Creato da LudotecaMan il 20/03/2010
 

Racconti Passionali

Storie di emozioni, sensazioni e passioni

 

 

Pablo Neruda

Post n°31 pubblicato il 11 Maggio 2012 da LudotecaMan

Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perchè insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto
.

 
 
 

Rimani...

Post n°30 pubblicato il 06 Maggio 2012 da LudotecaMan

Rimani con me questa notte...
Lascia che le mie braccia possano tenerti stretta.
Lascia che le mie mani possano scorrere sul tuo corpo

per deliziarlo oltre ogni limite.
Lascia che le mie labbra possano cogliere il sapore dei tuoi baci.
Lascia che il mio corpo possa vibrare all'unisono con il tuo.
Rimani con me questa notte...

 
 
 

Presenza

Post n°29 pubblicato il 09 Aprile 2012 da LudotecaMan

Sapevo che eri lì! Anche se non potevo ancora vederti, avvertivo la tua presenza.

Il tuo profumo era ancora a me sconosciuto, ma è come se lo avessi assaporato da sempre.

Come un cieco mi muovevo in quella casa buia, tutto era per me come nuovo. Muovevo piccoli passi intento a non sbattere. Chiunque al mio posto si sarebbe allontanato, l'ignoto a volte può far molta paura. Ignaro di cosa sarebbe accaduto, andavo avanti con decisione, nulla ormai poteva fermarmi. Sapevo dentro di me che alla fine ti avrei trovata.

A volte mi sembrava di sentire i tuoi passi leggeri, o di intravedere qualcosa, ma il buio era così fitto che sapevo benissimo essere frutto della mia immaginazione.

Il corridoio era lungo e stretto, ed al suo lato destro trovavo di volta in volta una nuova stanza. Entravo, e nel più assoluto silenzio, cercavo di scorgere un segno della tua presenza.
Ormai ero giunto all'ultima stanza, non potevi più andare oltre; li ti avrei trovata!

Entrai... il cuore mi batteva ormai ad una velocità spropositata, il respiro era profondo, i miei sensi erano ormai giunti all'apice. Sentivo di poter percepire tutto intorno a me, la persistente oscurità aveva accentuato ogni mia capacità.

Immobile e attento sentii qualcosa davanti a me; era il tuo respiro leggero come una nuvola. Feci un passo nella tua direzione, ora da leggero e lento, il tuo respiro divenne più veloce, sapevi ormai che ti avevo trovata.

Mi avvicinai... sentii il tuo profumo di donna... La mano si allontanò da me per cercarti, non sapevo quanto distante fossi, ma sapevo che eri lì, ormai inesorabilmente vicina.

Un altro passo e la mia mano ti sfiorò. Un brivido percorse la tua pelle e rimbalzo sulla mia. Anche l'altra mano si protese verso di te, sfiorai i tuoi fianchi e... mi resi conto che eri nuda.
Senza avvicinarmi ulteriormente feci scivolare le mani lungo il tuo corpo, ne percepii ogni sfumatura... ogni curva. Sentivo il calore della pelle aumentare, come un fuoco che lentamente prende vigore, sentivo l'inarrestabile forza della passione.... 

 
 
 

Ti porto con me...

Post n°28 pubblicato il 07 Aprile 2012 da LudotecaMan

C'è silenzio ormai
i rumori della città solo in lontananza
un leggero vento accarezza i prati
e culla i fiori nel loro sonno.
Mi avvicino a te
cerco i tuoi occhi con i miei
tendo la mano in cerca della tua
la trovo e le dita s'intrecciano
energia che fluisce e ristora.
Ti porto con me...

 
 
 

Il museo (ultima parte)

Post n°26 pubblicato il 06 Novembre 2010 da LudotecaMan

Quando mi svegliai istintivamente portai il braccio verso di lei, volevo sentire ancora il contatto con la sua pelle. Nulla! Il letto era vuoto! Forse era in bagno e io non l’avevo sentita alzarsi. Tenevo gli occhi chiusi, mentre le immagini di questa euforica felicità scorrevano nella mente.

D’un tratto sentii una voce maschile vicino a me che diceva: papà svegliati, è tardi. Ti sei riaddormentato e siccome dormivi così bene non ho avuto il coraggio di chiamarti di nuovo. Eri sorridente, sembravi felice. Ma che sogno hai fatto?

