ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 02/06/2012

IL SANTO PADRE NELLA VEGLIA A MILANO: POLITICI BASTA CON LE PROMESSE CHE NON SI POSSONO MANTENERE

Post n°7195 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel parco nord di Bresso insieme a 350mila fedeli le famiglie chiedono e raccontano speranze e sofferenze. Benedetto XVI ascolta, risponde, offre consigli di vita e dice: "i divorziati sono nella chiesa"

Tutto intorno migliaia di volti che leggono nella mite espressione del Papa un barlume di speranza. Come un nonno in una sera d'inizio estate, Benedetto XVI rievoca le passeggiate in montagna con i genitori, la musica in casa, l'infanzia trascorsa in un villaggio. Squarci di quotidianità, bagliori di condivisione dell'animo umano. Il parroco del mondo coniuga calore e fedeltà alla dottrina.

Rispondendo a una domanda di una famiglia sulla sofferenza per il mancato accesso ai Sacramenti delle persone risposate, il Papa ha detto che questa é "una grande sofferenza di oggi" e che "non abbiamo ricette" ma che "la Chiesa li ama, non sono fuori anche se non possono avere l'Eucarestia e la Confessione". Secondo Benedetto XVI è compito delle parrocchie "far sentire loro questo amore: loro vivono nella Chiesa e anche se non possono avere la Confessione, il contatto con un sacerdote può mostrarglielo".

"Anche se non possono entrare in comunione con il corpo di Cristo - ha detto ancora Benedetto XVI - possono comunque spiritualmente essere uniti a Cristo e devono anche sapere che la loro sofferenza è un dono che fanno alla Chiesa". Alla domanda di una giovane coppia del Madagascar che ha confessato al Pontefice di volersi sposare ma sentirsi spaventata dalla parola "per sempre", Joseph Ratzinger ha detto:"Purtroppo l'innamoramento di per sé non garantisce il "per sempre" ma deve entrare anche la ragione e la volontà".

Infatti, "il passaggio dall' innamoramento al fidanzamento, al matrimonio esige diverse decisioni e esperienze interiori". Quindi, "l'innamoramento deve essere purificato attraverso la ragione e la volontà. D'altra parte il rito della Chiesa non chiede 'sei innamorato?" ma "vuoi tu?"".

Nella veglia con le famiglie al Parco Nord, davanti a mezzo milione di persone, ha dialogato con una famiglia greca: "Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare. Non cerchino solo voti per sé e siano responsabili per il bene di tutti. La politica è responsabilità davanti a Dio e agli uomini". Il Pontefice ha accolto sul palco anche una famiglia colpita dal sisma, la famiglia Govoni da Cento, in provincia di Ferrara."Sentiamo profondamente il vostro dolore, non vi dimenticheremo e facciamo il possibile per aiutarvi, anche materialmente. Prego insistentemente per voi",  ha detto il Papa rivolgendosi ai terremotati dell'Emilia.  Il suo popolo lo cerca e lui trova una pluralità fatta di storie individuali. La veglia a Bresso è un colloquio collettivo. Il Pontefice non si sottrae a nessun quesito. Insomma vecchio prof davanti agli studenti e umile lavoratore nella vigna del Signore. La recessione è una piaga planetaria. "Noi che cosa possiamo fare?" si è quindi chiesto il Papa sottolineando che "gemellaggi tra città, famiglie e parrocchie potrebbero aiutare". "Oggi esistono gemellaggi soprattutto a livelli di scambi culturali: famiglie e parrocchie potrebbero prendere responsabilità per aiutare un'altra famiglia in difficoltà".

Benedetto XVI, dopo aver risposto alle domande rivoltegli da cinque famiglie arrivate da tutto il mondo e aver assistito ad alcune esibizioni musicali, tra cui quella del cantante italiano Ron, ha salutato le 500mila persone venute ad ascoltarlo e ha dato loro appuntamento alla grande messa che sarà da lui celebrata sullo stesso palco. Benedetto XVI è stato nuovamente salutato dagli applausi e dalle ovazioni della folla, che più volte lo ha interrotto anche durante il suo discorso. "Mai visto un simile dialogo di massa tra un Papa e la gente", si commuove nello sterminato prato un anziano parroco.

