Mondo Parallelo

Ritagli di vita e di suoni

 

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BACK TO BLACK

He left no time to regret, kept his dick wet, same old safe bet. Me and my head high, and my tears dry, get on without my guy, you went back to what you knew, so far removed from all that we went through, and I tread a troubled track, my odds are stacked, I'll go back to back. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her and I go back to...I go back to us, I love you much; it's not enough, you love blow and I love puff, and life is a pipe, and I'me a tiny penny rolling up the walls inside. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her, and I go back to...

 

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SI DEVE ESIGERE PIù DA SE STESSI CHE DAGLI ALTRI

Se a un certo punto un'amicizia o un amore cessano, forse non sono mai esistiti davvero.


aquila

 

S'I' FOSSE FOCO (SONETTO DI CECCO ANGIOLIERI)

 

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SMILE: THE LIFE IS SO GOOD!

 

LOVE HER AGAIN (DAL CD "ALONE" DI G.M.)

    

 
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FIAMMELLA SEMPRE ACCESA NEI CUORI

L'importante è come si vive e non quanto.

 

THE SECRET (BY GIOV@NNI)

 

Messaggi di Aprile 2014

PIOGGIA

Post n°517 pubblicato il 30 Aprile 2014 da menegi53
 
Foto di menegi53

Oggi, la pioggia ha un vago segreto di tenerezza, una sonnolenza rassegnata e amabile, una musica umile si sveglia con lei e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio. È un bacio azzurro che riceve la terra, il mito primitivo che si rinnova. Il freddo contatto di cielo e terra vecchi, con una pace da lunghe sere. È l'aurora del frutto acerbo e poi maturo. Quella che ci porta i fiori e ci unge con lo spirito vivo dei mari. Quella che sparge la vita sui campi e sui boschi e, nell'anima, tristezza di ciò che non sappiamo. La nostalgia terribile di una vita perduta, il fatale sentimento di esser nati tardi, o l'illusione inquieta di un domani impossibile con l'inquietudine vicina del color della carne. L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo, il nostro cielo dentro ha un trionfo di sangue, ma il nostro ottimismo si muta in tristezza nel contemplare le gocce morte sui vetri. E son le gocce come occhi d'infinito che guardano il cielo commosso che le ha lasciate cadere. Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco e vi lascia strane ferite di diamante, rivoli che scorrono come piccoli fiumi e poi scompaiono lievi. Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano ciò che la gente, dei fiumi ignora. Pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento, pioggia tranquilla e serena di fiori che si aprono per rinfrescare i loro petali, di dolce luce, pioggia buona e pacifica, vera pioggia, quando amorosa e triste cadi sopra le cose! Pioggia fredda di cielo che porti in ogni goccia anime di fonti chiare e di umili sorgenti! Sì, quando scendi sui mio viso, al cielo rivolto, lentamente i pensieri nascosti nel mio petto apri con i tuoi suoni. Il tuo vecchio canto racconti al silenzio, la tua storia sonora che è la stessa di sempre, ai rami bisbigli cantilenando e il mio cuore deserto che in te si ristora, commenta il tuo canto in un nero e profondo pentagramma senza chiave. Nel mio animo, la dolcezza della pioggia serena, tristezza rassegnata di cose assai care; ho all'orizzonte una stella accesa e il cuore mi impedisce di contemplarla. Pioggia silenziosa che gli alberi amano e sei nella pianura dolcezza emozionante: tu cadendo e picchiettando di sopra l’ombrello aperto, col tuo suono soffocato, dai all'anima le stesse nebbie e risonanze che lasci nel cuore addormentato di questo paesaggio; città che si sveglia al suono d'uno scroscio incessante, strade intricate, gente che passa, auto ferme agli incroci, vita che scorre tra le gocce fredde d’un mattino bagnato dal pianto che le nuvole in cielo ci han voluto donare; perle che sanno di antico, e parlano al cuore di chi non sa amare, e poi, questo rumore che mi parla di te: ti sto ad ascoltare cadere piano, tendo la mano per afferrarti, ma tu fuggi e ti perdi in rigagnoli bianchi, lungo la strada e più lontano, tra il verde dei prati, l'orecchio teso per sentire se un attimo ti sei fermata o cadi lo stesso più piano, e poi, all'improvviso, mi accorgo che taci!


