Messaggi di Marzo 2014

Le 21 differenze tra i sistemi sanitari

Foto di amici.futuroieri

Nell’interesse pubblico
I 21 Motivi per i quali il sistema sanitario canadese è meglio dell’Obamacare

21 Novembre 2013
Ralph Nader

Cara America:
La complessità costosa è cotta nell’Obamacare.
Nessun sistema di assicurazione sanitaria è senza problemi, ma il single-payer canadese, Medicare pieno per tutti, è semplice, conveniente, completo e universale.

Nei primi anni 1960, il presidente Lyndon Johnson iscrisse 20 milioni di americani anziani al Medicare in sei mesi.
Non c’erano siti web.
Lo fecero con le schede!

Qui sotto potete trovare i 21 pregi del sistema sanitario canadese rispetto all’Obamacare.
Abroghiamolo e cambiamolo con il molto più efficiente single-payer, tutti dentro, nessuno fuori, con libera scelta di medico e ospedale.
Amore, per il Canada.

Numero 21:
In Canada, tutti sono coperti automaticamente dalla nascita - tutti dentro, nessuno fuori.
Negli Stati Uniti, sotto Obamacare, 31 milioni di americani saranno ancora non assicurati nel 2023 e altri milioni ancora rimarranno sottoassicurati.

Numero 20:
In Canada, il sistema sanitario fu progettato per mettere le persone, non i profitti, al primo posto.
Negli USA, l’Obamacare potrà fare ben poco per frenare i profitti dell’industria assicurativa e di fatto farà aumentare i profitti assicurativi.

Numero 19:
In Canada, la copertura non è legata ad un lavoro e non dipende dal reddito - ricchi e poveri sono nello stesso sistema, la migliore garanzia di qualità.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, molto dipende ancora dal vostro lavoro o dal reddito.
Perdete il vostro lavoro o il reddito, e voi potreste perdere la vostra assicurazione esistente o accontentarvi di una copertura inferiore.

Numero 18:
In Canada , la copertura sanitaria rimane con voi per tutta la vita.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, per decine di milioni di americani, la copertura sanitaria rimane con loro per tutto il tempo che si possono permettere la loro quota.

Numero 17:
In Canada, voi potete scegliere liberamente i vostri medici e gli ospedali e tenerli.
Non ci sono liste di fornitori “in rete” e neanche costi aggiuntivi nascosti che fanno andare “fuori rete”.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, l’elenco collegato dei luoghi dove si può essere trattati si sta restringendo - limitando così la libertà di scelta - e se volete andare fuori elenco, si paga per questo.

Numero 16:
In Canada, il sistema sanitario è finanziato dal reddito, le vendite e le tasse aziendali che, combinati, sono molto più bassi di quello che gli americani pagano per i premi.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, per migliaia di americani, si tratta di pagare o morire - se non puoi pagare, muori.
Ecco perché molte migliaia moriranno ancora ogni anno sotto l’Obamacare per la mancanza di un’assicurazione sanitaria che ti dia la diagnosi e ti tratti in tempo.

Numero 15:
In Canada, non ci sono fatture ospedaliere complesse o i conti del medico.
In realtà, di solito non vedi nemmeno un conto.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, le fatture ospedaliere e mediche saranno ancora terribilmente complesse, rendendo impossibile che si scoprano i tanti sovrapprezzi costosi.

Numero 14:
In Canada, i costi sono controllati.
Il Canada paga il 10% del suo PIL per il suo sistema sanitario, che copre tutti.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, i costi continuano ad andare alle stelle.
Gli Stati Uniti attualmente pagano il 18% del loro PIL e ancora non coprono decine di milioni di persone.

Numero 13:
In Canada, è inaudito che chiunque vada in bancarotta a causa di spese sanitarie.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, l’assistenza sanitaria che porta al fallimento continuerà ad affliggere gli americani.

Numero 12:
In Canada, la semplicità implica notevoli risparmi nei costi amministrativi e generali.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, la complessità porterà a far aumentare i costi amministrativi e le spese generali.

Numero 11:
In Canada, quando si va da un medico o in ospedale, la prima cosa che ti chiedono è: “Cosa c’è che non va?”
Negli Stati Uniti, la prima cosa che ti chiedono è: “Che tipo di assicurazione avete?”

Numero 10:
In Canada, il governo negozia i prezzi dei farmaci in modo che siano più accessibili.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, il Congresso ha reso specificamente illegale per il governo il negoziare i prezzi dei farmaci per acquisti di volume, in modo tale che essi rimangono inaccessibili.

Numero 9:
In Canada, i fondi di assistenza sanitaria del governo non sono proficuamente deviati verso l’alto, verso l’1% della popolazione.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, i fondi sanitari continueranno a fluire verso l’alto.
Nel 2012, gli amministratori delegati delle 6 più grandi compagnie assicurative degli Stati Uniti hanno ricevuto un totale di 83,3 milioni di dollari di stipendio, più benefici.

Numero 8:
In Canada, non ci sono co - pagatori necessari o franchigie.
Negli USA, sotto l’Obamacare, le franchigie e i co - pagatori continueranno ad essere insostenibili per molti milioni di americani.

Numero 7:
In Canada, il sistema sanitario contribuisce alla solidarietà sociale e all’orgoglio nazionale.
Negli Stati Uniti, l’Obamacare divide, con ricchi e poveri in sistemi diversi e decine di milioni rimasti fuori o con benefici gravemente limitati.

Numero 6:
In Canada, i ritardi nella sanità non sono dovuti al costo dell’assicurazione.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, i pazienti senza assicurazione sanitaria o che sono male assicurati continueranno a ritardare o a rinunciare alla cura e metteranno le loro vite a rischio.

Numero 5:
In Canada, nessuno muore per mancanza di assicurazione sanitaria.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, molte migliaia continueranno a morire ogni anno a causa della mancanza di assicurazione sanitaria.

Numero 4:
In Canada, una maggioranza crescente sostiene il loro sistema sanitario, che costa la metà di quello degli Stati Uniti, pro capite.
E in Canada, ognuno è coperto.
Negli Stati Uniti, la maggioranza - molti per ragioni diverse - si oppone all’Obamacare.

Numero 3:
In Canada, i pagamenti di imposte per finanziare il sistema sanitario sono progressivi - il 20% più povero paga il 6% del reddito nel sistema mentre il 20% più ricco paga l’8%.
Negli Stati Uniti, sotto l’Obamacare, i poveri pagano una quota maggiore del loro reddito per l’assistenza sanitaria rispetto ai ricchi.

Numero 2:
In Canada, l’amministrazione del sistema è semplice.
Ottenete una tessera sanitaria quando nascete.
E la strisciate quando andate da un medico o in ospedale. Fine della storia.
Negli Stati Uniti, l’Obamacare di 2.500 pagine più i regolamenti (la legge del Medicare canadese fu di 13 pagine) è così complesso che l’allora Speaker della Camera Nancy Pelosi disse prima dell’approvazione “dobbiamo approvare la legge in modo che si possa scoprire che cosa è previsto”.