La "giornata particolare" di Benedetto XVI ha un epilogo memorabile. Dal tramonto in poi, un arcobaleno di famiglie cerca e trova il confronto a tutto campo con il Pontefice. Dall'immensa platea lo acclamano e dal palco gli rivolgono domande a raffica, anche scomode sui sacramenti negati ai divorziati risposati e le tanti difficoltà della fedeltà alla dottrina. E così la kermesse cattolica si trasforma in un'agorà e in una macchina del tempo. Dopo aver ascoltato una girandola di testimonianze di coppie e figli di ogni angolo del pianeta, Joseph Ratzinger esce dal protocollo, lascia da parte i discorsi scritti.

Giacomo Galeazzi - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

LE DISASTROSE CONSEGUENZE DELLA RIVOLUZIONE SESSUALE

Post n°7194 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

A volte, un libro sposa perfettamente la visione di un esperto con gli interessi del suo pubblico. Adam and Eve After the Pill: Paradoxes of the Sexual Revolution (editori Ignatius Press), di Mary Eberstadt, docente presso la Stanford University’s Hoover Institution, è un’analisi di decenni di libertà sessuale. Il libro raccoglie le reazioni femminili alle conseguenze della rivoluzione sessuale.

Ma non è un libro solo per donne: tutt’altro. E’ una visione caleidoscopica a ogni angolo di una nazione, l’America, che ha abbandonato il nucleo familiare. Nel notare i danni del sesso extraconiugale e della conseguente aridità sessuale, Eberstadt dedica almeno un capitolo a ciascun gruppo oppresso dalla liberazione sessuale: donne, uomini, giovani adulti e bambini. Ogni segmento della società cui è stata promessa libertà dalle costrizioni della fertilità forzata, si è ritrovato derubato di un marito devoto, di una moglie soddisfatta, di un’unità familiare intatta, o di una giovinezza libera dallo sfruttamento sessuale. Per ognuno di essi, Eberstadt supporta le proprie argomentazioni con rigorose citazioni di risultati della ricerca scientifica.

La filosofa nota che molti rifiutano di credere che qualcuno possa dissentire dall’edonismo e comparando costoro ai credenti del Comunismo, asserisce che gli apologisti odierni del declino domestico condividono ciò che Jeane Kirkpatrick ha chiamato “la Volontà di Non Credere”. Quelli che promuovono promiscuità, pornografia e i preludi alla pedofilia come non pericolosa, si ritrovano prendere il posto degli estremisti religiosi che loro una volta loro stessi deridevano, recitando articoli di fede in cui l’evidenza dimostrerebbe che il Dio dei puritani ha fallito. I capitoli sugli effetti che la pornografia ha avuto su uomini e donne, sono forse i più facili con cui connettersi emotivamente. Secondo l’autrice, il risultato dell’impennarsi della pornografia è una nazione, l’America, bombardata sì da un immaginario sessuale della più esplicita e grottesca varietà, ma parimenti afflitta da una crescente “aridità sessuale” tra marito e moglie.

Due economisti della Wharton School hanno condotto un’inchiesta scoprendo che la felicità femminile è crollata a partire dal mondo industrializzato fino agli ultimi 35 anni – un periodo coincidente con la loro putativa “liberazione”. Eberstadt connette i punti tra la crescita della porno-dipendenza negli uomini, l’offerta di donne in vendita di tutte le età, le guide facilmente reperibili su sesso facile senza legami, l’aumento di “uomini-bambini” in una perpetua adolescenza, e l’insoddisfazione femminile nell’unità familiare che si logora. Due capitoli esplorano ciò che Friedrich Nietzsche ha chiamato “la trasvalutazione dei valori”, ossia il fatto che la disapprovazione morale che ricadeva sulla pornografia una generazione fa, ora ricada sul tabacco. Nessun essere umano a modo penserebbe di orinare in pubblico, tanto meno indurrebbe un bambino a fare ciò, eppure molti considerano il consumo di porno da parte degli adolescenti innocuo, se non istruttivo. Il suo libro, coscienziosamente ricco di note a piè di pagina, documenta come i giovani che sono stati esposti alla pornografia sono “più propensi ad avere più partner nella loro vita sessuale, più propensi ad avere un unico partner sessuale solo negli ultimi tre mesi di relazione, più propensi ad aver usato alcol o altre sostanze nel loro ultimo incontro sessuale, e… più propensi ad aver punteggi più alti nel test della permissività sessuale”. Insomma, più probabilità di sesso a un’età più giovane, di praticare sesso più rischioso, e forzare un altro in sesso non consensuale.