Giov@nni

 
 
 

OLTRE L'ORIZZONTE

Post n°516 pubblicato il 29 Aprile 2014 da menegi53
 
Foto di menegi53

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio, lo spirito dentro, sembra gridare in preda a lunghi sospiri di vita. E versa il suo grido abbracciando l'intero giro dell'orizzonte. Una luce diurna più strana, quasi fosse già piena della notte, mi assorbe; qui attorno lo sguardo si perde lontano a frugar nelle pagine seccate dal sole e dal tempo, un’immagine avvolta di nebbia, come quando la terra è trasformata in umida palude, dove, come un pipistrello, la vita batte contro i muri con la sua timida ala, picchiando la testa sui soffitti marcescenti fatti di nuvole nere, per non cadere nella trappola del tempo; quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, sembra venire giù da un momento all’altro perché il vento soffia ed è umido, un vortice caldo limita i confini di un grande orizzonte e un popolo muto di pensieri, come fossero ragni, tende le sue reti in fondo alla mia mente. Lontano, sempre più forte, le campane suonano con furia e lanciano verso il cielo un urlo di richiamo, per ricordarmi che tra poco sarà mezzogiorno e i loro suoni sono come spiriti vaganti senza mèta che continuano a chiamare ostinati; sì, campane che chiamano frane lente di suoni giù dalle cime dei campanili, dentro valli di nebbia. Non combatto più col turbine delle immagini che mi allontanano dal color rosso del sole, non combatto più con il mio cuore, l'ho fatto fino adesso. Adesso aspetto. Aspetto che la mareggiata passi e ora queste campane hanno un suono che mi stordisce. Perché dovrà passare, perché nulla è "per sempre". E poi non ho nessuna voglia di alzarmi e di andare. Mi piace cullarmi tra i pensieri che vagano sulla cresta delle onde nel mare. Ed anche se raggiungo il largo, e sotto di me si aprono le profondità abissali di questa distesa d’acqua in perenne moto, la brevità di questi momenti mi conquista e mi dà un senso di pace, come barca, senza molo e senza capitano! Dalla prua, fra spruzzi e venti, vedo solo spazi immensi. Forse preferirei fermarmi un attimo sugli scogli vicino alla costa, ma mi piace ondeggiare da solo, in questo mare fatto di segretissime gocce piene di sale. Poi, ormeggiata la barca su un porticciolo deserto, calata la vela, mi inoltro per il bianco sentiero che porta lontano, e di corsa attraverso giardini con le prime case che s’affacciano bianche a macchiare il verde sotto i miei piedi. Più in là, sopra, il cielo, lunghi trasporti di nuvole senza tamburi, senza bande, sfilano lentamente nella mia anima piena di sole per rinfrescare di pioggia un giorno vissuto tra stelle di mare come mani tese a cercare, quasi fossero fiori appena dischiusi; la serenità dell’azzurro in alto, macchiata di rosso e di bianco, si fa strada pian piano e il buio del mondo scompare sul mio capo chino ad osservare, su un filo d’erba posato, un insetto un po’ strano, colorato di verde, della forma d’un chicco di grano. Poi penso, mi viene alla mente un’idea e sorrido e mi dico che alla fine del giorno la dovrò mettere in atto, oppure aspetterò, non so, vedremo. Adesso, che sono quasi arrivato alla vecchia cascina, mi accorgo che  davvero le idee sono tante, quante sono le stelle, son come loro, e messe assieme dipingono un quadro, con tanti colori, gli stessi colori che nell’anima mia, magari per caso, creano a volte dei capolavori. 

 

Giov@nni

 
 
 

