EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi di Settembre 2014
Post n°503 pubblicato il 30 Settembre 2014 da enodas
Questa consuetudine della torta é un aspetto culturale. C'é una torta anche per quando qualcuno se ne va. E se ne va non per caso, o per scelta, ma perché così ha deciso qualcun'altro. Ecco, portare una torta, in una situazione del genere, fare un discorsetto due minuti a me suona sempre sempre un po' beffardo ed un bel po' ipocrita. Uno sorride per circostanza mentre ti danno il benservito, neanche il tempo di finire una fetta di dolce e già ognuno torna a parlare degli affari propri, magari in una lingua che non ti appartiene. A me da proprio fastidio. Forse, probabilmente, perché vivo la stessa situazione di incertezza, per cui mi sembra sempre di essere sul punto di ricevere una torta pure io. E di trovarmi dove sono, soltanto fino a che certe condizioni esterne di comodo sussistono e niente altro. Lo so che é una questione di numeri. Ma per come mi trovo io ancora di più. E da qualche tempo é molto frustrante. |
Post n°502 pubblicato il 26 Settembre 2014 da enodas
Forse é un ponte sospeso nel tempo. Deve essere così. Superata l'ampia arcata di ferro frapposta tra due speroni rocciosi, mi trovo al cospetto di porte di pietra e case sospese. E' un passaggio che mi ricorda un altro ponte, un altro balzo nel vuoto tra due rive a strapiombo. Ho la mente che vola indietro, radente, sul profilo di Porto, sulle acque del Douro. E qui, in mezzo alla Spagna, é un balzo sospeso su quel che rimane di un torrente, la cui linea si perde, avvolta nel verde lì sotto.
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Post n°501 pubblicato il 24 Settembre 2014 da enodas
"Come sempre nei giorni di corrida, Juan Gallardo pranzò presto. Un pezzo di carne arrosto fu il suo unico piatto. Vino, nemmeno un assaggio: la bottiglia rimase intatta davanti a lui. Doveva restare sereno. Bevve due tazze di caffè nero e denso e si accese un enorme sigaro, rimanendo con i gomiti appoggiati sulla tavola e la mandibola sulle mani, guardando con occhi assonnati i clienti che via via entravano e si sedevano nella sala del ristorante. (V.B.Ibanez - Sangue e arena)
Sangue e Arena. Lo so che eticamente forse non dovrei essere qui, ma ho voluto vedere, sapere cosa fosse. Un aspetto tanto profondo e radicato della cultura spagnola, del mondo latino. A Madrid si trova l'arena più grande d'Europa ed una delle maggiori al mondo. Ciononostante, sinceramente, non sembra tanto imponente, né quando la visito, vuota, un pomeriggio, né la domenica, verso sera, quando inizia a riempirsi.
E' così che va in scena la morte. E' così che la sabbia si tinge di rosso, si imbeve di sangue, pesante, ed alla fine rimane una scia, lasciata dall'animale portato via e ripulita, immediatamente, prima che si imponga un nuovo istante di silenzio. E' quello starmazzare al terreno che, oltre un rituale che può apparire più o meno crudele, più o meno segnato, colpisce. E' quello l'istante per cui la gente paga, siede e si acclama? Non ne sono sicuro. Così non so descrivere la pena di fronte al toro morente, laggiù, dentro un cerchio che infuocato gli inveisce contro e gli si stringe attorno sempre più stretto, e lo sguardo colmo di forza lascia spazio ad una tristezza infinita, spaesata ed ormai già priva di coscienza. E' quando cede, rinuncia a lottare, con una lama piantata nel corpo.
