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Carlo Molinaro

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« On the roadSpaese »

Più che mangiare i bambini, glieli tolgono, ai comunisti, adesso. E io ceno al Pigaron

Post n°406 pubblicato il 20 Agosto 2008 da molinaro
Foto di molinaro

La notizia è forse colorita dai toni giornalistici, forse ci sono altri particolari e dettagli, ma pare proprio che un sedicenne sia stato tolto alla madre, su segnalazione degli assistenti sociali, perché la genitrice degenere gli permetteva di frequentare i comunisti, oltre che di uscire la sera e di suonare il basso e la chitarra, cose insomma pericolose e sovversive. Sì, probabilmente non sarà l’unico motivo, ma è preoccupante che possa essere considerato «un motivo». L’essere comunista come vizio e malattia... Fatti del genere fanno capire che il berlusconismo può effettivamente slittare verso il fascismo vero e proprio. Forse la massificazione totalitaria mediatica capitalista e la neoschiavitù finanziaria non gli bastano più, vuole un regime «più regime», in stile italiano.

Peraltro, ho sempre avuto paura degli assistenti sociali. Ce ne saranno di buoni, per carità, ma molti applicano metodi e protocolli rigidi che di umano hanno ben poco. La protagonista del mio romanzo Io sto come mi pare mostra spesso il timore che gli assistenti sociali le facciano togliere la sua bambina, per il motivo che è una puttana (lei, non la bambina). [A proposito, il romanzo dovrebbe uscire entro un mesetto, ormai – anche se io, per esperienza, con i tempi editoriali non ci metto mai la mano sul fuoco.] Timore non infondato e alquanto realistico, direi, a questo punto, quello della mia protagonista.

E va bene, ragazze e ragazzi. Il ferragosto è passato, Torino è ancora un po’ vuota ma non deserta. Ieri sera ho cenato al Pigaron, noto ristorante popolare torinese (anche se il menù completo, primo secondo contorno bevanda e frutta/dolce, qualche mese fa è salito da otto a nove euro, accidenti). Nell’immagine, scattata appunto ieri sera con il telefonino, uno scorcio del locale, in via Accademia Albertina 27. Mi piace la maggior parte della gente che lo frequenta: operai, pensionati, ragazzi. Sento spesso fare discorsi seri e abbastanza profondi, cosa non molto comune, in giro, di questi tempi. Discussioni anche politiche che partono con semplicità dalla realtà (non dalla televisione né dai libri) e la analizzano in modi non banali. Vicinanza solidale fra vecchi piemontesi e giovani immigrati, reciprocamente curiosi e non ostili, accomunati quantomeno dal fatto di considerare nove euro una cifra fin troppo alta per una buona cena fuori (e anche, diciamolo, da una qualche salutare distanza dai modelli culturali dominanti in questa rutilante Italia da bere, il lusso vuoto che nasconde il pieno dell’immondizia sotto il tappeto).

Ieri due figure hanno colpito la mia attenzione. Prima un pensionato sui settant’anni, malinconico e allegro, cercava di convincere Luca, il cameriere, a dargli mezzo litro di vino anziché il quartino previsto dal menù fisso. Ma per il mezzo litro ci vuole un supplemento di un euro, dieci euro anziché nove, e lui quell’euro in più non ce l’aveva. Ha tirato fuori tutte le monete da tutte le tasche, ma arrivava a nove euro precisi. Luca ha tergiversato, gli ha ricordato che già due o tre volte gli aveva fatto lo sconto, che non si poteva far sempre così. Alla fine gli ha dato il mezzo litro, «ma che sia l’ultima volta». «È il mio compleanno» – ha esclamato il pensionato. «Ma quanti compleanni fai in un anno?» – ha ribattuto Luca sorridendo.

Poi è entrata una ragazza direi sui venticinque, con una minigonna rossa e un top dello stesso colore. Bella magari no, con un naso cospicuo e lineamenti un po’ sgrossati, moderatamente bionda, né alta né bassa né grassa né magra, gambe solide, tette considerevoli, occhi grigi. Bella magari no ma fresca, attraente, accompagnata da un ragazzo più piccolo di lei (sia di statura sia di età, credo), duro e timido. Il top rosso glielo aveva comprato lui e lei gli ha detto: «Non dovevi spendere venti euro per un top, per un top venti euro è un’esagerazione». Ci siamo trovati accanto, uscendo a pagare alla cassa, e lei ha come appoggiato le tette sul bancone (era all’altezza giusta) mentre chiedeva se potevano venderle una bottiglia d’acqua da portar via, e in quel momento era bella magari sì.

E la mia cena è stata buona: ho preso maltagliati al ragù, scaloppine al limone, insalata mista, macedonia di frutta e mezza minerale naturale. Ero da solo al tavolo (come molti altri avventori lì), ma non è male cenare da soli osservando ciò che c’è intorno, e poi sono arrivati a farmi compagnia dei sms di C. e di R. e poi una telefonata di un’altra C. e la serata è andata bene.

Però la questione degli assistenti sociali che tolgono un figlio alla madre perché comunista è grave. È grave.

 
 
 
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Buona cosa...
Inviato da: anita_19
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Bello!
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Era quasi nove anni fa. Qualcosa è cambiato e qualcosa no.
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