ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 15/06/2012

VENERDI' 15 GIUGNO COMINCIA LA NOVENA ALLA REGINA DELLA PACE

Post n°7233 pubblicato il 15 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche quest’anno, per l’anniversario delle apparizioni della Madonna a Medjugorje - il trentunesimo -, i parrocchiani ed i pellegrini di Medjugorje si prepareranno con una Novena che inizierà Venerdì 15 Giugno 2012. Ogni giorno alle ore 16:00 si pregherà il Rosario sulla Collina delle apparizioni – Podbrdo -. Il programma liturgico di preghiera serale inizierà alle ore 18:00 con la preghiera del Rosario, la Santa Messa sarà alle ore 19:00. La Novena è una occasione di speciale ringraziamento a Dio per tutte le grazie che ci ha concesso per mezzo della Madre Celeste nei 31 anni passati.


UN DONO A MARIA  -  © Informativni Centar « Mir »-Medjugorje

Che cosa donare alla Madonna per il 31° anniversario delle apparizioni?

Che cosa potremmo donare alla Madonna per il suo anniversario? – questa è la domanda che si sono posti molti pellegrini, ad essa anche noi rispondiamo con una domanda: non sarebbe forse il regalo più gradito alla Madonna se cominciassimo a vivere davvero i suoi messaggi?

Il tema centrale dei messaggi della Madonna è senz’altro l’invito alla pace e alla riconciliazione, ma Lei sottolinea spesso che ad essi si può giungere solamente con la preghiera. In questo senso trova ragion d’essere il suo instancabile invito alla preghiera; a rinnovarla finché non diventi per noi gioia; a pregare con il cuore…

Con il desiderio, quindi, di regalare alla Madonna qualcosa di speciale per il suo anniversario, qualcosa che nello stesso tempo, avrebbe potuto sia riunire tutti i suoi figli sparsi nel mondo, sia farci vivere i suoi messaggi, abbiamo realizzato una semplice novena.

Perché una novena?

Sembra che l’origine del termine novena sia da ricercare nel Nuovo Testamento, quando Maria e gli Apostoli dopo l’Ascensione, perseverando in preghiera per nove giorni, hanno atteso e ricevuto lo Spirito Paraclito, che era stato loro promesso “mentre il giorno di Pentecoste stava per finire.” (At 2,1). Da allora la preghiera della novena è sempre più frequente nella tradizione della Chiesa. La stessa Madonna qui ci invita: “Cari figli, offrite novene, sacrificandovi laddove vi sentite più legati…” (25 VII 1993).

Come pregare la novena?

Ad ogni giorno è stata dedicata un’intenzione particolare che è inserita nella preghiera dei misteri gloriosi del rosario, i quali, a loro volta sono accompagnati da brevi meditazioni di testi scelti. I testi (il primo è tratto dal Vangelo, il secondo è un messaggio della Madonna dato in un precedente anniversario, il terzo è un brano del Catechismo della Chiesa cattolica) non si riferiscono ai singoli misteri, ma sono stati scelti in modo tale da arricchire l’intenzione data dell’apporto dal Vangelo, dai messaggi della Madonna e dall’insegnamento della Chiesa. Il loro contenuto vuole essere un aiuto per colui che, servendosi di essi, introduce la meditazione ai misteri. I brani del Catechismo riguardanti la preghieraci mostrano in modo particolare tutta la ricchezza, la profondità e l’inesauribilità dell’esperienza della preghiera cristiana come, del resto, anche qui la Madonna ci ricorda. La preghiera finale raccoglie in se tutte le preghiere formulate secondo l’intenzione data.

Insieme verso qualcosa di nuovo

Crediamo che anche oggi questa nostra concorde unione nella preghiera ci porterà ad una nuova esperienza dell’Amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato e che è sempre un inizio, un passaggioverso un altro livello di vita. Così come, attraverso la preghiera si possono fermare le guerre, anche le guerre del dubbio e dell’incredulità, e si possono cambiare le leggi naturali, noi sinceramente speriamo che questa nostra preghiera comunitaria, unita al Cuore di Maria e per la vittoria del suo Cuore Immacolato faccia in modo che il cambiamento dei nostri cuori e della nostra vita siano per Lei il dono più caro.

