Creato da lontradelbosc il 09/06/2011

ALABURIAN

la parola inventata

 

 

THE POWER

Post n°123 pubblicato il 09 Gennaio 2013 da lontradelbosc
 

 

lontradelbosc

 

Via Fredda_lontradelbosc

 

Non offriva molto il paese nel quale sono cresciuta, ma mi ha permesso di

giocare liberamente all'aperto  nella bella stagione,  e al caldo delle stufe a

legna, nelle ampie cucine delle nostre case, in inverno.

 

lontradelbosc


Attraverso un alto cancello in ferro si accedeva alla casa della mia amichetta

Rosa Giulia,  di tre anni più grande di me. 

Dovevo alzarmi sulla punta dei piedi per tirare il chiavistello ed entrare nel

cortile antistante alla sua casa,  che mi appariva immenso, così verde

d'erba com'era,  e fiorito di dalie  lungo due lati.

 

lontradelbosc


D'inverno, per via del buio precoce e del ghiaccio,  ci andavo

accompagnata da mia mamma o da mio fratello, e si concordava l'orario,

così che mi trovassero già pronta e vestita per il rientro.

 

Rosa Giulia era una  bambina bruna, bella, studiosa e molto educata.

Possedeva tanti giochi scelti con cura dai suoi genitori, per cui potevamo

divertirci con lunghe partite a Monopoli, a carte, a Shangay...oppure

cimentarci in commedie improvvisate con l'uso del teatrino dei burattini

che scatenava le nostra fantasia e faceva sorridere gli spettatori

di passaggio per casa.


Ma si sa che quando si è piccoli si ambisce alle cose dei grandi e quel

giorno Rosa Giulia ottenne il permesso di usare, a turno con me, il ferro

da stiro elettrico per stirare una pila di fazzolettini colorati.

Sarà che  mi attirassero i colori, o che fosse la novità del ferro da stiro

elettrico a stuzzicarmi, fatto sta che io non stavo più nella pelle,

attendendo il mio turno che non veniva mai. 


Gli occhi fissavano il lento passare e ripassare del ferro sulla stoffa, e  il

miracoloso appianarsi delle pieghe e delle grinze  mi pareva frutto di

un potere di cui desideravo disporre, in quel momento, più di ogni altra

cosa al mondo.

Cercavo anche di distrami,  osservando  il tendersi e il mollarsi del filo,

immaginando quale oscura  forza vi passasse dentro per produrre un

tal calore da sostituire quello della brace incandescente dei vecchi ferri

in ghisa visti usare fino ad allora.


Poi, in un baleno che non ha spiegazione per la sua rapidità di esecuzione,

mi trovai a rincorrere intorno al tavolo la mia amichetta spaventata, che 

non si salvò da un calcio, prima che giungesse la sua mamma ad arbitrare.

D'altra parte, in altre occasioni, avevo appreso a mie spese, che la

pazienza ha un limite.


Quando venne mio fratello a prendermi, mi trovò imbronciata e vergognosa.

Mi stupii che mentre gli veniva raccontata la mia colpa, di nascosto mi facesse

dei sorrisi e dei segni ammiccanti.

 

Al ritorno mi disse di volermi confidare un segreto: siccome si stava

avvicinando il Natale, il corriere aveva portato un pacco da Torino,  da

parte di una coppia di cugini a noi molto affezionati. In esso,  lui sapeva

esserci un piccolo vero ferro da stiro elettrico, a voltaggio universale.

Un giocattolo che al mio paese non si era neanche mai visto!

Mantenni il segreto aspettando il  Natale, convinta, come altre volte nella

vita, che mio fratello facesse i miracoli.

Trascorsi i giorni che separavano dal Natale  in una sorta di bolla sospesa

nell'irrealtà.

 

Ritornando dalla mia amichetta, lei, forse pentita di non aver rispettato

i patti, mi chiese se volevo stirare col ferro di sua mamma.

Io risposi che no, grazie, qualsiasi altro gioco sarebbe andato bene.

 

Ero prossima ad avere il potere fra le mani e questo pensiero

appianava  tutte le grinze della mia piccola vita.

Mi sentivo forte, invincibile, dire felice non sarebbe bastato.

 

Sono passati, da allora, una sessantina d'anni, ma come potete vedere dalla

foto qui sotto, quel piccolo oggetto del potere me lo porto ancora appresso.

