Creato da DiPelle.RossoVelluto il 28/04/2010

RespiraMi Dentro

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Impudica follia dietro il bancone di un bar

Post n°138 pubblicato il 29 Giugno 2012 da DiPelle.RossoVelluto
 



Mi vedevi passare lungo la strada e mi salutavi con un sorriso che dietro la maschera della gentilezza nascondeva l'aria di chi era sicuro che prima o poi avrebbe raggiunto il suo scopo. Eri il barista del quartiere, e il tuo bar era ubicato di fronte ad una scuola elementare a 40 metri circa dall'imbocco con la mia via di residenza. Col passare dei giorni, pareva che il tuo far capolino appena fuori l'entrata del tuo bar ad ogni mio passaggio fosse studiato, quasi tu conoscessi a memoria gli orari dei miei passaggi da lì, e puntualmente mi salutavi con naturale slancio. A quell'epoca conoscevo già qualcosa riguardo al sesso, avevo già avuto le primissime esperienze con un coetaneo e un'altra brevissima parentesi con un altro ragazzo, ma avevo timore di abbandonarmi tra le braccia di uno un bel po' più grande. Infatti io avevo  16 anni non ancora compiuti e tu 25 e per me erano tanti, almeno allora. Tuttavia le tue occhiate mi parvero piuttosto eloquenti su cosa volessi da me, nonostante tentassi di scacciare queste sensazioni che però trovarono conferma una mattina. Di ritorno dall'edicola mi fermasti invitandomi ad entrare. Era appena iniziata l'estate, la scuola era chiusa e sulla strada le macchine si incrociavano nel doppio senso di circolazione perse nella routine. "Allora, posso offrirti qualcosa? non fare complimenti" Intuivo dal tuo guardarmi un non so che di terribile ed eccitante, non volevo nulla ma tu insistesti talmente tanto che alla fine decisi per un dissentante thè freddo al limone. "allora sei stata promossa quest'anno? a proposito, dove frequenti?" Queste parole mi infastidirono, o meglio, non le parole in sè, quanto ciò che celavano e che scorgevo: a te non fregava un tubo dei miei studi, era solo un modo per attaccare bottone e risposi stringatamente con un "tutto ok grazie" alzando lo sguardo dal bicchiere e trovando di colpo i tuoi occhi che fissai con una leggera smorfia d'impazienza, come a volerti far capire che i tuoi preamboli non mi "giocavano" di certo e che desideravo solo tu arrivassi al dunque. In fondo anche a me piacevi, eri affascinante e non solo nel fisico, ma per quel fondo di malinconia e stanchezza che scorgevo dai tuoi occhi, forse per via del tuo mestiere non di certo facile, visto che gestivi il tuo bar, che avevi aperto due anni prima, in completa solitudine, e mi spiegasti dei tuoi progetti di ristrutturazione del locale e della ricerca di un aiutante fisso per alleviare il peso del lavoro. Discorsi che scivolarono via ad ingannare un tempo impaziente di vedersi realmente vissuto da noi .. mentre osservavo il tuo sguardo che cominciava a scrutarmi sempre più insistente abbassandosi fino alla scollatura, modesta, della canotta. Eravamo soli in quel momento, a porta chiusa, e le pale del ventilatore sul soffitto giravano a garantire un minimo di refrigerio. A un certo punto ti vidi fare il giro per scendere da dietro il bancone e venire vicino a me. Mi appoggiasti una mano sulla spalla facendola poi cadere a sfiorare un seno e affondasti la tua bocca nella mia dopo avermi fissato negli occhi senza dire una parola. Avevi un buon sapore, sebbene da fumatore e a quel tempo ancora non fumavo. Una vampa d'eccitazione mi avvolse tutta mentre cominciasti a premere sulle natiche e con le mie mani cercavo le tue zone erogene. Così iniziammo a intraprendere dall'incontro successivo un gioco pericoloso e per questo ancor più eccitante: nei momenti in cui non entrava gente, io facevo il giro arrivando dietro al bancone da te, ed ogni volta, era un celere esplorarsi diverso. E fosti il primo ad insegnarmi l'amore orale. Una corsa contro il tempo e contro il terrore che qualcuno potesse sorprenderci nella piena tempesta di quegli spasmi violenti mentre rincorrevamo discese ripide verso il piacere, sorridendo complici ad ogni ondata, maledettamente incoscienti di quegli intimi flash senza foto alcuna a immortalare ciò che dentro scorre, perchè il brivido non si può fotografare. I tuoi orgasmi erano come rapide di fiume a scivolarmi sopra di taglio al viso, un gocciare verticale rubato al vortice dei pochi minuti, o secondi, chissà ... di impudica follia. Fino a quando tutto questo non ti accontentò più, non ci accontentò più e iniziammo a vederci nel pomeriggio del tuo giorno di riposo, ma questo è un altro discorso ...

Eva

 
 
 
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