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"...dammi carta e penna,
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Genere cinematografico: Thriller, Drammatico, Commedia, Avventura, Fantasy.
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Il mio libro preferito: Herman Hesse - Siddharta
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Il Cavaliere e l'Omertà

Post n°61 pubblicato il 03 Aprile 2006 da morphamind
 
Foto di morphamind

Giunto ad un piccolo sobborgo, situato su di una collina, il cui nome era Omertà, Artanis decise di passar lì qualche notte.
Una volta lasciato Balihas a riposare, iniziò, come suo solito, a curiosare per il borgo.

Si imbattè in una scena spiacevole. In uno spiazzo, un ladro aveva appena derubato un viandante, il quale giaceva in terra dopo essere stato colpito alla testa. L’Arconte corse in suo aiuto, ma non fece in tempo a scovare il brigante, perciò si dedicò al viandante.
Lo accompagnò alla sua abitazione, dove i suoi familiari si presero cura di lui, dopodiché si diresse verso la taverna dove alloggiava, passando nuovamente nel luogo del misfatto.

Il Cavaliere fu colpito dalla condizione in cui versava quella piccola piazza, gli uomini si comportavano come nulla fosse capitato, ma, oltre a questo, nessuno si era preoccupato di rincorrere il brigante o di chiamare le autorità. Nessuna reazione. Data l’ora tarda e la stanchezza, il Templare decise di non indagare su questa situazione, e tornò mestamente alla propria stanza.

La mattina seguente, Artanis, dopo aver mangiato qualcosa, tornò a passeggiare per il piccolo sobborgo. Le gambe lo condussero nello stesso luogo dove era stato la sera precedente. Il fato aveva voglia di giocare, in quanto il Templare assistette alla stessa scena che aveva visto il giorno precedente. Un altro viandante era stato malmenato e derubato. Questa volta Artanis si lanciò all’inseguimento del criminale, ma non fece in tempo in quanto l’uomo, che conosceva bene quei vicoli, riuscì a dileguarsi.

Tornato dal viandante, il Cavaliere percepì l’identico clima dell’episodio precedente: una generale indifferenza verso l’accaduto. Dopo aver prestato soccorso al malcapitato, Artanis decise di fare una piccola indagine tra i passanti i quali erano stati testimoni dell’accaduto.

“Qual è il motivo del vostro mancato intervento?” chiese a un uomo.
“Dove avrei dovuto intervenire, messere?” si sentì rispondere.
“Perdonatemi buon uomo, vi state prendendo gioco di me? Proprio di fronte a voi è appena avvenuto un furto con aggressione” incalzò il Cavaliere.
”Mi dispiace cavaliere, io sfortunatamente non ho visto nulla”

Sconcertato, l’Arconte chiese ad un ortolano, il quale aveva la propria bottega proprio in quella piazza.
“Vi chiedo scusa, avreste per caso visto in volto l’uomo che si è reso artefice dell’aggressione?” domandò Artanis all’uomo.
”Purtroppo, nel momento in cui questo spiacevole evento accadeva, io mi stavo occupando dell’inventario nel retrobottega” rispose.
“Mi pare strano dover fare l’inventario durante l’orario di esercizio, perdonatemi” insistette.
“Avete ragione, ma purtroppo sono in ritardo con la sua realizzazione”
Poco convinto, Artanis riprese il suo vagare senza meta per le vie della cittadina.

Strane coincidenze avevano praticamente impedito un qualsiasi intervento a favore di quei poveri viandanti. Ma è mai possibile una cosa del genere? Egli decise di tornare in quel piccolo spiazzo, dopo il pasto, ma con il suo fido destriero.

Nel primo pomeriggio, sotto un sole cocente, decisamente in anticipo per la stagione, Artanis, in sella al caro Balihas, si diresse verso il luogo dei precedenti furti. Appena attraversato il vicolo che si apriva nella piazza, il Templare si imbattè ancora nella stessa scena, ma, forte dell’aiuto del proprio destriero, si lanciò all’inseguimento e, dopo poco tempo, riuscì a raggiungere l’uomo. Con un agile balzo, si gettò su di lui, immobilizzandolo.

Il ladro, che indossava degli abiti signorili sbraitava e si divincolava, ma la stretta di Artanis era più che sufficiente ad impedirgli di fuggire. Dato che non otteneva da lui alcuna risposta, l’Arconte condusse l’uomo alle autorità.
Appena giunto alla gendarmeria, le guardie lo minacciarono puntandogli contro le loro lance: ”Lasciatelo immediatamente!!!” urlarono.
“Che dite? Siete impazziti? Costui è un ladro ed io l’ho appena catturato!”
“Siete voi il pazzo! Quell’uomo è il nostro governatore, il Conte Arpia. Lasciatelo subito!”
“Ebbene, il vostro caro conte è stato autore di tre furti ripetuti, con testimoni e relative prove”
Ma in quel momento il conte riuscì a divincolarsi ed urlò: “Mente! Mi vuole uccidere! Colpitelo!!!”, al che le guardie si scagliarono su Artanis.
Il Templare mantenne la concentrazione e, con delle abili mosse, sbaragliò i cinque lancieri che occupavano la gendarmeria, tra lo sgomento del conte.

L’Arconte gli si avvicinò con fare deciso, mentre l’uomo si mostrava sempre più spaventato.
“Come potete non provare vergogna riguardo alla vostra condizione?” chiese Artanis, senza mai riporre la propria spada.
“Questo è il mio piccolo regno” rispose l’uomo “E qui posso fare quel che voglio
“Le vostre guardie non sanno”
“Le mie guardie sanno benissimo, ma nessuno ha il coraggio di parlare” disse ghignando.
“Come possono tutti questi uomini avere paura di voi?”
“Ah, cavaliere…voi mi sembrate ingenuo” il tono del conte cambiò “In realtà essi non hanno paura di me, ma hanno paura di parlare
“Io penso che se solo uno di loro si ribellasse a voi, tutti gli altri lo seguirebbero e il vostro governo di ingiustizia cesserà”
“Già, lo penso anch’io, ma non succederà mai”
“Ora vedremo!” proruppe Artanis, afferrando l’uomo per la giacca.

Il conte fu trascinato nella piazza principale, tra la sorpresa della popolazione, dove il Templare rivelò a tutti le abitudini del conte, incitando la folla a spodestare quel criminale. Seguì un lungo silenzio, durante il quale i popolani non fecero altro che guardarsi tra loro.
Artanis capì fino a che livello potesse giungere l’indifferenza. Il conte fu circondato immediatamente dalle guardie, accorse sul posto, che questa volta erano troppe anche per un Arconte Magister. Al Cavaliere non restò che la fuga, in sella al proprio destriero, lontano da quello sfortunato paese, anche se si ripromise di tornare per cercare di dare una punizione adeguata a quel criminale.

Mentre Balihas cavalcava, Artanis pensò: ”Per quanto l’uomo si impegni di migliorare la propria condizione, essa non migliorerà se l’uomo stesso non migliorerà internamente. Una società sbagliata è frutto di una mentalità sbagliata, per cambiare la società, sarà necessario cambiare la mentalità dell’uomo. La massa può solo seguire un individuo che emerge da essa. Il potere di tanti non potrà contrastare il potere di uno solo, proprio perché il potere di tanti non è utilizzabile se non da una terza persona..

L’Arconte aveva aggiunto alla propria esperienza l'ennesima dimostrazione della pessima situazione della società umana.

 
 
 
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