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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Suite Bergamasque
Deux Arabesques

Liszt

Valse Oublièe
Valse Impromptu

Schubert

Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Ottobre 2014

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Post n°506 pubblicato il 23 Ottobre 2014 da enodas

 


La mia mente vola, lontano. Torna ai profumi marocchini, alla luce abbagliante, al deserto torrido e le acque spumose dell'oceano. Torna, sulla catena dell'Atlante, in un posto sperduta, nella valle del Dades. Chilometri e chilometri di strada. Ed io, verso il tramonto, siedo sotto una tenda stesa a proteggere una terrazza. Sento l'aria fresca che mi conforta, come un viaggiatore giunto alla meta, almeno per oggi. Ascolto la musica, comunico tra gesti, infiniti linguaggi, qualcosa racconto, e più ancora cerco di farmi narrare. Ospite, questa sera.
Ospite, in una sala coperta di tappeti colorati, circondata da una cornice unica di divani. Ed una montagna di couscous sul tavolo, il cucchiaio posto nel piatto per condividere, i colori dell'insalata ed il sapore intenso di un pane speziato colmo di carne. Certo, si potrebbe discutere di tante cose, delle mie sensazioni, allora, così come di altro, davanti ai miei occhi, ora. Ma non é questo il racconto di questa pagina. No, invece é la sensazione di accoglienza, é il ricordo che in un attimo mi ha portato indietro, lungo una strada di migliaia di chilometri, in un caleidoscopio di immagini e sensazioni fuse insieme ed all'improvviso, di fronte ad un mondo sconosciuto, appena sfiorato ma inafferrabile in tutto e per tutto, per la sua varietà, i suoi opposti ed il fascino delle sue tradizioni.

 

 

 
 
 

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Post n°505 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da enodas

 


In una casa per studenti di Delft c'é una festa. Una come tante, di quelle che si organizzano nel fine settimana, ed in cui si vede, letteralmente, di tutto e di più. Ho perso un amico e lo trovo, con altri, in una stanza più in là, aperta a parlare e strimpellare una chitarra. In un attimo, ho capito chi ci vive, una ragazza bionda e timida che ho già visto e che rappresenta l'immagine stessa dell'Olandesina, in un attimo ho capito che sa suonare il pianoforte e che le note aperte sulla tastiera le conosco, appartengono ad un notturno di Chopin. Ho deciso di suonare, quelle note che conoscono le mie dita, che conosco io. Per dire, come fosse un linguaggio segreto, che anch'io sapevo suonare, perché altro non sapevo dirle. Ma comunque non sono stato capace di raccontare molto oltre, bloccato da me stesso, da quante scuse troviamo, finanche dalla convinzione che ci sarebbero state altre feste.
A volte le coincidenze lasciano di stucco. Ho trovato, all'imbarco dell'aereo quella stessa ragazza. In mezzo, tanto tempo e tante cose. Circa sette anni, tanto - o pure di più - alla fine sono venuto su. Riassunte un po', in fondo, anche nei motivi di un viaggio. Ne ricordavo il nome e quelle due cose in croce che fugacecmente potevo sapere di lei. Lei, invece, mi ha riconosciuto ed é venuta a parlarmi. Ho pensato ad uno specchio, virtuale, immaginario e costruito, a volte situazioni così semplicemente lasciano pensare un momento un se e chissà, forse qualcosa sarebbe andato diverso. Nel bene e nel male. In questo temo di essere terribilmente bravo. A volte si perde l'attimo giusto e quella che prendiamo, anche senza saperlo, é come se fosse una decisione che cancella una strada potenziale tra tante.
Credo semplicemente che questi specchi spingano a guardarsi indietro per un attimo. E' strano che questo mi capiti oggi, su questo volo che in qualche modo mi porta ad una decisione. Una decisione che probabilmente ho già abbozzato, che mi ha assorbito un sacco di energie, e che, comunque la guardi, mi lascia la sensazione che in ogni caso dacida di fare una scelta sbagliata.
Nelle mie indecisioni, nelle mie difficoltà, nei solchi che mi porto dietro. A volte, uno specchio così.


 
 
 

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Post n°504 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da enodas

 

Come ogni anno, questi ultimi anni, ho la fortuna di poter visitare la mostra del World Press Photo, in una tappa praticamente dietro casa. E' inutile raccontare la rilevanza di questa associazione e del valore e del prestigio che i suoi riconoscimenti significhino per chi dell'immagine fa la propria professione e della narrazione un punto cardine della propria vita. Per chi la vita, in situazioni estreme, al fine di raccontare la rischia davvero. Di questi tempi, più che mai.
All'introduzione alla mostra, una nota del presidente di giuria poneva l'attenzione sui criteri di giudizio, in particolare chiedendo e chiedendosi se una foto dovesse essere premiata per la bellezza della foto in sé o per il carico narrativo ed emotivo della situazione che si trovava a rappresentare. Ho pensato che non fosse una domanda banale e che a volte il giudizio in effetti possa essere legato all'emotività ed al contesto. Onestamente, credo sia tutto sommato inevitabile.
A parte tutto questo, della selezione di vincitori, ho voluto stilare anche io la mia classifica personale, molto più incompleta e limitata, senza vere categorie, di quelle immagini che più di tutte mi hanno colpito, sperando, tra tante storie, di raccontare quelle che mi hanno colpito ancora di più.