L’ultimo capitolo, sulla Humanae Vitae di Papa Paolo VI, prova la prescienza del testo più deriso nella storia della rivoluzione sessuale. Eberardt termina su una nota positiva, riferendosi al Dr. Albert Mohler e ad altri protestanti evangelici e conservatori che stanno rivalutando la loro posizione sulla contraccezione in forza del disastro che la rivoluzione sessuale ha generato.

Claudio Gnoffo - uccronline.it -

 
 
 

SE NON LO VOLEVI NON SOFFRIRAI...O NO?: DRAMMATICA TESTIMONIANZA POST-ABORTO

Post n°7193 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Qualcuno (soprattutto qualcuna), non potendo più negare che per tante donne l’aborto e soprattutto il post aborto si rivela un dolore lancinante, sostiene che se una donna abortisce perché il bambino proprio non lo voleva – essì, perché si tratta di questo, hai voglia a dire ‘non voleva la gravidanza’ – ovvero se abortisce ‘convinta’, allora non avrà problemi dopo. Per loro, quindi, le sofferenze post-aborto esistono sì, ma solo per quelle poverette che non erano poi tanto convinte. Insomma, potevano pensarci meglio prima, no?
NO.
Non è così.
Serena Taccari ha raccolto alcune testimonianze in merito. Sono solo alcune tra le migliaia di storie con cui Serena è venuta in contatto, ma mostrano una cosa chiarissima: anche la donna più convinta può soffrire terribilmente, dopo. Nessuna donna può prevedere cosa succederà dopo, quando il figlio non ci sarà più, e quell’immenso vuoto sarà riempito da un’unica, lancinante certezza: mio figlio non c’è perché l’ho fatto fuori io.

