Questo film può piacere veramente a tutti, ma proprio tutti tutti. Non ha nulla di pretenzioso, è girato in modo pulito e garbato, nessuno potrà dire che "non si capisce che voleva dire". Poi è strutturato a episodi, quindi nessuno potrà dire che è noioso o troppo lungo. Poi è scritto benissimo, tutte le storie sorprendono, colpiscono, divertono, si fanno seguire. Ha giusto un bel po' di cattiveria, perfidia, crudeltà, amarezza tutta spagnola/argentina. Non tanto da non disturbare qualche anima pia, ecco, ma il tutto è fatto con una delicatezza tale da far spuntare un sorriso (amaro) ogni volta che il fatto si sta facendo veramente serio. E quindi niente, è un ottimo film. |
I film di Mann vanno sempre visti. Lo venero da sempre perché Miami Vice (la serie, meno il film), Manhunter, The heat e bla bla bla. Il cinema USA potente, fragoroso e roboante è anche Michael Mann. Però Blackhat fa veramente pena. Non vengono meno i pregi di Mann che sono sintetizzati bene dai titoli prima citati ma qui ci sono proprio cose ridicole, stronzate, baggianate. E non mi riferisco alla verosimiglianza del soggetto, quello va anche bene. Anche le "invenzioni" informatiche vanno bene, benissimo. Ci sono passaggi ridicoli però che ammazzano il film: l'hacker che aiuta nelle indagini è ok ma che sia anche action man come un qualsiasi sbirro ammeregano no. Che si cerchi il nemico con le armi puntate ci sta ma non durante una processione di monaci a Giacarta senza che questi battano ciglio. Che i buoni schivino le pallottole va bene, ma non così spudoratamente. |
Ho deciso di annotare questo film nel mio diario anche se è privo dei criteri che di solito adotto (non è recente e non l'ho visto in Sala).
|
L'estensore di questo modesto diario non ha mai digerito fantasy, draghi, principesse, streghe, incantesimi e fiabe. Ha trascorso tuttavia una delle più belle giornate della sua vita in quel di EuroDisney e in un'età, va detto, assolutamente matura.
|
Un film tracotante, che sbruffoneggia dall'inizio alla fine. Gradasso e assai virtuoso, al limite del fastidio. La vagonata di Oscar viene vissuta come un fardello da parte del povero spettatore che non può evitare di porsi ad intervalli regolari domande e dubbi sul perché di tanta roba (leggasi abbondanza registica) e sulle proporzioni tra quantità mostrata e premialità hollywoodiana. Estenuante eppure appassionante nel creare curiosità sul come andrà a finire, riuscendo anche ad insinuare un minimo di identificazione nella sempre eterna lotta tra qualità e profitto spinto, la classica lotta che per poco non finisce per ammazzare l'ottimo protagonista. Senz'altro una prova sia tecnica che umana meritevole di gran fragore, probabilmente anche un salto di qualità (uno dei tanti) e una tacca (l'ennesima) nella storia del cinema USA. |
Graaande film polacco. Pure negli USA l'hanno capito e gli hanno dato niente di meno che l'oscar. Immagini meravigliose, bianco e nero accecante, foschìa, linee tese, campi lunghissimi, foreste scheletriche, centinaia di sigarette, alcool, neve, convento silente, la ricerca della morte, l'assaggio della vita, la paura di vivere, il ritorno all'ovile. A voler essere maligni una chiave di lettura oltre l'oggettivo splendore dell'opera che giustifichi l'oscar ci sarebbe ma è troppo maligna, meglio sognare. Capolavoro assoluto, applausi. |
Teso al punto giusto ma con 10/15 di troppo. La buonanima di Hoffman fuma migliaia di sigarette ma ha comunque una morale, Dafoe compare resta ai margini, probabilmente nel libro faceva qualcosa in più. Sì, perché è un film tratto da un libro di John Le Carré e c'è tutta l'impressione che si sia voluto tener fede alle pagine concedendosi pochissime licenze. Ciò a volte è male, altre è bene ma lo si capisce solo a post produzione finita. Qui si è puntato tutto sul personaggio di Hoffman, le sue sigarette, il suo bere, i suoi dubbi. Poca o niente azione, toni garbatissimi e musica di fondo ipnotica. |