Numero 1:
In Canada, la maggioranza dei cittadini ama il loro sistema sanitario.
Negli Stati Uniti, la maggioranza dei cittadini, medici e infermieri preferiscono il sistema di tipo canadese - single-payer, con libera scelta del medico e dell’ospedale , tutti dentro, nessuno fuori.
(Per maggiori informazioni cercate Single Payer Action)

Tradotto da F. Allegri il 26/03/2014.

 
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Le caratteristiche dell'economista estremista

Le caratteristiche dell’economista estremista
25/03/2014
Di F. Allegri
Dopo aver preso le distanze da chi crede che l’uscita dall’euro sia un rimedio per tutti i mali dell’Italia voglio fare un approfondimento sulla falsa scienza denominata economia politica e soffermarmi sugli atteggiamenti comuni ai vari personaggi con un certo livello di notorietà.

In primis, bisogna ricordarci bene e sempre che anche i promotori di economie alternative vivono del loro sapere e delle loro attività (dalle conferenze ai libri) e che anche questo è un business, anzi lo è più di quanto si possa credere!

Qui bisogna ricordare che questi personaggi si rivolgono a persone sofferenti e stremate dalle crisi, ma pure dalla vita quotidiana, sono soggetti che non vogliono rispettare le regole della realtà, anzi spererebbero di romperle pur partendo da condizioni di impotenza.
Si vuole una realtà diversa perché si hanno problemi vari con la nostra, con quella che viviamo.
Queste sono persone che non sbarcano il lunario, hanno problemi e cercano dei risolutori che individuano tra gli economisti eccentrici.

La terza cosa da sottolineare è che gli economisti eccentrici usano il metodo del santone: “curano” ovvero operano in una realtà economica sana e si concentrano su frammenti della società, specie urbani, ma con nostalgie per la campagna.
L’export italiano è il nostro malato immaginato, in realtà è forte e ci ha permesso di affrontare le due crisi.
Sono altri i settori malati: sono malate le banche, l’edilizia e il commercio al dettaglio.
Un vero medico politico ed economico curerebbe questi malati, invece il nostro economista estremista si concentra su una medicina che cura i sani e ci dice che bisogna uscire dall’euro per salvare l’export e l’economia italiana.
Se qualcuno cita loro i settori economici sofferenti può accadere un fatto strano: ovvero possono anche dirvi che questi settori sono spacciati per le ragioni più varie, poi con un attacco alla cementificazione si supera l’ostacolo del momento.
In Italia c’è una generale tendenza a solidarizzare con i ricchi, sani e forti, con chi non è in difficoltà.
Di conseguenza, trovo normale che il mondo delle esportazione abbia i suoi difensori scientifici.

La quarta caratteristica di questi scienziati si riscontra nelle loro conoscenze universali, c’è una grande teoria e talvolta anche una rivelazione incredibile oppure una super filosofia, spesso e volentieri americana, quasi sempre straniera.
Questo sapere meraviglioso spiega tutto e va bene per tutto e tutti.
Un tempo certi settori economici con le loro specificità sarebbero andati a farsi benedire, adesso fanno lo stesso e non se ne accorgono quando si sottopongono alla super teoria.
La grande teoria basta per tutto.

L'ultima caratteristica dell’economista è di tipo sacerdotale e ci ricorda il sacramento della confessione: questi economisti non ci risolvono i problemi ma ci danno l’assoluzione.
Di solito ci dicono che i nostri guai non sono colpa nostra, ma di qualcun altro, magari anche misterioso.
In questi casi le colpe sono di Bruxelles e non di un paese schiacciato dalla disoccupazione, e dalla corruzione (che non è di 60 miliardi l’anno, ma da stimare) e soprattutto dai 100 miliardi di interessi sul debito (accumulato tra gli anni settanta, ottanta e novanta) e dalle tasse.
Tutte queste colpe sono interne e non esterne, nostre e non marziane.
Potrebbe darsi che il nostro economista conoscesse queste cose, ma anche in tal caso si farà pontefice sommo e ci assolverà o cercherà di aiutarci ad affrontare spettri e cattivoni.
La terza crisi è oltre l’orizzonte, ma potrebbe venire verso di noi e se questo accadesse allora farà come il diluvio con i falsi profeti quando passerà sopra a questi economisti.

 
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Gli avvantaggiati dalle due crisi

Post n°737 pubblicato il 19 Marzo 2014 da amici.futuroieri
 

Gli avvantaggiati dalle due crisi
19/03/2014
Di F. Allegri
Oggi voglio fare un post sugli avvantaggiati con evidenza dalle due crisi e riprendo il discorso dallo scritto sul mito del ritorno alla lira.
Ho ricevuto anche un invito a firmare una petizione che chiede proprio il ritorno alla nostra vecchia moneta dove il petizionista sostiene la sua proposta dicendo che l’Italia non deve subire quello che ha subito la Grecia.
In passato, ho sostenuto spesso che la Grecia dovrebbe tornare alla Dracma perché quel paese non sarà mai in grado di sostenere una moneta continentale che vale e varrà a lungo più del dollaro.
Ho spiegato più volte che la Germania e alcuni dei suoi alleati potrebbero sostenere un euro che valesse 1,70 dollari mentre la Francia è intorno ad 1,05 e noi sulla parità euro/dollaro, ma con progressioni possibili.
Se guardiamo gli stati in difficoltà troviamo la Spagna in crescita da uno 0,90 e poi abbiamo il Portogallo a 0,70 stabile e la Grecia a 0,50.
Da un livello di 0,50 non si può sperare nei miracoli!
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Penso che queste considerazioni sarebbero state bene anche in quel post dove avrei potuto aggiungere che una piccola svalutazione dell’euro va accompagnata ad una promozione e un ravvivamento del nostro potere economico.
Credo anche questa possa essere una buona introduzione per uno scritto che parli degli avvantaggiati dalle due crisi perché questa è la vera condizione di fondo sulla quale si costruiscono le politiche e le false discussioni che mi annoiano ogni giorni.
Ritengo importante il ricordarvi che avvantaggiarsi da una crisi è possibile e talvolta può anche essere un fatto in parte ammirevole (qui parlo di Grillo, tra quelli che hanno tratto più vantaggi dalla crisi e di Renzi che è colui che avrà più vantaggi nei prossimi 3 anni).
PARTIAMO!
Anche queste due crisi fanno vivere bene tanta gente che non sarebbe mai disposta ad ammetterlo.
Tra questi i più recalcitranti sono i tanti maghi cabalisti inconsapevoli e anti euro da affiancare ai non scienziati economici con le loro varie teorie non alternative e ai libri o trattati da considerare come esempi di false scienze.
Prima di tutto, il grande avvantaggiato è Beppe Grillo, come ho appena scritto.
Una valutazione del rapporto tra Grillo e la crisi deve partire da una valutazione economica del suo blog/centro di potere politico che oggi permette di vivere bene ad almeno 2.000 persone diversamente incapaci di affrontare la crisi.
Almeno per me, quel blog vale oggi vari milioni di euro (considerando la pubblicità).
Nel mondo dominato da Grillo colloco pure il giornalista Barnard e una serie di professori che di professione producono libri miracolosi che potrebbero farci uscire dalla crisi partendo soprattutto dal mito para marxista e socialista di Keynes.
Forse è il caso di ricordare che gli americani ignorano Keynes e che collocano la loro ripresa nella grande industrializzazione che precedette e preparò la seconda guerra mondiale.
E’ un qualcosa di diverso ed accadde qualche anno dopo!
Chiaramente Barnard è l’opposto di Grillo, ma si tratta di due realtà complementari e quindi sono possibili più confronti per analizzare la situazione.
Il contrasto di base è che Grillo ha avuto un successo vincente, mentre Barnard sostiene il progetto alternativo perdente (da valutare alla luce della teoria dell’utile idiota).
Dietro queste realtà maggiori ce n’è una più piccola, ma antica e gloriosa, si fa per dire.
Penso al mondo delle TV locali e anche ai centri sociali di vario tipo con attività economiche.
Qui i vantaggi non sono grandi, basta ricordare che queste non sono proposte che possono andare bene a tutti, quindi non c’è niente di alternativo, siamo nelle nicchie eccentriche.

