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Carlo Molinaro

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A che serve l'asse?

Post n°194 pubblicato il 15 Dicembre 2007 da molinaro
Foto di molinaro

Non quello cartesiano, non quello che si mette sulle impalcature, e neppure quello Roma-Berlino. No, dico, l’asse del cesso: a che cosa serve? Ho avuto l’ennesimo rimprovero sull’eterna questione che potremmo definire la querelle de l’homme qui pisse. Gli schizzi, l’asse da alzare, abbassare, aprire, chiudere. Le prime discussioni risalgono a mezzo secolo fa, con mia madre, e poi ce ne sono sempre state, senza interruzioni.

Oltre tutto nella questione intervengono pure problemi filologico-semantici, perché ho notato che c’è chi con asse intende quella corona circolare di legno o plastica che scende a coincidere con la forma della tazza di porcellana, e chi invece intende quella sorta di coperchio che, abbassato, rende il cesso inutile a ogni e qualsiasi uso. E c’è anche chi intende indifferentemente le due cose. Dunque noi nel presente articolo per capirci chiameremo corona l’asse a corona circolare, e coperchio l’asse che fa appunto da coperchio.

Parto da una premessa: io non uso mai né corona né coperchio. Il cesso di casa mia si trova sempre (tranne nel caso vi sia stato transito di ospiti di sesso femminile) nella posizione in cui l’ho fotografato ora col telefonino (vedi immagine). Quando devo defecare, non sopporto il caldiccio della plastica o del legno, preferisco il contatto diretto chiappa-porcellana, e inoltre mi piace avere più spazio (la corona lo restringe). Si consideri che se un uomo, mentre seduto defeca, incidentalmente orina anche (benché io tenda a fare le due cose in momenti separati), qualora non abbia un buono spazio di tazza davanti, inevitabilmente piscia per terra.

Il coperchio poi non so proprio chi l’abbia escogitato. Una volta che hai tirato l’acqua (e correttamente usato lo spazzolone), il cesso è pulito e non odora (grazie alla geniale invenzione del «collo d’oca» dove l’acqua fa da tappo-tampone, onde la definizione albionica di water closet, quasi «chiuso con l’acqua»: fu inventato da un orologiaio di Londra, Alexander Cummings, nel 1775), e dunque perché coprirlo? Spesso odora assai di più il lavandino (specie se non lavo i piatti per alcuni giorni), eppure mica ci metto il coperchio.

Quindi penso che nell’eterna querelle fra uomo e donna si potrebbe arrivare a un armistizio nei termini seguenti.

È assolutamente giusto che la donna esiga e pretenda che l’uomo, dopo la sua minzione in posizione eretta (eseguita previo sollevamento della corona, naturalmente), pulisca con la carta igienica gli schizzi, ovunque essi si trovino (tazza di porcellana, faccia inferiore dell’asse alzato, vaschetta, muro, eventuali oggetti viciniori, pavimento).

Non è invece giusto che la donna pretenda l’abbassamento di corona e coperchio. Si tratta semplicemente di due usi diversi. Così come la donna dopo l’uso lascia l’asse abbassato, e nessun uomo pretende che ella lo lasci invece alzato affinché sia già pronto all’impiego maschile (l’uomo se lo può alzare da sé), analogamente l’uomo deve poterlo lasciare alzato.

Ma in fondo va bene, di qualcosa bisogna pur discutere, e non sempre si discute solo dei massimi sistemi dell’universo. Sorridiamo. Mi sono spesso domandato come fossero i cessi dell’Olimpo, e se Giunone s’incazzasse con Giove per come pisciava. Probabilmente sì.

D’altronde però Giunone era cattivissima, infuriata perenne, spesso faceva del male alle morose di Giove e per questo motivo è la dea che ho sempre odiato di più: una dea gelosa non merita di essere dea, in my humble opinion.

 

[Ah! Pensandoci meglio, i coperchi dei cessi, però quelli di una volta, di legno massiccio robusto e di buono spessore, a qualcosa potevano servire: per esempio a sedercisi sopra per fare un pediluvio in una catinella. Ma quelli moderni no; e mi ricordo una terribile esperienza, a casa di un amico, mi ero seduto proprio così e... crac! Gli ho sfondato il coperchio del cesso. Brutta faccenda.]

 
 
 
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