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OGGI PARLIAMO DI........VITA E MORTE.....

Post n°229 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da mina_1954
 

 

…….fermiamoci un secondo e lasciamo che la mente si liberi da tutti i nostri stress quotidiani, lasciamo cadere le palpebre…e incamminiamoci per la strada della vita…ripercorriamo il nostro vissuto, oltrepando la soglia del giorno e scegliamo a caso un periodo della nostra vita…..ora lasciamo correre le immagini della fanciullezza……o anche quelle più recenti…..ma se fate caso per  niente e per nessun motivo  il nostro pensiero e neppure le immagini  vanno  alla fine della Nostra Vita…quasi ci sentiamo immortali…

 

 

 

 

VIA APPIA

Nell’antica Roma, infatti, i morti venivano seppelliti fuori del porncrium, il recinto sacro della città, e questo ha portato alla realizzazione di tombe allineate ai bordi delle strade consolari, come è tuttora visibile in particolare lungo la via Appia. Tutti avevano il loro loculus (luogo di sepoltura) individuale, spesso accentuato nell’individualismo da una iscrizione….. vigevano regole rigide non scritte, accanto a un controllo statale sulle sepolture che diminuisce alla fine dell’era repubblicana. Singoli e famiglie espongono nel loro sepolcro il loro raggiunto benessere economico, la loro professione, il loro eventuale ruolo nel governo. Aristocratici e liberti arricchiti gareggiavano nell’edificare tombe sontuose, spesso costruiti quando l’ospite era ancora in vita, per potere godere pienamente della soddisfazione di un monumento a se stessi …..Giacché dovevano illustrare la fama e la ricchezza del sepolto, le tombe ostentavano, decorazioni soprattutto all’esterno ( in particolare salta all’occhio il Mausoleo di Cecilia Metella è il più famoso sepolcro della via Appia, la strada consolare “regina viarum”) , mentre successivamente in età monarchica, le decorazioni si spostano all’interno della tomba, indirizzate quindi solo al ricordo “privato dei familiari. Con il passaggio all’impero, infatti, lo spirito competitivo tra i diversi ceti romani perdeva di importanza, e così mutavano anche le caratteristiche dei sepolcri ……..Un mutamento decisivo si avrà con l’estendersi delle catacombe

 

 

 

 

che fungevano da sepoltura per i cittadini meno abbienti e presto privilegiate dai cristiani perché ospitavano alcune tombe di santi….. si incontrano alcune tra le più importanti catacombe romane: le Catacombe di S. Callisto – il più importante sepolcreto cristiano di Roma, fin da II secolo, con molte sepolture di martiri e papi, che si estende su 15 ettari di terreno per un percorso che raggiunge quasi venti chilometri – le Catacombe Ebraiche, le Catacombe di S. Sebastiano….. I primi cristiani ……così un decisivo passaggio dalla posizione “pagana” che allontanava i morti dalla vita, a una nuova cultura della morte, legata inizialmente al culto per i martiri…La maggior parte delle catacombe si trovano a Roma, tanto da raggiungere il numero di una sessantina, mentre altrettante se ne contano nel Lazio. In Italia, le catacombe si sviluppano specialmente nel meridione, dove la consistenza del terreno è più tenace e, allo stesso tempo, più duttile allo scavo. La catacomba situata più a settentrione è quella che si sviluppa nell’isola di Pianosa, mentre i cimiteri ipogei più a sud sono quelli dell’Africa settentrionale e specialmente ad Hadrumetum in Tunisia. Altre catacombe si trovano in Toscana (Chiusi), Umbria (presso Todi), Abruzzo (Amiterno, Aquila), Campania (Napoli), Puglia (Canosa), Basilicata (Venosa), Sicilia (Palermo, Siracusa, Marsala e Agrigento), Sardegna (Cagliari, S. Antioco).

Rispetto alle sepolture pagane l’inversione di tendenza si fa totale nel Medioevo. Le sepolture diventano anonime, senza iscrizioni, e si concentra no nei pressi delle chiese, cioè tra i vivi.

 

Inizialmente il cristianesimo non ammetteva la sepoltura nelle chiese, poi furono proprio le chiese ad ospitare i cadaveri: nella chiesa (compreso il cortile e l’atrio), nel chiostro (talora definito ossario) e nelle zone limitrofe consacrate. Le sepolture dovevano quindi avvenire ad sanctos et apud ecclesiam (vicino ai santi e presso le chiese). Più la sepoltura era vicina alle reliquie, più era valutata, I santi avevano le loro cappelle o venivano posti sotto gli altari e chi poteva permetterselo chiedeva di essere sepolto nelle chiese vicino a un santo, a determinate immagini sacre o in un punto preciso del cimitero esterno. I ricchi riuscivano perciò ad essere seppelliti sotto il pavimento della chiesa, mentre i poveri giacevano in fosse comuni nel recinto esterno e attor no alle mura. Periodicamente si traslavano le ossa per riporle negli ossari. Le chiese coincidono talmente con il cimitero, che a volte si allontanano gli altari per lasciare spazio alle tombe. Si seppelliva quindi dentro) alle chiese e all’esterno, nello spazio circostante (corte). Di qui i primi termini per indi care i cimiteri: camposanto in italiano, churchyard in inglese, aître in francese, Kirckhof in tedesco.