Questo è per sommi capi il mondo che vive di ricette contro la crisi.
Purtroppo per loro, e per noi, anche queste persone non conoscono le crisi e non sanno nemmeno contarle dato che sono state due e arriverà anche la terza (l’ho scritto tante volte).
Non si sa quando arriverà, potrebbe essere domani o tra tre mesi (Secondo Draghi avremo tre anni di ripresa modesta ma costante poi chissà?).
Queste realtà minori non sono in grado di valutare le due crisi, ma riescono a creare il “business” con libri, interviste, eventi a pagamento o ad offerta.
Anche la crisi ha fatto fare redditi a tanta gente, anzi a ben vedere è proprio l’ignoranza della vera natura che fa fare redditi!
Per concludere il post/articolo posso allargare il discorso perché anche nel mondo non alternativo ci sono degli avvantaggiati dalla crisi e siccome qui i vantaggi sono ancora maggiori dedico a questi altri la conclusione del pezzo.
Se nel mondo alternativo trovo i santoni che vivono grazie al demone della crisi, nella grande finanza trovo i loro profeti e nella politica i suoi generali di guerra.
Forse dovrei aprire anche un capitolo dedicato a Renzi come studio del caso, ma preferisco chiudere scrivendo che la terza crisi verrà e sarà quella vera, forse avete tre anni per capirlo.

 
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Il mito del ritorno alla lira

SAGGIO BREVE
Il mito del ritorno alla lira

16/03/2014
Di F. Allegri
Oggi approfondirò un tema forte del pensiero politico estremista italiano.
Vale sempre il principio generale sui pensieri politici italiani: viviamo di false convinzioni politiche.
Nel pensiero politico estremista c’è una falsa convinzione nuova che si sta affermando: IL RITORNO ALLA LIRA RIPORTEREBBE L’ITALIA IN UN PARADISO PERDUTO E INDEFINITO.
Io ho vissuto in quel paradiso e allora vivevo bene come oggi (forse vivevo meglio di oggi), ma tuttora non mi posso e non mi devo lamentare.
La prima falsità da sottolineare è semplice: non abbiamo perso alcun paradiso.
Anche i tempi della svalutazione della lira furono anni difficili, soprattutto per i ceti sociali interessati da queste disquisizioni.
Va aggiunto che la lira fu una moneta che non voleva nessuno e che probabilmente non susciterebbe particolari appetiti futuri.
Da qui si può partire con una domanda: “Chi veniva favorito con la svalutazione monetaria?”.
La risposta è semplice: una svalutazione monetaria favorisce chi esporta merci all’estero e penalizza chi importa merci o materie prime da lavorare.
Le conseguenze sono ancora più chiare per i consumatori finali: non hanno vantaggi generali dalle esportazioni, devono acquistare con maggiore parsimonia le merci importate.
Qui il mito prende corpo dato che l’Italia attuale che esporta qualcosa non ha particolari problemi con le esportazioni e cono le vendite dei suoi prodotti.
Esportiamo tanto e l’abbiamo fatto anche negli anni passati.
DI CONSEGUENZA, LA SVALUTAZIONE DELLA LIRA SAREBBE LA CURA PER UNA MALATTIA CHE NON C’È.
In Italia ci sono molti settori economici ammalati: sono tutti tra quelli che non esportano e spesso importano qualcosa dall’estero.
Il primo malato è il gigante dell’edilizia!
E’ chiaro che la nostra edilizia non esporta o lo fa pochissimo, va aggiunto che ultimamente essa importa molti materiali e macchinari necessari per questi lavori.
“Chiediamoci quali effetti avrebbe sull’edilizia una svalutazione monetaria?”
1) le merci importate costerebbero di più;
2) non ci sarebbero i vantaggi dell’esportare;
3) alla fine chi compra la casa pagherebbe tutto!


Tra gli altri malati ci sarebbero altri moribondi, pensiamo alla piccola distribuzione, ai negozi che vendono merci importate, dai personal computer ai cellulari e a tanta altra roba.
Anche qui svalutare significa aumentare i prezzi!
Le esportazioni italiane valgono 400 miliardi e vanno commisurate ad un PIL di 1600 e ad un debito di 2000.
E’ chiaro che gli esportatori sono una minoranza forte e pregiata, un terzo delle imprese.
Queste si avvantaggerebbero, le altre pagherebbero per tutti, insieme ai consumatori.
Siamo al cuore del mito: SVALUTARE LA MONETA VUOL DIRE TOGLIERE AI POVERI PER DARE AI RICCHI, TOGLIERE AL SUD PER DARE AL NORD E AL NORD – EST CHE NON HANNO BISOGNI IMPELLENTI E ANZI SONO VICINI ALL’ESTERNALIZZAZIONE DELLE LORO ECONOMIE DI SCALA OVVERO SONO TENTATI DI ANDARE A PRODURRE IN PROSSIMITÀ DEI LORO NUOVI CLIENTI!
Chi credo nel mito della lira ha false convinzioni specifiche e non ha un vero rapporto con la realtà e di sicuro non ricorda i veri processi monetari e burocratici che si sviluppavano nei commerci degli anni settanta, ottanta e novanta con gli intermediari bancari, specie negli anni dell’inflazione galoppante e delle rimesse degli emigranti.
Chi pagherebbe il rischio di una futura moneta inflazionata?
Io non ho dubbi: CHI LA SOGNA OGGI!
Intorno a noi ci sono gli imperi e questi dominano il mondo da sempre.
Ieri non accettavano la lira e non l’accetteranno domani.
Qui non va dimenticato che parliamo di un mondo futuro dove avremmo più concorrenti agguerriti e meno stati deboli disposti a subire le nostre piccole prepotenze eventuali.
Concludendo posso ribadire che:
a) il paradiso della lira non è mai esistito, in passato si doveva pagare il rischio di cambio per esportare;
b) in passato l’Italia aveva la forza di rivalersi su un terzo mondo debole che svendeva materie prime e che non esiste più;
c) quel mondo non era bello e non è neanche ricostruibile!