STELLE

Post n°515 pubblicato il 28 Aprile 2014 da menegi53
 
Foto di menegi53

Lenta, e carica delle sue speranze, cala la notte. Dalla finestra, un immenso manto blu fa da contorno ad una luna brillante. Piccoli punti luminosi, stelle, affiorano su quel tessuto, finemente ricamate. In basso, una lunga scia di luci, illumina le strade, popolate dalla poca gente che ancora non riesce a sognare. In alto, le stelle, illuminano i pensieri e le speranze del mondo. I miei, quelli della gente che sogna, quelli di chi rimane sveglio senza pace. Se tempesta deve essere, almeno lasci alle stelle il suo ruolo. Ogni stella è un pensiero, ogni pensiero rappresenta qualcuno, ed ogni persona rappresenta qualcosa per gli altri. E tanto più sono luminose, tanto più forte è il legame che le stringe, rendendole uniche, dolci, effimere. Quante persone si sono chieste se esistono realmente, quante hanno domandato quale sia il loro senso, quante ancora oggi sono lì dopo aver visto il mondo! Ed ancora quante ne nasceranno, quante vedranno solo uno squarcio della nostra misera esistenza. Eppure, io vivo con loro. Perché mi regalano uno spettacolo fantastico, perché ci sono sempre quando vuoi sfogarti con qualcuno, perché anche quando piove mi osservano. Ed è risaputo che la pioggia è la migliore amica dei solitari, perché quando piove puoi piangere e nessuno lo saprà mai. Loro mi hanno visto piangere tante volte, quando piccino avevo paura, quando le notti non riuscivo a dormire, quando poi grande, ferito nel cuore, mi hanno visto urlare contro di loro, mi hanno visto anche soffrire per niente sospeso in un immaginario limbo fra la gioia ed il dolore, quello di tutti, quello degli uomini. Eppure rimangono fedeli al loro compito, sempre intente a fissarmi, con il loro sguardo indagatore. Sicure che prima o poi noi uomini faremo la cosa giusta, sicure che prima o poi potranno dire di averlo sempre saputo. Ma le stelle, per noi rimangono solo una fonte di ispirazione, uno sfogo o un lamento, anche se guardarle, a volte, può salvarci la vita, quando la rotta è perduta e siamo naufraghi tra i flutti, nelle notti senza luna. E io, sì, sono fortunato, perché una stella la vedo spesso, è lì solo per me, quella più bella e luminosa. Ed anche se lei non mi osserva, io la percepisco perché, della sua luce, mi nutro. Ed è strano sapere quanto sia ignara di ciò, ma da buona stella resta lì, immobile, a scintillare su quel manto blu scuro. Perché lei è una stella, ed io solo un uomo.

 

Giov@nni

 
 
 

ALL'OMBRA DEI PINI

Post n°514 pubblicato il 27 Aprile 2014 da menegi53
 
Foto di menegi53

Parole, come cantilene che chiamano frane lente di suoni giù dai pascoli dentro valli di nebbia. E poi le ombre dei campanili, ombre di giganti, come opprimono la mia più piccola dai contorni sfumati! Ho quasi paura: sembra ad ogni attimo di sentire, tra lo stormir delle fronde, la vita che fugge dai tronchi e dai rami come un torrente torbido per cento rivi. E le corolle dei dolci fiori insabbiate dal vento che migliaia di granelli dorati su quelle corolle ha posato. Forse, nella notte, qualche ponte verrà sommerso da acque turbinose tracimate da fragili sponde. Solitudine e pace, foglie che gemono al vento, solitudine e pianto dei pini marittimi, compagni di tante giornate di sole e io sotto le chiome con nelle mani il mio libro aperto, a leggere intento. Loro sanno tutto di me, dei miei momenti, sotto le loro frasche odorose a cercare frescura e riparo dal sole. E quelle notti di maggio ad asciugarmi il sudore che mi imperlava la fronte e mi bruciava le sclere di sotto le palpebre chiuse: come due piccole fessure, dietro gli occhiali da sole dalle lenti polarizzate. Poi ricordo, quei giorni, lì sotto a quegli alberi steso, sognavo che il vento era caldo e mi bruciava la pelle portandosi appresso il calore del sole, e camminavo in silenzio tra le dune di un deserto rovente, per spegner con le dita affondate nel cielo, il delirio delle menti offuscate, tra le sabbie infuocate, tra le tremule ombre di tanta gente, come fiammelle di candele in alto levate per rubare al sole il suo fuoco, lì immobili, ad aspettare che il giorno finisse. Poi la notte, col suo nero manto di ghiaccio, tra il fuoco bianco dei falò accesi per riscaldare le membra ed il viso, scendeva nera come la pece sui visi bruciati dal sole, gli occhi alzati a guardar nelle stelle, come ad aspettare un segnale. Di colpo aprivo gli occhi per cercar di capire dov’ero, quasi mi fossi perduto nel buio del nulla, ma poi intorno solo lo stormir delle fronde e nient’altro, mentre il canto d’una ghiandaia mi rubava un sorriso e, poi  scuotendo il capo, le mani dietro la nuca, di nuovo richiudevo gli occhi per riposare e cominciare di nuovo e sognare.

