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Vimala Thakar: Ritratto di una saggia contemporanea (parte IV)

Post n°43 pubblicato il 03 Giugno 2008 da blazau_zen
 


Le chiedo di dirmi qualcosa sulle relazioni con gli altri. Vimala ha questo da dire: «La verità deve essere vissuta nella dinamica delle relazioni, non può essere vissuta nell’isolamento fisico. Quest’ultimo può essere apprezzato, se ne può parlare, ma non è la vita. Vivere è essere in relazione, e quando a quella verità è permesso di esprimersi senza paura, senza ambizione, senza il desiderio di asserire e dominare, quando alla verità è permesso di fluire nelle dinamiche delle relazioni, avviene il compimento che chiami illuminazione. È il completamento. È facile percepire la verità, ma è molto difficile permetterle di consumarsi nella nostra vita. È come un matrimonio non consumato». Ride liberamente e in modo profondo, non sono sicuro se spontaneamente o perché è stupita dalle sue stesse, inconsuete analogie.

Apprendo con interesse che molti suoi studenti vivono in casa con lei e che questa è una sistemazione ufficiale, formale; loro hanno chiesto di vivere lì e lei considera il fatto di averli accettati come un impegno da onorare. «Gli impegni sono un’opportunità molto preziosa. Per esempio, dire di sì a qualcuno, permettergli di venire a vivere con te. Poi devi comprendere le persone, quello che piace e non piace loro, le loro debolezze e i loro meriti».
«Una volta compresi i punti di forza e le debolezze dei tuoi studenti, è parte del tuo compito di insegnante agire in base a ciò che vedi in loro?», chiedo, curioso di scoprire fino a quale punto sia coinvolta personalmente con gli studenti.
«Mio caro, una volta visto il potenziale inesauribile contenuto in loro (del quale possono non essere affatto consapevoli) agisci di conseguenza, colpendo i loro punti deboli affinché la personalità ne sia libera. Cerchi di creare delle situazioni nelle quali il meglio di loro venga fuori. Il ruolo dell’insegnante, quindi, e l’impegno da onorare, richiedono che (alla luce della mia comprensione) io colpisca o cooperi quando è necessario, che a loro piaccia o meno. Se a loro non piace, se ne vanno, perché non c’è alcun vincolo.
Mi hai rivolto una domanda molto importante, grazie. Infatti, qualche volta devi essere molto severa. Lo scopo che li ha fatti venire va onorato. Non vengono soltanto perché vogliono cambiare luogo; vengono come ricercatori. La relazione tra l’insegnante e lo studente è qualcosa di sacro. Mi coinvolgo quanto basta per correggere i loro scompensi. Non mi coinvolgo se piangono; semplicemente, ignoro le loro lacrime. Se il loro ego è ferito, non ci bado. Mi coinvolgo quel tanto che è sufficiente a non far dimenticare loro lo scopo per il quale sono venuti. È uno splendido modo di vivere».
Commento che, mentre alcuni lo apprezzerebbero, sono sicuro che ad altri non piacerebbe. «Alcuni si isolano, altri vanno via, e hanno il diritto di farlo. La gente non ama fare affidamento su se stessa. Quando li riporto a se stessi, a molti non piace, non lo reggono. Sono venuti per la sicurezza. E dico: “Guarda, se fai così, se fai quello, questo è il risultato. Ora scegli. Prendi la tua decisione”.
«Il riflesso che dai rivela quanto sia autentico l’interesse di quella persona per la verità», mi trovo a dire, più come un commento spontaneo che come una domanda.
Dopo una pausa, lei dice con solennità e sentimento: «Sì, e se ne avvicini due o tre che sono autentici, hai vissuto la tua vita. Non è il numero che ha importanza».

L’atmosfera nella stanza è vibrante. Frammista al nostro dialogo si è manifestata una tangibile corrente di meditazione e la stanza pulsa di silenzio. È un’esperienza rara essere con una persona così presente e disponibile, oltre che con un’enorme profondità da condividere.

Discutiamo il valore di una Sangha, cioè di una comunità di ricercatori, basata su ciò che sta dicendo. Parliamo di quanto si possa imparare in un tale ambito, mentre da soli non possiamo ricevere dagli altri un riflesso accurato. In questo modo, suggerisco, una comunità spirituale può diventare un veicolo molto potente per l’evoluzione.
«Direi il solo», dice all’improvviso, sbalordendomi con la sua assolutezza. Prima che possa considerare le implicazioni di questa affermazione, aggiunge: «Andrei ancora un passo avanti visto che qui, in India, l’isolamento fisico e il ritiro sono stati enfatizzati al massimo. I ritiri e la solitudine fisica sono utili e rilevanti nel processo educativo. Sono necessari, ma non come dimensione in cui vivere».
Suggerisco che se in una comunità si riuniscono degli individui dotati di un’autentica passione per la verità, esiste un altro modo di relazionarsi, e non solo quello basato su una volontà di fuga o su un sostenersi a vicenda perché non si è abbastanza forti da affrontare la vita.
«Giusto», aggiunge con passione; «se ricercatori ed esploratori vivono insieme, ognuno stimola l’altro. Sei vulnerabile ed esposto, quindi resti attento tutto il tempo e
non c’è auto-inganno.
La verità non è una teoria, ma un fatto della vita. La verità vibra nelle dinamiche delle relazioni. La fragranza della pace può divenire presente quando sei con gli altri. Ho passato mesi da sola in una grotta; so che cosa significa quel tipo di pace. Ma quando sediamo insieme, la fragranza della pace ha una qualità diversa. È viva.
Nella spiritualità non c’è niente da acquisire; c’è solo da comprendere e vivere la verità. Quando indaghi con onestà, la verità si rivela. L’Io ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. E in quel sacro nulla e nessuno, la totalità viene rivelata. Così se i ricercatori (coloro che vivono insieme in una Sangha) realizzano che la spiritualità non è un movimento volto al possesso, ma un meccanismo di apprendimento, tutto diventa facile. Questo approccio alla spiritualità determinerà nuove dinamiche nelle relazioni umane».
Il mattino è passato in quelli che sembrano pochi momenti; all’improvviso divento consapevole di ciò che mi circonda, della brillante luce del sole sui muri della piccola stanza. Realizzo quanto sia rimasto incantato e, volgendo lo sguardo al mio compagno, comprendo che non sono l’unico ad avere avuto questa esperienza. Quello che Vimala Thakar ha appena detto sul profumo della pace avvertibile nello stare insieme, è vero e palpabile. E, certamente, è vivo.


