Creato da lllll_June_lllll il 08/08/2008
Pensieri liberi in un cervello non cablato
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"Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale"
Cársici báratri profondi e scuri
Custodi involontari
Di abominevoli vergogne
E di voluti silenzi decennali
Di rei conoscitor d' infamie
Da cancellar da la memoria
Or luce e' fatta
Sui martiri negati
Vittime di ínfíma sorta
Colpevoli innocenti
Negletti dalla storia
Come immondizia gettati
A morir vivi
In fondo al pozzo ammucchiati
Da ideali puzzolenti
Come lor carne putrefatta ,
Qual è la differenza , deh !
Se mai sapete ,
Tra un pozzo…e un forno ?!
(Armando Bettozzi, Febbraio 2005)
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Da certa sinistra chi ricorda gli infoibati viene bollato come mistificatore e revisionista.
Ma se i loro padri sono questi….cosa ci si può attendere dai pargoli?
“Lavoratori di Trieste, il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con loro nel modo più assoluto”.
Manifesto a firma di Palmiro Togliatti, fatto affiggere nel capoluogo giuliano il 30 aprile 1945, quando i partigiani titini erano alle porte di Trieste.
"Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi".
L’Unità, 3 novembre 1946
“Perchè lasciare Pola?
Una città intera che fa fagotto e abbandona le proprie case pur di salvare la propria identità”
Palmiro Togliatti, L’Unità, 2 febbraio 1947
“Questo provvedimento (Istituzione della Giornata della Memoria)… ha un valore simbolico gravissimo…. Per noi questo è un cattivo giorno, un bruttissimo giorno”.
Franco Giordano (Rifondazione Comunista) alla Camera dei deputati, 6 Marzo 2001, in occasione dell'istituzione della Giornata della Memoria.
“Le foibe erano un luogo scivoloso"
Venaria Reale (To), Liceo Gobetti, un esponente di Rifondazione agli studenti.(06/10/'03).
“Le Foibe sono cavità carsiche dove i nazisti, durante il conflitto, gettarono i partigiani titini...”
Libro di testo delle scuole Superiori
“Non passa giorno senza che qualche fascista sdoganato o qualche ex comunista passato a Berlusconi non si riempia la bocca con i gulag e le foibe”
Sandro Curzi
“Tra via Togliatti e via delle Foibe, lei quale strada sceglierebbe?"
"Via Palmiro Togliatti".
Armando Cossutta al Corsera, 10 febbraio 2004
“Un eroe del nostro tempo, un grande combattente per la libertà, per la verità e per i diritti umani".
Sito dei giovani comunisti, scritta apposta davanti alla foto di Tito.
“Nelle foibe solo fascisti e spie! I nostri ricordi li riserviamo alle loro vittime".
Sito dei giovani comunisti, vignetta sulle foibe in occasione del Giorno del Ricordo delel vittime delle foibe, febbraio 2006
“We Want More Foibe” (Vogliamo più Foibe)
“la destra fiorentina, come ogni anno, scende (o almeno tenta di scendere) in piazza, per ricordare una FARSA, quella delle FOIBE”… “FACCIAMO SENTIRE QUESTI 3 STRONZI INDESIDERATI NELLA NOSTRA CITTA, LORO SONO I VERI EXTRACOMUNITARI A FIRENZE”
Pagina creata su Facebook e Indymedia per annunciare un presidio indetto con lo scopo di impedire la “Fiaccolata del Ricordo” organizzata a Firenze da Alleanza Nazionale e Azione Giovani per celebrare appunto la “Giornata del Ricordo” dei martiri delle Foibe e dell’esodo dei 350.000 giuliano-dalmati e istriani.
Febbraio 2009
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Da questa sinistra non accetto lezioni di etica, di tolleranza, di antirazzismo e, soprattutto, di storia.
