ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 23/06/2012

MEDJUGORJE: I FRUTTI 31ANNI DOPO

Post n°7253 pubblicato il 23 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Se ne è discusso durante un convegno promosso dal Centro Russia Ecumenica

Il fenomeno Medjugorje, a 31 anni esatti dalla prima apparizione, fa sempre molto discutere ed è diventato oggetto di dibattiti interdisciplinari. Medjugorje: un dialogo tra cielo e terra è il titolo della tavola rotonda tenutasi ieri pomeriggio presso il centro Russia Ecumenica, a Borgo Pio, a due passi dalle mura vaticane.

Sacerdoti, evangelizzatori, psicologi e pellegrini si sono confrontati sulla base di una convinzione comune: nessuno dei messaggi che la Gospa, la Vergine Maria ha trasmesso al mondo intero, mediante i sei veggenti, è in contraddizione con la fede cristiana, né con il Magistero.

Lo ha evidenziato in primo luogo don Sergio Mercanzin, direttore del Centro Russia Ecumenica e moderatore del convegno. “Quelle di Medjugorje – ha osservato il sacerdote – sono apparizioni che rispettano tutti e quattro i criteri stabiliti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1978: 1) certezza morale del fatto; 2) credibilità e specchiata moralità dei veggenti; 3) coerenza con la dottrina teologia cristiana; 4) abbondanti e costanti frutti spirituali (conversioni, ecc.)”.

Il filosofo e scrittore Diego Manetti – noto per i suoi saggi su Medjugorje, realizzati a quattro mani con padre Livio Fanzaga – ha ricordato che le apparizioni mariane nella località balcanica sono un “segno di speranza” e che le ermeneutiche catastrofiste sul medesimo fenomeno sono tutte da rigettare.

Se nel mondo il Male appare così egemone, è perché il demonio lo ha diffuso e gli uomini lo hanno seguito. E la Madonna, amando profondamente i propri figli, li ammonisce amorevolmente dei rischi che corrono.

“Ci si chiede perché da 31 anni le apparizioni siano quotidiane – ha detto Manetti -. Ciò succede perché il momento della prova dei Dieci Segreti è vicino. Ai miei alunni del V liceo, ricordo sin dal primo giorno di scuola che dovranno sostenere l’esame di maturità. Da maggio, però, inizio a dirlo loro tutti i giorni…”.

Il padre francescano Francesco Rizzi ha spiegato come la Vergine Maria, secondo il Concilio Vaticano II, abbia una quadruplice dimensione. In primo luogo vi è una dimensione biblica (CV, 55-59) che parte dalla descrizione della Donna che schiaccia la testa del serpente (Gen 3,15) e che partorirà il figlio, chiamato l’Emmanuele (Is 7,14), fino alla sua esplicitazione nella figura di Maria di Nazareth nell’Antico Testamento e nei misteri del Rosario.

C’è poi una dimensione funzionale (CV 60-62), che insiste sul ruolo di Maria quale corredentrice dell’umanità con suo Figlio, una dimensione ecclesiologica (CV 63-65) che la consacra Vergine e Madre di Cristo e della Chiesa, ed infine una dimensione cultuale (CV 66-69) che coincide con la sua venerazione ed intercessione (mentre l’adorazione spetta solo a Dio).

Ciò che si può toccare con mano a Medjugorje, è proprio la “dimensione cristocentrica” del luogo, con la Madonna che non mette al centro se stessa ma suo Figlio, “l’Eucarestia, come fonte e culmine della vita  e della missione della Chiesa”, ha aggiunto il francescano.

Convertitosi proprio a Medjugorje verso la fine degli anni’80, padre Rizzi ha poi dato vita all’associazione Apostoli della divina misericordia con Maria Regina della Pace.

È poi seguita una testimonianza di conversione, quella del 27enne salernitano Luca Del Vecchio. Intorno ai suoi 20 anni, Luca, giovane assai brillante e comunicativo, nel suo piccolo era un ragazzo “di successo”: pr in discoteca, bella presenza, molte ragazze intorno, una famiglia benestante che non gli aveva mai fatto mancare nulla.

