionale del Reich” fondata sulla dottrina della sua autobiografia Mein Kampf.

Schiavi

La schiavitù è un'altra materia usata per criticare il Cristianesimo, osserva Coren. È vero, in passato i Cristiani appoggiarono la schiavitù, così come molte altre civiltà. Ciò che dobbiamo fare, è distinguere tra ciò che viene commesso a causa del Cristianesimo, da ciò che viene commesso nonostante il Cristianesimo.

In passato la schiavitù è esistita in molte culture, molte delle quali non-cristiane. Sono stati i cristiani a trovarsi in prima fila nel movimento anti-schiavista nell'Inghilterra della fine del XVIII secolo, mentre in seguito, in America, furono i cristiani a battersi per la fine della schiavitù ben prima della Guerra Civile.

Il libro di Coren tocca molti altri argomenti, tra cui perché i Cristiani finiscano regolarmente sotto accusa per le loro idee sull'aborto, sulla famiglia e sull'omosessualità.

I cristiani, conclude lo studioso, vogliono semplicemente avere il loro ruolo nella sfera pubblica. Molti, tuttavia, si ostinano ad escluderli e a “forzarli all'invisibilità virtuale con bugie e manipolazioni”.

Coloro che vogliano essere critici verso il Cristianesimo devono almeno tributare la fondamentale cortesia di comprendere la sua storia e le sue credenze, prima di condannarlo, afferma Coren. Il che oggi si ripete spesso in troppi paesi.

[Traduzione dall'inglese a cura di Luca Marcolivio] - di padre John Flynn LC - ZENIT -

 
 
 

COREA DEL NORD, PIU' DI 200MILA PERSONE CONDANNATE A MORIRE NEI GULAG

Post n°7238 pubblicato il 18 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Secondo la testimonianza di Jo Chung-Hee, ex membro del Partito, convertito al cristianesimo, nei 6 campi di lavoro sparsi per il Paese lavorano leader religiosi (per la maggior parte cristiani) e detenuti politici. Nel 2008 i detenuti erano almeno 900mila, ma la carestia li ha decimati.

Almeno 200mila persone sono rinchiuse nei campi di lavoro del regime della Corea del Nord. Di questi, circa il 20 % è di fede cristiana e vive nei campi da più di un decennio. Inoltre, molti dei detenuti non hanno alcuna speranza di uscire vivi da questa situazione, dato che secondo l'ideologia coreana un criminale rimane tale "per almeno 3 generazioni". È quanto emerge dalla testimonianza di Jo Chung-Hee, ex membro del Partito comunista coreano fuggito in Occidente e convertito al cristianesimo.

Secondo i dati in suo possesso, nel Paese sono in attività 6 campi di lavoro. Di questi il più temibile è il Campo 14, conosciuto come Distretto di controllo totale: da questo posto, dove vivono come schiavi almeno 50mila prigionieri, non si può uscire vivi.

Esiste poi il Campo 22, di un'estensione pari a quella di Los Angeles, dove si praticano esperimenti sui prigionieri. Anche qui, i detenuti sono circa 50mila. Infine c'è il Campo 25, gestito dalla polizia segreta, dove sono imprigionati leader religiosi e presunte spie occidentali.

Sono pochissimi, secondo Jo, i nordcoreani che sono sopravvissuti a questi campi. La media delle sentenze imposte ai prigionieri è pari a 15 anni, ma il carico di lavoro e le torture contro i detenuti abbassano la media dell'aspettativa di vita a 7 anni. Nei Campi a volte vengono rinchiuse intere famiglie, che di fatto il regime usa come schiavi per la produzione industriale pesante e per l'estrazione di carbone.

Dopo la Guerra coreana (1950-1953), Kim Il-sung - primo presidente e "padre della patria" nordcoreana - ha deciso l'apertura dei campi di lavoro per tenere sotto controllo, sfruttandoli dal punto di vista lavorativo, i soldati del Sud arrestati nel corso del conflitto. Nel giro di 5 anni, però, i Campi hanno iniziato a riempirsi di dissidenti politici e contestatori: i più colpiti sono stati i leader religiosi e i fedeli, soprattutto cristiani, che si opponevano al regime.

Secondo alcuni dati pubblicati nel 2008, nei Campi erano imprigionate circa 900mila persone. Il calo drastico del numero deriva dal fatto che la carestia del 2009 ha decimato la popolazione carceraria, del tutto ignorata dal punto di vista umanitario dal regime comunista.

di Joseph Yun Li-sun - www.asianews.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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