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Messaggi del 16/02/2018

L'allarme degli hikikomori

Post n°2523 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da namy0000
 

 | Giornalettismo,

L’ALLARME DEGLI HIKIKOMORI, I GIOVANI RECLUSI CHE IN GIAPPONE SONO PIÙ DI UN MILIONE

«Ho passato due anni giocando ai videogame, in totale isolamento. Non riuscivo più neanche a camminare. Mia madre non si accorgeva di nulla, perché lavorava tutto il giorno. Io facevo finta di andare a scuola e non avevo più voglia di tornarci». Sono le parole inquietanti di un hikikomori italiano riportate dal portaleBusiness Insider. Un fenomeno che sta crescendo a quanto pare. Si definisce hikikomori il ragazzo tra i 14 e i 25 anni che si chiude in casa, che non ha più contatti sociali e che passa le sue giornate davanti al pc.

 
 
 

L'arte di essere fragili

Post n°2522 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da namy0000
 

L’arte di essere fragili, non è solo il quarto libro di Alessandro D’Avenia, è anche il suo manifesto-pensiero. Alle soglie dei 40 anni (è nato il 2 maggio 1977), continua a sentire il bisogno di percepire dentro di sé l’infinito: la promessa di bellezza che può diventare il destino di ognuno di noi. la fragilità, ci racconta nel libro, non è una mancanza, ma ricchezza interiore: perché proprio il suo “inciampare” dentro la vita, può indicarcene il senso profondo. Difficile sostenerlo con la sua platea di lettori forti, gli adolescenti. Oggi, per loro, la fragilità è spesso motivo di scherno, senso di inadeguatezza: fragilità uguale debolezza. Eppure ce l’ha fatta D’Avenia, è riuscito ad arrivare al cuore e al cervello di questi ragazzi facendo intravedere dei buoni motivi per coltivare, e non soffocare, la fragilità. E da chi poteva trarre esempio e sostanza lo scrittore siciliano se non da colui che contiene in sé tutti i semi della fragilità? Il poeta Giacomo Leopardi. Paradossalmente – è di questo paradosso che si nutre il libro edito da Mondadori – è in quella fragilità che – Leopardi manifestava la forza dell’infinito. ‹‹Il dono che mi ha fatto questo libro è stato proprio quello di rivedere questa parola: Fragilità. Oggi è percepita come negativa perché siamo in un’epoca in cui il paradigma di giudizio di una persona sono i risultati, e non la persona stessa. E quindi, se il parametro della felicità è la performance, è chiaro che chi non riesce tutti i giorni a essere perfetto, è tagliato fuori. Fragilità viene dal latino fragilis, “che si spezza facilmente”. A Leopardi la vita aveva spezzato ogni cosa. Il padre non capiva il suo talento, i contemporanei idem, la progressiva cecità, la mancanza di amore. A 39 anni esce di scena. Eppure, memore di questa sua fragilità, che non usò mai come alibi, ha lottato per cercare l’occasione per mettersi faccia a faccia con la vita e creare ciò che poi l’ha reso il più grande poeta moderno italiano››.

Si può donare agli altri la ricerca della bellezza. ‹‹Certo che si può, lo vedo a scuola, tutti i giorni. Ed è quello che sta succedendo nel racconto teatrale tratto dal libro che sto portando in giro: tante persone restano fuori perché i biglietti non bastano. Ma io faccio solo una lezione su Leopardi. Racconto che la bellezza ricevuta e creata è la risposta che l’uomo ha di fronte alla tentazione del nulla››.

Tanti giovani che ti scrivono ogni giorno. Cosa ti sorprende di loro? ‹‹Questa fame straordinaria di felicità, di vocazione. Io che cavolo ci sto a fare qui? Qualcuno mi dica se la mia vita è importante, se serve a qualcosa. E lo smarrimento. Perché li abbiamo generati biologicamente, ma non riusciamo a generarli culturalmente, simbolicamente, cioè non li inseriamo in una narrazione più grande che dica loro: la vita è un progetto in cui fare qualche cosa di bello. Mi sorprende la grande solitudine: si aprono con me, con uno scrittore di cui hanno magari letto un libro, dicendo cose intime e profondissime. Mi chiedo: ma tu non hai nessuno che ti guarda in faccia? Ragazzi che mi scrivono perché hanno dei problemi enormi, bulimia, anoressia, bullismo, chi si taglia, chi è a un passo dal volersi cancellare. Questi ragazzi non possono essere invisibili, ma noi dove guardiamo? E mi sorprende la gratitudine, che è qualcosa che fa parte del cuore dei ragazzi››.

I nostri ragazzi hanno ancora la voglia di immaginarsi il futuro, di cercare l’infinito? ‹‹Certo, ce l’hanno ancora perché ce l’ha ogni uomo. Ma se hanno intorno a loro persone che quando sono disperati li risarciscono comprando oggetti, consumando oggetti, poi la speranza dell’altezza si spegne. Bisogna riattivare la vita interiore delle persone, e la poesia ha in sé questo dono. Se una persona non si coltiva dentro, non si ama da dentro, non si conosce né si possiede, se è in balia degli oggetti, dello sguardo degli altri, allora sì la vita diventa una prigione perché non puoi esercitare la libertà se non sai cosa sei venuto a trovare al mondo. Quindi poi i copioni che la cultura dominante detta diventano le nostre biografie. E questo sì che è un dramma››.