 

  9 gennaio 013 031_lontradelbos

 

7 dicembre12 010_lontradelbosc

 


 


 


 

 


 






 

 

 



 


                                           

 


 

 

 

 
 
 

THE PROMISE

Post n°122 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da lontradelbosc
 

 

16 dicembre 12 024

 

S'impigliano

tra i rami e stanno appese

le nubi rosa della sera

S'arrestano

come fanno i miei pensieri

all'ora che per chiudere la porta

varcando la soglia  le intravedo

e mi dimentico

del buio prossimo a venire


 

 

16 dicembre 12 017


 

 
 
 

SALAMBO': dee, mirto e menta sta

Post n°121 pubblicato il 28 Dicembre 2012 da lontradelbosc
 

 

la DS - 19

la DS, sigla che in francese si legge "dé-esse", cioè  "dea"

 

Finito di leggere Madame Bovary di Flaubert,mi è toccato  Salambò,che si trova nel medesimo  volume della Sansoni,  preso in biblioteca un po' di tempo fa.

Se il primo romanzo è volato via come il vento,l'impatto col secondo ha rallentato il mio entusiasmo così che  durante la lettura la mia attenzione si fa labile e  io divago con frequenza, pur non cedendo, per principio,  alla tentazione di abbandonarlo.

Calando l'interesse, certe parole che mi colpiscono più di altre  si scollano dal contesto  e si mettono a girare per conto loro nella testa,  portandomi altrove.

Per esempio, quando Spendio  insieme al  suo capo Mathos si introducono nel santuario della DEA Tanit per rubarne il velo divino (caduto dal cielo e che ricopre la dea), per impossessarsi della sua virtù, ed  entrare vincitori in  Cartagine,  Flaubert scrive:

"Non v'era nulla da temere, poichè le notti in cui l'astro non sorgeva tutti i riti  eran sospesi;nondimeno Mathos rallentava il passo,e finì col fermarsi del tutto davanti ai tre gradini d'ebano che conducevano nell'interno della seconda cinta.

- Suvvìa, coraggio! -  gli disse Spendio.

Ivi s'alternavano regolarmente in gran copia i melograni, i mandorli, i cipressi e i

MIRTI,tutti col fogliame immoto come bronzo nel queto aere notturno; una ghiaia

azzurrognola, di cui era sparso il viale, scricchiolava sotto i loro passi, e una

profusione di  ROSE appena dischiuse pendeva dall'alto d'un pergolato lungo quanto

il viale stesso. Così giunsero dinanzi a un foro ovale, protetto da un'inferriata. Allora,

Mathos, cui il silenzio spauriva, disse a Spendio:

- In questo luogo si mescolano le Acque dolci con le  ACQUE AMARE."

 

Nella mia vita il mirto io non l'ho mai visto, o se l'ho visto,  non sapevo che fosse il mirto.

Ma per me il mirto ha una storia, che eravamo andate io e la mia amica Marirosa alla riunione dei matti che si teneva ogni prima domenica del mese a Modena.

Non che fossimo tutti realmente o completamente matti noi che partecipavamo ai gruppi, ma mio fratello aveva così battezzato quelle riunioni terapeutiche dell'ATP, l'attività terapeutica popolare, dove ognuno poteva raccontare qualsiasi cosa di sè ed esporre i  problemi personali agli altri che, seduti in cerchio, ascoltavano senza interrompere per  poi intervenire, portando a confronto le proprie esperienze con le  eventuali soluzioni.

Andavamo a Modena in auto con i componenti del gruppo di Torino. Si partiva al sabato mattina, si ritornava la domenica sera.

La volta del mirto fu in un maggio pieno di rose, che mio fratello era andato a sua volta a trovare gli amici di Sasso Marconi  e che al ritorno passò a prenderci a Modena per riportarci a casa.

Ma decise di fare prima una tappa a Tabiano Terme per salutare altri suoi amici che lì avevano un albergo, e così cenammo al loro ristorante. Mangiammo e bevemmo così  tanto che la mia amica Marirosa si sentì un po' male. Allora, in amicizia come eravamo, le portarono acqua e menta,e pure un bicchierino di liquore di mirto,perchè digerisse.

Intanto si era fatto tardi e sarebbe stato il caso di prendere la via del ritorno, ma ormai l'estro aveva catturato mio fratello.

Disse che  non dovevamo uscire da Tabiano senza essere  andati alle fontane d'acqua solforosa,  che lui chiamava "acqua puzza".

Percorremmo una strada tutta curve che pareva non finire mai e l'acqua puzza in quel buio non si vedeva proprio, anche se ci sembrava di sentirne l'odore.

Viaggiavamo su una Citroen DS 19, la déesse, la dea, il cui interno era imbottito come un salotto. 

Siccome il soprannome della mia amica Marirosa era "Signorina Maccabei", 

(allora facevamo le maestrine ed eravamo esperte di classi di asinelli, noi comprese)

dimenandosi nella sua mole di cento e più chili, credendo forse di farle piacere,lui si era messo a cantare : "Signorina Maccabei - venga fuori dica lei - dove sono i Pirenei"

e Marirosa non ne poteva più dal ridere.

Dal canto mio, stando così comoda nella dea,  avrei voluto dormire, ma dovevamo essere solidali,  perchè la strada da fare era tanta e non sarebbe stato giusto abbandonarsi ad egoismi personali.