 
 
 

Il museo (parte 4)

Post n°25 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da LudotecaMan

SI! Risposi immediatamente.
Era quello che avrei voluto chiederle io.
Mentre eravamo a cena pensavo a come fare per poter rimanere con lei il più a lungo possibile. Telefonare a casa per dire che non sarei rientrato quella notte, sarebbe stato inusuale, non mi ero mai assentato così all’improvviso. Certo, lei mi avrebbe chiesto come mai, ma si sarebbe accontentata di qualsiasi risposta avessi dato, anche la più strampalata, ormai eravamo quasi come fratello e sorella, due persone che avevano un solo obbiettivo: tener unita la famiglia per i figli.

Tornammo dalle parti del museo per riprendere la macchina, naturalmente c’era sul tergicristallo l’immancabile multa. Sembra come se gli ausiliari del traffico abbiamo una specie di campanellino nella testa che li avverte quando un tagliando è scaduto. D’altronde non avrei mai immaginato di lasciare lì la macchina per tutto questo tempo.
Lungo la strada continuammo a parlare del più e del meno, era una donna dai molteplici interessi. Ogni tanto sbirciavo le sua gambe, le trovavo perfette e decisamente sensuali. Lei se ne era accorta e aveva tirato un po’ più su la gonna. Aveva capito quanto mi attraessero e credo che le piacesse il mio sguardo ammirato. Penso si sentisse molto appagata e soprattutto considerata anche come femmina. Spesso noi uomini diamo per scontate alcune cose e tra queste, il far sentire la donna al centro della nostra attenzione.

Giunti nelle vicinanze dell’albergo vidi un fioraio, ormai sono aperti anche tutta la notte. Scelsi l’orchidea più bella per donarla a lei. Rimase piacevolmente sorpresa e, sollevandosi sulla punta dei piedi, mi diede un bacino sulla guancia.
In lontananza un rintocco della campana ci avvertiva che era già l’una di notte.

La stanza era piccola e confortevole. Tutto era in ordine. Mi invitò ad entrare.
Sembravamo molto più impacciati. Pur essendo stati molto intimi solo poche ore prima, adesso questa nuova scena ci vedeva imbarazzati. Presi la sua testa dolcemente tra le mani, la guardai negli occhi e le dissi: se non te la senti più non preoccuparti per me, capirò e ti lascerò sola. Una lacrima solcò la sua guancia e chinando la testa rispose: questa lacrima è per te, per la gioia che mi dai, e per la felicità mai provata prima d’ora nella mia vita. Con te mi sento donna veramente.

La tenni lungamente stretta tra le braccia, lasciando alle emozioni il tempo di fluire. Poi, ancora vestiti ci sdraiammo sul letto...

 
 
 

Il museo (parte 3)

Post n°24 pubblicato il 30 Ottobre 2010 da LudotecaMan

Si era fatto veramente tardi, il sole aveva lasciato il posto alla notte. Dalle finestre non giungeva nessun rumore, era ormai ora di cena. Anche noi avevamo una certa fame. Ci rivestimmo continuando a guardarci, occhi negli occhi, e con quel mezzo sorriso di chi è felice e non riesce a nasconderlo.
Decidemmo che, come per l’albergo, il primo ristorante che avremmo incontrato sarebbe andato bene. In fondo, quando si è in quello stato di leggera euforia, il cibo serve solo per riempire lo stomaco.

Mi raccontò molto altro di lei, delle sue origini straniere, di come aveva conosciuto l’uomo che sarebbe diventato suo marito, dell’amore per la natura. Scoprii così che nella mia città era solo di passaggio. Fu come ricevere un pugno nello stomaco, questo avrebbe voluto significare che sarebbe stato molto difficile rivedersi. Volevo domandarle dove vivesse e non lo feci, la paura che mi dicesse una località lontana centinaia di chilometri mi bloccò.