Se a questo punto qualcuno volesse parlare di medicine migliori per il malato italiano io potrei suggerire rimedi come quello della politica dei redditi basata sui bisogni reali dei diversi tipi di famiglia e che soprattutto tuteli quelle con figli.

 
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Un clima destabilizzato

Post n°735 pubblicato il 13 Marzo 2014 da amici.futuroieri
 

Il Cambio del Clima destabilizza il Meteo
Janet Larsen
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2013/update118
Earth Policy Release
Piano B Aggiornamento
18 Novembre 2013

I meteorologi chiamano il tifone che si abbatté l’8 novembre 2013 sulle Filippine con venti da195 miglia l’ora, la più potente tempesta tropicale che abbia colpito la terraferma da quando si fanno le rivelazione
Il Super Tifone Haiyan ha avuto raffiche che hanno raggiunto 235 miglia l’ora e un gonfiore delle ondate alto 20 piedi, così la distruzione che ha lasciato dietro corrispondeva a quella di un tornado in combinazione con uno tsunami.

3 giorni dopo, all’apertura dei negoziati sul clima dell’ONU a Varsavia, in Polonia, il capo delegazione delle Filippine, Yeb Sano, ha parlato della “tempesta infernale” che ha lasciato “un vasto deserto di fango, detriti e cadaveri”.

Ha continuato: “Nonostante gli sforzi enormi ... per prepararsi all’assalto di questa tempesta mostruosa che fu proprio troppo potente e, anche per una nazione con familiarità con le tempeste, essa fu un qualcosa che non abbiamo mai sperimentato prima, o forse un qualcosa che nessuno aveva mai sperimentato prima”.

Haiyan è arrivato meno di un anno dopo il Super Tifone Bopha, che in quel momento era stata la tempesta più costosa nella storia delle Filippine con $ 1,7 miliardi di danni e circa 1.900 decessi.
Bopha era stato superato per i danni da Trami, che ad agosto 2013 portò piogge torrenziali e inondazioni nelle Filippine, lasciando circa 2,2 miliardi di dollari in danni nella sua scia.
Le prime stime valutano la scheda delle distruzione di Haiyan a $ 14 miliardi di dollari.
Con oltre 4 milioni di persone sfollate e migliaia di dispersi, Haiyan sembra essere un record su più fronti.


La scala di velocità del vento comunemente usata per la tempesta tropicale va fino alla categoria 5: più di 156 miglia all’ora.
Ma, come osserva Yeb Saño: “se ci [fosse] una categoria 6, [Haiyan] sarebbe caduto esattamente in quella categoria”.

Il mondo si sposta letteralmente fuori dal grafico.
Con la temperatura media globale che è salita di mezzo grado Celsius dagli anni settanta e con più riscaldamento in negozio, stiamo iniziando ad assistere ad anomalie climatiche così gravi che dobbiamo aggiornare i nostri parametri ed estendere i nostri grafici.

Il riscaldamento è il risultato di un accumulo di gas serra nell’atmosfera — in gran parte per la combustione di carbone, petrolio e gas naturale — che intrappolano il calore dal sole.
Il calore supplementare è portato su dagli oceani e riscalda anche l’atmosfera, l’ultimo è più veloce del primo, creando un differenziale di temperatura che può creare tempeste più forti.
Un’atmosfera più calda può contenere più vapore acqueo — tutto il meglio per produrre temporali punitivi.
Le superfici marine più calde forniscono più energia per far crescere più forti le tempeste.
Le acque superficiali, dove Haiyan si formò aveva la temperatura di 1 grado Celsius superiore al normale — ciò fino a quando la tempesta aspirò calore da utilizzare come combustibile mentre passava sopra il mare.

La fisica impone che l’acqua più calda prenda anche più spazio così il calore in eccesso negli oceani del mondo alza il livello del mare, un processo che è aggravato dallo scioglimento accelerato delle calotte polari della Terra e dei ghiacciai montani.
Entro la fine di questo secolo, il livello del mare potrebbe aumentare di circa 6 metri, rendendo l’impeto della tempesta ancora più pericoloso.

Negli ultimi anni, le tempeste intense sono arrivate in luoghi senza precedenti.
Il Brasile è stato colpito dal suo primo uragano rilevato nel 2004 e la Spagna e le isole Canarie sperimentarono le loro prime tempeste tropicali nel 2005.
Nel 2007, un ciclone tropicale feroce nel Mare Arabico portò piogge torrenziali in parti dell’Oman e in Iran.
Nel 2008, la prima grave tempesta tropicale a colpire il Delta densamente popolato dell’Irrawaddy nel Myanmar fece 90.000 morti.
E il Superstorm Sandy del 2012 fu insolito sia per la sua durata che per il suo percorso — con una virata a sinistra inaspettata e diretta verso il New Jersey.

Con queste tempeste anomale, siamo in un territorio inesplorato.
Delle grandi tempeste si verificarono prima del cambiamento climatico indotto dall’uomo, certo, ma l’innalzamento della temperatura della Terra è come dare gli steroidi al meteo.
Potremmo non vedere più tempeste tropicali, ma quelle che si formano sono in grado di confezionare un pugno più potente.
Le ondate di calore sono previste per durare più a lungo e diventare più intense.
Le piogge potrebbe essere veloci e furiose in alcuni luoghi, mentre in altre parti del globo potrebbero essere molto poche.

A livello globale, i record di alte temperature già si rilevano 5 volte più spesso di ciò che ci si aspetterebbe in assenza di riscaldamento globale.
Negli ultimi dieci anni, le temperature record di tutti i giorni superano i minimi storici negli Stati Uniti per 2-1, e il rapporto è in aumento.
All’inizio di quest’anno, l’Australian Bureau of Meteorology ha dovuto aggiungere una tonalità più profonda al suo codice colore per la mappatura della temperatura che aveva raggiunto il limite massimo di 122 gradi Fahrenheit: l’Ufficio di presidenza ha esteso la gamma a 129 gradi dopo l’ondata di calore nazionale che portò temperature torride e ruppe i record in ogni stato.