Testimonianza di Licia

Ho perso due figli. Sono rimasta incinta a febbraio di un anno fa e la gravidanza era inaspettata, la relazione con il mio compagno complicata e per nulla solida. Nonostante i problemi non abbiamo mai pensato di non portare avanti la gravidanza, ma la natura ha voluto che io abortissi spontaneamente. La mia prima esperienza di maternità si è conclusa con un raschiamento e talmente in fretta che non ho avuto modo di metabolizzare quanto avvenuto. Ho solo sognato una volta la mia bambina che avrei chiamato Paola. In quei mesi ho accumulato dentro me del rancore nei confronti del mio compagno che non mi è stato vicino e mi ha procurato, poco importa se involontariamente o meno, tensioni e sofferenze, e dei miei genitori che pur assicurandomi tutto l’appoggio non hanno saputo gestire la situazione e mi hanno provocato ulteriori pressioni psicologiche. Dopo l’aborto mi sono sentita allo stesso tempo sollevata e vittima. Rancore ne avevo anche nei miei confronti per essermi cacciata in una situazione così complicata che mi aveva portato solo tante umiliazioni e tristezza. Dopo alcune fughe e ritorni anche la storia col mio compagno sembrava essersi conclusa e invece, dopo tre mesi, ci siamo rivisti. Non me lo so ancora spiegare, ma ho avuto un’ovulazione tardiva e con il primo rapporto sessuale che abbiamo avuto sono rimasta incinta. Un’altra volta. Erano i primi di novembre ed in quei giorni sarebbe dovuta nascere Paola. Sembrava un segno del destino, una seconda possibilità per dare un lieto fine alla nostra storia. Pensavo che sarebbe stato tutto diverso, invece il mio compagno era sempre lo stesso, sentivo che ormai non era più amore quello che mi legava a lui. Non sono riuscita a sopportare l’idea di ripercorrere di nuovo quella strada, di sopportare altre umiliazioni. No, l’idea di me in quella situazione non sono riuscita proprio ad accettarla, non sono riuscita ad accettare mio figlio, Emanuele, anche se lui non era solo un’idea, e ho abortito, lui e me.
In quella situazione mi ero messa io, con superficialità, ma stavolta non ero più disposta ad assumermi la responsabilità di ciò che era accaduto.
Prima dell’aborto spesso dentro di me accusavo gli altri della mia infelicità e insoddisfazione, se vedevo la “parte buia” di un compagno fuggivo dalla relazione. Ora mi guardo e mi accuso di questa disperazione che provo, dalla mia parte brutta non posso fuggire.
Una cosa sconvolgente è stata scoprire il male dentro me, è stata scoprire di non essere la donna brava e buona che mostravo a tutti, bensì una grande superba. Avevo ingannato anche me stessa, non permettendomi di conoscere e accettare i miei limiti e di vedere la realtà di me al di là dell’immagine impeccabile che proiettavo al mondo.
Le cose non erano andate secondo i miei piani, l’uomo che avevo a fianco si era rivelato, durante la prima gravidanza, non essere quello dei miei sogni. Immaginavo la mia vita accanto a lui, col suo carattere così diverso dal mio, con tutti i problemi derivanti dalla sua precedente situazione familiare (ha già un figlio), dal suo lavoro, dalla situazione economica, che lo assorbono totalmente e lo rendono cieco davanti al mio bisogno d’amore e di attenzioni… e non mi piaceva più, mi spaventava. Pensavo che mi avrebbero tutti biasimata “potevi avere tutto ciò che volevi e guarda in che situazione ti sei cacciata”. La vergogna, la colpevolizzazione da parte dei miei, l’aver dato loro una delusione e un dispiacere. Questo figlio ho iniziato a rifiutarlo, ho iniziato anche ad avere paura che non lo avrei accettato neppure dopo la nascita come capita a tante donne. Invece la maternità che sognavo doveva essere perfetta. Ironia della sorte.
Ho permesso al male e alla morte di entrare nella mia vita e adesso mi terrorizzano dal profondo della mia anima. Mi fanno tanta Paura e io mi immagino piccola piccola correre spaventata a cercare protezione da mia mamma, ma lei non può proteggermi e non c’è nessuno in realtà che può aiutarmi.. perché i miei mostri sono dentro di me, e mi mordono lo stomaco, e mi prendono alla gola.
Sono stata ingannata, dalla Superbia che mi annebbiava la mente. Niente mi ha fatto sospettare che accollarsi lo struggimento per l’uccisione di un figlio, invece che la responsabilità della sua nascita, equivale a suicidarsi. Le poche persone con cui ho parlato (ginecologo, assistente sociale, infermiere) hanno fatto passare la cosa come un prendere in mano la propria vita e correggere una rotta sbagliata. E io cretina mi sono suicidata.
