Mondo Parallelo

Ritagli di vita e di suoni

 

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BACK TO BLACK

He left no time to regret, kept his dick wet, same old safe bet. Me and my head high, and my tears dry, get on without my guy, you went back to what you knew, so far removed from all that we went through, and I tread a troubled track, my odds are stacked, I'll go back to back. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her and I go back to...I go back to us, I love you much; it's not enough, you love blow and I love puff, and life is a pipe, and I'me a tiny penny rolling up the walls inside. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her, and I go back to...

 

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SI DEVE ESIGERE PIÙ DA SE STESSI CHE DAGLI ALTRI

Se a un certo punto un'amicizia o un amore cessano, forse non sono mai esistiti davvero.


aquila

 

S'I' FOSSE FOCO (SONETTO DI CECCO ANGIOLIERI)

 

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SMILE: THE LIFE IS SO GOOD!

 

LOVE HER AGAIN (DAL CD "ALONE" DI G.M.)

    

 
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FIAMMELLA SEMPRE ACCESA NEI CUORI

L'importante è come si vive e non quanto.

 

THE SECRET (BY GIOV@NNI)

 

Messaggi di Aprile 2015

GOCCE DI RIMA

Post n°789 pubblicato il 30 Aprile 2015 da menegi53
 

Dapprima ritorna,

di suono si forma

e risale dal mare.

Fluisce di strisce, irradia,

di sole la spiaggia di sale,

dipinge… poi si stringe,

si in-tende, si at-tende,

si es-tende, riprende

il verso la rende più viva,

ma resta alla soglia

discende,

fin quando si arrende.

Si allenta, ma a un tratto

contro di me si avventa,

s’impenna, si punta,

la piglia di pinna

e si scaglia nel cuore,

come un seme di paglia,

che vola,

e che muore.

Volteggia e ricade:

sul velo dell’acqua s’infrange,

e riflette

una frangia di rose,

e di torta tre fette,

sul tavolo attendon

d’essere prese.

Poi s’insinua, di risa,

una spina, di miele

una goccia… di sangue

ed un rovo di fiele,

ma torna dal fiume

dei miei pensieri,

e rinasce sbocciando

nel mare dei desideri

una rima che prima

era in goccia,

contenuta entro una boccia.

Di color rame brunito,

come il mio cuore,

che pulsando più forte,

accarezza adesso nel cielo

l'azzurro infinito.

 

                                                                   Giov@nni


 
 
 

HO UN ATTIMO

Post n°788 pubblicato il 29 Aprile 2015 da menegi53
 

Ho un attimo di cielo da dividere con me, voglio essere re d’un regno di stelle, amante della luna e molto più. Armonia perpetua nell’aria del mattino che lega alla natura il mio io. Ciò che adesso esiste e poi finisce sublima quell’attimo che mi appartiene per affossarne i futuri. Sogni ingannevoli, già sperati, incorniciati da semplici sorrisi, bagnati magari di lacrime e pensieri. Passioni che nascono e muoiono ogni giorno con noi, dentro di noi, nell’apparente sogno di una verità perduta, cercata e poi smarrita, ritrovata da altri in un perpetuo ciclo di anime semplicemente rivestite di carne. Nell’occhio di catrame e di cemento, che cerca sul davanzale una piantina, oggi rincorre sulla scia del vento il volo d’amore dell’ape regina. E lontano, una figura di donna, dai lunghi capelli china ad osservare un fiore, sul suo candido collo spicca un rubino, infilato in una collana d’oro a larghe maglie, e benché sia sempre un sasso, mi dico, pur non trovo pietra che possa gareggiar con il suo passo. Sento il profumo dell’erba tagliata, e nella primavera ormai inoltrata sorrido a un passero che canta e ricambio il saluto. Vita allungata nel futuro di oggi e di domani, ma di contro, s’accorcia il sentimento perché in fondo le cose più vere le ha vissute con me soltanto il vento.

 

Giov@nni

 
 
 