I governi di tutto il mondo hanno concordato nel 2009 di lavorare per mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto una soglia di 2 gradi Celsius per evitare cambiamenti climatici “pericolosi”.
Le Nazioni Unite avvertono che per raggiungere questo obiettivo, sono necessari tagli immediati delle emissioni di gas a effetto serra.
Il problema è che i negoziati internazionali si muovono lentamente, mentre le temperature sono in aumento veloce — più veloce, di fatto, che in qualsiasi momento dall’inizio della civiltà.
Il modello minimo comune denominatore delle trattative, in cui i paesi si sforzano di concedere il meno possibile, potrà solo peggiorare le cose.
I costi delle economie di riconversione per far funzionare in modo più efficiente le energie rinnovabili sono trascurabili rispetto al danno che ci sarà al mondo a causa degli effetti del riscaldamento globale.

Haiyan e altri eventi meteorologici recenti estremi sono la sveglia per l’urgenza di porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili.
Se continueremo a ignorarli, i costi per affrontare i cambiamenti climatici sicuramente estenderanno di molto le classifiche.

# # #
Janet Larsen è il Direttore di Ricerca all’Earth Policy Institute.
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Media Contact: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 13/03/2014.

 
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La grande decisione del 2014

La grande decisione del 2014
9 marzo 2014
Di F. Allegri
La realtà economica in corso si sta delineando: il 2014 è l’anno della ripresina, del ritorno alla guerra fredda e della grande decisione occidentale.
In poche parole si potrebbe dire che viviamo un anno di svolta senza dimenticare che la terza crisi si avvicina inesorabile.
La grande decisione occidentale riguarda il gran mercato comune tra Usa e UE che sarà realizzato a marce forzate e senza partecipazione popolare e anche culturale (almeno fino ad oggi).
Non si discute di mercatissimo comune sui giornali e non accade nulla nei parlamenti statali.
Nessuno pensa ad un referendum sul tema e i negoziati intercontinentali sono in corso dal febbraio del 2013.
Decidono tutto le burocrazie, le multinazionali e i potentati; il resto vale zero.
Il marcatissimo nascerà in una stanza che ha le porte chiuse e che serve solo per far incontrare la politica con un nucleo di vertice degli affaristi e di conseguenza darà vantaggi solo ai potentati.
A livello politico questa è la vera decisione elettorale.
Qui si segna il campo per giocare le partite politiche del futuro.
Tutto mi fa dire che avremo una politica diversa e debolissima, fissata con il mito della crescita fino a quando non arriverà la terza crisi.
E’ il caso di ricordare che un mercato comune non prevede dazi, diminuisce gli spazi di autonomia politica e prevede un’unica moneta o un sistema di monete forti.
Al momento non so se gli USA avranno tanto grano a basso costo da esportare in Europa, so che il futuro dell’agricoltura italiana non è radioso.
In questo momento c’è un evidente squilibrio nel rapporto tra stati e multinazionali, ma io penso che con l’introduzione del marcatissimo avremo l’affermazione della supremazia delle grandi imprese.
In questo contesto le prossime elezioni europee non sembrano particolarmente rilevanti, anche nel caso di un affermazione parziale (improbabile per di più) delle forze populiste o eccentriche.
Tornerò sul tema, intanto vi saluto ricordandovi che il 2014 potrebbe anche essere l’anno della crisi del pescato nel nord Atlantico causata secondo Naomi Klein dalla fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma della Deep Water Horizon 5 anni fa.
Per tutto questo non capisco come fa Draghi a prefigurare 3 anni di crescita modesta, ma costante.
In ogni caso spero che abbia ragione lui!

 
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I moniti contro la prossima guerra

Post n°733 pubblicato il 07 Marzo 2014 da amici.futuroieri
 

Una scelta obbligata: i moniti contro la prossima guerra
05 Mar 2014

Da tre anni con i pochi amici di Futuro Ieri ragionavo di dipingere e presentare dei moniti contro la guerra.
Si trattava di cose semplici.
Il progetto è arrivato a 49 tavole di “moniti contro la prossima guerra”, di cui una doppia, e a un racconto di fantascienza che viene pubblicato a puntate nella rubrica foto di Futuro Ieri.

Questo si è reso necessario perché negli ultimi tre anni il cannone non ha cessato di tuonare anche vicino al Belpaese e alle sue coste.
Non avendo strumenti di grande rilievo o pulpiti con migliaia di uditori e telespettatori come hanno politici e opinionisti il disegno, la didascalia, il simbolo, il monito, la facile profezia sono diventati i miei mezzi.
Da qui l’impegno a far un percorso di ragionamento e di esercizio della meditazione intorno al problema della guerra e alla natura imprevedibile e pericolosa dei nuovi conflitti.
Il male grande dei nuovi conflitti è che nella cronaca sono incastrati fra la cronaca mondana e scandalistica, i risultati del campionato di calcio, la cronaca giudiziaria che concerne banche e politica, scandali cittadini, segnalazioni sul traffico.
In altre parole anche i massacri, la fuga di popoli interi, i colossali interessi che sono nascosti dietro le guerre, il mercato delle armi, gli eserciti in lotta diventano fatti indistinti dalle altre notizie; nella quotidianità del consumo di notizie in modo frenetico e veloce è comune che si perda il senso delle informazioni stesse.
Invece, questa è la natura di questo piccolo impegno così singolare, chi scrive ritiene che sia bene riflettere sulle nuove guerre e sul fatto che nel XXI secolo la guerra è ancora lo strumento delle risoluzioni dei conflitti e delle vertenze fra grandi interessi finanziari e commerciali e fra potenze imperiali.
L’auspicio è che i moniti ispirino i fruitori a considerare l’idea di far da sé un proprio studio, un percorso personale di riflessione sui nuovi conflitti e sulle nuove guerre.
Ciò detto…
Buona fortuna a tutti.

