I dipinti di Renoir sono notevoli per la loro luce vibrante e il colore saturo, che spesso mettono a fuoco persone riprese in situazioni intimistiche. Il nudo femminile era uno dei suoi soggetti primari.Nel caratteristico stile impressionista, Renoir ha suggerito i particolari di una scena con liberi e veloci tocchi di colore, di modo che le sue figure si fondono morbidamente tra di loro e con lo sfondo. I suoi lavori giovanili mostrano l'influenza del colorismo di Eugène Delacroix e la luminosità di Camille Corot. Renoir ammirava anche il realismo di Gustave Courbet e di Édouard Manet: il suo lavoro infatti riprende dai loro l'uso del nero come colore. Verso la fine del 1860, tramite la pratica dell'en plein air assieme al suo amico Claude Monet scoprì che il colore delle ombre non è marrone o nero, bensì corrisponde al colore riflesso dagli oggetti che li circondano. Le opere della sua prima maturità erano come istantanee di vita reale di genere impressionista, piene di colore e scintillanti di luce. Dalla metà del 1880, tuttavia, Renoir ruppe con il movimento, per applicare ai ritratti e alle figure una tecnica più disciplinata e più convenzionale, specialmente per quanto riguardava le donne, ad esempio nelle Bagnanti, dipinte tra il 1884 e il 1887. Durante il viaggio in Italia del 1881, la visione dei dipinti di Raffaello e degli altri maestri del Rinascimento, lo convinse che era sulla strada sbagliata e per diversi anni, in seguito, dipinse in uno stile più severo, nel tentativo di ritornare al classicismo. Questo a volte viene denominato il suo "periodo di Ingres", per il modo in cui si è concentrato sulla linea ed ha dato risalto ai contorni delle figure. Dopo il 1890, tuttavia, Renoir cambiò nuovamente direzione, rinviando all'uso di un colore sottilmente tratteggiato che dissolveva i profili, come nei suoi lavori giovanili. Da questo periodo in avanti si concentrò particolarmente sui nudi monumentali e sulle scene domestiche, di cui esempi sono Ragazze al piano (1892) e Grandes Baigneuses (1918-1919). Gli ultimi nudi dipinti sono i più tipici e riusciti del Renoir maturo, noto per la sua preferenza di corpi femminili ben in carne. Il suo stile, caldo e sensuale, ha permesso alle sue opere di essere tra quelle più note e frequentemente riprodotte nella storia dell'arte. Renoir muore nel novembre del 1919, ucciso da una infezione polmonare. Aveva lavorato fino all'ultimo alle sue Bagnanti, con i pennelli legati alle dita ormai rattrappite. Venne sepolto a Essoyes, paese natale dell'adorata moglie Aline, morta qualche anno prima.
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Nato a Reggio Calabria nel 1981 dove ha vissuto fino a 24 anni. Già da piccolo manifesta interesse per il mondo dell’immagine, a nove anni inizia a frequentare un corso privato di disegno e pittura, nel piccolo paese dove vive, sotto la direzione di un’artista milanese. Durante gli studi tralascia il mondo delle arti visive e si concentra su aspetti più tecnico- matematici che lo porteranno a scegliere la facoltà di ingegneria dell’Università di Reggio Calabria. Nel 2004 inizia l’attività lavorativa nel comune di Modena, episodio che lo porterà ad abbandonare la propria terra natia, allontanandosi dalla vita familiare e sociale calabrese così diversa, a suo parere, da quella della nuova città. A Modena ritrova la sua vena artistica che lo porta a iniziare nuovi lavori , riscoprendo un nuovo stile, che riproduce sprazzi di natura primitiva delle coste calabresi a lui molto vicine con l’uso di tonalità calde, tipiche della propria regione integrate con materiali reali del posto. A questo periodo appartengono i dipinti che fanno riferimento allo Stretto di Messina e a Scilla. Inoltre G. riporta con molto interesse alcuni ritratti di paesaggi africani e primi piani di fiori. In quest’ultimo anno è cresciuto il suo interesse per l’arte pop: prova a riportare emozioni attraverso sguardi di giovani personaggi non comuni. http://artsergig.blogspot.com/
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Post n°41 pubblicato il 04 Maggio 2009 da affascinantemaschile