Luca ha però raccontato come, proprio nel cuore dei suoi vent’anni, sia stato assalito da una profonda inquietudine interiore. “Una notte, tornato dall’ennesima festa in discoteca – ha raccontato - mi ritrovai a letto in lacrime: mi ero accorto di sentirmi fondamentalmente solo e io avevo il terrore della solitudine”.

Per Luca la prima via di fuga sono le droghe – ecstasy e cocaina in particolare - che “mi aiutavano a rinforzare la mia maschera, l’immagine di persona sempre allegra e di successo”, quindi un palliativo alla costante minaccia della solitudine.

È proprio nel momento di massima contraddizione e disperazione che Luca inizia a cambiare attitudine ed abbigliamento, assumendo un’immagine dark.

Un giorno, una zia, intuito lo stato di prostrazione interiore di Luca, invita il nipote a una veglia di preghiera e poi a un pellegrinaggio a Medjugorje. “Come normalmente faccio, presi quella proposta come una sfida e andai, coinvolgendo un bel gruppo di amici”, ha raccontato il giovane.

Una volta a Medjugorje, Luca inizia un digiuno e chiede a Dio un segno della sua presenza che presto arriva: al termine di una lunga coda per la confessione, si imbatte in un giovane sacerdote. È don Davide Banzato che lo introduce a Nuovi Orizzonti, il movimento fondato da Chiara Amirante.

Inizia così, nell’estate 2007, la seconda vita di Luca, oggi responsabile della Nuova Evangelizzazione per Nuovi Orizzonti nel Lazio.

Il punto di vista della psicologia è stato affrontato da Laura Cantarella, psicoterapeuta e membro dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici. Secondo la dott.ssa Cantarella, principale ideatrice e promotrice del convegno, è evidente l’esistenza di una relazione tra dimensione psicologica e dimensione spirituale che gli analisti non devono mai sottovalutare, pur rispettando sempre l’eventuale miscredenza del paziente.

Lo psicoterapeuta, quindi, con i linguaggi pertinenti e l’opportuna delicatezza, può e deve risvegliare le risorse spirituali della persona in analisi. Del resto “il peccato porta conseguenze nella psiche – ha spiegato la psicologa – ad esempio, quando non si riesce a perdonare un torto. Chi sa perdonare, invece, affronta meglio anche il cammino psicoterapico”.

Umberto Sales da anni svolge l’attività di accompagnatore di pellegrini a Medjugurje. Durante la tavola rotonda presso il Centro Russia Ecumenica, il signor Sales ha raccontato come questa attività affondi le radici in una guarigione miracolosa da un misterioso malessere che lo aveva afflitto 25 anni fa.

A distanza di un quarto di secolo, Sales, che presta volontariato anche durante le adorazioni perpetue presso la Basilica romana di Santa Anastasia, definisce una “grazia” l’essere stato scelto da Dio per mettersi a servizio di altri pellegrini e che fare la guida non vuol dire ergersi a “maestro” ma è una sfida a conservare sempre lo spirito dell’umile pellegrino.

Ha chiuso il ciclo di interventi lo psichiatra Alessandro Meluzzi, spiegando come la devozione mariana sia essenziale nel percorso di fede, in quanto conferisce una dimensione “materna” e “mediatrice” a un rapporto con Dio che, in linea teorica, potrebbe essere già determinato dall’adesione alle verità cristiane, a partire dalla presenza viva di Cristo nell’Eucaristia.

“Tutti siamo chiamati ad essere santi - ha affermato il prof. Meluzzi – ma non tutti siamo chiamati ad essere teologi ed intellettuali della fede”. E Maria segna sempre indelebilmente il cammino dei santi di ogni tempo. Così avviene con l’apostolo Giovanni che, ai piedi della Croce, assiste alla consegna del Maestro morente: “Questa è tua madre” (Gv 19,27). Lo stesso San Giovanni sarà poi ispirato da Maria in tutta la sua stesura del IV Vangelo e dell’Apocalisse.