IANA
http://foto.libero.it/amici.futuroieri/

 
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La corsa dei gamberi

Post n°732 pubblicato il 06 Marzo 2014 da amici.futuroieri
 

La corsa dei gamberi
04/03/2014
Di F. Allegri

Le primarie del PD di Cerreto sono difficili e deludenti, una corsa all’indietro come i gamberi..
Oggi mercoledì 4 marzo c’è stato l’unico confronto tra i 2 candidati.
La forma del confronto spiega le tensioni tra bersaniani molto piciisti direbbe qualcuno e Renziani con un passato democratico cristiano, non tutti.
In particolare non mi è piaciuto il candidato sfavorito, il bersaniano.
Non l’avevo mai incontrato e mi ha colpito subito il suo linguaggio da funzionario di partito.
Mi sono chiesto: “chi è costui?”
Ben presto ho risolto l’arcano, si tratta di un ex cittadino di Lomporecchio trasferitosi a Cerreto 7 anni fa, ma formato politicamente nel PD pistoiese che funziona ancora, si fa per dire, grazie alla sua tradizione e all’ortodossia di Vannino Chiti.
Sia chiaro che considero questi fatti come dei difetti, in pratica abbiamo un candidato che ha dimenticato di citare Poggio Tempesti e Corliano e che forse non conosce nemmeno le strade comunali per andare a Gavena.
Se diventasse sindaco potrebbe far peggio del Fanciullacci, a mio avviso.
Non credo che reggerebbe l’urto con i bizantinismi del PD empolese, sarebbe un estraneo in quel PD e almeno per alcuni anni più debole e in attesa di conquistarsi una seconda fiducia.
Il 9 marzo avremo primarie vere, e pare che la lotta non sia scontata anche se la signora Rossetti è favorita specie se rendesse meno vaga la sua voglia di discontinuità.
Queste sono primarie anomale perché non faranno del bene alla forza politica che le ha promosse anche se il livello di mobilitazione pare alto.
Il confronto tra i due candidati è stato diviso in 10 tappe, con una tappa di 2 minuti e mezzo per domanda e con risposte alternate tra i candidati.
Vado ad elencare e riassumere.
1) CONTINUITA’ CON LA GIUNTA TEMPESTI.
E manifesta per Giraldi mentre la Rossetti punta al confronto con i cittadini e ad un’amministrazione vicina e trasparente. Detto così è poco, ma potrebbe essere qualcosa. Purtroppo andrebbe aggiunto un provare per credere. Per ora il confronto non mi pare che abbia dato risultati programmatici eccelsi.
2) COMUNE UNICO (ricordo che la proposta nasce tra gli ex estremisti di sinistra di Forza Italia, Baroncelli in primis). Giraldi ha ricordato che vale 100 milioni di euro, ma lui pensa a far funzionare l’unione dei comuni (che non conosce e non ha mai frequentato, nota mia).
La Rossetti pensa che l’unione deve proseguire e vuole potenziamenti sul tema della viabilità e dei rifiuti. (vago e in corso d’opera se ricordate i miei post precedenti).
3) COSA CHIEDE LA GENTE
Per Giraldi la gente ha chiesto troppo, dato che i comuni avranno pochi soldi (si può apprezzare la sincerità). La Rossetti ha ricordato i suoi confronti pubblici e la partecipazione che ha promosso. Ha fatto autocritica sulle aree industriali da valorizzare e ha preso impegni sulla scuola. Forse è l’unico tema che lei saprebbe sviluppare in discontinuità con la giunta Tempesti.
4) LA CRISI A CERRETO, CON CENNI AL SOCIALE
Giraldi ha ricordato la crisi generale e ha proposto la creazione di tavoli per il lavoro.
La Rossetti invece ha parlato di prontezza di decisione.
(Del resto qui la crisi cominciò 25 anni fa e ormai non ha tanto senso parlarne in questa sede, nota mia).
5) AGRICOLTURA
Giraldi ha parlato vagamente delle nostre eccellenze e della necessità di burocratizzare. Ha proposto la filiera corta, i corsi di formazione e la creazione di mercatini agricoli. Anche la Rossetti vuole diminuire il carico burocratico, poi ha parlato dell’olio tipico da ricavare da olio mignoli e rossellini, tema caro ad alcuni suoi grandi elettori anche di sinistra. Lei pensa anche al legame tra agricoltura, turismo e cultura.
6) TURISMO
Giraldi propone un’indagine statistica tra i turisti che già frequentano il nostro comune e poi ha difeso il MUMELOC come eccellenza museale toscana (finale davvero eccessivo). La Rossetti ha ricordato la villa Medicea, il rafforzamento dell’accoglienza e poi ha parlato di PRO LOCO e del padule di Fucecchio.
7) SCUOLA
Giraldi ha criticato i tagli governativi di questi anni, secondo lui la ripresa può partire dalla cultura e dalla scuola e poi ha ricordato il progetto di un nuovo polo per la scuola elementare e materna.
Sul tema la Rossetti è stata più credibile, anche perché lei ha la possibilità di appellarsi a Renzi.
8) LE FRAZIONI
Giraldi ha affrontato il tema della viabilità a Bassa e a Pieve a Ripoli, ma le sue conclusioni mi sono sembrate surreali in quanto basate sul taglio degli alberi lungo la provinciale e sulla realizzazione di una pista ciclabile lunga che vogliono in pochi e che serve a pochissimi, forse a nessuno di notte (visto il sistema di illuminazione). Anche la questione degli spogliatoi alla palestra di Stabbia e in continuità con la giunta Tempesti. Qui la Rossetti ha perso il confronto; ha parlato di viabilità a Stabbia (ma nel lunghissimo periodo) e del parco fluviale (tema di contorno).
9) LE ALLEANZE
Per Giraldi nascerà prima una coalizione di centro – sinistra e poi penserà alla giunta.
La Rossetti ha concordato, ha solo aggiunto che sarà un’alleanza di contenuti e con i principi dell’impegno politico dei cattolici (questa è una mia sintesi). In pratica i socialisti prediligono Giraldi ma non faranno le barricati, al momento non so cosa faranno i comunisti di Rinaldi, ma un alleanza con gli ex DC e i Renziani mi pare difficile, almeno per ragioni ideologiche note e superiori alla mitezza del leader di un comunismo che anche a Cerreto sta scomparendo senza rimpianti. Va aggiunto che molti renziani sono ex militanti comunisti!
10) APPELLO FINALE
Giraldi ha cercato di rasserenare i suoi dopo le forti polemiche dei giorni scorsi, ha chiesto tre giorni di pace. La Rossetti ha invitato tutti a partecipare e a leggere il suo programma.
CHIUSURA
Io non andrò a votare alle primarie, del resto è noto che non sono un elettore del PD. Non ho preferenze forti per uno dei candidati e sinceramente penso che i democratici cerretesi devono fare uno sforzo maggiore.
Credo che da queste primarie uscirà un candidato che può perdere e questa è un’anomalia per una zona come la nostra che vota a sinistra dal 1945.

 
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I carrozzoni dinastici, un male per i sistemi politici

SAGGIO BREVE
I carrozzoni dinastici, un male per i sistemi politici

F. Allegri
4 marzo 2014

Ho letto di recente che Hillary Clinton intende candidarsi per le elezioni presidenziali USA del 2016 e che ha già avviato il suo carrozzone elettorale.
Questo serve a trovare per tempo un gran numero di collaboratori o sostenitori e ad anticipare gli avversari.
Tra i sostenitori della Clinton ci sono il senatore di New York Chuck Schumer e il finanziere George Soros insieme ad un super PAC che già fa attività politica in alcuni stati.

Questa scelta mi permette varie considerazioni sulla crisi politica unita a quella economica di questi decenni.