Artista neoespressionista dalla pittura esplosiva, quasi violenta, fatta di un alfabeto cromatico ardito. Pittura esuberante, scenografica, figlia dell’anima popolare, che si indovina, chiara, nei tanti volti effigiati in una fascinosa espressione archetipa, quasi a evocare un inconscia primordialità dell’ontos. La sua è una ricerca figurativa, propria di una personalità artistica legata ai fascinosi e mitici temi del passato, ma trasposti sulla tela con un ardito uso della sintassi cromatica e una sensibilità creativa, che gli consente di produrre dei tessuti figurativi di certa originalità. l ruolo poetico delle sue opera e la qualità degli esiti, sono in gran parte affidati alla rigorosa padronanza delle tecniche coloristiche, che escludono quasi sempre il disegno. La corposa plasticità delle forme è da accreditarsi soprattutto ai sapienti giochi di luci e ombre, che divengono principio fondante del narrato pittorico. Le cromie sono sempre elaborate per accentuazione, con giochi di rialzi timbrici e ricerca di assonanze. La sua silloge dei suoi dipinti si dipana su temi e argomenti che sempre poggiano su aspetti valoriali e culturali della storia dell’uomo prof. Vincenza Musardo Talò http://www.premioceleste.it/artista/idu:5390/
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Vive e lavora a Basaldella di Campoformido, Udine. Ha compiuto gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte di Udine (con specializzazione in oreficeria) dove si è diplomata nel 1966. Nel 1967 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte. Dopo il diploma ha maturato esperienze nel settore dell’oreficeria artistica partecipando a mostre in regione e fuori regione e fino al 1985 ha insegnato Educazione Artistica nella scuola dell’obbligo. Dal 1977 ha cominciato a dedicarsi alla ricerca e sperimentazione pittorica, partecipando a molti concorsi regionali, nazionali, internazionali, aggiudicandosi numerosi riconoscimenti. Ha inoltre esposto in diverse mostre collettive e personali, ricevendo favorevoli consensi critici. Nel 1984 è stata insignita del titolo di Senatore Accademico dall’Accademia Toscana “Il Macchiavello” di Firenze. Nel 2000 le è stato conferito il premio speciale “Arte e Cultura 2000” dalla galleria d’arte “Il Colle” di S. Daniele del Friuli (UD). È fondatrice assieme a Paola Bellaminutti, Silvana Croatto e Annalisa Iuri del gruppo sperimentale di pittura “ARTE4” che svolge la propria ricerca artistica sul territorio friulano. Come insegnante di Pittura e Disegno Artistico in corsi per adulti, collabora con il Circolo Culturale “La Proposta” di Campoformido, di cui è anche Presidente, e l’Unione Pittori e Artisti Friulani di Mortegliano, di cui è membro. E’ iscritta al Centro Friulano Arti Plastiche di Udine, dove ricopre la carica di consigliere nel direttivo. http://www.quadrantearte.com/Pittura/ArtistiMO/RenzaMoreale/tabid/310/Default.aspx |
Per Adriano Fava (Russi, 1940) la ricerca di una figurazione propria e personale lo spinge a sperimentare tecniche espressive sempre diverse conservando, però, una grande facilita pittorica. Piacevole e capace la sua è una caleidoscopica tavolozza dalla multiforme tematica. La formazione artistica di Adriano Fava avviene presso l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica “Gaetano Ballardini” di Faenza dove nel 1961 consegue il diploma di “maestro d’arte”. Alla sua prima personale tenuta a Russi nel 1964, Adriano Fava presenta sculture e grandi pannelli in ceramica. L’interesse per la figura e la scomposizione formale di matrice cubista contrassegna già pienamente la ricerca grafica e pittorica degli anni ‘60. Negli anni ‘70 ed ‘80, per Adriano Fava è un continuo susseguirsi di esposizioni in Italia ed all’estero. L’ormai maturo percorso dell’artista, a venticinque anni di attività tra pittura e ceramica, viene presentato in un’antologica a Chioggia nel 1983, cui fa seguito quella di Russi l’anno successivo. Per ragioni di salute, Adriano Fava abbandona la ceramica per la pittura. Nel suo percorso ininterrottamente sperimentale l’artista Adriano Fava comincia a sondare appieno la possibilità della materia nella pittura: alle tele sabbiate fanno seguito “dipinti polimaterici”, dove la forza del colore-materia arriva talora a sfaldare le forme; tecnica che estende anche nell’ambito della grafica con una serie di “serigrafie polimateriche”. La ricerca continua nel percorso esplorativo della materia porta Adriano Fava, negli anni Novanta, alla serie dei “tessuti”, alla ripresa plastico-poetica di forme naturali come alberi, palme, farfalle. A fianco, comunque, di questo percorso sperimentale, Adriano Fava continua ad attingere motivi di ispirazione dalla figura femminile così come al gusto prezioso dell’immagine, frutto di tagli netti, colori squillanti e sognante ricchezza decorativa. |