Se Gianni Di Gregorio fosse francese, danese o minchiese vedremmo i suoi film nei cineforum per poi diventare oggetto di remake da parte di registi nostrani animati dalla pur giusta esigenza di portare il piatto a tavola. Invece Gianni Di Gregorio è italiano, fa gradevolissime commedie e non se l'incula nessuno, qua funziona così. Anche "Buoni a nulla" ritrae alla perfezione fette di italiche consuetudini, lo fa con tonnellate di gusto e, paradossalmente, leggerezza. Nel mirino questa volta c'è la funzione pubblica, gli "statali" e oggi non è davvero facile scherzare su 'ste cose, si sappia. Meno bello dei precedenti ma una salutare ottima boccata d'aria fresca. Viva Gianni. |
Clint ormai è un anziano conservatore americano (decenni fa, invece, era un giovane conservatore americano), quindi ancora più arcigno e antipatico. Magari fa su e giù a casa sua in canottiera e ciabbatte digrignando i denti alla Gunny e imprecando quanto Obama somigli ad una scimmia. Lui (Clint) sì che saprebbe come fare per dare una lezione a quei fottuti terroristi, mentre sputa tabacco sulla tappezzeria del divano premurosamente ripulita dalla colf (rigorosamente messicana). |
I film di Fincher si devono vedere. Fa parte di quella categoria di registi che, sebbene legata ai vizi del cinema USA, prova a fare cose contemporanee, vive, dinamiche. |
Se uno ama il cinema tanto da volerne seguire anche l'evoluzione deve talvolta vedere cose che così, di primo acchito (se "acchito" o "acchitto" fatevi le pippe sul sito della Crusca), non vedrebbe. |
Un film che nella sua immensa semplicità e poesia mette (temporaneamente) in pace con l'esistenza. |
Lo si faccia pur passare alla storia come "twelve years project", con tutti i significati annessi e connessi. Il reale trascorrere del tempo, i dodici anni, gli attori visti crescere e invecchiare contribuiscono certamente a dare un valore aggiunto importante al film. Però. Vien da chiedersi con quale profondità viene di solito accolto lo scorrere degli anni al cinema: dalla più banale scritta "un anno/dieci anni dopo" al più ovvio ricorso alla somiglianza tra attori giovanissimi e adulti. Sì, poi ci stanno i trucchi, l'invecchiamento artificiale ma non sempre funziona, diciamolo. |
Parliamoci chiaro, qua sopra se si volesse prendere nota solo del cinema d'autore o delle cose cool allora non abbiamo capito niente, e poco ce ne fotte. |
Si spera che chi ha sempre detestato Leopardi, per qualsiasi motivo, stia alla larga da questo film. Vada altrove, qualsiasi altrove. Troverà compagnia e consolazione. Nei fatti è un gran film, non per tutti, ma è un gran film.
|
Uscire da un cinema finalmente a respirare dopo un tempo indefinito a cercare vie di fuga. "Anime nere" è ottimo cinema perché vero, come è vero che un certo claustrofobico Sud (che è soprattutto Nord, è soprattutto dove girano più soldi) non lascia nessuna possibilità di salvezza. Nonostante gli spazi, le strade tortuose e impercorribili, la verità è che non puoi sfuggire alle cose a cui sangue e terra ti hanno incatenato. Né tra le capre, né tra i ruderi, non conta nemmeno quanto tu sia devoto a santi e dei. |
Bah, non so perché invece di un film biografico hanno scelto 'sta cosa di un solo anno della sua vita, certamente significativo, ma pur sempre uno solo. Qualcuno che decide avrà fatto questa proposta pensando di focalizzare pathos e poesia ma il risultato non è stato convincente.
|
Cose simpatiche o comunque ben confezionate che arrivano dalla Svezia.
|