Un mondo nuovo

Desidero trasmettere

“Desidero trasmettere questo messaggio al maggior numero possibile di compagni della “Scuola dell’umanità”, in difesa soprattutto della grande città, spesso accusata di indifferenza e di egoismo. Qualche giorno fa, ho vissuto la seguente esperienza. Mentre scendevo da un autobus di linea, nel centro di Torino, inciampavo sulla pedana dell’uscita e, cadendo, battevo la testa contro la ringhiera della fermata. Subito uno zampillo di sangue e immediatamente l’avvicinarsi di tante persone per soccorrermi: chi telefonava all’ambulanza; chi mi sorreggeva, invitandomi a sdraiarmi a terra; chi mi dava fazzoletti per tamponare la grossa ferita; chi mi offriva acqua da bere da una bottiglia che, dato il gran caldo, portava con sé e che ho trovato, oltre che fresca, particolarmente buona, forse perché impreziosita dal gesto solidale; chi mi offriva salviette umidificate, prendendole da un pacchetto che, poi, insieme alla bottiglia d’acqua, mi sono ritrovato nella barella dell’ambulanza; chi ritornava da un vicino bar con del ghiaccio; chi (forse un medico) m’invitava ad aprire gli occhi per verificare lo stato delle pupille per poi tranquillizzarmi che tutto era a posto. Insomma, decine di persone anonime e sconosciute che mi trattavano come una persona conosciuta da tempo… come un loro parente… un loro fratello, a conferma che anche nella grande città il bene c’è e, al momento opportuno, si spalanca come il sole in mezzo alle nuvole dopo una burrasca – Un abbonato di 71 anni” (Lettera pubblicata da FC n. 33 del 13 agosto 2017). 

In questi giorni

‹‹In questi giorni, i giovani sono simili a pappagalli, spaventati a morte di non essere tutti uguali; mentre la gente di una volta pregava per avere il vantaggio di essere un po’ diversa››, dice Sarah Orne Jewett, scrittrice statunitense che nel 1896, nel suo romanzo Il paese degli abeti aguzzi, denunciava l’omologazione dei giovani alla moda dominante.