“Ciò che mi muove, nella ricerca della rappresentazione pittorica, è l'amore per l'espressione artistica, contenere una risonanza emotiva e i colori si trasformano in una tempesta solare carica di energia, la ricerca della bellezza e il desiderio di farmene personalmente interprete, per viverla al meglio e realizzare una parte di me,talvolta tenuta all'oscuro dalle circostanze della vita fino a questa datata maturità. I pensieri volano sulla tela e diventano una sostanza impalpabile che può penetrare ovunque riempiendo ogni spazio possibile. Dipingere diventa un tempo intermedio tra quella che ho e il sogno, vorrebbe essere biografia, reperimento di un senso, spazio di libertà, riconoscere l’uomo perché l’arte da un senso alla realtà.” |
Inizio la mia storia, come hanno già fatto tanti pittori. Non nomino il paese ove nacqui, perché era popolato da gente dedita al pettegolezzo carico di cattiveria; le invenzioni di quegli abitanti generosi di dicerie mi ripugnavano. Spero non ricordino nemmeno il mio nome: vivano nella loro putrefatta abitudine! I miei genitori - Angelica e Antonio - mancarono in tarda età. Ero primogenita e dopo di me nacquero due gemelle: Carla e Maria. Carla era vivace, sempre in movimento con il pallone; Maria, calma e appassionata di bambole e cucito, molto possessiva per ogni cosa che le piaceva. Lucrezia - la nonna paterna - viveva con noi; felice del nostro affetto, era orgogliosa di avere una nuora sempre in pieno accordo in ogni decisione. Tutta la famiglia viveva con serenità e nel reciproco rispetto. Frequentai le scuole elementari nel paese natale ed i primi tre anni dell’Istituto Magistrale ad Albino nel collegio (nel quale trascorsi il periodo più brutto della mia vita) del Sacro Cuore. A causa di una grave malattia sospesi gli studi per tre anni; nel 1939 mi diplomai presso l’Istituto Magistrale delle suore del Sacro Cuore, a Brescia. Nel 1940 decisi di stabilirmi - nonostante i bombardamenti - a Brescia per cercare un insegnante che mi preparasse all’esame d’ammissione al Liceo Artistico o all’Istituto d’Arte. Presi alloggio al convitto di S. Zanino, da dove - in caso d’allarme - si raggiungeva velocemente il rifugio nella galleria sotto la collina del castello; l’insegnante al quale mi affidarono fu Enrico Ragni (che avrei poi sposato nel 1952). Per vivere ricevevo aiuti dalla famiglia ed impartivo lezioni a chi come me doveva frequentare una scuola d’arte. Nel 1942 mi iscrissi all’Istituto d’Arte Governativo di Venezia ma i continui bombardamenti mi costrinsero ad interrompere gli studi. Nel 1944 Enrico Ragni vide i lavori pittorici che - oltre i compiti assegnatimi - eseguivo a casa; entusiasta, organizzò - a Rovereto, alla Galleria Delfino dell’editore Gaifas - la mia prima personale. Nel 1946 Cavellini espresse il desiderio di ospitare nella propria abitazione una personale di Santomaso e Vedova; Ragni riferì ad entrambi gli artisti - di cui era amico - l’idea di Cavellini. Inizialmente rimasero indifferenti in quanto non volevano incontrare pittori bresciani ma Ragni promise il proprio interessamento e li convinse per l’accettazione. Alla mostra presenziarono Valsecchi, Marchiori, il collezionista avvocato Alberini, Ragni, Cavellini ed io. Tutto riuscì bene e Alberini acquistò molti dipinti. Il merito di aver portato a Brescia la pittura astratta fu indiscutibilmente di Enrico Ragni. Nel 1948 conseguii il diploma di licenza presso l’Istituto d’Arte Paolo Toschi di Parma e nel 1951 partecipai - a Roma - al concorso per gli esami di stato ed ottenni (nel 1954) l’abilitazione all’insegnamento del disegno in tutti gli istituti medi, inferiori e superiori. Insegnai per 32 anni (e furono anni interminabili, soprattutto se alla presidenza era incaricata una donna) nelle scuole medie e superiori.