Ora è tutto così ovvio, se lo avessi tenuto con lui in braccio avrei sopportato tutto. Certo avrei dovuto prima chiedere aiuto per gestire quella depressione e quel rifiuto. Poi mi sarei legata al mio compagno, ci avrei provato, nonostante tutto, magari quel rifiuto sarebbe passato presto, lui mi avrebbe amata a modo suo, io a modo mio. Poi nel tempo forse avremmo discusso tanto, ci saremmo feriti, mi sarei sentita infelice e insoddisfatta del rapporto e probabilmente ci saremmo lasciati. La gente del paese mi avrebbe additata come “ragazza poco seria”. I parenti mi avrebbero criticata e commiserata perché avrei potuto scegliere una sorte migliore, ma mio figlio sarebbe stato lì con me a regalarmi ogni giorno sorrisi, e anche i miei genitori nonostante le critiche e il sentirsi amareggiati per il mio fallimento sentimentale sarebbero stati felici di abbracciare il nipotino che tanto aspettavano. E io avrei avuto sempre la speranza di un futuro migliore e pieno d’amore, con mio figlio vicino. Speranza che adesso non ho. Mi sforzo per qualche istante d’immaginare un futuro con una famiglia felice e dei figli che vorrei arrivassero prestissimo.. insisto ancora con lo stesso sogno! ma poi affiora sempre la tetra prospettiva che io possa rimanere per sempre sola con il dolore della mancanza dei miei figli e i miei sensi di colpa. Io non so quanta forza e felicità ti regala un figlio, lo intuisco, lo intuivo anche prima di abortire, ma non mi sono voluta bene, mi sono fatta male sapendo di farlo.
I postumi dell’aborto, che molte donne purtroppo conoscono, mi sono piombati addosso poche settimane dopo l’intervento, però ho preso coscienza dopo un paio di mesi dell’ORRORE. Mi sono sentita assassina, la peggiore: ho sempre considerato l’aborto come il crimine più efferato. E ho abortito.
Ho preso coscienza che avevo rifiutato quell’Angelo che mi era stato donato e che come mamma mi voleva. Come si può concepire questo pensiero e non tremare? Ma perchè non sono riuscita ad accoglierlo con tutta la tenerezza e la gratitudine che il mio essere può esprimere? è una domanda che mi tarla il cervello.
Gli assassini sono in galera, chi tocca i bambini rischia il linciaggio. Io che avevo ucciso mio figlio ero nel mio letto e tremavo il male che io stessa avevo compiuto. Pensavo che è stata proprio la superbia a far sì che l’Angelo portatore di luce fosse scaraventato all’inferno, ed io è proprio all’inferno che mi sentivo. Ma non riesco a perdonare me stessa.
Alcune donne probabilmente si sentono mamme da sempre, ad altre non bastano nove mesi d’attesa per abituarsi all’idea, io sento che sto diventando mamma piano piano, ma non ho mio figlio. Mio figlio l’ho preso per mano quando l’ho concepito, per un pò abbiamo camminato insieme, poi quando è iniziata la salita gli ho lasciato la mano per camminare più leggera. Adesso che lo cerco disperata non lo trovo più, ed è difficile proseguire da sola, non so nemmeno dove vado.
Se penso che posso aver generato in mio figlio un senso di smarrimento, solitudine e paura perché è stato abbandonato proprio dalla sua mamma, se penso che lui voleva stare aggrappato a me e si fidava, che poteva avere desiderio di me e di suo padre quanto io ne ho ora di lui, mi chiedo perché cercarla una speranza per me. Però già mi sono ingannata e non voglio farlo ancora. Forse sto impazzendo, ma ho la sensazione che la mia vita si svolga su piani temporali sfalsati. La vita scorre e io la rincorro, ma arrivo sempre troppo tardi. Non voglio arrivare tardi un’altra volta. Nella vita sono diventata mamma mesi fa, nel mio tempo sto diventando mamma ora, ma è troppo tardi. Nella vita ho ucciso mio figlio mesi fa, nel mio mondo mi rendo conto ora che uccidere un figlio è un abominio, ma è troppo tardi. Nella vita nell’anno appena passato ho avuto due figli che non volevo, nel mio mondo oggi li desidero tanto e mi mancano, ma è troppo tardi. E' tutto sfalsato. Persino lo schiaffo che ti sveglia dallo stato ipnotico in cui cadi quando decidi di abortire, che ti fa aprire gli occhi sull’orrore che hai perpetrato, non ti arriva subito quando sei lì ad abortire, no… lui ti lascia fare, e si prepara, si carica come una molla, prende la rincorsa, e quando ti arriva, perché ti arriva, dopo settimane, mesi o anni, è così forte che ti stordisce. Ma è ancora troppo tardi.
Ciò che provo oggi è tristezza, pena, paura, orrore, senso di solitudine siderale, rabbia, rancore, impotenza, senso di colpa logorante e una disperazione incontrollabile, inconsolabile, che non ti fa stare in piedi. Le crisi di pianto disperato, prima episodiche, si sono fatte sempre più frequenti, sono diventate ormai giornaliere, l’angoscia non mi lascia un attimo di sollievo, nè di giorno nè di notte, e mi rende difficile persino alzarmi dal letto, andare a lavorare, parlare, mangiare. Gli occhi e il viso sempre gonfi, l’aspetto trasandato, cammino zombie tra le gente sperando che nessuno mi veda, che si accorga che piango. Ecco, io l’ho visto, nell’ecografia, con la sua testolina tonda, cicciottella, e il cuoricino pulsante a 8 settimane. Eravamo al pronto soccorso, soli io e lui, per delle perdite di sangue. Ma stava bene. Quest’immagine ce l’ho davanti in continuazione, le parole non posso descrivere lo struggimento, la pena. Quella testolina l’avrei potuta toccare. Lui avrebbe avuto tutto. Ci penso e mi verrebbe voglia di farmi del male fisico pur di spostare l’attenzione da questo male dell’anima. Grido, mi dispero, mi viene voglia di chiedere la carità della morte, ma sarebbe troppo facile, io a questa vita devo prima restituire dignità. Vorrei finalmente riuscire ad aprire gli occhi, a reagire, liberarmi dalle catene delle mie gabbie mentali, trasformare questa sofferenza in qualcosa di positivo che mi permetta di dare un senso a quello che è accaduto.
Questo dolore è grande e cresce di giorno in giorno, stento a portarlo, non sono più lucida. E mi chiedo, come si fa a sopportare senza impazzire?