Nonostante il ristorante mi fosse sconosciuto debbo dire che mangiammo molto bene e, soprattutto lo trovammo molto accogliente e confortevole. Sorseggiando il caffè iniziammo a parlare di noi, di quanto ci era accaduto, del fatto che non avremmo mai immaginato di fare l’amore con uno sconosciuto.
Vedi, mi disse, una cosa in tutta sincerità debbo dirla: se non mi fossi lasciata trascinare in questa storia, non avrei mai conosciuto fin dove potevano arrivare il mio coinvolgimento e la passione che tu hai saputo tirarmi fuori. Per tutta la vita conserverò questo ricordo, Sarà motivo di conforto nei momenti bui e dolce ricordo quando le mie stagioni saranno sulla via della fine. Credo che pur nella pazzia del momento, ho fatto una delle cose più sensate della mia esistenza.

Ascoltavo le sue parole piacevolmente emozionato, arrossendo di tanto in tanto. Anche a me non era mai capitato una cosa del genere e con lei mi ero sentito uomo, nel termine più bello della parola. Alle volte il nostro sesto senso ci dice qualcosa di diverso; spesso rimane inascoltato, questa volta averlo assecondato mi ha regalato uno dei momenti più belli della mia vita.

E’ ora che io torni in albergo, mi disse. Rimani con me questa notte?

 
 
 

IL MUSEO (parte 2)

Post n°23 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da LudotecaMan

Parlammo a lungo, sentivamo tutti e due che non era scattata solo attrazione fisica, quello che ci aveva colto così all’improvviso era molto di più.
Guardammo i cellulari, ognuno di noi aveva ricevuto diverse telefonate e ora bisognava richiamare. Tranquillizzammo tutti coloro che ci avevano dati per dispersi e, inventando scuse alquanto improbabili, cercammo di prendere altro tempo per noi.
Ci raccontammo così le nostre storie, i sogni, le aspettative disilluse,le insoddisfazioni. Mentre parlavamo continuavo a far scorrere la mano sul suo corpo nudo, volevo mantenere il contatto, sia per  il piacere di farlo, sia perché ancora non credevo che fosse successo realmente.

Mi parlò di lei, del rapporto con i genitori, della madre persa prematuramente, del padre sempre assente a causa del lavoro. Ascoltavo e riflettevo su come avessi vissuto anch’io l’assenza di mio padre. La figura maschile nell’ambito famigliare viene troppo spesso vista come marginale, come se l’educazione e la crescita dei figli riguardasse solo la madre. Solo da grandi si comincia a percepire questa mancanza, e quanto pesa.
Mi parlò dei suoi due figli, di come crescevano belli e vivaci. Il suo orgoglio di madre traspariva in ogni parola. Sorvolò, e anch’io lo feci, sul rapporto con il compagno; troppo presto per scendere in certi particolari.

Difficile pensare di lasciarsi e tornare alla quotidianità.

Mi avvicinai di nuovo a lei e la baciai. Questa volta fu un bacio dolce, assaporato lentamente, consapevole di quanto fosse bello quello che stava nascendo. 
Delicatamente entrai ancora una volta dentro di lei. Mi accolse felice e, incrociando le gambe dietro la mia schiena disse: rimani qui.

 
 
 

IL MUSEO (1 parte)

Post n°22 pubblicato il 15 Ottobre 2010 da LudotecaMan

La giornata non prometteva nulla di buono, avevo già ricevuto diverse telefonate dall’ufficio, erano solo problemi da risolvere. Iniziai a chiamare, cercando di essere più tranquillo possibile, incredibile come le persone possano andare in escandescenze per un non nulla.  Sfoderai tutto il mio self-control, cosa non difficile per me, per rabbonire quelle persone. Alla terza telefonata però ero esausto.

Mentre parlavo camminavo, mi aiutava a rilassarmi. Mi accorsi allora di essere davanti all’ingresso di una mostra, erano esposti alcuni capolavori dei Macchiaioli di Firenze.
Senza pensarci troppo su, spensi il cellulare ed entrai.

Quei dipinti così ricchi di colori, quei contrasti, mi rapirono. Non sono un intenditore d’arte e non comprendo molto le differenze di stili e la qualità del pennello, so solo che se un quadro mi colpisce è perché tocca le corde delle mie emozioni, mi parla al cuore.