June
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C’è una frase nell’ultimo libro di Zafon, “Il gioco dell’angelo”, che mi piace particolarmente: “E' la vecchia storia del dimmi di cosa ti vanti e ti dirò di cosa sei privo. Pane quotidiano. L'incompetente si presenta sempre come esperto, il crudele come misericordioso, il peccatore come baciapile, l'usuraio come benefattore, il meschino come patriota, l'arrogante come umile, il volgare come elegante e lo stupido come intellettuale...”
Di Pietro, leader dell’Idv, trovo che incarni alla perfezione il prototipo del dimmi di cosa ti vanti e ti dirò di cosa sei privo, per il suo presentarsi, a parole, come il politico dei valori (come se li avesse solo lui!), il salvatore della patria, il moralizzatore della politica, e tuttavia nei fatti dimostrare di essere unicamente un demagogo, peraltro sempre più volgare ed eversivo, allettato dall’idea di realizzare quell’ascesa gloriosa che non gli è riuscita quando era magistrato.
A Di Pietro, oggi funambolo della politica con l’hobby della moralizzazione in casa d’altri, piace parlare e predicare da pubblici pulpiti, un po’ come tutti coloro che credono che sia più facile convertire a parole piuttosto che coi fatti. E quando parla alla folla dalle piazze recita con il corpo, esalta le sue movenze e pose, un po’ come faceva Mussolini quando, grazie ad una abilità oratoria che a Di Pietro difetta, arringava alle piazze con l’intento di prospettare il suo Verbo come l’unica verità.
Del resto Mussolini sapeva bene, come sa bene Di Pietro, che per costruire un immaginario collettivo, il "racconto" dell'evento è spesso più importante dell'evento stesso; che la folla è come una “femmina”, che va conquistata e posseduta.
Senza andare troppo indietro nel tempo e limitandoci a ricordare il Di Pietro ministro delle Infrastrutture dell’ultimo Governo Prodi, tutti avranno presente che due giorni dopo essere investito della carica di Ministro, scese in piazza coi megafoni per urlare contro quello stesso Governo di cui faceva parte, del quale non condivideva alcune scelte, ma che ben si guardava dal dimettersi per timore di perdere la poltrona. Minacciava dimissioni un giorni sì a l’altro anche, ma mai ha avuto il coraggio e la coerenza di allineare i propri comportamenti ai propri declamati “valori”.
La vittoria del Pdl alle elezioni politiche del 2008 è stata per Di Pietro un duro colpo, che lo ha trasformato in un kamikaze politico, pronto a colpire Berlusconi e i suoi alleati, ma in realtà colpendo ovunque non fosse consono alla propria stantia idea di valori.
La smania pruriginosa di fare udire la propria eloquenza secca nelle pubbliche piazze ha preso il sopravvento su una opposizione fattiva e propositiva. Non sono mancati, dai palchi dell’Idv, attacchi al Governo, e perfino al Capo dello Stato, spesso e volentieri usato come bersaglio e trascinato nelle polemiche politiche.
Ma ieri Di Pietro, un po’ ciarlatano e un po’ divo, ha toccato il fondo della demagogia, rasentando l’eversione, per i suoi attacchi a Napolitano. Attacchi che stavolta, differentemente da altri attacchi levatisi dai suoi pulpiti, provengono dallo stesso Di Pietro.
L’Idv aveva organizzato ieri a Roma una manifestazione per protestare contro la riforma della giustizia. Una manifestazione cui hanno partecipato anche altri moralizzatori dell’entourage di Di Pietro: Beppe Grillo e Marco Travaglio.
Dal pulpito dipietrista, allestito in Piazza Farnese, tutti hanno potuto assistere alle farneticazioni del forcaiolo Di Pietro, che ieri ha accusato, infangato ed offeso apertamente ed in più occasioni il Capo dello Stato, con frasi indegne di un politico che a parole si presenta come paladino del rispetto per le Istituzioni:
“In una civile piazza c'è il diritto a manifestare. Presidente Napolitano, possiamo permetterci di accogliere in questa piazza chi non è d'accordo con alcuni suoi silenzi?" (Frase con cui ha commentato uno striscione con la dicitura: “Napolitano dorme, l’Italia insorge”, poi rimosso dagli agenti di polizia, e per Di Pietro rimosso su ordine del Colle).
