Creato da el_desaparecido il 17/07/2009
Dalla parte di Dio, (se si scansa a farmi un po' di posto)

 

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Magari ci faccio un post...

Post n°911 pubblicato il 22 Maggio 2012 da el_desaparecido


Magari ci faccio un post, così per rispondere a quanti, in pvt, mi hanno chiesto del terremoto ed anche perchè solitamente scrivere serve anche a mettere ordine nei pensieri.

Le domande, in questi due giorni sono state tante, ed una tra tutte "Hai avuto paura?" ed è su questo che vorrei soffermarmi perchè, se devo essere sincero, no, non ho avuto paura ero stupito, meravigliato, mentre sentivo i tonfi degli oggetti che in casa cadevano a terra e pensavo "questa volta si va" ero stupito e meravigliato che accadesse così.

Ma andiamo con ordine...

Venti secondi sono un niente nell'arco di una giornata, sono come le monetine da un centesimo a cui non fai neppure caso  se ti cadono di tasca, eppure sono tanti, prova a contarli, uno, due, tre ... senza respirare.
Alla velocità del pensiero ci stanno dentro tanti di quei pensieri...

Svegliarsi di soprassalto e sentire che il letto tremava, rendersi conto che era il terremoto, alzarsi in piedi avrà richiesto un paio di secondi, non sono di quelli che hanno bisogno di gran tempo per svuotare la testa al risveglio, nella mia vita non me lo sono mai potuto permettere.
In piedi, sveglio, consapevole  pensi "Cosa faccio?"
Uscire di casa non è pensabile, prima di tutto non sono in abbigliamento consono alla vita sociale, in secondo luogo le scale sono da sempre il posto più pericoloso durante una scossa perchè infulcrate in due punti, non possono avere l'elasticità necessaria a reggere le sollecitazioni, il posto più sicuro è in casa, sotto questi travoni di legno che oltre ad essere belli da vedere, non si spezzano come i manufatti in calcestruzzo.

Certo è che se crolla tutto c'è ben poco da fare, ma a quel punto, come avrebbe detto la mia mamma, sei nelle mani di Dio e non c'è altra cosa da fare se non prendersi cura di se.
Saranno passati quattro secondi dall'inizio di tutto,

La scossa non vuole finire anzi, per quel che ne puoi capire sta crescendo d'intensità, la percezione del parquet che balla è forte,tra i suoni che riempiono l'aria c'è il tintinnare delle antine di vetro della credenza, i cassetti del comò che si litigano lo spazio e, nel rombo indistinto che fa da cornice a tutto ,  inizi a sentire a i tonfi delle cose che in casa piombano al suolo
Sono suoni sgraziati, non armonici un orchestra che sta accordando gli strumenti per conto suo ed in tutto questo mi trovo a pensare che questo non è il rumore del terremoto a cui sono abituato.

Il rumore del terremoto è come un treno che arriva, inizia piano, poi cresce di intensità mano a mano che la scossa raggiunge il suo apice, diventa un frastuono che interferisce con il battito del cuore, poi si allontana come se proseguisse la sua corsa oltre di te.
Sono le stesse sensazioni che provo in stazione quando i rapidi attraversano in velocità quel piccolo spazio chiuso tra le pensiline, la botta d'aria, quel rumore fortissimo e poi il sollievo.

Qui non ho quel senso di oppressione che c'è quando il rumore raggiunge l'apice, sono nella mia bolla d'aria e guardo a cosa mi sta accadendo intorno, quando le cose iniziano a cadere penso, "Ecco , ci siamo, adesso si va" e sono stupito, quasi incredulo che tutto debba finire così.
Non mi passa la mia vita davanti, non ho rimpianti, sono solo meravigliato.

Ci sono momenti più privati, ma intensi che tengo per me, pensieri, abbracci silenziosi un senso calmo di perdono per me, per le scelte che ho fatto, per il male che ho procurato inevitabilmente, ma mi rendo conto che sono pronto e che non ho paura.

Questa accettazione al limite del fatalismo sarà qualcosa su cui dovrò ancora ragionare, ma in quel momento l'apice è in quel momento di pace con me stesso e con il mondo.

Poi tutto finisce, il silenzio torna, tendo l'orecchio ad ascoltare i suoni all'esterno, le sirene degli antifurto, porte che sbattono, auto che si mettono in moto, i rumori di chi ancora fugge, ma per me non c'è più nulla da cui fuggire.
Un giro in casa per vedere cosa è successo, le cose piccole si raccattano subito , per il grosso si rimanda a domani e si torna a letto pensando che "a l'e stait n' bel supatun", è stato un bello scossone.
Eravamo nell'epicentro?
No, non eravamo nell'epicentro, quindi da qualche parte avrà fatto disastri.
Quando mi alzo , intorno alle sette, la TV dirà che è stato il sesto grado della scala Richter, l'epicentro a circa quaranta km da casa mia
Il resto lo sapete anche voi.

Alex

 
 
 
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