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E’ nato a Castellaneta (TA) e vive e lavora a Bari. Appassionato per la pittura, nel corso degli studi liceali, viene a contatto con alcuni artisti pugliesi. Al termine di tale periodo, l’artista, autodidatta, dipinge le prime opere, in cui evidenzia, quale motivo dominante, la interpretazione e rappresentazione della realtà circostante, nella quale ha vissuto fino ad allora, ricercando in particolare l’equilibrio tra luci e colori della natura e dei paesaggi della sua terra. Ventenne, partecipa ad un concorso di pittura estemporanea organizzato dal Comune di Castellaneta, aggiudicandosi il 1° premio. Studente universitario a Bari, continua a coltivare la sua passione per la pittura, producendo una serie di opere (ad olio e a gessetti), la prima datata 1966. Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri (1973), ultima gli studi in Sardegna, conseguendo a Sassari la laurea in Scienze Agrarie. Dal 1978 al 1983 è Ufficiale addetto al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico presso il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali a Roma. L’ultima opera di questo primo periodo artistico è datata 1983. Dopo aver svolto altri incarichi connessi alla sua professione e al grado in Savona, Napoli, Roma e Potenza, ha ultimato la sua carriera presso il Comando Regione Carabinieri di Bari e collocato in ausiliaria, dal 28 agosto 2005,con grado di Generale.Lo stesso giorno è entrato a far parte dell’ Associazione Nazionale Carabinieri. Agli inizi del 2006 ha ripreso a dipingere, interpretando, sotto una nuova luce, le sue precedenti esperienze di osservazione della natura e del mondo che ci circonda, tendendo essenzialmente ad evidenziarne la stupenda cromaticità, derivante da una connaturata positività interiore e desiderio di comunicarla. Dal giugno 2006 ad oggi, tra le numerose collettive e personali, si possono annoverare quelle alle Gallerie BluOrg di Bari, Albanese di Matera, Zanelli di Pavia, Tartaglia di Roma e De Marchi di Bologna, e alle Mostre Mercato Internazionali di Arte Moderna e Contemporanea, quali Padova, Bari, Genova, Parma, Udine, Forlì e Reggio Emilia; all’estero, ha esposto anche a Zagabria (Croazia), Buonos Aires, Mar del Plata, Cordoba, Mendoza (Argentina) Montevideo (Uruguay) e Minsk (Bielorussia).
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Post n°34 pubblicato il 11 Aprile 2009 da affascinantemaschile
Nato nel 1962, vive e lavora in provincia di Varese, frequenta per anni una scuola d’arte dedicandosi allo studio della figura e del paesaggio, sviluppando una buona tecnica impressionista in cui esprime sentimenti tramite l’armonia del colore, creando lavori limpidi con effetti di luce e ombre. Le sue prime mostre risalgono a questo periodo con partecipazione a collettive con altri artisti e compagni di studio. Col passare del tempo, acquista sempre più maturità artistica e l’attrazione per la pittura si sviluppa dopo un intenso periodo di studi della pittura moderna- contemporanea italiana e internazionale, e dal desiderio di stravolgere le forme naturali che si presentano ai nostri occhi. Allontanatosi dal figurativo, le sue prime opere astratte mostrano quest’effetto di scomposizione delle forme richiamando l’arte cubista. Inizia così lo studio vero e proprio della forma, di una pittura di ricerca dove le stesse forme acquistano una propria vitalità e la composizione diviene un soggetto elaborato, creato dal rapporto tra forma e colore.