"Lei dovrebbe essere l'arbitro, a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi. Possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro? Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso. Dica che i mercanti devono andare fuori dal tempio, dal Parlamento e noi lo approveremo".
Dopo questo soliloquio, vaniloquio, turpiloquio; dopo essersi sentito fischiare da parte di quella stessa piazza in cui parlava, da quella donna (per dirla alla Mussolini) che non è riuscito a conquistare; e dopo le dichiarazioni di suoi alleati politici del Pd, che hanno immediatamente preso le distanze dai suoi sproloqui, ecco il trattorista molisano fare retromarcia e prospettarci la sua excusatio non petita, dimostrandoci che non è abile nemmeno nell'arte del rammendo oratorio.
La dialettica politica, che comprende anche la critica severa ed aspra all’avversario, è lecita, come sacra è la libera manifestazione di pensiero e la libertà di espressione.
Ma quando queste libertà diventano un alibi per sconfinare nell'ingiuria e nell'insulto a rappresentanti delle Istituzioni, quale appunto il Capo dello Stato -accusato di firmare leggi che non dovrebbe firmare e dunque di violare la Costituzione- la libertà di espressione viene svilita nella sua essenza e portata e la democrazia viene mortificata.
Un politico, ed in particolare un rappresentante di spicco del panorama parlamentare, che non comprende ciò è solo un demagogo, un tribuno populista, oltremodo pericoloso, perchè mostra assai poco rispetto (oltre che poca conoscenza) della Costituzione e dei valori che essa rappresenta e tutela.
June
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Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza"
(Dante Alighieri, Divina Commedia,
Inferno canto XXVI, 118-120)
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Mercoledì scorso a Roma, nel quartiere di Primavalle, una donna è stata stuprata.
La notte seguente, a Guidonia, un’altra giovane donna è stata violentata.
La Sinistra che fa?
Si scaglia contro la Giunta Alemanno rea, a suo dire, di non saper offrire sicurezza nella Capitale e di non aver provveduto ad illuminare e sistemare quartieri periferici che sono fatiscenti.
E le donne del Pd fanno perfino un sit in per dimostrare solidarietà alle vittime.
Quando Roma era amministrata da una giunta di Sinistra ed accadeva uno stupro o un episodio di violenza –come quello avvenuto a Tor di Quinto, che ha avuto come vittima la povera Giovanna Reggiani, deceduta in seguito alle gravissime ferite infertegli dal suo carnefice- la sinistra si indignava, come oggi, ma non recriminava contro la Giunta Veltroni.
Prodi addirittura diceva: “non sono giustificabili le critiche, in fondo mica siamo al governo da 100 anni”
E le pie donne del Pd non si scomodavano a fare sit in di solidarietà.
Si indignava però il centro destra, che levava la propria voce contro una Sinistra incapace di provvedere alla sicurezza della Capitale e si lamentava con Veltroni e Rutelli, che per un quindicennio hanno amministrato la Capitale, perché vi erano a Roma quartieri da quarto mondo.
E’ indegno che gli sciacalli politici, di qualsivoglia colore, si avventino su drammi umani e personali per fare unicamente polemica politica.
Sarebbe necessario che i nostri politici, di destra e sinistra, la smettessero di strumentalizzare le violenze per farsi propaganda e screditare l’avversario politico e mettessero mano ad una rivisitazione del Codice penale e del Codice di procedura penale, ad una riforma condivsa della giustizia (che preveda inasprimenti di pena per i reati di violenza, processo per direttissima per stupratori, certezza della pena,maggiori disponibilità di uomini e mezzi) per assicurare Giustizia alle vittime degli stupri e per mettere gli stupratori in condizioni di non nuocere ancora.