Mancavano ormai solo due stanze alla fine, quando davanti a un Fattori, vidi una giovane donna che scrutava il dipinto con attenzione. Sembrava una critica d’arte, o quantomeno, un’appassionata. Mi fermai a osservarla. I capelli le scendevano ricci lungo la schiena, il fisico proporzionato era molto gradevole. Indossava un maglioncino sportivo sopra a una gonna a pieghe, un abbigliamento che nella sua semplicità trovo molto attraente. Le gambe mi colpirono particolarmente, avevano qualcosa che le faceva apparire vellutate come mai mi era capitato di vedere.

Quanto tempo trascorse non lo so, quella figura mi aveva completamente astratto dalla realtà.

A un certo punto lei si girò, evidentemente aveva percepito uno sguardo insistente dietro di lei. Mi guardò, anzi, mi fissò per alcuni interminabili secondi. I suoi occhi mi colpirono con la forza di un uragano, penetranti e forti. Rimasi come inebetito, incapace di muovermi o proferir parola. Leggevo una carica di vita, una passionalità mai viste prima.

Girandosi si diresse verso l’ultima sala. Lasciai, per una volta, che il mio istinto mi guidasse e la seguii.
Percepivo che, anche senza voltarsi, era attenta a me. Si fermò davanti a un altro quadro, mi avvicinai e le sfiorai la mano. Un brivido forte come una scarica elettrica attraversò entrambi, presi la mano e la strinsi con vigore. Come se qualcosa ci attraesse, c’incamminammo verso l’uscita, prima lentamente, poi sempre con maggior sveltezza, quasi correndo.

Ci guardammo intorno e un attimo dopo eravamo dietro una colonna, quasi completamente nascosti a gli occhi della gente.

La passione esplose violenta e incontrollata. Le nostre bocche avidamente si trovarono in un bacio interminabile. Le mani esploravano incessanti ogni parte del corpo, come se ognuno di noi volesse appropriarsi dell’altro. Le mie passarono sul suo seno rigoglioso, sulle spalle, sui glutei. Sollevando la gonna misi la mano dietro le mutandine in una carezza fulminea, per poi tornare a scorrere sulla schiena. Lei fece altrettanto. Incurante di tutto mi sfiorò le spalle, il petto, le cosce, fino ad avventurarsi tra le gambe per sentire tutta la mia eccitazione.

Quel posto non andava bene, volevamo molto di più. Sempre tenendoci saldamente per mano, ci muovemmo in direzione del centro, lì avremmo trovato sicuramente qualcosa dove rifugiarci. Alcune centinaia di metri e intravedemmo la scritta a bandiera di un albergo. Se fosse stato bello e comodo in quel momento non era certamente nei nostri pensieri. Entrammo decisi. Pochi istanti dopo eravamo già con la chiave in tasca. Fu un bel momento perché lei, precedendomi, e sempre tenendomi per mano, si mise a correre su per le scale. Il gonnellino svolazzava mostrando completamente le gambe, ancora più belle di quanto avessi notato prima.

Ero così emozionato che faticai un poco a introdurre la chiave nella toppa.

Un piccolo tonfo e la porta si chiuse dietro di noi. Ci guardammo ancora una volta negli occhi, ma fu un attimo, con foga iniziammo a spogliarci l’un l’altro. Lo facemmo in maniera così disordinata che finimmo per trovarci incastrati nei nostri stessi abiti. Ricordo che ridendo caddi sul letto e lei appresso a me.

Ci amammo per ore con enfasi quasi selvaggia, mai paghi del nostro piacere e della voglia di dare all’altro ancor di più.
Il sole del tramonto iniziò a filtrare dalle finestre. Ormai paghi, ci distendemmo sotto le lenzuola.
Solo allora mi resi conto di non aver sentito mai la sua voce, anche se conoscevo bene i suoi sospiri e le sue piccole grida. Mi misi su di un fianco e, guardandola negli occhi dissi: ciao. Lei mi guardò e rispose: ciao. Una fragorosa risata scoppiò dai nostri cuori felici.