Anche nella storia dei concili, ha osservato lo psichiatra, è significativo che Efeso (431) con la proclamazione del dogma di Maria madre di Cristo, quindi madre di Dio (Theotokos), preceda Calcedonia (451), che sancì il dogma di Gesù Cristo vero Dio e vero uomo.

di Luca Marcolivio - ZENIT -

 
 
 

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DATO A IVAN IL 22 GIUGNO 2012 DALLA REGINA DELLA PACE

Post n°7252 pubblicato il 23 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Cari figli, anche oggi vi invito di nuovo: decidetevi per Gesù, decidetevi ed andate insieme a Lui nel futuro. Sono con voi, cari figli, perché mio Figlio mi ha permesso di rimanere così tanto insieme a voi, perché desidero guidarvi, istruirvi, educarvi, desidero guidare tutti voi a mio Figlio, desidero guidare tutti voi al Paradiso. Perciò anche oggi vi invito di nuovo: decidetevi per Lui, mettetelo al primo posto nella vostra vita. Cari figli, questo mondo in cui voi vivete è passeggero, perciò decidetevi: decidetevi per la pace, vivete la pace; decidetevi per la preghiera, pregate, cari figli, pregate, pregate. Grazie, cari figli, anche oggi per aver risposto alla mia chiamata.”

 
 
 

LA CHIESA E I CRISTIANI PER LA LA VITA

Post n°7251 pubblicato il 23 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I bambini neonati, a Roma antica come in Grecia, non erano considerati persone e dunque, molto spesso, venivano uccisi, oppure venduti. Il pater familias poteva rifiutarsi di allevarli, cioè di sollevarli da terra e di riconoscerli, perché indesiderati, oppure poteva farli esporre. In questo caso i bambini potevano morire di fame e di freddo, quando non vi era qualcuno a salvarli, solitamente per farne schiavi, per avviarli alla prostituzione, talora persino per utilizzarli per arti magiche. Sappiamo di ritrovamenti, nelle fognature romane, di ammassi di ossa appartenute a neonati, abbandonati e poi buttati, appunto come residui e immondizie.
Nell’immagine sopra la rupe Tarpea, a Roma: da questa rupe venivano talora gettati i bambini indesiderati per i più svariati motivi. Un esempio di questa cultura è la leggenda di Romolo e Remo: per la tradizione due bambini esposti e nutriti, prodigiosamente, invece che uccisi, da una lupa.

Il grande filosofo romano pagano Seneca riteneva l’annegamento dei bambini alla nascita un evento ordinario e ragionevole se costoro erano malformati. Tacito accusava i giudei ai quali “è proibito sopprimere uno dei figli dopo il primogenito”, ritenendola un’altra delle loro usanze “sinistre e laide”. Nell’antica Sparta, per fare un altro esempio, i neonati venivano portati davanti al padre o al consiglio degli anziani. Se perfettamente sani, di solito, venivano riconosciuti, altrimenti venivano portati sul monte Taigeto e lì lasciati morire. Platone e Aristotele erano entrambi favorevoli, in determinati casi, all’infanticidio e all’aborto.
Ma l’infanticidio non fu praticato soltanto a Roma, o in Grecia, ma in tutto il mondo antico. La leggenda del Minotauro ci ricorda i fanciulli sacrificati in ambito medio orientale (cartaginesi e fenici) al dio Moloch e Baal, mentre l’abbandono o il sacrificio agli dei di infanti è attestato tra i Celti, i Galli, gli Scandinavi, gli Egizi…
Il celebre bioeticista animalista e laico Peter Singer, consigliere dell’ex premier socialista spagnolo Zapatero in questioni etiche, docente a Princeton, sostiene con forza l’idea che l’ antica consuetudine dell’infanticidio sia da riscoprire anche oggi, insieme all’aborto legale: infatti, se è vero che solo i cristiani la respinsero con forza, argomenta Singer, vogliamo credere che essi siano stati gli unici ad aver ragione, mentre tutti gli altri popoli e religioni del passato, avrebbero avuto torto?
“L’uccisione dei neonati indesiderati- scrive Singer nel suo “Ripensare la vita” - o l’uso di lasciarli morire, è stata prassi normale in moltissime società, in tutto il corso della preistoria e della storia. La troviamo per esempio nell’antica Grecia, dove i bambini handicappati venivano esposti sui pendii delle montagne. La troviamo in tribù nomadi, come quella dei Kung del deserto del Kalahari, dove le donne uccidono tutti i bambini nati, quando ci sia un figlio più grande non ancora in grado di camminare. L’infanticidio era prassi corrente anche su isole polinesiane come Tikopia, dove l’equilibrio tra risorse alimentari e popolazione veniva mantenuto soffocando i bambini indesiderati dopo la nascita. In Giappone, prima dell’occidentalizzazione, il ‘mabiki’, parola nata dalla prassi di sfoltire le piantine di riso per consentire a tutte quelle restanti di fiorire, ma che finì per indicare anche l’infanticidio, era ampiamente praticato non solo dai contadini, che potevano contare su modesti appezzamenti di terreno, ma anche dai benestanti”.
Con la diffusione del cristianesimo, dunque, in buona parte del mondo, aborto e infanticidio divennero culturalmente inaccettabili, e quindi fenomeni molto più rari e circoscritti; si svilupparono opere di carità e di assistenza per i bambini abbandonati e per le famiglie in difficoltà (nacquero orfanotrofi, brefotrofi, ruote degli esposti…); inoltre le legislazioni, a partire da Costantino, vietarono l’infanticidio e intervennero affinché le famiglie bisognose, aiutate dallo Stato, non ricorressero all’infanticidio o alla vendita dei loro figli per motivi economici. Nel 374 d. C. il padre di un bambino esposto poteva essere condannato alla pena capitale: incredibile ribaltamento della cultura pagana, in cui il padre era intoccabile e il figlio un oggetto!