LA SCALA DI CRISTALLO

Post n°787 pubblicato il 27 Aprile 2015 da menegi53
 

E così me ne sono andato, la testa china dopo aver salutato chi mi ha ricordato i primi anni della mia fanciullezza quando lei, “la maestra Rossi”, mi additava per farmi leggere sul sussidiario una poesia di Carducci o di Pascoli; sì, ricordo è passato tanto, tanto tempo, ma adesso che l’ho incontrata in un negozio di antiquariato, il tempo si è fermato con lei, insieme a quella pendola appena restaurata per chi nei suoi anni fieri e ricchi di storie, cammina curva e guarda sotto due occhiali spessi dinanzi a sé quasi a vergognarsi di alzare il capo. Per via, forse, del suo zoppicare in un modo strano e particolare, saltellando quasi sulla punta di un bastone intarsiato e ricurvo, vecchio forse più di lei… la maestra Rossi. Ricordo che non andava mai in chiesa: guardava il cielo muoversi in cornice nelle finestre aperte assieme alle rondini che si sfioravano appena, garrule frullando prima di fuggire lontano. Rapidi si stringevano i suoi occhi di mandorla, ormai opachi, per non far passare le lacrime: erano quelli gli ultimi giorni del suo ultimo anno, poi sarebbe andata in pensione. Salutava così le sue piccole donne e noi maschietti dai volti, i sorrisi, i sogni diversi che ora andavano via tutti assieme, sciogliendo ciascuno come trecce le sue ali nel sole d’una gioia, oppure nel sale di un dolore che non si faceva ancora sentire: poi dopo, chissà… E già il cielo era vuoto nel trionfo di maggio e neri presagi le rondini, per fortuna impigliate in quelle sue lacrime che nessuno avrebbe mai visto per portargliele via, lasciandola sola davvero. Un giorno, era ieri, che mi è rimasto fisso nel cuore. Sì, ho avuto chiodi, e schegge, e tavole sconnesse, e tratti senza tappeto, nudi, nel ricordo d’una nostalgia e una  tenerezza da togliermi il fiato. Le volevo bene, non so, forse io, bambino, leggevo la tristezza nei suoi occhi, o forse no, forse per me era una seconda mamma, qualcuno cui confidare le mie paure e i miei crucci. Io… le volevo bene. E poi negli anni a venire come lei mi disse tante volte di fare, sempre continuavo a salire, su per quella scala raggiungendo un pianerottolo, svoltavo un angolo, e, certe volte entravo nel buio dove non c’era la luce. E non volevo tornare indietro. Non ho sostato né mi sono fermato sugli scalini perché è faticoso andare e salire, poi di certo mi avrebbe sgridato, la maestra Rossi. “Non cadere, adesso, vai avanti”, mi dicevo: perché io continuo, ancora mi arrampico, lungo la scala della vita quasi fosse una scala di cristallo, e lei, col suo bastone, ha inciso parole di una dolcezza indescrivibile in ogni scalino. E non riesco, ora che sul marciapiedi mi confondo tra la gente, a non voltarmi indietro a guardarla per l’ultima volta, prima di vederla scomparire dietro la via con in mano la sua vecchia pendola incartata, che nelle sfere ha incisi, in caratteri di fuoco, anni di vita e di sogni che il tempo non ha mai potuto cancellare. La scala di cristallo sale, sale verso l’alto, e non vedo l’ultimo gradino; troppa nebbia forse lassù, troppo calore in un giorno di sole, troppe le cose affiorate alla mente, in un attimo solo, in cui bimbo mi vedo intento all’uscita di scuola a cogliere un fiore e a carpirne il profumo. Dolce ricordo nel passo d’una anziana signora, con in mano una pendola e un bastone ricurvo sotto il peso degli anni, il peso dei giorni rubati alle nuvole in cielo, al mattino sui banchi verniciati di nero come la notte di un giorno lontano, di fronte a una donna che, quella volta che avevo paura del tuono, mi prese per mano.  

 

Giov@nni 

 
 
 

HO PROVATO

Post n°786 pubblicato il 26 Aprile 2015 da menegi53
 

Ho provato, provato, provato; mi fermavo a guardare il paesaggio. A volte non riuscivo a dormire, a volte un silenzio assordante mi annoia. A volte, come questa notte, mi ritrovo davanti a me stesso e mi guardo di sbieco e questo sdraiarmici accanto è il solo modo per coprirmi di foglie, prendere fiato sulla sabbia, sollevarmi sulle ali; essere un cane, o carezzarlo sul suo pelo caldo; distinguere il dolore da tutto ciò che dolore non è; stare dentro gli eventi, dileguarsi nelle vedute, cercare il più piccolo errore. Un’occasione eccezionale per ricordare per un attimo di che si è parlato dentro di me a luce spenta; e almeno per una volta  inciampare in una pietra, bagnarmi in qualche pioggia, perdere le chiavi tra l’erba; e seguire con gli occhi una scintilla di vento; e persistere nel non sapere qualcosa d’importante. Sono quello che sono. Un caso inconcepibile come ogni caso. In fondo avrei potuto avere altri antenati; e così avrei preso il volo da un altro nido; così da sotto un altro tronco sarei strisciato fuori in squame. Nel guardaroba della natura c’è un mucchio di costumi: di ragno, gabbiano, topo campagnolo. Ognuno calza subito a pennello e docilmente è indossato finché non si consuma. Anch’io non ho scelto, ma non mi lamento. Potevo essere qualcuno molto meno a parte. Qualcosa d’un formicaio, tronco, sciame ronzante, una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento. Qualcuno molto meno fortunato, allevato per farne una pelliccia, per il pranzo della festa, qualcosa che nuota sotto un vetrino. Un albero conficcato nella terra a cui si avvicina un incendio. Un filo d’erba calpestato dal corso di incomprensibili eventi. Uno nato sotto una cattiva stella, buona per altri. E se nella gente destassi spavento, o solo avversione, o solo pietà? Se al mondo fossi venuto nella società sbagliata e avessi tutte le strade precluse? La sorte, finora mi è stata benigna. Poteva non essermi dato il ricordo dei momenti lieti. Poteva essermi tolta l’inclinazione a confrontare. Potevo essere me stesso, ma senza stupore, e ciò vorrebbe dire qualcuno di totalmente diverso.