Così, per tenerci uniti e svegli lui ci sfidò a ripetere a turno, sempre più velocemente, la filastrocca:

SU QUEL MONTE VERDE LA'

MIRTO E MENTA VERDE  STA

Marirosa aderì di buon grado,  per  saldare il debito di riconoscenza che provava verso il mirto e la menta che l'avevano aiutata nel momento del bisogno,  al ristorante.

Per non esser da meno io feci altrettanto e ben presto ci accorgemmo che il mirto e la menta  degeneravano,  e  così ridemmo come pazzi fino a casa.

Marirosa accusò poi mio fratello di volerle male per il mal di pancia che le era ritornato.

Lui,  con delicatezza rispose che non era sua la colpa, ma che lei aveva il mal di pancia perchè...chissà...

SU QUEL MONTE VERDE Là

MIRTO E MENTA VERDE STA!

 

 


Summer in the country  Michael

 


 




 


 












 
 
 

LOS PASTORES

Post n°120 pubblicato il 18 Dicembre 2012 da lontradelbosc
 

 

 

L'adorazione dei pastori

    Gloria in excélsis Deo et in terra pax homìnibus bonae voluntàtis

 

 

 

 

 

   Ah venite pastori della campagna

  che il Re dei re è nato,

  venite prima che

  spunta il giorno, ah la notte se ne va.

  Basilico e cedrone, timo ed alloro,

  che il Bambino si addormenta all'alba.

  Arrivino da Pinchas e Chuquis d'Aminga

  e San Pedro, d'Arauco e Poman.

  Prima che nessuno l'adori

  formaggini e fiori gli porteremo noi.

  Basilico...

  Chiedeteli a Julio Romero cavalli di passo

  e la sua mula d'andare,

  ah con casse e con chitarre

  andremo cantando sotto gli ulivi.

  Basilico...

  Ah Natale di Aimogasta!

  Aloja e Allnapa non dovrà mancare.

  Intanto la luna della Rioja sta morendo

  di voglia di partecipare.

  Basilico...



 

Ariel Ramirez


Ariel Ramirez, Santa Fe 1921 - Buenos Aires 2010, è stato un compositore argentino.

Compose Navidad Nuestra in collaborazione con il poeta Félix Luna,

(nato a Buenos Aires nel 1925 da una famiglia di origine riojana)

quasi completamente in una sola notte d'ottobre del 1963.


 


 

 

 

 


   

 


 


 


 

 

 
 
 

LES JOURS TRISTES

Post n°119 pubblicato il 07 Dicembre 2012 da lontradelbosc
 

 

11 dicem. 11 016_lontradelbosc

 

Donna in tram  (Sandro Penna)

 

Vuoi baciare il tuo bimbo che non vuole:

ama guardare la vita, di fuori.

Tu sei delusa allora, ma sorridi:

non è l'angoscia della gelosia

anche se già somiglia egli all'altr'uomo

che per "guardare la vita, di fuori"

ti ha lasciata così...


 

                                 Sandro_Penna

Sandro Penna, 1906 - 1977)

 

 

Guardare la vita

 

Giulio Parmiani

 

Gipsy Bus.

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Festa Mobile

da una copertina mi fissava

Hemingway,

come fosse l'unico a capire

 

 

" - Dobbiamo andare e non fermarci finchè non siamo arrivati.

- Dove andiamo?

- Non lo so, ma dobbiamo andare. "

 


 

GangStarrWallpaper

 

    

 

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Harvest

 

 

Il bambino gridò: - ALABURIAN! -

La mamma gli chiese: - Che cosa vuol dire? -

- Tutto quello che invento per sentirmi felice -

rispose il bambino.

 

 


 

13 Maggio 13 7_lontradelbosc



 

 


 

 


 

 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

Stelle

 

Care stelle, siete molto belle

quando luccicate nel cielo.

Spero che un giorno veniate sulla terra,

cosi' potrò vedervi meglio

e prendervi per mano.

Care stelle, vi voglio tanto bene,

gli uomini non vi scrivono nessuna lettera

perchè hanno troppi impegni.

Voi stelle servite molto ai marinai:

quando vi vedono sanno dove andare.

Matteo



 

 

I miei links preferiti:

http://giardinodeipoeti.wordpress.com/2013/07/18/amina-narimi/

 

 

Sto leggendo:

Orwelll: La fattoria degli animali

Orwell: 1984


 

Da dove ti sto chiamando, Carv


I miei libri sono qui:

www.anobii.com/theanguana/books

 

 


 

 

 





"...Io volerò a te...sulle ali invisibili

della Poesia...Tenera è la notte e

felicemente la Luna Regina è sul suo

trono...ma qui non c'è luce..."

(dall' Ode all'usignolo di John Keats)

 


 

 


 


 
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