A QUESTO INDIRIZZO SI TROVA LA NOVENA COMPLETA : www.medjugorje.hr/it/fenomeno-di-medjugorje/novena/

- © Informativni Centar « Mir »-Medjugorje -

 
 
 

I MIEI OCCHI SONO COMPLETAMENTE APERTI A DIO

Post n°7232 pubblicato il 15 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Alla vigilia del 31° anniversario delle apparizioni della Madonna, a Medjugorje stiamo incontrando pellegrini di tutte le regioni del mondo. Abbiamo incontrato Meabh Carlin, ragazza ventenne proveniente dall’Irlanda, che è sulla carrozzina. “Desidero ringraziare per l’opportunità di essere a Medjugorje. La donna che guida i gruppi mi aveva comunicato che la settimana scorsa qualcuno aveva disdetto il suo posto e mi ha invitata a venire al posto di quella persona. Per me è una benedizione essere qui, si avverte gioia. Spero di portare alle persone a casa speranza e pace”, ha affermato Meabh che ci ha raccontato la storia della sua vita, piena di croci e di sofferenza, ma, d’altro canto, anche di pace e di gioia. Si era recata con degli amici in pellegrinaggio a Lisbona. Stavano aiutando i poveri e le persone anziane. In quello stesso periodo si stava svolgendo l’incontro dei giovani col Papa a Madrid. Il terzo giorno del loro soggiorno, mentre stavano attraversando la strada, una macchina ha urtato Meabh. “Tutti mi aiutavano, sentivo che Dio era presente per mezzo di tutte quelle persone. Ho passato due mesi coricata immobile in ospedale. I miei occhi si sono completamente aperti a Dio. Allora ero forte perché mi sosteneva il pensiero che avrei eseguito un balletto, cosa che facevo prima. In quel periodo i medici mi hanno detto che non avrei mai più ballato e questo mi ha mandata in frantumi, non ho parlato per quattro giorni. Ho cominciato a scrivere. Era come se lo Spirito Santo mi riempisse. Ho scritto circa 200 pagine di pensieri di benedizione e di riflessioni ricevute grazie allo stato in cui mi trovavo. Ho capito che le croci che ci vengono date ci danno la forza per fare anche le cose più difficili. Ho cominciato a ricevere forza dalla preghiera. Anche se mi hanno detto che non camminerò  mai più, io credo che ballerò di nuovo, naturalmente se questo è volontà di Dio. Sono passati nove mesi da quando è accaduto l’incidente e pian piano sto imparando a camminare. Sento che ogni passo che faccio è un passo che mi porta più vicino a Dio. So che questa non è una disgrazia, ma un piano di Dio”, ha detto Meabh. Lei ha fondato un gruppo di preghiera con sua sorella che oggi conta più di ottanta membri ed un gruppo musicale impegnato in una missione musicale.

- www.medjugorje.hr/it/attualita -

 
 
 

L'ADORAZIONE EUCARISTICA, FONTE DI EVANGELIZZAZIONE

Post n°7231 pubblicato il 15 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il segreto della forza e dei grandi progetti del Beato Giacomo Alberione

Viviamo in tempi paradossali: da una parte un ritmo frenetico ci obbliga a correre di continuo, senza possibilità di trovare spazi che ci permettano di “vivere” in pienezza ciò che viviamo. Dall’altra, molti sentono il bisogno ti trovare questi spazi, indispensabili non solo per l’equilibrio personale, ma anche perché la stessa l’attività possa essere positiva ed efficace.

Questo dilemma, presente ovunque, è sentito ancor di più dalle persone impegnate nella testimonianza evangelica e nell’azione apostolica della Chiesa. Molti portano avanti una vita ricca di iniziative a favore degli altri, con una dedizione incondizionata, rischiando però di svuotarsi e di finire in un’inefficace impegno missionario e di evangelizzazione che in realtà non comunica; ovvero in un dare tutto se stesso, ma non dare Gesù.

Per evangelizzare ci vuole la forza dello Spirito Santo: “Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra” (At 1,8). È necessario dunque lasciare spazio allo Spirito, che parla nel silenzio, “prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti” (Benedetto XVI, messaggio per la 46aGiornata delle comunicazioni sociali).