 

 

http://www.worldpressphoto.org/awards/2014/spot-news/taslima-akhter#fullcontext


Final Embrace (Taslima Akhter)

25 April 2013

Savar, Bangladesh

Victims lie in the rubble, on the day after the Rana Plaza building, which accommodated five garment factories, collapsed. The relationship between the two people is not known.
In the days following the disaster, more than 800 bodies were visually identified by relatives, or by using ID cards or personal possessions. Relatives of others had to give DNA samples, but months after the incident many had still not been able to identify missing family members. The collapse of the Rana Plaza ranks as one of the worst industrial accidents in history.


- Questa é la foto più potente per me: raccoglie un dramma umano e della società globale, inchiodandola alla propria responsabilità. L'ingiustizia del lavoro, l'ineguaglianza politica ed uno sguardo profondo quanto accusatorio su quello che é l'ultimo istante di un'esistenza, l'uomo di fronte alla morte. Questa foto sconvolge, a mio parere, ad ogni livello. -

 

 

http://www.worldpressphoto.org/awards/2014/contemporary-issues/john-stanmeyer#fullcontext


Signal (John Stanmeyer)

26 February 2013

Djibouti City, Djibouti

African migrants on the shore of Djibouti City at night raise their phones in an attempt to catch an inexpensive signal from neighboring Somalia—a tenuous link to relatives abroad. Djibouti is a common stop-off point for migrants in transit from such countries as Somalia, Ethiopia and Eritrea, seeking a better life in Europe and the Middle East.


- Questa é la foto vincitrice del World Press Photo di quest'anno, quella riportata nelle locandine. Il fenomeno dei flussi migratori, di quella gente che semplicemente scappa, cercando di inseguire un sogno migliore, viene narrato da questa immagine attraverso gli occhi di chi sta per partire, rimettendo la propria vita al mare, ai suoi aguzzini ed al destino: l'ultimo pensiero, come una luce flebile di speranza volge indietro, agli affetti lasciati. Potentissima, nel suo contesto drammatioco, a sottolineare l'umanità e la comunanza di chi può apparirci tanto diverso. -

 

 

http://www.worldpressphoto.org/awards/2014/contemporary-issues/robin-hammond/07?gallery=1125526


War and mental health after crisis (Robin Hammond)

10 October 2012

Niger Delta, Nigeria

Traditional healer Lekwe Deezia treats mental illness through the power of prayer and with herbal medicines, in the Niger Delta, Nigeria.  While receiving treatment, which can take months, patients are chained to trees in his courtyard. They say they are fed at most once a day, are beaten, and not given shelter from the elements.
In areas of crisis—in failed states, in refugee camps, in countries where the infrastructure has collapsed—the mentally ill are frequently condemned to neglect or lives of misery. Disregarded in parts of the world by government and the aid community, sometimes far from family support networks, the mentally ill can lead isolated lives, subject to ill treatment.


- E' il reportage che scelgo. Ogni foto, di cui questa é rappresentativa, é lo specchio della solitudine dell'anima e della mente, vera e presunta, come poteva essere (forse ancora, in alcune zone) nella nostra società e come é ancora nel presente, in mondi tanto lontani, dove religione, superstizioni e credenze cancellano ogni speranza ed ogni dignità a chi già ha perso se stesso. -

 

 


http://www.worldpressphoto.org/awards/2014/observed-portraits/markus-schreiber?gallery=1125526


Farewell Mandela (Markus Schreiber)
13 December 2013

Pretoria, South Africa

A woman is turned away disappointed at the close of the third and final day of the lying-in-state of former South African president Nelson Mandela, at the Union Buildings in Pretoria, on 13 December. Nelson Mandela had died on 5 December at the age of 95, after a prolonged respiratory infection. Over 100,000 people lined up to pay respects to the former leader, but many were unable to gain access in time to file past the casket.


- Questa foto l'ho scelta per la delicatezza con cui il volto di questa bella ragazza improme sulla pellicola un avvenimento storico. Nello sguardo, così come nel gesto della mano, si condensa tutta la parabola umana di un personaggio gigante ed un capitolo intero della storia dell'Africa. -

 

 


http://www.worldpressphoto.org/awards/2014/sports-action/quinn-rooney/03


World Swimming Sports (Quinn Rooney)

27 July 2013

Barcelona, Spain

A member of the Russian team competes during the synchronized swimming free combination final on 27 July, day eight of the World Aquatics Championships, at Palau Sant Jordi.


- Più leggera rispetto alle foto precedenti, in un contesto ed in una categoria completamente diversa. Semplicemente, questa foto mi é piaciuta molto, e merita la menzione nella propria categoria: perché nel mondo e negli uomini può esserci anche tanta bellezza. -

 

 
 
 
 
 

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