Eppure spesso la scuola oggi si risolve con una frase: siete troppi… ‹‹E sono proprio i più fragili a farne le spese. La scuola italiana oggi ha un 20% di insegnanti che reggono la scuola e conservano passione. Un altro 20% sono “delinquenti” che andrebbero cacciati perché in classe non fanno lezione, non fanno niente. Ricevo racconti da parte dei ragazzi da rabbrividire. Però in questi casi si deve reagire. Non in modo scomposto. Ma non bisogna tacere. E infine c’è un 60% di insegnanti che era partito con il fuoco iniziale e che poi la vita, il mestiere logorante, lo stipendio, la fatica, hanno spento. Nel mio piccolo ci provo a risvegliare quel 60% perché senza il fuoco non vai avanti. Non dai niente ai ragazzi. Insegnare è prendersi carico delle persone, ma spesso non li guardano neppure. E allora se non ho voglia di farmene carico, l’unica cosa che resta è il “siete troppi, vi ridurremo”. Altri si rifugiano nella burocrazia: non ci vogliamo mettere in gioco e creiamo sistemi per rendere anonime le persone››” (Scarp de’ tenis, febbr. 2017). 

 
 
 

Angolo di luce

Post n°2521 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da namy0000
 

“L’angolo di luce che illumina le persone disabili è la meraviglia per la vita che noi normodotati perdiamo strada facendo. Noi persone “normali” ci dimentichiamo la meraviglia con la quale da piccoli guardiamo il mondo. I ragazzi disabili hanno voluto raccontare invece il collegamento tra terra e cielo. Noi a volte siamo così impegnati a guardare appena oltre il nostro naso, da non renderci conto di quanta bellezza ci circonda” (Davide Peron, cantautore, Scarp de’ tenis, febbr. 2017).

 
 
 

L'Italia fatica a "ripartire"

Post n°2520 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da namy0000
 

2017, Scarp de’ tenis, febbr. – “L’Italia fatica a “ripartire”. Il rischio di impresa fa paura. Se le aziende hano qualche euro da parte, preferiscono investirlo in speculazioni finanziarie piuttosto che nel proprio sistema produttivo o in progetti di comunicazione tesi a promuovere la loro immagine e quindi, auspicabilmente, ad accrescere il giro di affari. Anche l’amministrazione pubblica, soprattutto gli enti locali, fa fatica a programmare iniziative e lavori di interesse collettivo, anche di limitato respiro come la riqualificazione di un giardino o di una piazza. In questo quadro di riferimento, è nato, all’inizio di dicembre 2016 a Milano Esempi da imitare. Si tratta di un progetto pensato dall’ethical advisor Pietro Greppi, a cui si è successivamente affiancata la giornalista professionista Sandra Tognarini, che si colloca a metà fra la campagna di comunicazione e l’intervento di utilità sociale, agevolando e semplificando la realizzazione di opere utili ai comuni italiani e stimolando la disponibilità delle aziende a contribuire in tal senso. ‹‹Il momento  spiega Greppi – è favorevole alla sensibilizzazione sui temi che implicano la partecipazione delle aziende a programmi e attività che combinano comunicazione e azioni coerenti e utili al territorio su cui operano. Esempi da imitare innesta il concetto dell’etica su quello del business, parla di sociale e di non profit pur muovendosi insieme agli interessi delle imprese profit››. ‹‹Troviamo – prosegue Greppi – da una parte, le imprese che devono identificare modalità di comunicazione che le rendano visibili e gradite al loro pubblico; dall’altra abbiamo i comuni italiani, soprattutto i più piccoli, che lamentano la carenza delle risorse necessarie per far fronte alle esigenze delle comunità››. Sandra Tognarini spiega le prossime fasi del progetto. ‹‹Verrà realizzata una piattaforma online con un database costituito dall’elenco dei comuni italiani, ognuno abbinato ai bisogni da risolvere. Dalla carenza di panchine, al rifacimento dei tetti degli edifici pubblici, al restauro di monumenti. Ma anche dotazioni di libri per biblioteche e servizi sociali per minori, anziani e categorie a rischio. Esempi da imitare sottoporrà i progetti pervenuti, in forma sommaria, all’attenzione delle aziende che, se interessate, potranno accedere a una descrizione approfondita di ogni progetto incluso nell’elenco, con l’impegno economico previsto per sostenerlo. Inoltre è previsto un piano di comunicazione, concordato con i comuni che avrà un fact-checking sulle fasi di attuazione e il rispetto dei tempi previsti. Il Comune non ha alcun onere se non quello di autorizzare ufficialmente l’intervento. Esempi da imitare viene ricompensata solo dall’azienda per il servizio di segnalazione e “ponte” svolto con il Comune interessato››.

 
 
 

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