www.postaborto -

 
 
 

"NOMINIAMO UN DIO TECNICO": LA VIGNETTA CHE STA GIRANDO MEI SOCIAL NETWORK PROIETTILI CREATI PER COLPIRE IL PAPA

Post n°7192 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Su questo concerto, che doveva essere una festa gioiosa in occasione di questo incontro di persone provenienti da quasi tutte le nazioni del mondo, vi è l’ombra del sisma che ha portato grande sofferenza su tanti abitanti del nostro Paese. Le parole riprese dall’Inno alla gioia di Schiller suonano come vuote per noi, anzi, sembrano non vere. Non proviamo affatto le scintille divine dell’Elisio. Non siamo ebbri di fuoco, ma piuttosto paralizzati dal dolore per così tanta e incomprensibile distruzione che è costata vite umane, che ha tolto casa e dimora a tanti. Anche l’ipotesi che sopra il cielo stellato deve abitare un buon padre, ci pare discutibile. Il buon padre è solo sopra il cielo stellato? La sua bontà non arriva giù fino a noi? Noi cerchiamo un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza.

Sta girando, nei social network, questa vignetta. Verrebbe da dire che una più una meno non fa differenza: la fabbrica dei proiettili creati ad hoc per colpire il Papa, la Chiesa, i cattolici nel mondo lavora a pieno ritmo ed è l’unico settore in cui non si contano disoccupati o esodati.
Questa vignetta, però, “merita”. Vale la pena spendere qualche parola, perché nasconde una “sua” verità. Un desiderio recondito, diremmo. E trasversale. Perché è dentro e fuori la Chiesa.
Che il mondo sia “sull’orlo del baratro”, come scritto, è fuor di dubbio. Interessante la proposta a destra: “Nominiamo un Dio tecnico”.
Lasciamo stare che queste frasi vengano messe in bocca ad un cardinale e ad un vescovo; lasciamo stare che il cardinale è disegnato con una bella pancia e due anelloni, come a dire che il digiuno e la povertà evangelica ai vertici della Chiesa sono un optional, e che il vescovo di destra sia segaligno, con gli occhiali scuri, versione complottista scafato. Lasciamo stare anche il crocifisso a terra e gli altri particolari. Linguaggio e potere delle immagini, che – non è difficile capirlo – certo non escono dalla mente e dalla matita di gente che ama la Chiesa.
E’ però interessante, come dicevo, riflettere sulla “proposta”.
Guardo e penso che dev’essere proprio “indigeribile” l’idea di un Dio che si china sul nostro niente, nasce da un ventre di donna e condivide (tranne che nel peccato) la natura umana con le sue fatiche, il dolore, la precarietà…
Un Dio che piange quando muore il suo amico Lazzaro; che ama di un amore che più grande non c’è, fino a donare la vita e a lasciarsi crocifiggere. Che si commuove. Che sta volentieri in compagnia, ma anche solo, in preghiera. Che è disposto ad incontrare tutti, a farsi compagno di cammino di tutti. Che non si preoccupa dell’audience e delle mode, ma ogni volta depista chi ha di fronte per le cose che dice e per le cose che fa. Che non usa i nostri criteri e la nostra misura. Che è imprevedibile. Che non sceglie i migliori ma i semplici; che non si circonda dei dotti, ma di chi gli vuol bene. Uno che basta incroci il tuo sguardo e tu lo segui e lo ami per sempre…
In effetti, però, forse la vita sarebbe più facile con un Dio “tecnico”.
C’è un problema? Dimmi di che natura è, ed io, che sono onnipotente, te lo risolvo in un baleno. A seconda, posso diventare medico, psicologo, economista, sismologo, esperto di questioni sentimentali e di “genere”, promoter, direttore dell’ufficio collocamento, politico, sindacalista, chiromante, facilitatore di apprendimenti, giudice, dietologo, personal trainer, chirurgo plastico…
Che meraviglia!