 
 
 

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Post n°21 pubblicato il 09 Ottobre 2010 da LudotecaMan

     Ti penso nel candore di un giglio
nel profumo di una rosa
nella penombra della sera

Ti sogno nella magica atmosfera di una notte d'estate
nel profumo della tua pelle
nel chiarore della luna
              nelle forme languide del tuo corpo
              

 
 
 

Una storia vera

Post n°20 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da LudotecaMan

Erano i primi tempi delle chat. Un mondo ancora sconosciuto e suggestivo. Conobbi virtualmente una donna di Roma che in quel momento era in vacanza in Sardegna.
Entrammo subito in sintonia... Sensazioni ovviamente…, però molto belle.
Mi raccontava delle sue scorribande sul mare a cavallo del suo surf... del sole magnifico... delle goccioline d'acqua sul suo corpo ben abbronzato.

Trascorse l'estate continuando a chattare, sempre più in confidenza, sempre più contenti di quella conoscenza.
Al suo ritorno ci scambiammo i numeri di telefono. Cominciammo a parlare, a raccontarci tante cose. Credo che in quel periodo fossi un ottimo cliente per l'allora omnitel. Ogni momento era buono per sentirsi.
Dopo qualche tempo lei cominciò ad avere una voce rauca; mi disse che era una brutta raucedine e che sarebbe passata presto.

Le proposi, vincendo la mia timidezza, di conoscerci. All'inizio lei rispose di no per quel momento; non era al massimo della forma e non voleva che io la conoscessi così.

Alla fine, dopo tante insistenze da parte mia, mi diede un appuntamento. Ero felice!
Andai lì, ricordo che arrivai con oltre mezzora d'anticipo.
Ma lei... non venne.
Provai al cellulare... sempre staccato!
Per diversi giorni tentai e un bel giorno mi rispose.
La sua voce era ancora più roca e quasi fioca. Mi disse che si scusava se non era venuta all'appuntamento ma proprio non ce l'aveva fatta. Dissi che non m'importava nulla e che avrei pazientato, l’importante era solo che stesse bene. Disse ancora che doveva entrare all’ospedale e che sarebbe stata una cosa breve, ci saremmo sentiti e visti non appena fosse uscita.

Fu l'ultima volta che la sentii!

Qualche tempo dopo, una fatalità incredibile.
Ero su internet ed all'improvviso apparve il suo nik!
Provai una gioia indicibile.
Finalmente dolcissima ……… !
La risposta fu: non sono …….. , sono una sua amica. Sono venuta a prendere il suo computer... prima di morire mi ha detto che voleva che lo prendessi io. Qui ci sono i miei ricordi più cari. Tu sei ……., vero? Mi parlava tanto di te e di come era felice... ogni volta le brillavano gli occhi…

 
 
 

Ragione e passione

Post n°19 pubblicato il 26 Settembre 2010 da LudotecaMan

E ancora la sacerdotessa parlò e disse: Parlaci della Ragione e della Passione.
E lui rispose dicendo:
La vostra anima è sovente un campo di battaglia dove giudizio e ragione muovono guerra all'avidità e alla passione.
Potessi io essere il pacificatore dell'anima vostra, che converte rivalità e discordia in unione e armonia.
Ma come potrò, se non sarete voi stessi i pacificatori, anzi gli amanti di ogni vostro elemento?

La ragione e la passione sono il timone e la vela di quel navigante che è l'anima vostra.
Se il timone e la vela si spezzano, non potete far altro che, sbandati, andare alla deriva, o arrestarvi nel mezzo del mare.
Poiché se la ragione domina da sola, è una forza che imprigiona, e la passione è una fiamma che, incustodita, brucia fino alla sua distruzione.
Perciò la vostra anima innalzi la ragione fino alla passione più alta, affinché essa canti,
E con la ragione diriga la passione, affinché questa viva in quotidiana resurrezione, e come la fenice sorga dalle proprie ceneri.

Vorrei che avidità e giudizio fossero per voi come graditi ospiti nella vostra casa.
Certo non onorereste più l'uno dell'altro, perché se hai maggiori attenzioni per uno perdi la fiducia di entrambi. (…..)

 

Gibran

 
 
 

Una strana storia (14)

Post n°18 pubblicato il 04 Settembre 2010 da LudotecaMan

Fu solo un attimo perché presi la sua mano e, con decisione, l’allontanai da me.

Mi guardò incredula, poi, senza proferir parola, si alzò e lentamente cominciò a rivestirsi.

