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Non ci sarà la precessione che si ripete da mille anni
Titti Esposito Castellammare. Festa di San Catello senza processione, martedì. La statua del Santo patrono, infatti, è in restauro e tornerà nella Cattedrale solo dopo Pasqua. Una cerimonia monca, secondo alcuni, il mancato giro per le strade del centro della statua in ginocchio di epoca seicentesca (che invece sarà possibile a maggio prossimo festa civile del Santo). Una giornata dedicata al Santo Vescovo come si ripete da anni, a detta della Chiesa, fra liturgie e preghiere preparatorie. «Dal 1982 ad oggi è il secondo restauro conservativo della statua lignea - spiega don Ciro Esposito parroco della Chiesa madre di piazza Giovanni XXIII - sotto l'egida della Sovrintendenza ai beni storici che ci restituirà il nostro protettore rimesso a nuovo fra aprile e maggio, in tempo per la seconda processione di patrocinio che si svolgerà regolarmente». Ma anche senza marcia religiosa capeggiata dall'arcivescovo della diocesi sorrentino-stabiese, monsignor Felice Cece, ed accompagnata dalla banda e dalla congreghe, nonché da numerosi fedeli e pellegrini, la festa di martedì sarà soprattutto un momento di preghiera dell'intera collettività. «Il 18 le messe seguiranno gli orari usuali in cattedrale, e la sera alle 18 vespri solenni con il nostro arcivescovo - conclude don Ciro - il giorno dopo messe a partire dalle 7 fino alle 18.30 con la conclusione e la concelebrazione di monsignor Cece». Le due processioni per San Catello affondano le radici nella notte dei tempi, a detta dello storico Catello Vanacore, che sta lavorando a un libro sulla figura storica del Santo stabiese. «Non tutti i Santi possono annoverare due processioni ogni anno - spiega lo studioso -. Il culto del nostro patrono risale all'undecimo-dodicesimo secolo, ma ufficialmente riconosciuto con un documento del 1362, mentre il primo racconto di processioni è datato 1635. Le processioni erano due - conclude Vanacore - perchè fra clero e nobili non correva buon sangue e quindi quella civile nacque perchè le famiglie importanti dovevano ostentare la propria ricchezza anche scendendo in marcia con la statua del proprio Santo, così come è consuetudine storica la messa del 18 gennaio per le autorità che anticipa la festa del giorno dopo». Il Mattino