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Paul Klee nacque a Münchenbuchsee presso Berna, in Svizzera, il 18 dicembre 1879. Figlio di un professore di musica presso il Conservatorio musicale "Hofwyl", Klee fu a sua volta un eccellente violinista e amante soprattutto della musica di Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven, Richard Wagner, che costituì un'importante componente nella sua formazione e costante interesse per tutta la vita. Frequentò molto anche i teatri d'opera e di prosa. Fra il 1898 e il 1901 si trasferì a Monaco di Baviera dove frequentò l'Accademia di Franz von Stuck ed entrò in contatto con la corrente artistica Jugendstil. Nel 1911 conobbe artisti come Auguste Macke, Franz Marc e Vasilij Kandinskij, con cui diede in seguito vita al gruppo del "Der Blaue Reiter" (Il cavaliere azzurro) con il quale esporrà a Berlino. Nello stesso anno conobbe, durante un viaggio a Parigi, Robert Delaunay, pittore simultaneo-cubista, le cui ricerche sul colore e la luce lo influenzarono in maniera determinante. Decisivo per il pittore fu un suo viaggio a Tunisi e ad Hammamet con Louis Moilliet e Lacke nel 1914. Da quel momento lo stesso Klee affermò di essersi pienamente impadronito del colore e iniziò a prediligere nelle proprie opere le tonalità calde, tipiche di questa area geografica. Dopo una parentesi triennale che lo vide impegnato al fronte durante la prima guerra mondiale prestando servizio nell'esercito tedesco viene consacrato a Monaco dalla sua mostra del 1919 che lo farà conoscere al grande pubblico internazionale. Nel 1920 venne chiamato dall'architetto Walter Gropius ad insegnare pittura nella Bauhaus presso Dessau. Qui Klee si applicò alla didattica con entusiasmo, avendo la possibilità di organizzare in maniera più sistematica l'aspetto teorico del suo fare artistico. L'esperienza della Bauhaus si concluse nel 1931 e successivamente assunse la docenza presso l'Accademia di Düsseldorf. Nel 1933 Klee fu costretto dal regime nazista alle dimissioni dall'Accademia di Düsseldorf, poiché il regime giudicava la sua produzione insieme a quella degli artisti a lui contemporanei e vicini d'esperienza "arte degenerata" . Lasciò così la Germania per trasferirsi nuovamente a Berna, dove continuò a dipingere, nonostante i gravi problemi di salute dovuti ad una sclerodermia progressiva. Negli ultimi anni della sua vita chiese la cittadinanza svizzera che gli fu concessa però solo postuma. Morì nel 1940 nella cittadina di Muralto vicino a Locarno. « Non appartengo solo a questa vita. Vivo bene con la morte, come con coloro che non sono mai nati. Più vicini di altri al cuore della Creazione » |
essere nato in un giorno qualsiasi, il tre marzo del cinquantatre, di un Tempo estravagante degli Universi, significa porsi domande alle quali restano possibili, immaginifiche, serialità di risposte ... www.robertomatarazzo.it |
Così come nella bella maniera del Rinascimento, al centro dell’opera pittorica di Elena Candeo ritorna la presenza dell’uomo. Se allora il bisogno dell’uomo di sentirsi al centro dell’universo rispondeva ad un ansioso anelito vitale, ad una volontà di misurare e misurarsi con il mondo; nelle tele di Elena i soggetti umani occupano, sì, fisicamente lo spazio ma ad esso contemporaneamente si fondono e con esso inevitabilmente si confondono. Ed è qui, in questa confusione, che emerge il segno indelebile del mondo attuale, quell’inevitabile conflitto irrisolto che, dall’interno di sé, l’uomo tende espressionisticamente ad exprèmere all’esterno di sé. Uomini che cercano conforto ora nel sonno, ora è il distacco dal mondo reale e l’ingresso nell’irrazionale dissonante, stridente di un paesaggio costiero violaceo, in cui la sinestesia è scritta nel gesto pittorico, che si fa materico nei punti in cui la compenetrazione dell’uomo con l’ambiente deve essere sottolineata. Che cosa rimane all’uomo al suo risveglio, al suo ritorno alla realtà? La solitudine sperimentata lo porta a voltare le spalle a chi lo osserva, noi compresi, lo porta a voler sbeffeggiare il mondo con una corporatura forte, scultorea, plastica, carica nella forma e nel colore. Costante è però la ricerca di un contatto umano, dettato dai contrasti tonali che descrivono la possente fisicità dei corpi e la fragilità degli animi, che sembrano momentaneamente uscire dalle tele per comunicare le cicliche crisi eternamente taciute dai soggetti reali. Da un testo di Eva Besazza |