Sentii i suoi passi lungo il corridoio e la porta richiudersi alle sue spalle.

 
 
 

Una strana storia (13)

Post n°17 pubblicato il 12 Agosto 2010 da LudotecaMan

Chissà se aveva un amore, mi domandavo. C’era un uomo nella sua vita? E se c’era, che diritto avevo io di essere lì in quel momento e, oltretutto, in quello stato?

Sentivo il suo profumo dentro le narici. Ero così vicino che mi sembrava  non fosse più lo stesso di prima. Forse stavo sognando, ma ora non mi sembrava più cosi artificiale: era profumo di donna.

Si, dovevo staccarmi subito, altrimenti avrei perso il controllo delle mie emozioni.

Lentamente iniziai a tirare indietro il braccio, dovevo fare pianissimo per non svegliarla. Mentre ero intento a questa manovra, la mia mano percepiva ogni centimetro della sua pelle. Avrei voluto svegliarla, amarla appassionatamente, farle provare piaceri inenarrabili… 
Non feci nulla e, alla fine, riuscii ad allontanarmi da lei.

Con gli occhi contro il soffitto mi diedi dell’imbecille.

 

Non so quanto tempo trascorse, vagavo con la mente facendo le congetture più strane. Alternavo momenti di euforica eccitazione ad altri ragionato sconforto.

Se era nuovamente lì con me un motivo doveva pur esserci e non mi convinceva che fosse solo per la mia faccia da buono che ispira sempre fiducia. Nella mia vita è stato spesso così, sempre considerato un gentiluomo, uno che non se ne approfitterebbe mai. Che voglia però questa volta di non esserlo!
Allora cos’era? Forse si stava innamorando di me? O forse era soltanto perché si sentiva sola, senza amici che potessero comprenderla appieno?

Immerso nei miei pensieri mi accorsi con ritardo che il suo braccio si era mosso e la mano accarezzava il mio petto…

 
 
 

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Post n°16 pubblicato il 06 Agosto 2010 da LudotecaMan

Nelle mie braccia tutta nuda
 la città la sera e tu
il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
 si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
 più forte delle voci e dell'ansito?
è tuo è della città è della notte
 o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
 dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
 dove comincio e finisco io stesso?

                                  Nazim Hikmet

 
 
 

Una strana storia (13)

Post n°15 pubblicato il 22 Giugno 2010 da LudotecaMan

Impossibile riuscire ad addormentarmi! Quel corpo caldo e morbido vicino al mio mi provocava turbamento. Mi sentivo sempre più eccitato e, anche se non avrei voluto, il mio sesso cominciò ad irrigidirsi, iniziando a spingere contro le sue natiche. Avrei voluto allontanarmi, mi vergognavo di quella situazione incontrollabile, ma lei bloccava il mio braccio impedendomi di allontanarmi.
Mi sembrava inopportuna quella mia reazione, lei attraversava un momento di sofferenza profonda, ed io non potevo profanarla in quel modo. Nonostante questo pensiero, la mia tensione emotiva non accennava a diminuire: era troppo forte il desiderio di lei.

 
 
 

Una strana storia (parte 12)

Post n°14 pubblicato il 17 Aprile 2010 da LudotecaMan

Cercai di sistemarmi meglio che potevo, i divani sono sempre troppo stretti e spesso anche corti. Ancora vestito e con una copertina sopra, provai ad addormentarmi. Pensieri di ogni tipo si rincorrevano nella mente, uno iniziava, lo seguivo, ma prima che finisse, già un'altro era lì pronto a scalzarlo. Un senso di irrequietezza mi pervadeva e non riuscivo a liberarmene. La parola “morte” riecheggiava nelle mie orecchie. Decisi di farmi una camomilla. Mi alzai, e prima di andare in cucina, passai davanti alla camera da letto per controllare che fosse tutto a posto e che lei riposasse tranquilla. Invece non era così: un pianto sommesso si levava nel silenzio della notte. Decisi comunque di non invadere quel suo spazio, e tornai verso la cucina. Misi su l'acqua a bollire e mi recai in bagno per una doccia veloce. Dieci minuti ed ecco, davanti a me, una bella tazza di camomilla fumante da sorseggiare.

