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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Suite Bergamasque
Deux Arabesques

Liszt

Valse Oublièe
Valse Impromptu

Schubert

Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Giugno 2017

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Post n°704 pubblicato il 29 Giugno 2017 da enodas

 

 

 

Immagino che oggi dovrei scrivere qualcosa, raccontare di un passo enorme quanto importante e chissà quanti pensieri, di strade che non ho saputo trovare, ed altre sulle quali invece mi trovo stabilmente. Invece, mi fermo a scrivere soltanto di una mano tremante ed una punta di commozione, durata il tempo di un istante, tra leggerezza e caduta.

 


 

 
 
 

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Post n°703 pubblicato il 27 Giugno 2017 da enodas

 

 

Come cicli che si chiudono, negli ultimi tempi amici di questa data sono arrivati alla conclusione dei rispettivi dottorati e, uno ad uno, arrivano inviti per la difesa finale. Qui in Olanda si tratta di qualcosa di molto formale e regolamentato in molti dettagli, secondo un’etichetta che si riconduce a sedimentate tradizioni universitarie. Oggi ho guardato indietro di anni il giorno in cui ho raggiunto questo traguardo, o quello che avrebbe dovuto essere, e non ho potuto evitare di farlo attraverso l’immagine offuscata di una sedia vuota e, più lontano l’eco di una spiaggia deserta ed un molo spazzato dal vento. Ed allora, vorrei guardare alle cose in maniera diversa, modificare questo ricordo e renderlo più vicino a quello che vedo, oggi, proiettato su un mio amico, anche se in questa immagine è rimasto sedimentato, ed in questa immagine torna ad affiorare.

 


 
 
 

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Post n°702 pubblicato il 22 Giugno 2017 da enodas

 

 

"...Sentì ogni curva sciogliersi gradualmente nell'ordine illogico di un unico gesto, e trovò nella propria mente il cerchio che non esisteva se non per lei. Nel cuore della velocità, trovò la perfezione di un semplice anello. Pensò allora all'infinito caos di ogni vita, e all'arte sopraffina delle cose che sanno pronunciarlo in un'unica figura, compiuta. E capì cosa ci commuove nei libri, nello sguardo dei bambini e negli alberi solitari, in mezzo alla campagna. Quando si accorse di essere scesa nel segreto di quel disegno, chiuse gli occhi, vide gli occhi di Ultimo, sorrise. ..."

(Alessandro Baricco – Questa storia)

 

 

Questa notte, percorrendo con un ultimo scatto le ultime pagine, sono giunto a queste righe. Ho pensato un’altra volta che in qualche modo i libri chiamano alla lettura in momenti non casuali. E così, ho rielaborato questi giorni alla luce di una pista invisibile, che riassuma nelle sue curve una storia, guardando gli scatoloni che con ferrea disciplina ho riempito uno per giorno. Ho proiettato ogni oggetto, e tante di quelle cose che tengo senza proprio un senso preciso, su questa immagine, poetica ed originale, per raccontare che certo, dipende da come si è fatti, ma si legano i ricordi alle cose talvolta più impensabili, attraverso lacci imprevedibili. Così, questo mio scorrere e ritrovare, prima di far forse scomparire di nuovo, era come una raccolta di racconti brevi, una nota magari, o una pagina intera. E questa immagine di una corsa, su tornanti e rettilinei che a volte non avranno gran senso, mi è piaciuta e mi ha raccontato che ogni cosa, per quanto insignificante, può avere un valore, se nei nostri occhi glielo assegniamo.

 
 
 

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Post n°701 pubblicato il 20 Giugno 2017 da enodas

 

 

 

Seduto su una panchina, tra le pareti di una stanza, oggi, improvvisamente quel senso di solitudine si è amplificato, come forse mai non era successo da quando sono qui. Ho sentito la tensione ed un po’ di paura così, travolgenti su uno screzio con la quotidianità che, pur essendo distante da quanto una volta avrei immaginato, rappresenta un equilibrio. E mi sono sentito lontano, me stesso, le proiezioni su un giorno futuro, le mie preoccupazioni, lontano tutto che nell’immagine regressa dei miei pensieri ho accanto.

 

 
 
 

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Post n°700 pubblicato il 15 Giugno 2017 da enodas

 

 

27-28 Maggio

 

 

Questo è davvero un cammino sospeso. Il vuoto sotto i miei passi, letteralmente, ed una discesa da brividi, che non riesco a seguire con lo sguardo. Oltre la Porta del Paradiso, oltre un serpente di strada che si arrampica su se stesso, e che dall’alto di una funicolare sembra una linea a zigzag graffiata nella roccia, questo suolo è sacro. Lo è nella tradizione, nei nomi, e nei luoghi, così come nel silenzio che come ovatta si lascia dietro di se’ l’eco caotico di una città lontana, come se la montagna fosse un’isola fluttuante nell’aria, nei ponti sospesi che oscillano al passo come al filo di vento, un altro slanciato balzo nel vuoto in questo paesaggio che sembra affiorare su un pianeta sconosciuto. E poi, ci sono i nastri legati agli alberi, semplici come il loro oscillare al passaggio, allo sguardo, al respiro: caratteri segnati con un pennarello che sono disegni, nomi incomprensibili per me, promesse silenziose consegnate ad un angolo di eternità.