Con i colori umidi di rugiada Conosce di te i rimpianti antichi e Sono nata e risiedo ad Imbersago, in Brianza, dove ho i miei affetti e dove mi circondo degli elementi fondamentali per la mia creazione artistica. Da giovanissima scopro la passione per i colori e mi avvicino al mondo della pittura da autodidatta colmando parzialmente il desiderio di scoperta e di ricerca che mi accompagna in tutto il mio percorso artistico. Sono gli anni della crescita in cui esterno con i colori le emozioni di adolescente e unitamente all'impegno sul lavoro, frequento nei fine settimana la Scuola d’Arte Pura e Applicata di Merate, e qui conosco il maestro Francesco Torazza dal quale apprendo i primi segreti dei colori ad olio. Grazie alle uscite “en pleinart”, utilizzo le luci e le ombre come necessità pittorica. Percorrendo un filo didattico più coerente arrivano le prime soddisfazioni che mi invogliano a proseguire con entusiasmo. Comincio cosi un intenso e proficuo lavoro fatto di sofferta elaborazione tecnica, ma soprattutto di autoanalisi per estrapolare le emozioni di una adolescenza non facile . Le mie creazioni dicono, sono piene di sentimento e di forte impatto emotivo. Come spesso succede, specialmente per le donne, dopo il matrimonio, la famiglia ed il lavoro a tempo pieno mi assorbono quasi totalmente e necessariamente torno al mio privato. Questa pausa diventa un periodo di ricerca e di metabolizzazione che deve trovare un'esternazione successiva. E' dunque l’incontro col maestro A.Beretta ; pittore dei navigli di Milano che mi carica di un'energia nuova che si concretizza successivamente in numerose opere. Riprendendo così la mia arte con ancora più passione e dedizione, ripercorro la strada del figurativo rinnovando le luci e le ombre in composizioni che vengono definite solari, vive, calde, luminose. dove potrete trovare tutto ciò che riguarda la mia pittura e non solo... Grazie.
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(Ortona, 7 settembre 1892 – Milano, 31 agosto 1989) è stato un pittore paesaggista crepuscolare italiano. Nel 1909, con il fratello Tommaso, allestisce una mostra nella Galleria Druet di Parigi, partecipando l'anno successivo al Salone d'Automne. Tra il 1914 ed il 1915 collabora a "La Grande Illustrazione" pubblicata dal padre Basilio con disegni ed illustrazioni grafiche, esponendo nel 1917 al Salone dell'Associazione della Stampa e nella Galleria Centrale d'arte a Milano. A Roma, nel 1919, tiene una mostra personale alla Galleria Bragaglia e conosce in quella occasione Carlo Carrà che consente poi il trasferimento della mostra a Milano nella Galleria Lidel. Nel 1920 si stabilisce definitivamente a Milano dove frequenta con entusiasmo il poeta Clemente Rebora.Dal 1928 al 1932 viaggia tra l'Italia e Parigi dove nel 1937 gli viene assegnata la medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale. Dal 1928 al 1942 è presente a tutte le edizioni della Biennale di Venezia, risiedendo quindi a Portofino dal 1938, fonte d'ispirazione delle sue opere tarde. Nel 1939 a Messina realizza un mosaico nella nuova stazione marittima, raffigurante Mussolini che, in una visita a Palermo, "elevava la Sicilia all’onere di essere il Centro dell’Impero".Dopo la seconda guerra mondiale si fanno più frequenti le sue mostre all’estero: Parigi (negli anni cinquanta e sessanta) ma anche Sudamerica (soprattutto Buenos Aires e Montevideo) e Stati Uniti. E proprio negli USA, in California, si stabilirà per lunghi periodi di tempo, alternando periodi di permanenza in Italia (ha risieduto per alcuni anni in campagna nei pressi di Colle Val d'Elsa) ed in Europa. I soggetti più rappresentati sono fiori, campi di grano e papaveri, i paesaggi abruzzesi e Portofino. |