Ecco alcune frasi scritte dai primi cristiani:
• Un documento molto importante del cristianesimo del II secolo, proveniente dall’Asia Minore, la Lettera a Diogneto, afferma: «I cristiani… si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati».
• San Giustino, nella sua Apologia prima, al capitolo XXVII afferma: «A noi [cristiani], per non commettere alcuna ingiustizia o empietà, è stato insegnato che è proprio dei malvagi esporre i neonati: prima di tutto, perché vediamo che sono tutti avviati alla prostituzione, e non solo le fanciulle, ma anche i giovinetti; e, come si dice che gli antichi allevassero greggi di buoi o di capre o di pecore o di cavalli, così ora allevano anche fanciulli solo per farne un uso vergognoso».
• Nella Didachè, un documento della Chiesa del I secolo, si legge: «Tu non ucciderai con l’aborto il frutto del tuo grembo, né farai perire il bambino già nato».

E’ importante ricordare, per comprendere questo immenso cambiamento culturale, che il cristianesimo si presenta come la religione del Dio che si è fatto Bambino.

L’attenzione verso i fanciulli ha portato la civiltà cristiana a costruire le ruote degli esposti (foto in alto), dove i genitori senza mezzi potevano lasciare i loro bambini, certi che sarebbero stati accolti, amati ed educati da altri, e gli orfanotrofi. La ruota vera e propria, che diverrà il metodo più diffuso per raccogliere gli esposti, risale, a quanto sembra, a Papa Innocenzo III, il protettore dell’Ospedale di Santo Spirito (1214), che la sponsorizzò come mezzo per salvare bambini gettati nel Tevere o in mezzo al letame da genitori disperati: essa veniva annessa a molti conventi e talora alle chiese e agli ospedali. Quanto agli orfanotrofi, già nel V secolo Galla Placidia, figlia dell’imperatore cattolico Teodosio, accoglieva nel suo palazzo di Ravenna bambini abbandonati nelle strade e sui sagrati delle chiese. Nello stesso periodo, a Lione, tale Giberto apriva un asilo per bambini abbandonati. Nel 787, a Milano, l’arciprete Dateo accoglieva i bambini abbandonati in una sorta di conchiglia sulla porta della chiesa, e si dedicava ad allevare, con l’aiuto di balie, bambini raccolti “per cloacas et sterquilinia fluminaque”. All’incirca negli stessi anni, nelle chiese di Tours e di Angers, “c’erano vasche di marmo destinate a ricevere bambini che venivano deposti lì dai loro genitori”. Più avanti nel tempo, a Firenze, sarebbe nato il celeberrimo Spedale degli Innocenti (nella foto a destra un particolare), che nei secoli ha salvato la vita di decine di migliaia di fanciulli e fanciulle. Tra i più importanti orfanatrofi medievali italiani si possono ricordare l’Ospedale Rodolfo Tanzi, di Parma (1202); l’Ospizio dei Trovatelli, istituito a Pisa dal monaco camaldolese Domenico Vernagalli, prima del 1218; l’Ospizio dei Bastardelli, fondato a Vicenza, nel 1233, dalla famiglia Porto; il famoso “Pio Ospedale della Pietà”, o “Santa Maria della Pietà”, ideato dal frate francescano Petruccio d’Assisi, che accorgendosi dell’aumento dei fanciulli abbandonati prima prese in affitto, con i soldi delle elemosine che raccoglieva gridando “pietà, pietà”, diciassette casette per i suoi assistiti, poi ottenne l’aiuto di donatori privati e persino del senato della Serenissima Repubblica (1346).
Dove però il cristianesimo non ha modellato profondamente la cultura, l’infanticidio è purtroppo praticato ampiamente, e, soprattutto, ritenuto accettabile dalla società: in alcuni paesi africani, in Cina, in India… In particolare, tra Cina ed India mancano oggi all’appello circa 100 milioni di bambine, uccise con l’aborto selettivo, o anche dopo la nascita.