 

"Va su in cima il tortuoso sentiero,
spunta una casa in fondo al nembo bianco.
Fermo il carro a goder l’acero freddo,
foglie ha più rosse che fior di febbraio."

(Du Mu)

 


“Dal pendio dei monti vedo venire della nebbia,
Nel mezzo del bambù intravedo il sole che cala.
Gli uccelli dal bordo del tetto si levano e prendono il volo,
Le nubi che arrivano escono fuori dalle finestre.”

(Wu Jun)

 

 

Forse questa fiaba sarà davvero realtà, una volta salito, oltre le nuvole, o almeno dove immagini delle nuvole dovrebbero stare. C’è un cielo limpido fino a spremere gli occhi. Sarà una fiaba i cui capitoli saranno scritti come pilastri, quelli di roccia, che dalla cima sembrano affondare nel vuoto, scomparire in un precipizio inghiottito nel verde. Vegetazione rigogliosa, che da quelle radici nascoste sembra arrampicarsi lungo pareti impossibili e riappare, sulla cima, magari modellando profili impossibili del profilo di una donna, di amanti che si fronteggiano o di animali che popolano la tradizione cinese. Ognuna di queste sommità è come un piccolo mondo nascosto sotto le fronde verdi sgargiante, frastagliato ed irraggiungibile, se non con la vista, o con il volo, salti pindarici della mente che balza da un costone all’altro, su un vuoto vertiginoso verso l’ignoto, verso il pilastro di roccia che si erge un po’ più in là, fino a dissolversi in una linea accecante di luce. Fino a quel punto, oltre, arriverà questo racconto che acque ed aria hanno scolpito nella pietra.

 

 

 
 
 

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Post n°699 pubblicato il 12 Giugno 2017 da enodas

 

 

25-26 Maggio

 


 

"...In autumn cold alone stand I,
Of Orange Islet at the head,
Where River Xiang northward goes by.
I see hill on hill all in red
And wood on wood in a deep dye,
The river green down to the bed,
In speed a hundred barges vie.
Far and wide eagles cleave the blue,
Up and down fish in shallows glide:
All creatures strive for freedom under frosty skies.
Lost in immensity, I wonder who,
Upon this boundless earth, decide
All beings’ fall and rise?..."

 

Credo sia difficile immaginare chi abbia scritto queste righe. Eppure, da queste parti la venerazione del capo supremo che la Storia ha consegnato affonda radici ancora più profonde, nei suoi luoghi d’infanzia. Qui, dove le gigantografie diventano sculture giganti sulla riva del fiume e l’università è tra le più antiche della Cina. Del resto, anche il paesaggio di questi versi mi appare lontano da ogni ragionamento presente: una città smisurata, le colline nascoste e lo scorrere del fiume che davvero emerge soltanto la sera, attraversandolo lungo l’isola che vi si frappone in mezzo. Ma soprattutto, è difficile conciliare quest’immagine, e quella del suo autore, con ciò che è ora, le luci moderne di un centro pedonale, i negozi di marca aperti fino a tardi, il traffico congestionato tra strade enormi ed edifici giganteschi. Antico e moderno, quasi come sacro e profano, quando si parla di Storia, almeno di questa, dove il mondo è cambiato, rapidamente.

 

 

Non vedevo l'ora di scendere in strada. Parola magica, che aveva guidato il mio primo post, anni fa. Era come tornare ad un punto preciso. Non vedevo l'ora di ritrovare quel caos, ora che sapevo osservarlo in maniera diversa, e camminare su una linea di contatto molto labile tra ciò che era straordinario e difficile da comprendere, e ciò che era quasi routine.
Siamo saliti verso la montagna, quasi in cerca di un rifugio, che affondasse nell'infanzia e nei ricordi, e mi accogliesse tra portoni vergati di sapere e sentieri che si arrampicassero verso templi silenziosi. Anche l'aria era leggermente più fresca, ed i rumori arrivavano attutiti.
Siamo scesi, dalla metro, usciti in un angolo che in qualche modo sembrava lambito dai tempi moderni. Era un'altra strada, e bastavano poche centinaia di metri a renderla unica. Tra caratteri rossi, linee di draghi ed un'ossessione esasperante per il cibo, la luce abbagliante che si rifletteva sul selciato era anch'essa, in qualche modo un fotogramma familiare.
Ho ricordato ancora questa parola, quando scrissi allora. Strade cinesi. Questo era il non-luogo che per primo non potevo attendere di rivisitare.