Il futuro politico USA non può trarre beneficio da un altro Clinton, più militarista e legato alle politiche delle multinazionali e alle loro donazioni o della grande finanza.
Non scordiamo che il male degli USA si riscontra in tutto l’occidente.
Le dinastie politiche alla Clinton si caratterizzano per il loro ruolo di incantatori politici prosaici che condizionano gli elettori più ingenui e vulnerabili specie in assenza di azioni concrete.

I burocrati moderni scelgono bene i propri cavalli di battaglia, ad esempio la Clinton parlerà di donne, bambini e istruzione, lo farà ogni giorno.
Sono temi usurati che non richiedono impegni concreti, basta la burocrazia quotidiana.
In USA il tema vero sarebbe il salario minimo federale a 10 dollari e 50 cents l’ora per 30 milioni di lavoratori mal pagati che oggi riscuotono un salario minimo di 7.25 dollari che è fermo da anni.
Il tema è pertinente: i due terzi di questi americani mal pagati sono donne, molte anche mamme single che lottano per sostenere i loro bambini poveri.
Inoltre, quasi un milione di questi lavoratori lavora per Walmart: in passato la Clinton fu un membro del suo consiglio di amministrazione.
La Clinton non farà queste considerazioni.

C’è di peggio, adesso abbiamo le donne belligeranti che non vanno al fronte, sempre la Clinton, quando fu nel Senate Armed Services Committee, lo dimostrò.
Le dinastie politiche spesso sono fondamentali per patrocinare politiche di riarmo e di oltranzismo atlantico, con i loro sprechi e con gli stanziamenti preferenziali per armi avveniristiche solo in teoria come gli F 35.
Questa burocrazia familiare non è pacifista, sono élites che possono venderci certe tragedie come occasioni di lavoro per poi ammettere (molto dopo) gli errori più ingenui, come il più disinvolto dei cittadini.

Quando il bellicismo va di pari passo con gli interessi delle guerre dell’Impero non ci sono dubbi o ripensamenti.
Qui in Italia cade l’oblio su tutte le lotte di sinistra degli anni settanta e ottanta, si riabilita anche Henry Kissinger, Reagan e presto lo faranno anche con Andreotti!
Le dinastie praticano l’opportunismo e ultimamente lo chiamano “Larghe intese”.
Queste continuano ad essere per il bene del paese, ma se va bene non lasciano tracce mentre normalmente fanno dei danni notevoli, specie alle finanze pubbliche o alle norme di progresso e tutela delle minoranze.

Le nuove sinistre sono più coinvolte in questi processi e spesso sono protagoniste della militarizzazione crescente che ci circonda e che è sfogata soprattutto contro i governi dei paesi in via di sviluppo specie se amici della Cina.
Oggi la parola impero ha un nuovo sinonimo, esso è “forza di proiezione” e si applica soprattutto in Asia per contrastare la presunta minaccia cinese che ultimamente ha trovato qualche concretezza soprattutto da quando anche i generali cinesi sono finanziati meglio.

Le grandi dinastie sentono il dovere della diplomazia.
Di solito si circondano di diplomatici prestigiosi, ruoli che comunque monopolizzano!.
Viaggiano molto, ma ottengono poco, specie in materia di trattati internazionali.
Basta presenziare, conta la presenza e la foto di rito, senza sforzi per convincere le opinioni pubbliche della bontà di certi atti: Di solito accade l’opposto, ci si sofferma su trattati pessimi e si insabbiano quelli sul cambiamento del clima, sui bambini, le donne, i disabili e la tortura, le sparizioni, le mine anti uomo e le bombe a grappolo (non solo in USA).
Questi temi annoiano.


L’azione militare è più emozionante per le caste.
L’ultima tragedia è stata la guerra di Libia voluta dallo staff del presidente Obama e che ha avuto le conseguenze attese.
La Libia è nel caos provocato dalle milizie che hanno devastato anche il Mali.
Io continuo a pensare che tale guerra non servisse al mondo, semmai è stata un favore alle dinastie monarchiche arabe e africane.
Le guerre delle dinastie hanno perso il loro nome, anche la parola attacco è poco usato e non si fanno più dichiarazioni di guerra.
Bastano gli ultimatum inaccettabili, forse sono più redditizi e meglio finanziati rispetto alle vecchie tasse di guerra.

Chiaramente le dinastie suddette sostengono, come dei fanatici, la globalizzazione delle multinazionali e del NAFTA, l’Organizzazione mondiale del commercio e sosterranno gli accordi di libero scambio continentali specie se sovrapposti agli stati.
Il punto debole e poco noto di tale accordo di libero scambio è nel commercio dei farmaci, specie di quelli salva vita che sono costosi ed inaccessibili per molte famiglie a basso reddito, specie nei paesi in via di sviluppo o con sanità pubbliche limitate.
Altri due punti deboli delle dinastie sono nelle politiche contro le frodi in generale e contro i commerci internazionali di rifiuti, specie in zone di guerra come l’Iraq che è stato devastato dopo la guerra lampo di 10 anni fa. (Per approfondire, vedi http://wemeantwell.com/).

Non mi auguro un futuro roseo per le dinastie e anzi auspico che una loro crisi si sommi alla terza grande crisi che verrà nei prossimi anni.
Gli scricchioli di questo castello della casta sono evidenti, pensate anche agli spionaggi tra potenti fatti dai servizi segreti americani che abbiamo scoperto l’anno scorso e che violano chiaramente la Convenzione ONU del 1946.
Questo fatto spiega meglio di altri, la crisi del momento e le difficoltà che si avvicinano anche a causa di una debolezza politica diffusa e crescente: Per la pace e il benessere servono politici decisi e nuovi.
Oggi abbiamo politici deboli e poteri forti condizionanti, specie se militari e bellicisti con predilezione per l’Africa e il medio oriente ricco e popoloso, ma privo di acqua.
Dietro queste forze evidenti trionfa Wall Street e le borse amiche che sono i primi finanziatori della politica moderna.
Questo si nota meno in tempi di crisi finanziaria e di crollo dell’economia che coinvolgono lavoratori e pensionati.
La dinastia pratica la politica del basso profilo invece di portare avanti progetti precisi e chiari, specie in materia di riforma della finanza.

Queste dinastie prosperano in un mondo surreale fatto di premi prestigiosi e di discorsi di circostanza o inaugurali per ammiratori servili o per burocrazie interessate o talvolta contro delle opposizioni di comodo.
Sulle opposizioni di comodo scrivo i righi più facili, esse sono chiassose e inconcludenti, qui metto anche le 5 Stelle e il loro blog.
Sono patrocinate da altre dinastie e da personaggi che non vengono colpiti dalle crisi economiche e politiche.
Di solito diffondono vecchie ideologie o valori morali molto aleatori e utili per stabilire delle dominazioni.
Questo si chiama falso bipolarismo!