«Prima degli anni Ottanta, alle bambine indiane veniva riempita la bocca di troppo riso, per soffocarle, oppure finivano ammazzate con grandi dosi di oppio. O anche, semplicemente, gettate via, o lasciate morire di fame. Poi è arrivata l’ecografia. Oggi è possibile fare diagnosi ecografiche persino nei villaggi ancora privi di acqua potabile o di aspirine. “Nel Punjab, Monica Das Gupta della Banca mondiale ha scoperto che le seconde e terze figlie femmine di madri ricche e istruite morivano in misura maggiore entro il quinto giorno dei loro fratelli”, racconta l’Economist. Lo scenario è apocalittico. “Così come nel corso della storia gli eufemismi sono stati usati per mascherare l’assassinio di massa, termini come ‘feticidio femminile’, ‘preferenza maschile’ e ‘selezione sessuale’ sono oggi coperture per omicidi su larga scala”, dice il dottor Puneet Bedi, consulente del governo indiano. Le chiamano “kudi-maar”, omicidii di bambine. Quando nel Punjab venne introdotta la prima macchina per l’ecografia, nel 1979, c’erano 925 femmine ogni 1.000 maschi. Nel 1991 erano scese a 875 e nel 2001 addirittura a 793. E’ in India che il fenomeno ha acquisito una dimensione in grado di oscurare il futuro stesso del continente e responsabile della scomparsa di un sesto della popolazione mondiale…» (Il Foglio, 5 marzo, 2010).
In tutto il mondo, però, l’idea del rispetto dei bambini è stata portata, soprattutto dai missionari, che hanno costruito dovunque orfanatrofi e scuole, come fece Madre Teresa .

Se la civiltà occidentale, oggi, non conosce più l’infanticidio, o quantomeno lo vitupera, rendendolo marginale, ha però visto l’introduzione in molte legislazioni, dell’aborto (anche sino al nono mese, come in alcuni stati degli Usa). I primi a legalizzare l’aborto sono stati i regimi atei e materialisti del Novecento: il comunismo sovietico di Lenin e il nazionalsocialismo di Hitler. Fino alla legalizzazione, avvenuta nel secondo dopo guerra, in moltissimi paesi dell’Occidente e del mondo (Inghilterra 1968, Usa 1973, Italia 1978…). Eppure oggi, grazie alla scienza e alla tecnica, sappiamo molto bene chi sia un feto nell’utero materno: qualcuno, non qualcosa. Non un “grumo di cellule”, da estirpare con i ferri del chirurgo, ma un figlio.