Un momento privilegiato di questo “silenzio” è quello dell’adorazione eucaristica, proprio perché è un momento di incontro. “Nella vita di oggi, spesso rumorosa e dispersiva, è più importante che mai recuperare la capacità del silenzio interiore e del raccoglimento. L’adorazione eucaristica permette questo non solo centrato sull’Io, ma maggiormente in compagnia di quel Tu pieno d’amore che è Gesù Cristo…” (Benedetto XVI, Angelus 10.06.2007).

L’Eucaristia è il più grande tesoro della Chiesa perché è il sacramento del sacrificio di Cristo, del quale facciamo memoria, ed è anche la sua presenza viva in mezzo a noi. Non solo simboleggia e comunica la grazia, come fanno gli altri sacramenti, ma contiene l’Autore della grazia. Di per sé la Messa è l’atto di adorazione più grande della Chiesa, ma l’adorazione fuori della Messa prolunga e intensifica ciò che ha avuto luogo nella celebrazione e rende possibile un’accoglienza vera e profonda di Cristo.

Così descriveva questo momento il beato Giacomo Alberione: “È un incontro dell’anima e di tutto il nostro essere con Gesù. È la creatura che s’incontra con il Creatore. È il discepolo presso il divin Maestro. È l’infermo con il Medico delle anime. È il povero che ricorre al Ricco. È l’assetato che beve alla Fonte. È il debole che si presenta all’Onnipotente. È il tentato che cerca il Rifugio sicuro. È il cieco che cerca la Luce. È l’amico che va al vero Amico. È la pecorella smarrita cercata dal Divino Pastore. È il cuore disorientato che trova la Via. È lo stolto che trova la Saggezza. È la sposa che trova lo Sposo dell’anima. È il nulla che trova il Tutto. È l’afflitto che trova il Consolatore. È il giovane che trova orientamento per la vita” (UPS II p. 104).

L’adorazione è per l’apostolo “come un’udienza, una scuola, ove il discepolo o il ministro si intrattiene col divino Maestro”, affermava il beato Giacomo Alberione. È quel tempo in cui l’evangelizzatore si accosta alla sorgente dello Spirito, per interiorizzare la Parola di Dio, per rinfrancarsi alla presenza del Signore, per rivedere ogni persona e situazione con la Sua luce.

“Educarsi alla comunicazione – leggiamo nel messaggio per la 46aGiornata delle comunicazioni sociali – vuol dire imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione”.

“Nel silenzio – continua il Papa – ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci... Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio”.

Per il Fondatore della Famiglia Paolina, l’adorazione “è un’anima che pervade tutte le ore, le occupazioni, i pensieri, le relazioni, ecc. È una linfa o corrente vitale, che su tutto influisce, comunica lo spirito anche alle cose più comuni. Forma una spiritualità che si vive e comunica. Forma lo spirito di orazione che, coltivato, trasforma ogni lavoro in preghiera…”.

Se con l’adorazione - continuava affermando - “si acquista una base soprannaturale che illumina tutto, una spirituale generosità nel donarsi ed operare, un sentire profondo che Dio è in noi, se dopo essere stati con Gesù Cristo, lo si sente vivo ed operante nel nostro essere…”; allora si arriverebbe presto alla “trasfor­mazione in Cristo”. La vita, cioè, “si trasforma in preghiera”, e “la preghiera dà la vita” (cf UPS II, p. 110-111).

L’apostolo Paolo mette in collegamento stretto l’eucaristia e l’annuncio: “Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1Cor 11,26).

“Per evangelizzare il mondo c’è bisogno di apostoli esperti nella celebrazione, nell’adorazione e contemplazione dell’eucaristia”, scriveva Giovanni Paolo II nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2004. Infatti, l’adorazione deve precedere la nostra attività e i nostri programmi, in modo da renderci veramente liberi e da far sì che ci siano dati i criteri per la nostra azione, come raccomanda Benedetto XVI.

