"La mia vita di donna è finita a trent'anni, davanti a un ginecologo indaffarato che, leggendo le mie analisi, con indifferenza mi disse che ero in menopausa.
Pensai al mio matrimonio, al figlio che non avrei mai avuto e a come sarei diventata.
Non facevo altro che chiedermi: perchè?"
Testimonianza di una donna con la P.O.F.
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Post n°17 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da Rosa_in_inverno
La menopausa era caratterizzata da precise ragioni biologiche quando la durata media della vita dell'uomo, dunque anche della donna, si aggirava intorno ai cinquant'anni. In quel tempo, nemmeno troppo lontano dal nostro, la menopausa rappresentava un'autentica "anticamera della morte", nella cui memoria biologica, che dell'evento ogni donna conserva, è racchiusa la sensazione di lutto che tuttora l'accompagna. La previdente e lungimirante natura decise che non dovessero nascere figli orfani e pose così un limite temporale alla fertilità femminile. Il progresso medico-scientifico che ha caratterizzato il 900, e soprattutto gli ultimi decenni, ha tuttavia determinato un progressivo allungamento della vita dell'uomo e della donna, al punto che quest'ultima vive oggi mediamente fino ad 86 anni e pare destinata ad oltrepassare i 100 nel 2030. Considerata questa premessa, è certo che ogni donna dovrà trascorrere metà della propria vita in menopausa e se la menopausa è precoce, addirittura i 2/3 della medesima, senza che vi siano più le ragioni biologiche succitate che la giustifichino. Alla quantità della vita non corrisponderà più la qualità della stessa, poiché l'assenza degli ormoni estro-progestinici, prodotti dall'ovaio, determinerà il progressivo deterioramento degli organi vitali, cagionando un rapido invecchiamento in una donna che sarà anagraficamente ancora giovane. Nessuno può sapere quanto tempo impiegherà la natura per adeguare il corredo ovocitario della donna ai suoi nuovi tempi esistenziali, vista la repentina estensione dei medesimi né se mai essa potrà o vorrà farlo, poiché la sopravvivenza delle specie sarebbe garantita anche con gli attuali trent'anni di fertilità femminile. Noi, fortunatamente, possiamo arrivare dove la natura non giunge: abbiamo la scienza e conosciamo le cellule staminali. Ancora non sappiamo con certezza se anche nell'ovaio femminile siano presenti cellule staminali specifiche (totipotenti), in grado di rigenerare l'ovaio stesso e di ricostituire gli ovociti; possiamo però avvalerci degli esiti di alcuni esperimenti condotti su topoline sterili, che non si capisce perché non dovrebbero funzionare anche con le "topolone". Il concetto storico dell'ovaio "scatoletta", secondo cui la donna verrebbe al mondo con un numero prestabilito di ovociti, tra cui soltanto 350-400 giungerebbero a maturazione e al cui esaurimento subentrerebbe la menopausa, potrebbe essere superato. Oggi possiamo pensare che anche nell'ovaio della donna esistano cellule staminali progenitrici della linea germinale che potrebbero essere inattive o venire disattivate dallo scorrere del tempo, così come possiamo ritenere che gli ovociti che popolano l'ovaio provengano a flusso continuo dal midollo osseo della donna e che un fattore ancora sconosciuto, in un determinato momento, ne blocchi il transito. Anche qualora le ipotesi descritte si rivelassero fallimentari, possiamo sempre avvalerci delle staminali "riprogrammate", le quali, fatte regredire fino allo stadio di una staminale embrionale, possono costruire qualunque tessuto e, perché no, anche l'ovaio e gli ovociti. Io sono l'unica in Italia a perseguire queste ricerche, poiché la mancanza di fondi e di sentieri già tracciati economicamente promettenti scoraggia ricercatori ed istituzioni. Sto combattendo una battaglia scientifica ed anche civile; mi sto battendo per le donne, a cui non desidero consentire gravidanze ad oltranza, ma garantire un benessere psicofisico naturale che non può in alcun modo essere disgiunto dalla vecchiaia che incombe né dall'incontro con la malattia. |
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IL PROGETTO E LA FONDAZIONE.
Il mio intento ora è di formare una squadra composta dall'equipe del dr. Jonathan Tilly e da quella del prof. Massimo De Felici e creare una fondazione che promuova e sostenga il progetto di ricerca sulle cellule staminali ovariche, al fine di rigenerare l'ovaio. Il progetto è rivolto specificamente alle donne in P.O.F. ma potenzialmente estendibile anche a tutte le altre.