 

Giov@nni

 
 
 

COME UNA PIUMA

Post n°513 pubblicato il 26 Aprile 2014 da menegi53
 
Foto di menegi53

In riva al mare, il mio corpo perde tutto il suo peso si innalza nel cielo, come una piuma quando cade, leggera, nell'infinto dell'anima. I miei occhi si annebbiano, l'acqua mi avvolge, cado dentro la sua luce soffusa: è quella del cielo che si riflette sull'onda. La mente non può più nulla, quando spiego le mie ali, e volo lassù, lassù dove dicono che il cielo finisca, e inizi un nuovo mondo. Un mondo, dove la sofferenza è soltanto un ricordo, e non esiste. Effimero, insignificante ricordo. Anche la morte non esiste, non è mai esistita, la sua falce si è spezzata da migliaia di anni. E quella magica, incantevole piuma cade, cade, cade, scivola giù, tra mille note musicali, tra i tasti di un pianoforte che non c'è. Ma, allora con quali tasti sto suonando adesso? E questa musica? E io vado su, su, su, sopra le nuvole bianche. Riesco a muovere perfino le stelle. Basta che le tocchi e le sposto dove più mi piace. Le mie lacrime sono diamanti, davvero, zaffiri dimenticati dentro ad un portagioie, che rimane chiuso perché contiene anche perle di sorrisi ancora accesi, preziosi. E io volo, sempre più su, verso l'infinito, e oltre. No, non ho ammesso la sconfitta, non ho avuto paura di volare sopra il mare, non ho alzato alte le mani per non rimanere abbagliato, non mi sono arreso all’indifferenza di fronte alla meraviglia di un arcobaleno fatto di gocce di schiuma di mare. L'unica bandiera bianca che vedo, sono queste nuvole pigre, lattiginose, in cui mi immergo. Dove i sogni, divengono realtà e mille bimbi corrono, e danzano, e cantano, e sorridono con la delicatezza di una rosa e volano con me. E poi la piuma scivola, sempre più giù, e si immerge nelle acque del mare. Nelle oscure, incantate, acque del mare: quello che adesso mi parla sussurrando con il rumore della sua risacca, quello che mi accoglie tra le sue braccia perché mi incanti ad osservare la piuma che ho rubato alle ali bianche di un gabbiano, per poter volare, e poi ho lasciato cadere giù perché, dopo averlo abbracciato, dopo averlo sfiorato, nel suo immenso che sapeva di sale, indietro dovevo tornare.

 

Giov@nni

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: menegi53
Data di creazione: 23/11/2011
 

L'IGNORANZA E' MENO ODIOSA DELLA PRESUNZIONE

 

NON FARE DEL BENE SE NON ACCETTI L'INGRATITUDINE

 

CI VUOLE TUTTA UNA VITA PER IMPARARE A VIVERE

 

LA FELICITA' E' FATTA DI POCHI ISTANTI

aquila-immagine-animata-0012

 
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INCONTRIAMO IL DESTINO SULLA VIA PER EVITARLO

L'amicizia: gli amici ti aiutano, i conoscenti ti salutano!

 

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A VOLTE UN PO' DI SOLITUDINE CI FA STARE BENE

Chissà perchè certe donne e certi uomini non cambiano mai! Com'è squallida l'umanità, e io ne faccio parte!

 

RONDINI (DAL CD "TIME OFF" DI G.M.)

 

Volano, come rondini volano

poi nel cielo scompaiono

i miei sogni così.

Tornano come rondini tornano

anche se non vorrei...

I miei sogni così.

Chi non ama ricordi non ha...

sempre solo restare dovrà...

Una vita vissuta così...

non vorrei...non vorrei.

Meglio ridere e piangere se...

se l’amore ora viene ora va...

fa soffrire, ma è meglio così:

solo non sarai...no mai!

I ricordi verranno da te

come gocce di pioggia...

cadranno giù...

dai tuoi occhi dal cuore e poi tu,

sognerai... Di tornar tra le braccia di chi... se ne andò..

senza dirti nemmeno perché...

Sognerai... Di fermare quel bacio... così,

che hai rubato alle labbra di chi...mai t’amò... mai t’amò.

 

NOTHING MORE

 

Alcuni si ricordano dell'educazione

solo quando la pretendono dagli altri

 

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FELICITà

Non parlate della vostra felicità a chi è meno felice di voi.

La felicità è come la febbre poichè tutti ci sono intorno per farcela passare.Felicità

 

SCENDI! (A SONG BY GIOV@NNI)

 

TURBOLENZE D'ONDE

Senza il tuo consenso nessuno potrà mai farti sentire inferiore.

 

 

POLVERE DI STELLE SULLE MANI

Io sono più importante dei miei problemi.

 

COME SPIGHE DI GRANO

Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole

 
 

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