Oggi disposizione delle mamme e dei padri in difficoltà, in Italia, vi sono i Centri di Aiuto alla Vita, il Progetto Gemma, il telefono Verde SOS Vita (8008-13000) e varie altre associazioni, come Il dono (www.il-dono.org), La quercia millenaria, le Case Famiglia della Comunità Papa Giovanni XIII (numero verde per maternità difficili: 800 035 036) ecc..
Libertà e persona (www.libertaepersona.org) - Se vuoi sostenerci: Associazione Libertà e Persona, Banca Popolare dell’Alto Adige, Filiale 83, IBAN IT57 S058 5601 8010 8357 1133 346, BIC BPAAIT2B083

 
 
 

L'OMOSESSUALITA' E' SECONDO NATURA SEMPLICEMENTE PERCHE' LA PRATICANO ANCHE GLI ANIMALI?

Post n°7250 pubblicato il 23 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Se è per questo tra gli animali si trovano anche la pedofilia, la necrofilia, gli stupri di gruppo, la divorazione del partner a rapporto avvenuto, ecc.

Prendere a modello la "naturalità" degli animali per inquinare di meno e imparare la tolleranza verso i sessualmente "diversi". Lo predicano etologi come Giorgio Celli e siti internet come www.gay.tv. Si fa notare che comportamenti omosessuali sono stati osservati in 450 specie animali diverse, comprese giraffe, leoni, scimmie bonobo (bisessuali al 100 per cento), pappagalli (il cacatua rosa avrebbe un tasso di omosessualità del 44 per cento), eccetera. E ciò dimostrerebbe che l'omosessualità è un comportamento perfettamente naturale. Se lo fanno gli animali, perché dovrebbero farsi dei problemi i bipedi umani, che sono animali pure loro? Il sillogismo non fa una grinza: gli animali fan così e cosà, gli umani sono animali, dunque anche gli umani faran così e cosà. Vediamo allora cosa sarebbero legittimati a fare gli umani, limitandoci ai comportamenti sessuali, in base al principio della naturale imitazione di quel che fanno gli altri animali.
Gli umani pedofili potrebbero ben rivendicare la naturalità delle loro pratiche: hanno l'abitudine di accoppiarsi con esemplari non ancora sessualmente maturi sia le talpe che gli ermellini. E lo stesso potrebbero fare gli stupratori, dato che il sesso forzato è molto diffuso in natura. È praticato sia fra gli insetti (da alcune varietà di ragni) che fra i mammiferi (da erbivori che presentano una forte differenza di stazza fra il maschio e la femmina). Per non parlare degli uccelli: soprattutto oche e anatre arrivano al rapporto sessuale vero e proprio con una serie di violenti assalti alla femmina. Fra gli scarabei d'acqua non esiste nessun sistema di corteggiamento, lo stupro è sistematico. I maschi quasi affogano le loro compagne, tenendole ferme sotto il pelo dell'acqua fino allo sfinimento. Quando si accorgono che la femmina sta per morire la lasciano un po' in pace a respirare, ma vigilando che non riprenda abbastanza forze da potersi accoppiare con altri maschi.
Perfino lo stupro di gruppo ha i suoi estimatori nel regno animale: i delfini dal naso a collo di bottiglia inseguono in gruppo per settimane una sola femmina, e quando sono convinti che è arrivato il momento giusto, la sottomettono a turno alle loro voglie dopo averle chiuso ogni via di fuga. Colmo della perversione, i tempi morti del lungo inseguimento possono essere allietati da rapporti omosessuali fra i delfini maschi (spesso si tratta di una coppia). Gli stupri possono avvenire anche fra specie: dagli inizi degli anni Novanta nel Parco nazionale di Pilaneberg nella riserva naturale di Hluhluwe-Umfolozi Game Reserve in Sudafrica si registrano violenze sessuali da parte di giovani elefanti maschi ai danni di rinoceronti, spesso uccisi dopo l'atto. Altre riserve della regione hanno registrato casi analoghi.
Il cannibalismo sessuale è un'altra pratica piuttosto diffusa nel mondo animale. In particolare fra i ragni e le mantidi l'uccisione e la divorazione del partner a rapporto avvenuto è molto comune: le femmine aracnidi, se non sono state opportunamente sedotte con doni alimentari o più banalmente immobilizzate con vari accorgimenti, tendono a uccidere e mangiarsi il partner maschio. Sia nel caso dei ragni che degli anfipodi (come per esempio la pulce d'acqua) la divorazione del maschio può avvenire sia durante che al termine della copula.