Giov@nni

 
 
 

I FIORI DEL BELLO

Post n°784 pubblicato il 24 Aprile 2015 da menegi53
 

Cerco i fiori del bello in periferia, al calore dei pensieri nascosti, fiori rossi degli anni pari e dispari. Dopo l’arrivo dell’ultimo volo, quando cessa ogni rumore, mi fermo un attimo e si ferma ogni battito. Lievitano storie, guardo attorno un bambino in braccio alla madre che piange, facce sul fondo lontane, un popolo di cuori che battono all’unisono senza guardarsi, vicini l’un l’altro tra mille pensieri che vanno e poi tornano indietro. Mi affaccio alle finestre affrescate d’un palazzo in costruzione, cerco tra gli ippocastani del viale vicino, mi confondo nella sfilata del piazzale accanto, maglietta bianca, la cuffia dell’i-pod, l’immagine della vasca del Nettuno mi balza alla mente guardando uno zampillo affiorare da una fontana. Due modelle sfilano con il vestito rosso Armani, lampi di flash tra due nubi di applausi. Un alano al guinzaglio, una giovane passa ondeggiando, sul braccio un tatuaggio ”Love You”. Lancio col pensiero baci di stelle ai viandanti della notte, al finestrino della vettura del tram. Piano, il sole ha lasciato il posto alla luna, luna grande, luna piena di segreti e di gialli colori sfumati. Fermo sulla carta adesso l’attimo che descrivo, ma il tempo scorre, come la mia penna su foglio adesso non più bianco. Io, figlio del tempo, vorrei spezzare un atomo in frammenti di luce, dirigere la storia orchestrando soltanto armonie, mentre tutto a me intorno regala stille d’amore. Goccia d’anima, frammento di carne, realtà d’un sogno nel tempo che dilata i suoi giorni e io che aspetto di specchiarmi domani in un nuovo frammento di cielo. Dorme nel mio silenzio una carezza che svanisce nelle mie stesse mani: quella che non ho saputo donare un giorno lontano e che adesso vorrei, sì, come vorrei, in un intenso pensiero, si sciogliesse come neve al sole nell’incanto dell’essere e nella dolcezza del cuore che batte e mi chiede… “che fai?”. Io… io, no, non ho risposte, soltanto promesse, ma sono sicuro, e non mi lamento, le cose più vere, quelle più dolci, di certo, le ha portate con sé, rubandole al cuore, un soffio di vento.

Giov@nni

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: menegi53
Data di creazione: 23/11/2011
 

L'IGNORANZA E' MENO ODIOSA DELLA PRESUNZIONE

 

NON FARE DEL BENE SE NON ACCETTI L'INGRATITUDINE

 

CI VUOLE TUTTA UNA VITA PER IMPARARE A VIVERE

 

LA FELICITA' E' FATTA DI POCHI ISTANTI

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INCONTRIAMO IL DESTINO SULLA VIA PER EVITARLO

L'amicizia: gli amici ti aiutano, i conoscenti ti salutano!

 

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A VOLTE UN PO' DI SOLITUDINE CI FA STARE BENE

Chissà perchè certe donne e certi uomini non cambiano mai! Com'è squallida l'umanità, e io ne faccio parte!

 

RONDINI (DAL CD "TIME OFF" DI G.M.)

 

Volano, come rondini volano

poi nel cielo scompaiono

i miei sogni così.

Tornano come rondini tornano

anche se non vorrei...

I miei sogni così.

Chi non ama ricordi non ha...

sempre solo restare dovrà...

Una vita vissuta così...

non vorrei...non vorrei.

Meglio ridere e piangere se...

se l’amore ora viene ora va...

fa soffrire, ma è meglio così:

solo non sarai...no mai!

I ricordi verranno da te

come gocce di pioggia...

cadranno giù...

dai tuoi occhi dal cuore e poi tu,

sognerai... Di tornar tra le braccia di chi... se ne andò..

senza dirti nemmeno perché...

Sognerai... Di fermare quel bacio... così,

che hai rubato alle labbra di chi...mai t’amò... mai t’amò.

 

NOTHING MORE

 

Alcuni si ricordano dell'educazione

solo quando la pretendono dagli altri

 

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FELICITÀ

Non parlate della vostra felicità a chi è meno felice di voi.

La felicità è come la febbre poichè tutti ci sono intorno per farcela passare.Felicità

 

SCENDI! (A SONG BY GIOV@NNI)

 

TURBOLENZE D'ONDE

Senza il tuo consenso nessuno potrà mai farti sentire inferiore.

 

 

POLVERE DI STELLE SULLE MANI

Io sono più importante dei miei problemi.

 

COME SPIGHE DI GRANO

Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole

 
 

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