 

 

 

Nei camposanti c’erano in genere poche croci in pietra, oppure in legno con il tettuccio spiovente. Le iscrizioni riappaiono solo nel XIII secolo, anche se limitate ai personaggi illustri (lastra tombale della regina Matilde, prima regina normanna d’Inghilterra). Bisognerà attendere il Cinquecento perché si affermino le targhe murali, sempre più diffuse nel Settecento……….Tuttavia la sepoltura in chiesa o nel ristretto spazio circostante entrava in crisi profonda in occasione di epidemie (come la peste nera già nel XIV secolo) che rendevano necessarie improvvisi e ampi spazi di sepoltura, veri pozzi in cui ammassare i cadaveri . Il cimitero moderno doveva necessariamente nascere di fronte a problemi di igiene legati alla morte, che si acuivano con l’avvento delle grandi città……….Il nuovo cimitero ottocentesco ha due caratteristiche fondamentali…….. mentre il vecchio cimitero era all’interno della città o del villaggio, il nuovo è lontano dal cuore della città, per sottrarre la morte dalla visibilità quotidiana, in quanto turbativa delle esigenze dell’economia borghese….è monumentale, sovrabbondante di statue, come status symbol delle famiglie borghesi, con tombe individuali che danno origine a una diffusione del mestiere di chi costruisce lapidi, tombe e bare (con i loro “atelier” in prossimità dei viali cimiteriali).

STAGLIENO (GENOVA)

 

Si può definire così il cimitero monumentale di Staglieno, una vera e propria metropoli dei defunti, il più grande e importante cimitero monumentale d’Europa, ma anche un vero e proprio museo a cielo aperto, una grandiosa galleria di arte scultorea che da sempre ha appassionato fotografi e turisti da tutto il mondo.

 

Staglieno sorge nell’omonimo quartiere di Genova, lungo il fiume Bisagno, la sua apertura risale al 2 gennaio 1852. Molte le tombe di personaggi illustri quali Giuseppe Mazzini, l’attore Gilberto Govi, il cantautore Fabrizio de André, la moglie di Oscar Wilde, Nino Bixio, l’autore della musica dell’Inno di Mameli Novaro, ma di notevole pregio anche le numerose sculture che adornano le tombe di importanti famiglie genovesi dell’alta borghesia dell’epoca. Le sculture offrono anche interessanti indicazioni per quanto riguarda la moda dell’epoca, ogni cosa è riprodotta con un realismo e una fede nei particolari minuziosissima, dai fini merletti dei colletti delle camice alle fibbie delle scarpe.

 

 

 

Alle spalle della Statua della Fede l'ingresso vero e proprio di Staglieno, la monumentale scalinata che conduce al Pantheon, riproduzione del Pantheon di Roma. Ai lati delle colonne in stile dorico le statue dei profeti biblici Giobbe e Geremia.

 

 

Questa statua è conosciuta con il nome la Venditrice di Noccioline. Era infatti lo scopo della vita di questa umile vecchina poter avere, dopo la sua morte, una tomba monumentale al Cimitero di Staglieno. Vendendo noccioline per strada e conducendo una vita di assoluta povertà e riuscita a mettere da parte la somma di denaro necessaria alla realizzazione del suo sogno. Si dice che nasca anche da questo la diceria sulla proverbiale avarizia dei genovesi, risparmiare in vita per potersi permettere la tomba più bella dopo la morte.

 

 

 

Già a metà Ottocento le case lambiscono i nuovi cimiteri delle metropoli europee, e oggi i cimiteri monumentali sono riassorbiti entro i confini dell’abitato, anche se restano periferici rispetto al cuore cittadino….inglobati nella città, resi permeabili ai suoi problemi e le sue storture (violenza e criminalità comprese) i cimiteri ottocenteschi hanno perso le loro funzioni originarie. Sono anche questi i motivi che ne hanno determinato il declino, a volte fino alla distruzione. L’incuria spesso prevale, facendo avanzare la “natura” (piante, erbacce, vegetazione spontanea) sulle creazioni artificiali dell’uomo (le tombe e i monumenti). Muschio, licheni, muffe, insieme ai disastri geologici, trasformano a poco a poco i cimiteri ottocenteschi in zone “selvagge”, regno di insetti, uccelli e altri animali

 

 

Oggi le tombe non sono più costruite come una piccola chiesa (le “cappelle”), ricordando le sepolture nelle cattedrali, ma imitano sempre più la casa moderna: il cimitero si mimetizza, imitando la città dei vivi.

 

 

 

In questo componimento il poeta si rivolge direttamente ai posteri, cercando di stabilire una continuità fra il suo tempo e le generazioni future. Nulla di concreto potrà tramandare il poeta: non un fiore, non un raggio di sole, ma basterà guardarsi intorno per ritrovare sempre le stesse cose (e lo stesso incanto) di quel tempo, perché tutto si ripropone e ritorna in una perenne ciclicità. Così i profumi di un giardino fiorito ricorderanno i profumi del passato e la gioia che la natura produrrà nel cuore sarà la stessa provata dagli uomini di ogni tempo... L'idea centrale della poesia è, dunque, la consapevolezza dell'autore che la morte non è un limite, poiché la vita continuamente si rinnova. Ogni uomo, in ogni tempo e in ogni luogo, se non si chiuderà nella sua solitudine e se avrà curiosità di conoscere e di capire, potrà recuperare tutti i valori del passato…..Questa riflessione viene condotta con immagini appartenenti alla natura poiché tra questa e l'uomo vi è una stretta analogia: i fiori muoiono, ma ogni primavera fa sbocciare nuovi fiori, così come muoiono gli individui ma nuove vite continuamente sono generate...NOTA - Commento di Grazia Cirigliano.

 

 

 

 

 

Un dolce Caro kisssss.....da Mina

 

dopo la morte.....c'è vita.....??

 

 

 
 
 
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