Proprio due giorni fa il Gip Marina Finiti ha concesso gli arresti domiciliari a Davide Franceschini, il 22enne che ha stuprato una ragazza nella notte di Capodanno alla Fiera di Roma.
Il Gip si è commosso (non ho parole!) per il pentimento di quel giovane di buona famiglia che è rimasto sconvolto per lo stupro commesso. Un giovane che però, solo venti giorni prima, imbottito di droga e alcool, ha quasi massacrato una donna, oltre ad averle usato violenza sessuale; un giovane che ha reso confessione dopo quasi un mese dal fatto e solo quando ormai i dati in possesso degli investigatori avevano stretto il cerchio sui possibili responsabili di quella violenza sessuale.
Di recente ha evitato l'ergastolo anche l'assassino di Giovanna Reggiani,la donna massacrata a Tor di Quinto nell'ottobre 2007 da Romulus Mailat. La Corte D'Assise ha ritenuto che "la violenza sessuale, limitata alla parziale spoliazione della vittima e ai connessi toccamenti, sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori contingenti: lo stato di completa ubriachezza e di ira per un violento recente litigio sostenuto dall’imputato e la fiera resistenza della vittima". Come se l'ubriachezza fosse una attenutante e la legittima difesa della vittima una aggravante.
E' davvero importante, di fronte a questi messaggi inquietanti che emanano dalle pronunce di certi giudici, che si addivenga ad una riforma della Giustizia, ampiamente condivisa da Maggioranza ed Opposizione.
E al più presto, perchè gli stupri continuano.
Ieri altre denunce per violenza sessuale sono state presentate a Brescia, Napoli e Genova.
Quanti stupri devo essere commessi ancora prima che la Politica faccia qualcosa?
Quante violenze occorrono ancora per far capire ai nostri politici che la polemica politica non aiuta le donne vittime degli stupri e non argina le violenze sessuali?
June
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Governo e parti sociali si sono incontrati a Palazzo Chigi giovedi scorso, 22 gennaio 2009, ed hanno firmato l’accordo quadro sui contratti: un accordo sulle regole e le procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente, codificato dall’accordo del luglio del ’93, che così risulta integralmente sostituito
L'unico a non firmare è stato Epifani, Cgil, ed alcune sigle sindacali (Abi, Ania e Lega delle cooperative) le quali ultime hanno chiesto più tempo per approfondire i dettagli del testo dell’Accordo.
Prima ancora dell’incontro di Palazzo Chigi, già Epifani minacciava uno sciopero generale nel caso il Governo non avesse dato risposte adeguate.
E dunque era scontato ciò che poi è avvenuto: ossia che la Cgil non sottoscrivesse l’accordo.
Sindacati e associazioni di imprenditori, all’indomani della firma dell’Accordo, esprimono entusiasmo per la sigla stessa di un accordo dalla valenza storia in un momento, come questo, di grave crisi economica ed occupazionale.
Angeletti, della Uil, e Bonanni, della Cisl, hanno dichiarato che le principali richieste della piattaforma sindacale sono state accolte; hanno parlato di una accordo che se non risolverà tutti i problemi, tuttavia migliorerà il sistema contrattuale; hanno sostenuto che le differenze create dall’accordo del ’93 hanno portato solo a conflitti e discriminazioni; hanno affermato che si tratta di un accordo condiviso da sindacati e datori di lavoro e non imposto affatto dall’alto (tra l’altro il Governo era una delle parti, per quanto riguarda i pubblici dipendenti); ed hanno invitato la Cgil a ripensarci e firmare, sostenendo che per fare delle riforme occorre coraggio e senso di responsabilità.