Seduto, tra un sorso e l'altro, guardavo fuori in giardino senza vedere nulla, con i pensieri ormai appannati. Che cosa potevo fare per quella donna?

Così assorto, non mi accorsi che mi era alle spalle. Percepivo la sua presenza dal profumo leggero e dal respiro faticoso di chi ha pianto molto. Non mi mossi. La sua mano si posò sulla mia testa e iniziò ad accarezzarla lentamente, poi prosegui sulla guancia e questo mi fece trasalire: non dimenticherò mai quella carezza.

Si chinò e, baciandomi sulla spalla, prese la mia mano e mi tirò a se. Voltandosi s'incamminò lungo il corridoio e con flebile voce disse: "Vieni".
La segui a distanza, vedendo quel magnifico corpo ancheggiare davanti a me. Aveva indosso solo un completino intimo di pizzo nero.

Ci ritrovammo sotto le coperte, distesi uno di fianco all'altro. Mi guardò per un attimo, poi girandosi su un fianco mi diede le spalle. Prese la mia mano e portò il mio braccio a cingerle la vita. La strinsi forte contro di me, come a essere un tutt'uno. Ogni parte del nostro corpo combaciava....

Rimasi immobile ascoltando il suo respiro che lentamente rallentava, fino a che si addormentò. Nel buio della notte la immaginai finalmente serena e sorridente.

 
 
 

Una strana storia (parte 11)

Post n°13 pubblicato il 10 Aprile 2010 da LudotecaMan

C’era silenzio tra di noi. Assorti nel nostro microcosmo non sentivamo neppure il vociare intorno. Ci sedemmo a un tavolo vicino alla riva del laghetto, lei con lo sguardo rivolto allo specchio d’acqua ed io alla sua sinistra. Mettermi di fronte avrebbe potuto crearle imbarazzo e renderle ancora più difficile la spiegazione. Ordinammo un aperitivo a un cameriere che solertemente ce lo porto subito. Un breve sorso, mentre il silenzio aleggiava su di noi. Con lo sguardo rivolto lontano iniziò a parlare.

“Quel giorno, quando mi trovasti appoggiata alla tua macchina sotto la pioggia battente, avevo appena ricevuto una notizia al telefono: mio fratello era morto in un incidente con la moto.” Un profondo respiro e una lacrima scese a solcarle la guancia. Allungai il braccio verso di lei e presi la sua mano stringendola con forza. Riprese a parlare. “Era più grande di me di due anni, eravamo molto legati. Amici in comune, uscivamo sempre insieme. Gli volevo un bene dell’anima”. In quel momento le lacrime, così volutamente trattenute, iniziarono a sgorgare copiose dai suoi occhi. Un pianto disperato prese il sopravvento.

Mi rivolsi al cameriere con un cenno e, pagato il conto, ci allontanammo in direzione della mia macchina. Volevo che quel suo momento di disperazione potesse essere sfogato con tranquillità, senza lo sguardo incuriosito degli altri astanti. Accomodati sui sedili poggiò, come la prima volta, il suo viso sul mio petto, ed io l’abbracciai...

 

Pianse a lungo, ininterrottamente, come se quel dolore non conoscesse fine. Volevo fermarla, faceva male anche a me tutta quella sofferenza. Sapevo però che ogni parola sarebbe stata vana, bisogna arrivarci fino in fondo al dolore, solo così si ha la speranza di riemergere.

Anche la mia mente iniziò a ripercorrere i dolori della vita, e tutti quei momenti di sofferenza in cui avrei voluto piangere anch’io così violentemente. Le lacrime non erano mai riuscite a uscire, erano sempre rimaste lì, attaccate agli occhi, come se un’invisibile collante impedisse loro di sgorgare.
Eppure la morte mi era stata spesso vicina, per primo mio nonno, morì quando ero piccino, mentre lo tenevo per mano, regalandomi il suo ultimo sorriso. E poi via via tutti gli altri, come se morire in mia presenza fosse per loro un ultimo regalo.

Ormai era buio. Il suo pianto ormai era sommesso. Tra di noi neppure una parola.
Mi allontanai da lei, accesi il motore, e mi avviai verso casa.

