Il presidente è eletto.
Sulla base di quanto si è appreso, sul finire della settimana (per bocca degli “addetti ai lavori”), non è stata una sorpresa per nessuno.
Tanto meno sorprendente si è rivelato il fatto che a monte di questa decisione stiano gli interessi di partito, e non già quelli della nazione.
Almeno…, gl’interessi primari.
(che, poi, il nuovo capo dello stato, con il tempo e con le opere, si guadagni lo status di paterfamilias, nel cuore dei cittadini, questo è tutto da vedere, e lo lascerei tra parentesi).
Il percorso che porta all’elezione ed il ruolo dei principali attori sulla scena mi pare suscitino, da un lato, ammirazione per quanta scaltrezza si sia dimostrata nel giocare le proprie carte…, e, dall’altro, sconcerto per come la gente comune sia lasciata, sempre e comunque, a far solo da spettatrice ad una pièce piena di sorprese, apparentemente stupefacente, ma, sotto sotto, inquietante.
Anzi, per rimaner fedeli alla metafora teatrale, intravedo un vero gioco delle parti, in quanto è accaduto in queste ultime ore. E mi spiego, simulando l’ultima scena di un’ipotetica commedia, in cui i protagonisti si accordano, prima di inchinarsi al loro pubblico.
Il nostro far comunella, ogni volta che si deve far passare qualcosa che ci preme assai a tutti e due, non va giù a una parte consistente dei nostri partiti, tanto è vero che, ormai da tempo, si sono formate, nel tuo e nel mio, ampie zone di dissenso, in rischio di scisma. Questo ci sta procurando danni notevoli, mio caro, a giudicare dai sondaggi. Almeno sull’elezione del presidente, facciamo in modo di compiacere quei riottosi e, con una mossa bene azzeccata , riportiamoli all’ovile. Perché, sai, è bene non tirar troppo la corda, altrimenti male ce ne incoglie! Io propongo un candidato a loro gradito (che va a genio anche agli altri piccoli sinistrorsi…). Tu fai l’adirato e dai in escandescenze, gridando al tradimento…, all’ingratitudine…, e minacci di disertare l’aula o di votare scheda bianca. Dopodichè, terrai fede a quel contegno impartendo, effettivamente, l’ordine di non esprimersi e dimostrando, così, carattere ed autorevolezza verso i tuoi, anche quelli che adesso ti contestano. Il terzo incomodo…, beh, lui sa benissimo di non essere né pesce né carne, e non gli rimarrà che scegliere di salire sul carro del vincitore, se non vuol sparire completamente dalla scena. Dammi retta, chè in questo modo tutto funzionerà a meraviglia. Non potevo mica proporre il predatore di conti correnti, tu mi capisci, il popolo non me l’avrebbe perdonato… Oppure uno simpatico ai grillini, che proprio non reggo… Il cavallo che ho individuato è assolutamente affidabile, credimi, non ha l’indole di voler strafare e si comporterà esattamente come il suo fantino desidera. Ma che dico? I suoi fantini… Perché saremo in due ad addestrarlo, come si conviene, a vincere le nostre gare. E’ compìto e misurato, e Dio solo sa quanto un soggetto troppo scalpitante ci farebbe un cattivo servizio! Allora, siamo d’accordo? Ma sì, dai, te l’avevo detto che i patti è meglio stipularli a voce: non lasciano tracce, e si può sempre aggiustarli, a seconda del bisogno.
Un’occhiata d’intesa, un mezzo sorriso, e i due personaggi lasciano il palcoscenico, tra gli applausi del pubblico (pagante) incredulo, ma divertito.
Cala la tela.
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Così, tanto per iniziare, vedo due possibilità:
o mi adeguo agli sfarzi della casta affrescando i soffitti del mio appartamentino esattamente come le volte del quirinale,
oppure quelli del quirinale danno una bella mano di tempera bianca a tutti quegli affreschi ultracentari, ormai vecchi e stantii.
In caso contrario non riuscirei proprio a sentirmi rappresentato, che ce posso fa'?