"La corrida è basata sul fatto che è il primo incontro tra l'animale allo stato selvaggio e l'uomo a piedi. Questa è la premessa fondamentale della corrida moderna; che il toro non sia mai stato prima nell'arena." (E.Hemingway - Morte nel pomeriggio)
Ho rivisto questa sequenza sei volte, due per ogni torero che calcava l'arena, quella domenica di tardo pomeriggio. E nello stesso momento in cui sedevo, mi sono reso conto che l'adrenalina e la tensione della prima corrida andavano lentamente scemando, per uno spettacolo che si ripeteva, molto simile uno all'altro. Sapevo già cosa stava per succedere. E, in un qualche modo, già me ne ero abituato. Assuefatto, lentamente anestetizzato. A riprova di quanto ci sappiamo adattare in fretta ad un fatto cruento, a qualcosa che, in ogni modo, non dovrebbe lasciarci indifferenti. Credo sia questo il pensiero più sconcertante e più macabro.
"La corrida non è uno sport nel senso anglosassone della parola, vale a dire non è una gara o un tentativo di gara tra un toro e un uomo. È piuttosto una tragedia; la morte del toro, che è recitata, più o meno bene, dal toro e dall'uomo insieme e in cui c'è pericolo per l'uomo ma morte sicura per l'animale." (E.Hemingway - Morte nel pomeriggio)
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Post n°500 pubblicato il 20 Settembre 2014 da enodas
E' stato un paio di mesi fa che ho deciso di fare il backup completo del blog. Ho copiato uno ad uno ogni post depositato a questo indirizzo. E, inevitabilmente, mi sono trovato a leggere. Anche quando magari avrei cercato volentieri di evitare. Un po' indietro, po' dentro di me. Ripenso a come abbia deciso di scrivere su un blog, un po' di tutto, un po' di me, e come abbia continuato a scrivere. Come questo spazio si sia evoluto, sotto il ticchettio di una tastiera. Perché alla fine, scrivere é qualcosa che mi piace. Scrivo per me stesso, innanzitutto. E così arrivato a 500 post, che comunque é un bel numero, mi rendo conto che ho affidato a questo diario virtuale la narrazione di una parte di me. Una parte delle mie esperienze e del mio sentira, ancor più considerando quando, come e dove. Facendo copia e incolla, mi sono reso conto del piccolo, per il resto del mondo forse e probabilmente insignificante, patrimonio che avevo. E che tutto sommato ne valesse la pena averne una seconda copia.
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Post n°499 pubblicato il 17 Settembre 2014 da enodas
Ecco, sono tornato. Le stesse calli, gli stessi paseos. E' quella sensazione strana di conoscere un luogo perché ci sei già passato, anche solo un istante. Eccomi, in quella piazza, così elegante, così uniforme. E traboccante di vita, in una sera di fine estate, anche se il sole di giorno sembra quasi non concedere tregua. Ancora di più questa volta. Sono investito da questa marea, di voci, di ombre che si muovono, scivolano, si perdono, tutto intorno, nelle strade affollate e nei ristorati come nei locali, traboccanti di vita.
Anche questo, in un certo senso é un ritorno. Tra le sale del Prado per un'occasione speciale. Nell'anno delle celebrazioni del Greco, un'altra mostra ha luogo, questa volta al museo di Madrid, sull'opera del maestro di Toledo. Con un taglio interessante e particolare. Non solo El Greco, ma chi, nella storia della pittura, ha attinto a questo maestro che, dalla lontananza di quattro secoli, sembra rimanere attuale e riferimento. Tanto da sconcertare. Perché ogni movimento, ogni corrente, ha voluto e saputo cogliere un aspetto della sua arte che sapesse fungere da motore interpretativo e da fonte di ispirazione. I maestri dell'Ottocento lo studiavano nelle sale dei primi musei, copiavano schizzi, coglievano gesti o colori. Poi venne il Novecento, la frammentazion delle forme, dell'arte. E quelle figure ch parlavano da così lontano sono divenuti volumi, composizioni, espressione. Perché é questo, a mio parere il messaggio più profondo di questo allestimento. Che egli seppe catturare l'impalpabile, fosse questo il sogno o il lato più recesso dell'animo umano, e lo seppe narrare con una potenza narrativa sconvolgente. Attraverso i colori, o le forme, gli occhi dei suoi personaggi, attraverso uno stile che lo rende sempre immediatamente riconoscibile. Su questi paralleli, si muove l'allestimento de "El Greco y la pintura moderna", talvolta estremamente immediati, talvolta forse un po' forzati ai non addetti ai lavori, facendo luce a suo modo su tutta la modernità di quest'uomo vissuto quattro secoli fa.