(dal Web)



 

Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/07/08 alle 17:48 via WEB
chiedo scusa, questo non è un commento. Non so usare il web ed è la prima volta che mi trovo su un blog. Non so come contattarvi. Sto cercando di parlare con qualcuno a proposito di Vimala Thakar. Vi prego, contattatemi. pamelade@tiscali.it grazie infinite
 
Enginger
Enginger il 18/07/09 alle 10:20 via WEB
Grazie infinite per aver tradotto e condiviso questa preziosissima documentazione di Vimala Thakar. Lessi per la prima volta il suo libro "Vivere" nel 1994 e ne rimasi profondamente colpita. A più riprese ho letto e riletto alcuni degli altri suoi testi e ogni volta è una gioiosa scoperta di verità integrale, onesta, volta al Bene Proprio e Comune. Vi sono veramente obbligata per aver potuto comprendere meglio il suo percorso di vita e i dettagli dei suoi incontri determinanti con l'altrettanto grande Maestro Jiddu Krishnamurti. Bellissimo e "infiammante" il monito da Lui rivolto a Vimala: "«ma perché non esplodi? Perché non metti delle bombe sotto tutte queste vecchie persone che seguono il percorso sbagliato? Perché non vai in giro per l’India? C’è forse qualcuno che lo fa? Se ce ne fosse una mezza dozzina, non ti direi una parola. Ma non lo fa nessuno… C’è così tanto da fare. Non c’è tempo… Vai e urla dai tetti delle case: “Siete sul sentiero sbagliato! Questa non è la via per la pace!”… Vai e infiammali! Non c’è nessuno che lo sta facendo. Neanche uno… Che cosa aspetti?». Un fraterno abbraccio a tutte/i, Maria Teresa Lanza (se vi interessa, avendo saputo solo l'altro ieri dell'abbandono del corpo fisico di Vimala Thakar, mi sono permessa dedicarLe un tributo attraverso un modestissimo video inserito su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=Os_ntJFf5Xs
 
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“Sai cosa significa imparare?
Quando impari veramente, impari dalla vita; non c’è un insegnante particolare da cui imparare. Tutto ti è di insegnamento: una foglia morta, un uccello in volo, un profumo, una lacrima, il ricco e il povero, coloro che piangono, il sorriso di una donna, l’alterigia di un uomo. Impari da ogni cosa, quindi non hai bisogno di guide spirituali, di filosofi, di guru. La vita stessa ti è maestra, e tu sei in uno stato di costante apprendimento.”

Jiddu Krishnamurti


 
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“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma - signore degli dei - decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: "seppelliamo la divinità dell'uomo nella Terra". Brahma tuttavia rispose: "No, non basta. Perché l'uomo scaverà e la ritroverà". Gli dei, allora, replicarono: "In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani". E di nuovo Brahma rispose: "No, perché prima o poi l'uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie". Gli dei minori conclusero allora: "Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere - sulla terra o in mare – luogo alcuno che l'uomo non possa una volta raggiungere". E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell'uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla". A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l'uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne, scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”

 

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"Un guru è una persona che può svelarvi realmente la vera natura della vostra mente, offrendovi una cura perfetta per i vostri problemi psicologici. Ma chi non conosce la propria mente non potrà mai conoscere quella degli altri, e quindi non potrà curare i loro problemi correttamente. Costui non può assolutamente essere un guru. Dovete fare molta attenzione prima di prendere qualcuno come guru; vi sono molti impostori in giro. Spesso gli occidentali sono troppo fiduciosi. Se arriva qualcuno che afferma: ‘Io sono un lama, sono uno yoghi. Posso darvi la conoscenza’ i giovani occidentali, molto interessati, pensano: ‘Sono sicuro che costui mi può insegnare qualcosa. Lo seguirò.’ Questo può realmente procurarvi dei danni. Ho sentito di molte persone sfruttate da ciarlatani. Gli occidentali possono essere molto ingenui. Gli orientali sono invece molto più scettici in proposito. Dovete prendere le cose con calma, rilassati, verificando attentamente. E' importante conoscere la concezione occidentale dell’esistenzialismo, secondo cui dobbiamo comprendere bene che noi siamo quello che vogliamo essere. All’inizio abbiamo bisogno di un maestro, ma in seguito noi stessi possiamo diventare il nostro maestro. Dovete capire che io e tutti i maestri vi possiamo aiutare, però sono fermamente convinto che la vera risposta che ognuno di noi cerca deve provenire da noi stessi, dall’interno della nostra mente, non è certamente qualcosa che viene dall’esterno, da un maestro o da qualcosa di esteriore. Questo significa entrare realmente in contatto con la nostra Natura Interiore, e ascoltare ciò che questa vera e profonda natura ci comunica. Così otterremo veramente una reale risposta alle nostre domande e saremo soddisfatti. In effetti, lo scopo e il significato della Meditazione è proprio quello di diventare i Maestri di Noi Stessi. 

Lama Thubten Yesce

 
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