Ma alla Cgil sono mancati sia il coraggio sia la responsabilità per firmare un accordo che è molto vicino alla piattaforma unitaria che era stata presentata a maggio 2008 da Cgil, Cisl e Uil.
L’accordo quadro sui contratti siglato giovedì – che dovrebbe durare un quindicennio e sostituire quello del 23 luglio del 1993- si prefigge di ridare dignità al salario ed al lavoro.
Esso prevede che:
- l’assetto della contrattazione collettiva, pubblica e privata, sia articolato su due livelli: il contratto collettivo nazionale di lavoro di categorie (un modello contrattuale comune,privato e pubblico, la cui durata diventerà triennale) ed il contratto di secondo livello;
- che gli aumenti contrattuali (e dunque il rinnovo dei contratti) saranno legati non più al tasso di inflazione programmata, ma ad un indice di inflazione previsionale calcolato sulla base dell'indice armonizzato europeo (Ipca), calcolato da un ente di ricerca esterno.
- che siano incrementate tutta una serie di misure volte a incentivare, in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello, che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia.
- vi sia una clausola di garanzia, secondo la quale i lavoratori senza contrattazione di secondo livello potranno comunque beneficiare degli elementi economici di garanzia previsti nei contratti nazionali
- vi siano nuove regole, da definirsi, per la rappresentatività sindacale
Non riesco a comprendere come mai la Cgil non abbia siglato l’accordo di giovedì, che, come ho già detto, è molto vicino alla piattaforma unitaria che era stata presentata a maggio 2008 da Cgil, Cisl e Uil.
Non riesco a capire le labili motivazioni del suo “niet”: Epifani ha parlato di accelerazione improvvisa sulla riforma dei contratti; eppure sappiamo tutti che se ne parla da ben dieci anni e che da molti anni i sindacati fanno incontri su incontri per cercare di cambiarli.
Non comprendo questo no da chi, come Epifani, è stato al tavolo della trattativa, ed ha partecipato a tutte le sue fasi e tutti i suoi passaggi.
Quel che però non è difficile comprendere è una Cgil che non vuole fare accordi a prescindere; una Cgil sempre più prepotente ed autoritaria, poichè insofferente ad ogni proposta che non sia proveniente da se stessa o dalla sinistra.
E’ una Cgil reazionaria, nostalgica, ferma ancora agli anni ’70, che, da un lato si dice preoccupata per la grave crisi economica e dall’altro lato paventa scioperi ogni volta che non sono accolte le sue richieste anche le più pretestuose (vedasi Alitalia).
Una Cgil che più che un sindacato che tutela gli interessi dei lavoratori, dimostra di essere diventata un partito politico, che ragiona secondo logiche politiche anziché sindacali e che tutela precipuamente gli interessi di quelle forze politiche di Sinistra, di cui costituisce il braccio armato, e che oggi sbraitano (vedi Bersani e D’Alema) che si tratta di un errore gravissimo aver firmato senza il maggior sindacato italiano (anche se costituito ormai per il 60% da pensionati).
Un sindacato che per agire ha bisogno di una legittimazione politica, come è la Cgil, non è più una forza in grado di tutelare i lavoratori.
Della sconsideratezza e della leggerezza di Epifani, che nei sondaggi risulta essere il sindacalista meno stimato dagli italiani, ne faranno le spese solo gli iscritti al sindacato se non apriranno gli occhi per rendersi conto che il loro leader ha smesso da un pezzo di fare il sindacalista per occuparsi di altro.
Sarà solo questione di tempo per averne, se mai ve ne fosse bisogno, la conferma definitiva.
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Inviato da: mirodgl134
il 19/10/2009 alle 20:58
Inviato da: ventididestra
il 06/08/2009 alle 22:41
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il 30/04/2009 alle 03:15
Inviato da: lllll_June_lllll
il 22/04/2009 alle 08:15
Inviato da: valerio.sampieri
il 01/04/2009 alle 13:33