 

 

Continuo a pensare a questo mondo ed alla sua distanza. E' un pensiero che mi ferisce, perché l'impatto che ho avuto si è mostrato chiaro dal principio. In questo mondo, mi sto immergendo, sfiorandolo, toccandolo, soltanto, probabilmente, con meno delicatezza di some sfiorerei te, tanto mi sommerge. Questi giorni saranno diversi. Negli spostamenti, nei tempi, nei modi. E questa lontananza, che grava su di me, come fosse mia. E nemmeno so come reagirò, oscillando tra il viaggio ed il racconto che lo accompagna.

 

"Casa mia è posta ai piedi di monti verdi.
Mi piace salire sopra quei monti verdi;
Ma sui monti verdi non ci posso salire:
Come ci salgo mi viene la malinconia."

(He Xun)

 


 
 
 

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Post n°698 pubblicato il 08 Giugno 2017 da enodas

 

 

 

Non so da dove iniziare. Ho attraversato grandi distanze in un arco di tempo relativamente breve, e sono tornato. Ma un ritorno, in un certo senso, è stato anche questo viaggio. Seppure sia andato in luoghi mai visti e lontani. Il ritorno è stato altrove, a cinque anni di distanza, quando ho preso un volo intercontinentale e, in un certo senso, mi sono affacciato per la prima volta su un mondo: me stesso, innanzitutto, la mia anima ferita, il mio cuore frammentato, ed il mondo attorno a me, poi, con occhi nuovi. Allora, non poteva che essere il più lontano possibile, un viaggio straordinario, che mi sfidava a ritrovare una forza nuova, come ritrovato, con maggior intensità era questo modo di viaggiare e conoscere.
Più o meno consapevolmente, col senno di poi, ho guardato indietro a quel momento, con questa prospettiva. Per questo, in un certo senso è stato un ritorno: perché sono tornato su quelle orme, in quel luogo esatto, anche se è un luogo enorme quanto l'Europa, e chissà quante volte sarebbero necessarie per poterlo esplorare completamente. E perché, per tanti motivi, quella distanza era quasi solo nelle ore di volo: senza le incognite di altri viaggi, senza essere eccessivamente preoccupato. Nuovamente, spinto dal cuore, ho fatto rotta verso Est.

 

 

Il Regno del Dragone. Non so perché, ma questa espressione continuava ad affiorare ogni volta che cercavo un'immagine o guardavo una foto appena scattata. Certo, il luogo è quello. Ma, con un sorriso, in qualche modo, per me, significava altro, un altro che non so spiegare e che rimane senza definizione. Ho attraversato luoghi splendidi, paesaggi la cui bellezza era semplicemente indescrivibile. So che è banale detto così, ma questo è tutto ciò che riesco a raccogliere nella mente come prima impressione. Sono luoghi che vivevano già, nella mia immaginazione, prima che li vedessi, tanto potente era la loro forza evocativa, e tanto famose sono le linee che li descrivono. Sono sceso a latitudini che non conoscevo, per trovare una parte di quel mondo che non avevo potuto visitare per motivi di tempo la prima volta, laddove la tradizione è forse ancora più forte, e per alcuni tratti incontaminata, nel bene e nel male, tanto da tratteggiare immagini iconiche di questo Paese. Ma soprattutto, mi sono trovato ad immergermi in questa cultura a livello profondo, per forza di cose, ad un livello che difficilmente potrei avere l'occasione di raggiungere, osservando ogni cosa da un punto di vista privilegiato e ravvicinato.

 

 

Non sono riuscito a prendere sonno. Non solo le prime notti, appena dopo il volo di andata. No, c’è molto di più. Ho guardato nel buio, magari mi sono girato nel letto duro quasi come il legno. No, ho pensato e guardato a te. L'ho fatto con un senso di tristezza e malinconia, a tratti con sofferenza, silenziosamente dentro di me. Perché forte avverto questa distanza, io che sento su me stesso la mia che pure rimane su scala inferiore. Il cibo, il calore, ogni gesto ed ogni affetto, il paesaggio stesso su cui ognuno di noi si trova casualmente ad atterrare, questo mondo così diverso da quello che è ordinariamente la tua vita adesso. Perché qua e là ho osservato le foto, che guardano indietro, ed io in ogni caso leggo ogni storia raccogliendo emozioni ed una punta di quel senso perduto. Perché provo a leggere la Storia sul volto di chi c’è e chi vi è passato, ed ogni oggi, a volte più intensamente, è il risultato di un ieri, di traversie, eventi e chissà cosa io posso solo ricostruire colmando linee vuote con la mia sola immaginazione. Perché proietto su di te le mie malinconie, le mie paure e le mie tristezze, anche guardando il futuro, secondo certe prospettive, e le sento ancora maggiori, perché maggiore è la distanza da dove viviamo.

 

 

 
 
 
 
 

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