7/11/2011
La squadra è stata formata, ma sia il prof. Massimo De Felici che il dr. Jonathan Tilly faticano sempre più a reperire fondi per il progetto di ricerca e sperimentazione sulle staminali ovariche. Il freno viene tirato dalle case farmaceutiche, che non venderebbero più pilloline, cerotti gel e inalatori a base di estro-progestinici qualora l'ovaio potesse essere rigenerato con un semplice intervento in laparoscopia.
Questo è il mondo in cui viviamo. Questo è Il Vero Potere, che per mantenersi al potere non esita a sacrificare la salute e il benessere degli esseri umani.
Rifletteteci e ricordatelo.
8/02/2013
PERCHÈ QUESTO BLOG?
Ho creato questo blog per parlare al mondo di una patologia tanto invalidante quanto sconosciuta: la P.O.F. o menopausa precoce.
Le donne che ne soffrono sono moltissime, ma difficilmente ne parlano, se non tra loro, perchè si sentono menomate nella propria femminilità.
Questo silenzio rende la P.O.F. una malattia "orfana".
Io l'ho adottata, dopo che lei mi ha scelta, ed ho deciso di diventarne testimone.
Perseguo un programma civile e politico di cui i seguenti sono i punti salienti:
- far conoscere la P.O.F. o menopausa precoce al maggior numero di persone possibili;
- sensibilizzare lo Stato, le istituzioni pubbliche e private ed i media riguardo alla necessità:
1) di predisporre centri specializzati per accogliere ed assistere gratuitamente le donne con la P.O.F.;
2) di favorire, incoraggiare e sostenere la ricerca medico-scientifica, in particolare quella sulle cellule staminali, in Italia fortemente penalizzata dai veti imposti dalla legge 40 e dagli ingenti tagli finanziari.
Invito tutti i visitatori di questo blog a copiarne il link sul loro profilo.
Grazie.
http://blog.libero.it/Rosaininverno/
IL MIO SIMBOLO
Ho scelto come simbolo una rosa rossa. Una rosa rossa che ha mantenuta intatta la propria bellezza, anche nel gelo dell'inverno.
La rosa è, per eccellenza, l'emblema della donna e del suo organo sessuale: la vagina.
Il rosso è il colore del sangue: anche di quello che si perde con il ciclo mestruale che, nella donna in menopausa precoce, scompare.
Il ciclo mestruale, dunque, è una perdita di sangue, ma è la somparsa di quel ciclo a diventare la vera perdita.
E' allora che una donna cerca nuove risorse da esprimere, nuove prospettive da cui guardare e guardarsi, nuove strade da percorrere.
Ma, qualunque sia il percorso che intraprende, ella rimane comunque una rosa rossa. Una Donna sempre.
Lettera aperta all'onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni
Cara Maria Antonietta, sono una delle tante giovani donne che, ancora ragazza, ha ricevuto una diagnosi di P.O.F. (Premature Ovarian Failure), ossia di menopausa precoce.
A trent'anni sono stata espropriata della mia identità di donna, della possibilità di procreare e della mia salute.
La P.O.F. è una grave malattia endocrina, che si accompagna sempre ad altre patologie sistemiche, genetiche o di natura autoimmunitaria, provocando un rapido ed inesorbile deterioramento degli organi, dunque un invecchiamento prematuro. Oggi io sono anagraficamente una quarantenne nel corpo di una sessantenne.
La Medicina non dispone di terapie in grado di ripristinare la funzionalità ovarica e in Italia non esistono centri preposti alla presa in carica delle giovani affette da P.O.F. Non solo: questa malattia a tutti gli effetti cronica, non prevede neppure l'esenzione sanitaria.
Superato il primo periodo di disperazione, ho cominciato a studiare Medicina ed ho scoperto le cellule staminali che, secondo alcuni esperimenti condotti da ricercatori statunitensi, potrebbero trovarsi anche nell'ovaio della donna e consentirne la rigenerazione. Un'altro gruppo di ricercatori suggerisce addirittura che la fonte della fertilità femminile si troverebbe nel midollo osseo, ove verrebbero prodotte cellule staminali progenitrice della linea germinale, che rifornirebbero di ovociti l'ovaio stesso. Se anche una sola di queste teorie si rivelasse fondata, sarebbe possibile eliminare la menopausa, sia precoce che fisiologica.
In Italia nessuno persegue queste ricerche ed io personalmente, insieme ad altre compagne di viaggio, vorrei farmi promotrice di un progetto specifico, politico e civile, che garantisse alle "poffate" (come ironicamente tra noi ci chiamiamo) attenzione ed interesse da parte delle istituzioni .
Confidando in un Suo gentile riscontro, La saluto cordialmente, esprimendoLe tutta la mia stima per l'esemplare impegno profuso a tutela dei diritti dei malati e della libertà di ricerca scientifica.
5/02/2010
e che sia
splendente
sulla tua via.
Manu