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Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 12/02/2018

Cari colleghi

Post n°2511 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da namy0000
 

Cari colleghi e colleghe,
scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo come missionario uso la penna (anch’io appartengo alla vostra categoria) per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani. Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale. So che i mass-media, purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che vorrebbe. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli stanno vivendo. Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa. (Sono poche purtroppo le eccezioni in questo campo!).
È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa), ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.
È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera. 
È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’Onu.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!!)

Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi. Questo crea la paranoia dell’«invasionne», furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi. Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti Ma i disperati della storia nessuno li fermerà. Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al Sistema economico-finanziario. L’Onu si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: , dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’Eni a Finmeccanica.
E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti.

Davanti a tutto questo non possiamo rimanere in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?). Per questo vi prego di rompere questo silenzio- stampa sull’Africa, forzando i vostri media a parlarne. Per realizzare questo, non sarebbe possibile una lettera firmata da migliaia di voi da inviare alla Commissione di Vigilanza sulla Rai e alle grandi testate nazionali? E se fosse proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) a fare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’Africa Compact giornalistico, molto più utile al Continente che non i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migranti? Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un‘altra Shoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.
Diamoci tutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenzio sull’Africa. - (Alex Zanotelli, missionario comboniano, Napoli, 17 luglio 2017).

 
 
 

Ribelle per Amore

Post n°2510 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da namy0000
 

Preghiera del ribelle Teresio Olivelli (1916-1945), ribelle per Amore. (A seguito delle continue percosse dei kapò per il suo atteggiamento religioso e caritativo, verso la fine di dicembre 1944 era pieno di piaghe e di ferite. Il 31 dicembre accadde l’irreparabile: Teresio tentò di difendere un giovane picchiato dal kapò, si mise di mezzo, fece da scudo con il proprio corpo e ne ricevette un forte calcio allo stomaco. Non si riprese più. Rimase in vita ancora per oltre due settimane, in un'agonia dolorosa e prolungata. Morì nella notte, alle prime ore del 17 gennaio 1945).

Signore che fra gli uomini drizzanti la Tua Croce, segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa, a noi, oppressi da un giogo oneroso e crudele, che in noi e prima di noi ha calpestato Te, fonte di libere vite, da’ la forza della ribellione.

Dio che sei Verità e Libertà, facci liberi ed intenso alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della Tua armatura: noi ti preghiamo. Signore.

Tu, che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso, nell’ora delle tenebre ci sostenti la tua vittoria: sii nell’indigenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell’amarezza. Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario facci limpidi e dritti. Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo, fa’ che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti, perché cresca nel mondo la giustizia e la carità.

Tu, che dicesti ‹‹Io sono la resurrezione e la vita›› rendi nel dolore all’Italia una vita generosa e severa. Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie. Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni noi Ti preghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.

Dio, della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore.

 
 
 

Aggiustagiocattoli

Post n°2509 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da namy0000
 

“Ha pazienza da vendere, occhiali e mano ferma. Lavora quasi trecentosessantacinque giorni l’anno per i bimbi, mette a posto giocattoli. Insomma, Babbo Natale o quasi. Perché non ha barba, né vestito rosso, ma regala sorrisi ai piccoli in difficoltà. Guido Pacelli ormai è più conosciuto con un altro nome: “Aggiustagiocattoli”. È in pensione dal 2009 e da allora fa il volontario per l’associaizone “I Diritti Civili nel 2000, Salvamamme Salvabebè”,che aiuta mamme e delle famiglie in difficoltà socioeconomiche facendolo in molti modi. Compresa la raccolta e la distribuzione di giocattoli quasi ogni giorno dell’anno, non soltanto a Natale. Guido così va in associazione sette od otto ore al giorno tutti i giorni, «dopo la pensione è diventato un… secondo lavoro». Perchè «i giocattoli danno tutti soddisfazione, sapendo a chi poi andranno». Chissà quanti ne ha aggiustati: «Tanti davvero – dice sorridendo -. Tenendo conto che ne distribuiamo circa ventimila l’anno, saranno migliaia». E non ha alcuna intenzione di smettere: «Andrò avanti finché ce la faccio, sicuramente>. Emozioni ne ha vissute, ne vive tante e tanti bambini lo ringraziano. Uno gli rimane nel cuore. «Venne qui con la madre che purtroppo aveva subito violenza. Vedeva i giocattoli e fu colpito da un’escavatrice. Disse “mamma, io voglio quella!”, ma era guasta. Allora ho preso e gli ho detto, “aspetta, se vieni domani te la preparo e te la prendi. E così è stato»” (Avvenire, 20 dic. 2017).

 
 
 

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