Scendemmo dalla macchina. Lei era ancora troppo provata per il lungo pianto, tanto da essere malferma sulle gambe. Le cinsi la vita e l’accompagnai all’entrata.

Il silenzio sembrava essersi impadronito di noi.

Le preparai il letto e poggiata una coperta all’altezza dei piedi, nel caso avesse avuto freddo,  presi un cuscino per me. La baciai sulla fronte e mi diressi verso il divano del salone. Sarebbe stata una lunga notte di pensieri….

 
 
 

Una strana storia (parte 10)

Post n°12 pubblicato il 08 Aprile 2010 da LudotecaMan

Mi svegliai all’alba. Il pensiero di lei ancora prepotentemente dentro di me.
Aprii la finestra e tirando su le tapparelle un delicato e fresco profumo invase le narici. Guardai in giardino i miei fiori, alle luci dell’alba assumevano dei colori particolari. Mi fermai lì a contemplare queste piccole meraviglie della natura.
Andai in cucina e preparai la macchinetta del caffè, poi, mentre aspettavo che salisse m’inoltrai in giardino per gustare ancora più da vicino la magnificenza di quello spettacolo. Il silenzio risuonava nelle orecchie, inspirai fortemente più volte, come a voler partecipare con tutto me stesso.
Il suo volto riapparve nella mia mente, quasi a volersi confondere con tutte quelle meraviglie. Rimasi immobile gustando quei momenti sereni.
Il rumore della caffettiera mi riportò alla realtà. Versai la bevanda nella tazzina e la sorseggiai lentamente.

Mentre mi preparavo a uscire notai il mio stato d’animo, ero euforico per l’incontro della sera, ma anche calmo e sereno.

La giornata proseguì tranquilla, sbrigai il mio lavoro con l’entusiasmo infantile di chi sa che alla fine della giornata avrebbe trovato  una magnifica sorpresa.

Arrivai all’appuntamento,come sempre, con notevole anticipo. Decisi di passeggiare intorno al laghetto per smorzare un po’ quella tensione che sentivo crescere in me.
Avevo fatto pochi passi immerso nei miei pensieri quando, alzando gli occhi, me la trovai davanti a pochi passi da me. Evidentemente anche lei era arrivata prima e stava passeggiando con lo stesso mio intento di rilassarsi prima dell’incontro.

Ci fermammo, e per qualche secondo, rimanemmo a guardarci da lontano. Sorrise. Era estremamente affascinante e mi perdetti per un attimo in quegli occhi lucenti.

 

Lentamente ci avvicinammo...  Come l’avrei salutata? Una stretta di mano? Troppo formale. Un bacio sulle labbra? Decisamente eccessivo. L’istinto decise per me. Ci trovammo abbracciati delicatamente, con il viso che guardava oltre. Rimanemmo così per qualche istante, come ad aspettare che il cuore riprendesse il suo battito normale. Poi, prendendole la mano, iniziammo a passeggiare.

 
 
 

Una strana storia (parte 9)

Post n°11 pubblicato il 05 Aprile 2010 da LudotecaMan

Presi il telefono di slancio, composi il numero e immediatamente riagganciai.
Cosa stavo facendo? Cosa le avrei detto?
Mi fermai solo un attimo a riflettere, sapevo che se non avessi chiamato subito, poi non lo avrei più fatto.
Volevo conoscere il suo segreto, il perché di questo assurdo comportamento. O forse, desideravo quello che non osavo neppure pensare: provare nuovamente l’emozione di tenerla tra le braccia.
Pensai a dove avremmo potuto incontrarci, il posto avrebbe dovuto essere tranquillo ma non isolato, questa volta doveva assolutamente parlare.
Ripresi in mano il telefono e chiamai. Pochi squilli e una voce dolce ma leggermente roca rispose. Alcuni interminabili attimi trascorsero, era la prima volta che la udivo parlare. Provai nuovamente un tuffo al cuore, e facendo appello a tutto il mio self control risposi: “Ciao. Se per te va bene, ci vediamo domani sera alle 20 al laghetto dell’EUR, davanti alla piscina delle rose.” Mi rispose che le andava bene e che era felice di questa mia decisione.

Mi spogliai, mi distesi sul letto… e sognai di lei.

 
 
 
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