“La Chiesa esiste per evangelizzare” (EN 14). Gesù è il centro, e portare il suo Vangelo e il suo Amore ne è l’obiettivo. Per il beato Alberione, l’identità dell’apostolo riprende dall’adorazione: difatti, “è la pratica che più orienta ed influenza tutta la vita e tutto l’apostolato… È il gran mezzo per vivere tutto Gesù Cristo. È il gran mezzo per superare la pubertà e formare la personalità in Cristo. È il segreto per la trasformazione nostra in Cristo: Vive in me Cristo (Ga 2,20). È sentire le relazioni di Gesù col Padre e con l’umanità. È la garanzia di perseveranza” (UPS II, p 105).

Mosso da questa sua fede, Giacomo Alberione imparò e praticò una saggia dinamica: l’esperienza cosciente della realtà che gli stava attorno, considerata e illuminata alla luce di Gesù-eucaristia, diventava per lui la sfida che lo costringeva a dare risposte ai problemi che il suo grande cuore apostolico scopriva. Un messaggio sempre attuale e oggi urgente più che mai.

di P. José Antonio Pérez, SSP - Postulatore generale della Famiglia Paolina - ZENIT -

 
 
 

L'IMMACOLATA E L'EUCARESTIA

Post n°7230 pubblicato il 15 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dall’Annunciazione al Calvario la vita di Maria fu tutta protesa verso la consumazione di quell’offerta sacrificale che era la ragione della vita del Figlio e che noi ritroviamo, differente solo nella forma esterna, nell’Eucaristia.

Il Concilio Vaticano II, quando parla della Vergine e della sua associazione all’opera redentrice del Figlio, dice queste luminose parole: «Maria è veramente madre delle membra di Cristo, poiché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra [...]» in quanto «da Lei il Figlio di Dio assunse la natura umana per liberare coi misteri della sua Carne l’uomo dal peccato» (Lumen gentium, n. 53).Il Verbo prende perciò carne nel grembo purissimo di Maria; lo Spirito Santo forma dalla sua carne il Corpo di Gesù e questo Corpo è proprio quel Corpo che è destinato ad essere confitto in Croce per la Redenzione umana; quel Corpo riguardo al quale, come afferma il testo della Lettera agli Ebrei, il Verbo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato» (Eb 10,5-7).

Dall’Annunciazione al Calvario, perciò, la vita di Maria fu tutta protesa verso la consumazione di quell’offerta sacrificale che era la ragione della vita del Figlio (ivi, n. 56) e che noi ritroviamo, differente solo nella forma esterna, nell’Eucaristia.

A questo proposito riportiamo integralmente il n. 56 dell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia in cui il papa Giovanni Paolo II dipinge, con poche ma solide pennellate, il cuore del tema che stiamo trattando. «Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell’Eucaristia. Quando portò il bimbo Gesù al tempio di Gerusalemme “per offrirlo al Signore” (Lc 2,22), si sentì annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato “segno di contraddizione” e che una “spada” avrebbe trapassato anche l’anima di lei (cf. Lc 2,34-35). Era preannunciato così il dramma del Figlio crocifisso e in qualche modo veniva prefigurato lo “stabat Mater” della Vergine ai piedi della Croce. Preparandosi giorno per giorno al Calvario, Maria vive una sorta di “Eucaristia anticipata”, si direbbe una “comunione spirituale” di desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell’unione col Figlio nella passione, e si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua partecipazione alla Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale “memoriale” della passione.

Come immaginare i sentimenti di Maria nell’ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell’Ultima Cena: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un ri-accogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce». 

Non c’è da dubitare a questo punto che Maria Vergine abbia compreso – e molto più profondamente di chiunque altro – tutto il contenuto essenziale delle parole dell’Angelo che dovevano compiersi in Lei, ossia: l’elezione a Madre del Figlio di Dio, Messia e Salvatore degli uomini, e il concepimento verginale del Figlio di Dio ad opera dello Spirito Santo.