Il falso bipolarismo che ultimamente piace agli italiani ha tante caratteristiche, una delle più diffuse e la cerimonia di incoronazione dei presunti leader politici.
Questi sono presentati con largo anticipo come promotori di forze politiche nuove e con programmi avveniristici quanto vaghi.
Ogni giorno nasce o rinasce un leader e contemporaneamente muore un programma progressista e popolare basato sui bisogni sulla gente e non sui privilegi delle lobbies, sulla sanità, fisco equo, opere pubbliche, giustizia e salari adeguati.

La stampa zuccherata, con le sue foto e i suoi pettegolezzi completa il lavoro.
Come chiudere? Prima di tutto speriamo che la Clinton si ritiri o che sia sconfitta, in secondo luogo c’è da sperare negli elettori e nel loro intuito.
Le dinastie sono il vecchio, non c’è motivo per votarle, anche se uno si sente un moderato.

 
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La Cina e la Sfida della Soia

Foto di amici.futuroieri

La Cina e la Sfida della Soia
Lester R. Brown
www.earth-policy.org/books/fpep/fpepch9
Earth Policy Release
Full Planet, Empty Plates
6 novembre, 2013

Circa 3.000 anni fa, i contadini della Cina orientale addomesticarono la soia.
Nel 1765, i primi semi di soia arrivarono in Nord America, ma non presero subito piede per poter produrre un raccolto.
Per 150 anni, più o meno, la soia languì come una curiosità nei giardini.

In seguito, alla fine degli anni venti, un mercato per l’olio di soia cominciò a svilupparsi, spostando la soia dal giardino al campo.
Nel corso degli anni trenta, la produzione di soia negli Stati Uniti salì da 400.000 tonnellate ad oltre 2 milioni di tonnellate.
E mentre la crescita della domanda per l’olio acquisì slancio, la produzione di soia balzò ad oltre 8 milioni di tonnellate nel 1950.

Nel corso degli anni ‘40 e nei primi anni ‘50, il raccolto della soia era ottenuto e schiacciato principalmente dal 20% del fagiolo che era olio.
In seguito, nel corso degli anni ‘50, la domanda di carne, latte e uova salì.
Con poco pascolo nuovo per sostenere l’espansione degli allevamenti per la carne e il latte, gli agricoltori iniziarono a nutrire i loro animali con più grano arricchito con la farina di soia per produrre più carne bovina e più latte.
Gli agricoltori puntavano già pesantemente sul grano per la produzione di carne di maiale, pollame e uova.
Dal 1960 la farina di soia divenne il principale prodotto della frantumazione della soia e l’olio quello secondario.
Per la prima volta, il valore del cibo superò quello dell’olio, un segno precoce delle cose che sarebbero accadute al ruolo mutevole della soia.

Questo aumento della domanda di farina di soia rifletteva la scoperta fatta dai nutrizionisti degli animali che unendo 1 parte di farina di soia con 4 parti di grano, di solito mais, nelle razioni alimentari si poteva aumentare notevolmente l’efficienza con cui il bestiame e il pollame convertivano il grano in proteine animali.
Questa fu il vantaggio della soia per avere la ribalta agricola e che le consentì di unirsi a grano, riso e mais come una delle quattro colture più importanti del mondo.

Oggi i principali produttori di soia, in cifra tonda, sono gli Stati Uniti a 80 milioni di tonnellate, il Brasile a 70 milioni di tonnellate, e l’Argentina a 45 milioni di tonnellate.
Insieme rappresentano oltre i quattro quinti della produzione di soia del mondo.
La Cina è un quarto distante a soli 14 milioni di tonnellate.
Per 6 decenni, gli USA sono stati sia il produttore che l’esportatore principale di soia, ma nel 2011 le esportazioni brasiliane eclissarono per poco quelle degli USA.

Per tanti consumatori, la soia è un alimento invisibile che si materializza in molti dei prodotti presenti in qualsiasi frigorifero.
Chiaramente, la soia è molto più diffusa nella dieta umana rispetto a quanto indicherebbe la prova visiva.

La domanda mondiale di soia è in aumento di circa 7 milioni di tonnellate all’anno.
E’ guidata principalmente dai 3 miliardi di persone che si muovono lungo la catena alimentare, consumando più prodotti animali ad alta intensità di grano e soia.
La crescita della popolazione sta spingendo al rialzo anche la domanda di semi di soia, sia indirettamente, attraverso il consumo di prodotti di origine animale o direttamente attraverso il consumo di tofu, miso e tempeh.
Nei due principali consumatori di soia, negli Stati Uniti e in Cina, le popolazioni sono in crescita di 3 milioni e 6 milioni all’anno, rispettivamente.
E infine, anche una crescente domanda di olio di soia per il bio diesel fa dilagare l’uso della soia.

L’effetto principale della impennata del consumo mondiale di soia è stato una ristrutturazione dell’agricoltura nell’emisfero occidentale.
Negli Stati Uniti ora c’è più terra dedicata alla soia rispetto a quella per il grano.
In Brasile, l’area dedicata alla soia supera quella di tutti i cereali combinati.
L’area per la soia in Argentina è ormai vicina al doppio di quella di tutti i cereali combinati, mettendo il paese pericolosamente vicino a diventare una monocoltura di soia.

Per soddisfare l’impennata della domanda globale di soia poniamo una sfida enorme.
Poiché la soia è un legume che fissa l’azoto atmosferico nel suolo, non reagisce ai fertilizzanti come fa, ad esempio, il mais che ha un appetito vorace per l’azoto.
E poiché la pianta di soia utilizza una parte della sua energia metabolica per fissare l’azoto, ha meno energia per produrre semi.
Questo rende difficile l’aumento delle rese.

Purtroppo, se il consumo di soia mondiale continuasse a crescere ad un ritmo rapido, le pressioni economiche per coltivare più terra potrebbero diventare intense.
E se la terra aggiuntiva per soddisfare la domanda in espansione non fosse in Brasile, dove sarebbe?
Da dove proverrà la nuova terra per la soia?

Anche se la deforestazione che è in corso in Brasile, è guidata dalla crescita mondiale della domanda di carne, latte e uova.
In parole povere, il salvataggio della foresta amazzonica ora dipende dal frenare la crescita della domanda di la soia con la stabilizzazione della popolazione mondiale da fare il più presto possibile.
E per la popolazione più benestanti del mondo, significa mangiare meno carne, rallentando così la crescita della domanda di soia.
In questo contesto, la recente recessione negli Stati Uniti del consumo di carne è una buona notizia.
# # #
Da Full Planet, Empty Plates: La nuova geopolitica della scarsità alimentare di Lester R. Brown (New York: W.W. Norton & Co.)
Dati di supporto, video e slideshow sono disponibili per il download gratuito su www.earth-policy.org/books/fpep.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Contatto per I media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 02/03/2014.

 
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