Risiede e lavora a Vimercate (Mi). Specializzata prima in pedagogia e poi, nel 1989, in progettazione e design presso l’Istituto Superiore “Ateneo” di Milano . Ha collaborato con studi di architettura occupandosi di progettazione d’interni e studiando complementi ed oggettistica personalizzata per privati. Fra il 1993 ed il 1999 ha scritto articoli per la rivista VETRO SPAZIO della Editas Editore Miilano) , e curato recensioni su alcune manifestazioni importanti del settore dell’arredamento per la casa editrice Miller Freeman (Milano )e per il settimanale BELLA. Come designer si è occupata della progettazione di complementi d’arredo per l’Azienda Porada Arredi di Cabiate (Como). Coltivando, da sempre la passione per la pittura ,soprattutto per la grafica ,ha iniziato ,dal 2000 ,a presentare al pubblico i propri lavori frutto di sperimentazioni ,come autodidatta ,eseguiti con sanguigna,grafite ,pastelli ad olio, inchiostri per grafica , pigmenti fino ad approdare alla tecnica mista . |
Vive e lavora a Firenze, attivo da 30 anni, è passato alla pittura da 15 dopo un’esperienza grafica approfondita in particolare nelle tecniche incisorie. Tutto ciò non è una fortuita coincidenza, ma corrisponde ad una sua fondamentale e progressiva trasformazione artistica che lo ha condotto sempre più verso l'astrazione. Le sue tele, ricche di una fantasmagorica gamma di colori (che vanno dai più freddi blu, celeste, turchese e verde smeraldo, all'incandescenza dei rossi, dei gialli e dei fucsia), non approdano all'informale, ma mantengono un solido substrato 'grafico', proveniente dalla sua consolidata preparazione nel campo del disegno e della figura, qualità indispensabile anche per gli artisti che, con la loro opera, si distanziano dalle forme riconoscibili e prospetticamente costruite. Le sue forme astratte, disegnate con la plastica materica, increspata e tormentata del colore (talvolta dalle lontane eco tardogotiche della pittura tedesca di Matthias Grünewald o dei 'segni' moderni di Georges Rouault) dato con decisione attraverso ampie e veloci pennellate, disegnano linee spezzate ed elementi primari, spesso diedri elementari di cristalli, scomposti e frantumati in una sorta d'esplosioni vitali. Ma è la luce, una luce bianca e pura come quella sognata dall'Umanesimo, che interviene plasmando e modificando la materia inerte. Ecco, allora, 'divine' lame o croci di luce che piovono dall'alto, cosmogoniche matrici all'alba del mondo, che incendiano di vita quei diedri rutilanti, ora, dei colori primari dell'iride, in una scomposizione della luce-madre che s'irradia in quella materia stessa, rendendola 'intelligente' e nel contempo quasi dissolvendola o liberandola del suo 'peso' Giampaolo Trotta |
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[ Romano Conversano - Grande nudo ] [ poesia ] [ poesia ] Romano lavora i colori sulla tavolozza. Colori con prevalenza di verdi e di azzurri. Quella tavolozza la usa dal lontano 1943. E’ in legno di noce, alta soltanto 3 millimetri. Ormai è stratificata dal colore. Nonostante la ripulitura quotidiana, a fine giornata, del colore residuo, si è ispessita. Il colore ne è parte integrante. Organico. L’artista lavora di pennello, ma anche spandendo il colore con le mani, con i polpastrelli delle dita. Nel suo studio di Milano sta dipingendo una Donna d’oggi. Colpiscono i suoi occhi intensi. In tensione quasi orgasmica. In tranche creativa. Con a tratti improvvisi scatti di gioia. Quasi infantile, se non fosse per una certa emozione che vi traspare. Gli occhi grandi, celeste acqua, ti entrano dentro. Per catturare una luce, quella accuratamente nascosta nel profondo. Per far emergere il patos, l’animo greco…in una funzione quasi catartica. L’artista racconta i suoi quadri…si lascia andare. |
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....USARE QUESTO LUOGO....
Questo è un luogo in cui si dà spazio agli artisti, che qui evocano, con i propri quadri, delle emozioni; se volete vedere le opere associate alle mie parole, alla base di ogni riproduzione pittorica, troverete una scritta .. [ poesia ] .. cliccandoci si và in un luogo chiamato "Rimando d'Amore". Una volta in quel luogo vi basterà, cercare nelle voci del menu " Home di questo blog" (nella colonna di sinistra) per poter leggere tutte le opere presenti. Al piede d'ogni immagine troverete il titolo dell'opera in arancio. Cliccando su questo verrete indirizzati nuovamente qui. Un' altra maniera di usufruire di quello spazio sono le riproduzioni sulla colonna di sinistra, cliccandole avrete maggiori informazioni sugli autori delle opere che avete scelto.
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