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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Quando sono qui in vacanza, vesto esclusivamente sempre allo stesso modo: bermuda da mare, bermuda da terra, t-shirt e ciabatte. Usufruisco della massima libertà e confort, sono a mio completo agio e mi beo della mancanza di quei classici impegni che impongono abiti adatti all’uopo per formali ed inevitabili circostanze. Quest’anno purtroppo, è capitato l’inghippo, l’occasione da scansare: un anniversario di matrimonio di “compagni di merenda”, una coppia della comitiva che conosciamo da lunga pezza. Beh, come si fa a dir di no? L’avrei evitato, l’avrei proprio eluso il maledetto invito; il 51% ha cominciato subito a borbottare: “Sei il solito orso, ti piace scherzare, ridere con loro, però, se non si comportano come piace a te, troveresti e t’inventeresti tutte le scuse più plausibili per non essere della partita!”. Vabbè, ha ragione sempre lei e ho dovuto accettare l’invito per andare a cena fuori. Sono anni che inserisco nel mio “bagaglio appresso” il costume, la camicia, la cravatta e le scarpe adatte: mai usati, mai avuto bisogno proprio perché nessuno rompe mai gli zebedei. Quest’anno evidentemente era prevista una…ciambella senza buco! La mia signora, avendo appreso che la cena sarebbe stata all’insegna dell’eleganza (50 anni di matrimonio), mi ha informato tempestivamente la sua ferma intenzione di andare a Lecce per farsi un “servizio completo”, un maquillage ad hoc presso un istituto di bellezza molto noto in città. Con la santa pazienza mi sono organizzato (io sono vittima e no carnefice), e sabato pomeriggio dopo opportuno appuntamento, l’ho accompagnata a Lecce presso l’istituto contattato. Ho chiesto a che ora tornare per riprenderla e mi sono dileguato per andare a compare un regalino per la coppia. All’ora prevista mi sono ritrovato parcheggiato in seconda fila e con molta “calm & peace” , ho atteso che uscisse. Venti minuti abbondanti è durato il calvario e finalmente, accompagnata e salutata sulla porta dalla direttrice (proprietaria), si è diretta verso l’auto: la osservo attentamente, la squadro da capo a piedi per "godere" del risultato. Appena entrata in macchina le ho chiedo: “Quanto hai speso?”. E lei, sorridente e compiaciuta: “130 euro! Però visto che risultato?”. Faccio una smorfia, riparto lentamente e approfittando del vetro ancora abbassato, mi sono rivolto alla proprietaria con voce stentorea e perentorea: “Ladri! E soprattutto…bugiardiiiiiiiii!!!! Cambiate l’insegna!!!”.
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