Infine persino la necrofilia non è per nulla sconosciuta nel regno animale. Un famoso caso di tale pratica è stato osservato dall'etologo Kees Moeliker del Museo di storia naturale di Rotterdam a proposito di una coppia di germani reali. Una coppia di questi animali si schiantò in volo contro una vetrata del museo durante uno di quegli inseguimenti amorosi fra anatre che si concludono con lo stupro della femmina da parte del maschio. Moeliker uscì dal suo ufficio e osservò la seguente scena: dopo avere beccato più volte il germano deceduto a causa dell'incidente senza reazioni da parte di quest'ultimo, il germano sopravvissuto si unì carnalmente al morto ed ebbe un rapporto completo. L'atto di necrofilia durò 75 minuti, durante i quali l'anatra sospese la sua azione per due brevi intervalli per poi riprenderla. Una volta allontanatosi l'animale a rapporto consumato, un'ispezione del cadavere dell'anatra penetrata rivelò trattarsi di un maschio: trattavasi dunque di atto non solo necrofilo, ma omosessuale. Un altro animale sorpreso in connubi necrofili è il rospo delle canne, che oltre a unirsi a rospe defunte fa pure sesso con oggetti inanimati.
Bisogna poi dire che anche alcuni degli animali con abitudini omosessuali dimostrano, come certi omosessuali umani, intense aspirazioni genitoriali. Non consiglieremmo però a tutti di realizzarle nello stesso modo. Per esempio ci sono coppie di cigni maschi australiani che attivano una relazione a tre con una femmina e poi, dopo che hanno ottenuto da lei la deposizione di uova, la cacciano dal nido e si occupano loro della cova e poi dell'accudimento dei piccoli. Coppie di pinguini gay dello zoo centrale di New York hanno ugualmente covato con successo uova rubate dal nido di pinguine femmine. Negli zoo di Giappone e Germania coppie di maschi omosex si sono più modestamente limitate a covare un sasso.
Fra i maschi umani c'è poi chi invidia l'elefante marino: un esemplare di due tonnellate può conquistarsi un harem di cento femmine con le quali, nei tre mesi dell'accoppiamento, si unisce carnalmente senza tante cerimonie otto-dieci volte al giorno. C'è però un problema: solo gli elefanti marini più forzuti riescono a realizzare il loro sogno erotico, a prezzo di continue risse e battaglie coi maschi concorrenti. I quali alla fine restano, si può ben dire, con un palmo di naso. Morale: soltanto l'1 per cento dei maschi dell'elefante marino alla fine possono dire di aver avuto rapporti sessuali, contro praticamente il 100 per cento delle femmine.
Qualcosa di simile alle orge è invece segnalato fra abitatori del mare che vanno dai delfini ai cavallucci marini, a lungo erroneamente considerati un modello di fedeltà coniugale fra gli animali, e fra primati come lo scimpanzé e il già citato bonobo. Per la serie "amore e morte", va infine ricordato che alcuni mammiferi uccidono i piccoli di primo letto della femmina o le provocano l'aborto quando è incinta di un altro maschio, quando intendono prendere il posto di quest'ultimo che nel frattempo è deceduto o scomparso.
Volete davvero prendere a modello la sessualità del mondo animale per giustificare la pretesa di "normalizzare" le coppie omosessuali umane e altro ancora? Andate avanti prima voi, noi restiamo dove siamo.
 
Fonte: di Rodolfo Casadei - Tempi -Pubblicato su BASTABUGIE n.250 -

 
 
 

PISAPIA CEDE ALLA CINA SUL DALAI LAMA: E SE AVESSERO INTERFERITO GLI AMERICANI CASA SAREBBE SUCCESSO?

Post n°7249 pubblicato il 23 Giugno 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Immaginate se il Consiglio comunale di Milano decidesse ci conferire la cittadinanza onoraria a uno di quei condannati a morte che aspettano per anni l’esecuzione capitale nelle carceri americane. Uno di quei condannati ai quali non sono stati garantiti tutti i diritti di difesa, uno la cui colpevolezza non è certa ma nemmeno l’innocenza lo è, uno che magari qualche reato l’ha compiuto ma giura di non aver ammazzato nessuno, e comunque noi milanesi siamo contro la pena di morte per un fatto di civiltà.