“Il Cubismo ha origini spagnole ed io sono il suo inventore – disse Pablo Picasso negli anni ’50 . – […] Dobbiamo cercare le influenze spagnole in Cézanne .. e osservare l’influenza di El Greco nella sua opera. Nessun pittore veneziano (El Greco da Creta, prima di recarsi in Spagna si fermò per un decennio in Italia, e a Venezia dove il suo stile cambiò radicalmente), eccetto El Greco realizza costruzioni cubiste”. Il senso della mostra allestita al Prado per il 400mo della morte di El Greco è sintetizzato nelle parole del genio di Malaga, ma va oltre. Dove, se è indubbia l’influenza che El Greco ha avuto sull’arte del XX secolo, è altrettanto vero che fu tale l’originalità dell’artista nel panorama del suo tempo, che tre secoli dopo – quando le avanguardie alla ricerca di un racconto più reale della condizione umana hanno cominciato ad allontanarsi dalla realtà apparente – il suo messaggio è sembrato imprescindibile. Insomma, ognuno ha voluto vedere in quelle forme umane stravolte dal furore mistico e in quei colori ai limiti della psichedelia ciò che voleva vedere. Già, perché sarà anche un precursore, ma El Greco resta alfine un artista del ‘600. Javier Barón, curatore della mostra del Prado così ne spiega l’influenza sui moderni: “Come Velázquez è il riferimento per quei pittori che vanno verso il naturalismo (Courbet, Manet), El Greco lo è per coloro che cercano una trasformazione della pittura (cubismo, espressionismo, surrealismo) […] A questo bisogna aggiungere, naturalmente, una dose di leggenda “, quella di un outsider che si allontana volontariamente dai fasti della corte di Spagna per autoesiliarsi nella “periferica” Toledo. (da Internet - commento alla mostra
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Post n°498 pubblicato il 12 Settembre 2014 da enodas
Forse a volte si tratta di coincidenze che accadono dopo tanto tempo, ma non al momento giusto. Forse non sarà mai il momento giusto, finché non decidiamo noi che lo sia. Forse, non lo so. Ma sono stato incapace di prendere una decisione. Incapace di fare un salto che avevo fatto in altre occasioni. Forse, proprio per questo, ho avuto paura. Paura di rivivere certi momenti dalla mia vita, della mia esperienza. Paura di oscillare fuori da quel punto di equilibrio cui in qualche modo mi sono aggrappato. Non ho saputo scegliere, ed ho scelto di non scegliere. Rimbalzando tra pensiero e sentire, incapace di agire, avvolgendomi in una spirale d'ansia che é arrivata a sfinirmi. Non posso valutare positivamente tutto questo. Non posso valutare quello che in realtà é, che ogni sogno é legato ad un se e ad un ma, probabilmente un'idea, tanto che alla fine non sai nemmeno più cosa volere, e non sai come procedere. Perché magari nel frattempo é successo qualcosa, di bello o di brutto, che ti condizioni in mille modi. Pensando di commettere nuovamente un errore già fatto, ma questa volta consapevolmente nel momento stesso in cui lo si commetteva. Mi sono sempre ripetuto che non ha senso giudicare guardandosi indietro cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, perché nel momento in cui lo facessi userei occhi differenti da quelli che avevo allora, in quel preciso istante. Questo, almeno, mi ha evitato di nutrire rimpianti, ma non un senso di rimorso, a volte, nemmeno so perché. Sono andato in crisi, nel decidere se girare o meno una carta sul tavolo, nel momento in cui infine la tenevo tra le mani. Come se giocassi contro qualcuno, mentre a quel tavolo siede soltanto me stesso. Sono andato in crisi perché non riesco a guardare lontano e le immagini che ho nella mente diventano sempre più sfumate. |
Post n°497 pubblicato il 01 Settembre 2014 da enodas
"... Io suono le campane
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