Maria Santissima, quindi, già all’Annunciazione comprese che l’essere di cui sarebbe divenuta Madre era un essere destinato al sacrificio. E ad un sacrificio che, contrariamente a quello di Abramo, si doveva consumare fino all’ultimo. L’Angelo, da parte di Dio, non le stava pertanto solo chiedendo di diventare la Madre di Dio, ma anche la Socia del Redentore. A questo proposito, in una sua catechesi mariana dal titolo Maria Nuova Eva, tenuta mercoledì 18 settembre 1996, nel corso di un’udienza generale, papa Giovanni Paolo II ha affermato: «La dedizione alla persona e all’opera di Gesù per Maria significa l’unione intima con il Figlio, l’impegno materno a promuovere la sua crescita umana e la cooperazione alla sua opera di salvezza. Maria esercita quest’ultimo aspetto della sua dedizione a Gesù “sotto di Lui”, cioè in una condizione di subordinazione, che è frutto della grazia. Si tratta però di vera cooperazione, perché si realizza “con Lui” e comporta, a partire dall’Annunciazione, un’attiva partecipazione all’opera redentrice. “Giustamente quindi – osserva il Concilio Vaticano II – i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nella mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed obbedienza. Infatti, come dice sant’Ireneo, ella obbedendo divenne causa della salvezza per lei [Eva] e per tutto il genere umano”».

L’ombra della Croce si proietta già qui e, umanamente parlando, la prospettiva è terribile. Non ci sembra, a questo proposito, che abbia proprio tutti i torti san Bernardo quando nelle sue celeberrime omelie sulla Madonna, sembra quasi tremare alla possibilità che la Vergine dica di no all’annuncio dell’Angelo e pare quasi la spinga, sotto il movente della carità nei nostri riguardi, a dire il suo sì.

In effetti, conoscendo i danni che ha inferto alla volontà umana il peccato originale, solo una creatura immacolata avrebbe potuto dare il suo sì a quell’annuncio. Una creatura in cui la carità divina esercitasse un dominio assoluto, tale da non spaventarla delle cose più ardue. Solo perché è l’Immacolata la Vergine ha potuto dare il suo assenso all’Incarnazione. Pertanto, la verità dell’Immacolata Concezione è il fondamento ontologico di questa meravigliosa partecipazione alla dimensione sacrificale della vita del Figlio prima e dell’Eucaristia poi, propria della Vergine. 

- settimanaleppio.it - Padre Rosario M. Sammarco - donboscoland.it -

 
 
 

SACRO CUORE DI GESU'

Post n°7229 pubblicato il 15 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sacro Cuore di Gesù, confido in Te!;
Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!;
O Gesù di amore acceso, non Ti avessi mai offeso!.


Queste sono alcune delle tante amorose e devote giaculatorie, che nei secoli sono state e sono pronunciate dai cattolici in onore del Sacro Cuore di Gesù, che nella loro semplice poesia, esprimono la riconoscenza per l’amore infinito di Gesù dato all’umanità e nello stesso tempo la volontà di ricambiare, delle tante anime infiammate e innamorate di Cristo.

Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica, rende un culto di “latria” (adorazione solo a Dio, Gesù Cristo, l’Eucaristia), intendendo così onorare:

– il Cuore di Gesù Cristo, uno degli organi simboleggianti la sua umanità, che per l’intima unione con la Divinità, ha diritto all’adorazione;

– l’amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il Suo Cuore.

Questa devozione già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685.

Santa Margherita Maria Alacoque, suora francese, entrò il 20 giugno 1671 nel convento delle Visitandine di Paray-le-Monial (Saone-et-Loire), visse con grande semplicità e misticismo la sua esperienza di religiosa e morì il 17 ottobre 1690 ad appena 43 anni.
Sotto questa apparente uniformità, si nascondeva però una di quelle grandi vite del secolo XVII, infatti nel semplice ambiente del chiostro della Visitazione, si svolsero le principali tappe dell’ascesa spirituale di Margherita, diventata la messaggera del Cuore di Gesù nell’epoca moderna.

Ella già prima di entrare nel convento, era dotata di doni mistici che si accentuarono con la sua nuova condizione di religiosa; ebbe numerose manifestazioni mistiche, ma nel 1673 cominciarono le grandi visioni che resero famoso il suo nome; esse furono quattro rivelazioni principali, oltre numerose altre di minore importanza.

La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, festa di s. Giovanni Evangelista, Gesù le apparve e Margherita si sentì “tutta investita della divina presenza”; la invitò a prendere il posto che s. Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.

Una seconda visione le apparve agli inizi del 1674, forse un venerdì; il divin Cuore si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno d’ogni amarezza.
Sempre nel 1674 le apparve la terza visione, anche questa volta un venerdì dopo la festa del Corpus Domini; Gesù si presentò alla santa tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme.
Poi Gesù lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.

Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.
La quarta rivelazione più meravigliosa e decisiva, ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: “Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo”.
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita san Claude de la Colombiere (1641-1682), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.

Margherita Maria Alacoque proclamata santa il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV, ubbidì all’appello divino fatto attraverso le visioni e divenne l’apostola di una devozione che doveva trasportare all’adorazione dei fedeli al Cuore divino, fonte e focolaio di tutti i sentimenti che Dio ci ha testimoniati e di tutti i favori che ci ha concessi.

Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la santa mistica, si ebbero nell’ambito del Noviziato di Paray il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686, a cui partecipò tutta la Comunità delle Visitandine.

A partire da quella data, il movimento non si sarebbe più fermato, nonostante tutte le avversità che si presentarono specie nel XVIII secolo circa l’oggetto di questo culto.
Nel 1765 la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore; allora i giansenisti intesero ciò come un atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale ma metaforico.

Papa Pio VI (1775-1799) nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.
Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII (1758-1769) accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del papa questa nuova festa doveva diffondere nella Chiesa, i passi principali del messaggio di s. Margherita, la quale era stata lo strumento privilegiato della diffusione di un culto, che era sempre esistito nella Chiesa sotto diverse forme, ma dandogli tuttavia un nuovo orientamento.

Con lei non sarebbe più stata soltanto una amorosa contemplazione e un’adorazione di quel “Cuore che ha tanto amato”, ma anche una riparazione per le offese e ingratitudini ricevute, tramite il perfezionamento delle nostre esistenze.

Diceva la santa che “l’amore rende le anime conformi”, cioè il Signore vuole ispirare nelle anime un amore generoso che, rispondendo al suo, li assimili interiormente al divino modello.
Le visioni e i messaggi ricevuti da s. Margherita Maria Alacoque furono e resteranno per sempre un picco spirituale, dove venne ricordato al mondo, l’amore appassionato di Gesù per gli uomini e dove fu chiesta a loro una risposta d’amore, di fronte al “Cuore che si è consumato per essi”.
La devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo e il convento di Paray-le-Monial divenne meta di continui pellegrinaggi; nel 1856 con papa Pio IX la festa del Sacro Cuore divenne universale per tutta la Chiesa Cattolica.

Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero dappertutto cappelle, oratori, chiese, basiliche e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù; ricordiamo uno fra tutti il Santuario “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi, iniziato nel 1876 e terminato di costruire dopo 40 anni; tutte le categorie sociali e militari della Francia, contribuirono all’imponente spesa.
Proliferarono quadri e stampe raffiguranti il Sacro Cuore fiammeggiante, quasi sempre posto sul petto di Gesù che lo indica agli uomini; si organizzò la pia pratica del 1° venerdì del mese, i cui aderenti portano uno scapolare con la raffigurazione del Cuore; si composero le meravigliose “Litanie del Sacro Cuore”; si dedicò il mese di giugno al suo culto.

Affinché il culto del Cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, esca e penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di papa Pio IX del 1876, tutto un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia a quella di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti; cito per tutti il presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875).

Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore” fondata nel 1874 dal beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da san Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore” fondate nel 1800 da santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù” fondate nel 1865 dalla beata Caterina Volpicelli, diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.
Attualmente la festa del Sacro Cuore di Gesù viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini, visto che detta ricorrenza è stata spostata alla domenica; il sabato che segue è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, quale segno di comune devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, inscindibili per il grande amore donato all’umanità.

In un papiro egiziano di circa 4000 anni fa, troviamo l’espressione della comune nostalgia d’amore: “Cerco un cuore su cui appoggiare la mia testa e non lo trovo, non ci sono più amici!”.
Lo sconosciuto poeta egiziano era dolente per ciò, ma noi siamo più fortunati, perché l’abbiamo questo cuore e questo amico, al pari di s. Giovanni Evangelista che poggiò fisicamente il suo capo sul petto e cuore di Gesù.

Possiamo avere piena fiducia in un simile amico, Egli vivendo in perfetta intimità col Padre, sa e può rivelarci tutto ciò che serve per il nostro bene.

 autore: Antonio Borrelli - donboscoland.it -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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