E adesso immaginate che il console degli Stati Uniti a Milano minacci di boicottare l’Expo 2015 per rappresaglia, che eserciti pressioni sul Consiglio comunale, eccetera. Cosa succederebbe? Beh, intanto sindaco, assessori e consiglio comunale non farebbero un passo indietro, anzi rilascerebbero qualche dichiarazione grondante fermezza e coraggio civile. Poi i Centri sociali, le organizzazioni giovanili dei partiti di sinistra, il movimento per la pace, ecc. organizzerebbero sit-in davanti al consolato con bandiere arcobaleno e canzoni di protesta. Fiaccolate perfuse di note struggenti attraverserebbero la città. Comuni e province della Lombardia e probabilmente di tutta Italia farebbero a gara a riconoscere anche loro la cittadinanza onoraria al condannato. Si parlerebbe di “odioso ricatto” e di “barbarie politica”.

Ma una cosa del genere non è, per ora, successa. È successo invece che il Consiglio comunale di Milano con un documento firmato dai capigruppo di tutti i partiti abbia gettato le basi per la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, autorità politico-religiosa rigorosamente non violenta di un paese, il Tibet, spazzato via dalla carta geografica 61 anni fa dalla Cina con la forza. È successo che il console cinese abbia fatto pressione su sindaco e Consiglio comunale contro il riconoscimento (e pare che pure il ministero degli Esteri si sia espresso contro, ma attendiamo notizie precise). È successo che il sindaco e quasi tutta la maggioranza consiliare che lo sostiene abbiano deciso di rinunciare all’atto. Per non «creare inimicizia». Altro che sussulto di dignità democratica, altro che proteste per strada, altro che reazione all’odioso ricatto: Pisapia si è sottomesso al dragone cinese, e con lui la maggior parte dei suoi consiglieri.

Il motivo asserito di tanta cedevolezza è che Milano e l’Italia non possono in questo momento creare una crisi con un grande partner economico come la Cina, da trattare con riguardo anche se gli difettano la tolleranza e lo spirito liberale e democratico. Una motivazione del genere non verrebbe mai addotta per una questione riguardante gli Stati Uniti, paese col quale abbiamo un attivo di bilancia commerciale (quello che esportiamo è più di quello che importiamo). Invece la si tira fuori con la Cina, paese col quale la nostra bilancia commerciale è in passivo: importiamo prodotti e servizi per 29 miliardi di euro, ne esportiamo per 10. In caso di sanzioni commerciali, a perderci sarebbe la Cina, non l’Italia. L’idea poi che la Cina sia una grande potenza permalosa disposta a mandare a monte gli affari per questioni di principio è, almeno dopo la fine del maoismo, del tutto campata per aria: i cinesi inseguono sempre e comunque il profitto, se l’Italia fosse un mercato attraente Pechino investirebbe di più, senza badare al trattamento riservato dai Consigli comunali italiani al Dalai Lama. Città come Roma, Torino, Bologna, Venezia, Palermo e persino la piccola Assago (che confina col comune di Milano) hanno concesso la cittadinanza onoraria al Dalai Lama senza che i loro imprenditori venissero espulsi dal suolo cinese o contratti italo-cinesi disdetti.

Ma allora, mi chiederete, perché i cinesi fanno queste sceneggiate? E che diamine, ma per mettere alla prova i loro interlocutori! Per vedere chi ha i coglioni e chi no. Per capire fin dove possono spingersi nelle trattative. E anche per cercare di fare carriera: certamente la console cinese che ha fatto cambiare idea a Pisapia farà più carriera nei ranghi della diplomazia dei consoli che nelle altre grandi città italiane non sono riusciti ad averla vinta. Ma state certi che nei confronti del sindaco milanese il suo sentimento principale – che manterrà rigorosamente riservato dietro un imperturbabile sorriso orientale – non sarà la gratitudine. Sarà il disprezzo per la debolezza mostrata.

- www.tempi.it -  Rodolfo Casadei -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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