Intanto – mi viene in mente – un Dio “tecnico” sarebbe sicuramente un eugenista: vuoi mica che sbagli e faccia nascere bimbi im-perfetti? Al problema della sofferenza, un “tecnico” opterebbe per la soluzione più veloce. Due conti e via: è vero o no che la sofferenza è inconfutabilmente brutta per chi la subisce e per chi gli è vicino? È vero o no che chi soffre costa in farmaci, terapie e assistenza? Bene. Eliminiamo il problema, e cioè lui, il sofferente. Tutto di guadagnato.
Che “giusto”, mi dico, un Dio “tecnico”! Bilancino, pesetti, le colpe di qua, le attenuanti di là, meriti e demeriti, Lui che scartabella il librone delle leggi e delle sentenze, applica la matematica ed… è fatta. Vuoi che un “tecnico” non conosca la matematica? La sua mente è tutto un vorticare di numeri: addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni e così, alla fine, i conti tornano sempre. Perfettamente. A ognuno il suo. Tanto hai dato, tanto ricevi. E che poi non si parli di ingiustizie, che mi piombano in casa magistrati e sindacati in assetto di guerra!
Problemi e litigi in famiglia? Eccomi a disposizione. Divorzio breve, qualche timbro, una carta da bollo, due firme e avanti il prossimo.
Che pacchia, un Dio così! Ti dà le regole e basta che le segui. Una volta erano dieci comandamenti, ma se avevi nel cuore i primi due, gli altri venivano da sé. Ora sono dieci, cento, mille, perché i tecnici la vita te la pianificano loro minuto per minuto così tu non fai fatica. Sennò, che tecnici sono?!
Sì, è proprio una genialata ’sta storia del Dio “tecnico”. E’ uno pratico, Lui! Se vede che una cosa “tecnicamente” si può fare, si fa. Contano i risultati e dunque… avanti come i panzer, senza tante paturnie.
Figlio in provetta? Ok. Embrioni congelati? Va bene. Donatori di sperma? Melius abundare… LGBT? Facciano la lista delle richieste. Il Dio sociologo, antropologo, psichiatra, politicamente corretto, giustamente attento alla società in evoluzione, li accontenterà.
C’è gente che (per filantropismo, sia chiaro!) vende ovuli, presta uteri, feconda più o meno gratuitamente delle sconosciute? Venghino, signori, venghino!
Insomma: tutto quel che è “eu” (-genetico, -biotico, -tanasico…) significa che è “buono”. Vuoi che un Dio “tecnico” non gli dia l’imprimatur?
Sapete una cosa? So che piacerebbe a tanti (e tanto, forse!), un Dio così: nominato da noi ad immagine e somiglianza nostra, o comunque pronto a soddisfare qualsiasi nostro desiderio. A prevenirlo, magari. Ma che ci volete fare… Io mi sono perdutamente innamorata di Gesù di Nazareth che, bambino, è stato allattato, coccolato e cresciuto da una mamma di carne, ed è stato amato ed accudito da Giuseppe, che ha accettato di fare da “padre” al suo Dio.
Mi commuovo fino alle lacrime quando trovo nel Suo sguardo la misericordia che nessun tecnico al mondo, e nessun uomo, potrà mai donarmi.
Amo questo Dio che ha deciso di incarnarsi; che non guarda quanto siamo belli, alti, intelligenti, alla moda, utili, funzionali al sistema. Ci ama, infinitamente, come siamo. Donandoci la vita ci ha scelti; è morto per noi ed è risorto; è presente e vivo, ci tiene compagnia lungo il cammino e sarà ad attenderci quando i nostri giorni saranno finiti.
Cosa inspiegabile e che farebbe andare su tutte le furie un “tecnico”, questo Dio ci vuole liberi: liberi davvero. E’ una libertà che ci regala insieme alla vita e sarà opportuno che ce la giochiamo bene, perché ce ne chiederà conto.
Ma c’è una ragione, la più importante, per cui no: ho deciso che non mi interessa nessun altro Dio che non sia “Questo”. Per dono, e cioè gratuitamente, immeritatamente, ogni volta che sbaglio mi “assolve” (da ab-solvěre): mi scioglie dai lacci del peccato e mi rilancia, libera, nella vita. “Va’ e non peccare più!”, mi dice, mentre mi abbraccia con tenerezza e misericordia infinita.
Non esistono “tecnici” così, perché il perdono dei peccati è una roba dell’Altro mondo in questo mondo. Tante cose potrebbe fare un Dio “tecnico”, ma questa no: può farla solo un Padre.

- Saro Luisella  - Fonte: CulturaCattolica.it -

 
 
 

I NONNI: LA SAGGEZZA DI DIO CHE LEGA LE GENERAZIONI

Post n°7191 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Testimoni di fede e sostegno pratico per le giovani famiglie

Testimoni di fede e portatori di valori fondamentali nell’educazione di un bambino. Sono i nonni, ai quali mercoledì pomeriggio è stata dedicata la sessione del Congresso Internazionale Teologico pastorale dal titolo “I nonni e gli anziani: testimoni di fede e sostegno pratico per le giovani famiglie”.

Alla tavola rotonda, moderata dalla giornalista di Famiglia Cristiana Renata Maderna, sono intervenuti Catherine Wiley, che ha fondato in Irlanda l’Associazione nonni cattolici, Maria Teresa e Gilberto Gillini, consulenti e docenti presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, Gabriella Biader, consulente per l’iniziazione cristiana della Diocesi di Milano e Hélène Durand Ballivet, presidente dell’Associazione Network mondiale Crescendo.

“Dio chiama tutti i nonni cristiani a trasmettere la propria fede ai loro nipoti e a essere dei modelli per le famiglie – spiega la Catherine Wiley -. Nel 2006 Benedetto XVI ha scritto la preghiera dei nonni e auspichiamo voglia guidare nel 2013 il pellegrinaggio dei nonni a Roma”.

I coniugi Gillini hanno invitato ad andare oltre al ruolo di supplenti spesso attribuito ai nonni che sono invece “portieri della casa familiare lungo le generazioni, coloro che sorvegliano la porta che apre la casa sul mondo”. Secondo i Gillini, inoltre “la fede si trasmette principalmente per contagio e la crescita della propria fede è condizione indispensabile per trasmetterla ai nipoti”.

Gabriella Biader sottolinea come “la tenerezza dei nonni, anche verso un neonato, parla di Dio”. “La ricchezza di vita dei nonni, le loro abitudini e le tradizioni – continua - sono un filo che lega le generazioni”.

Infine Helene Durand Ballivet ha posto l’accento su tutti gli anziani della famiglia pensando a zii e zie non sposati che stanno accanto ai genitori. “I nonni e gli anziani sono un sostegno insostituibile delle generazioni, testimoni del passato e trasmettitori di fede, pilastri per bambini e per le famiglie”.
 
(ZENIT.org) -

 
 
 

MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DI MEDJUGORJE DATO A MIRJANA IL 2 GIUGNO 2012

Post n°7190 pubblicato il 02 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Cari figli, sono continuamente in mezzo a voi perché, col mio infinito amore, desidero mostrarvi la porta del Paradiso. Desidero dirvi come si apre: per mezzo della bontà, della misericordia, dell’amore e della pace, per mezzo di mio Figlio. Perciò, figli miei, non perdete tempo in vanità. Solo la conoscenza dell’Amore di mio Figlio può salvarvi. Per mezzo di questo Amore salvifico e dello Spirito Santo, Egli mi ha scelto ed io, insieme a Lui, scelgo voi perché siate apostoli del Suo Amore e della Sua Volontà. Figli miei, su di voi c’è una grande responsabilità. Desidero che voi, col vostro esempio, aiutiate i peccatori a tornare a vedere, che arricchiate le loro povere anime e li riportiate tra le mie braccia. Perciò pregate, pregate, digiunate e confessatevi regolarmente. Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non abbiate paura: potete tutto. Io sono con voi. Prego ogni giorno per i pastori e mi aspetto lo stesso da voi. Perché, figli miei, senza la loro guida ed il rafforzamento che vi viene per mezzo della benedizione non potete andare avanti. Vi ringrazio”.

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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