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Messaggi di Dicembre 2014

ARISA: FINE D'ANNO IN PELLICCIA. NON SI RAFFREDDA, MA LA ATTACCANO

Post n°6756 pubblicato il 31 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

La cantante Arisa che indossa una pelliccia su Facebook: scoppia l'ira degli animalisti.
La cantante lucana, in vacanza nella sua terra, sorride scherzosa pedalando su un veicolo che trasporta dei gelati.
La Basilicata è notoriamente una regione fredda: durante i giorni attorno al 31, ancora di più.
Il web sembra essersi trasformato da luogo di democrazia virtuale in una sorta di giungla, di Far West dove vigono regole e opinioni che si vuole fare passare a forza per giuste e civili.
Ma se manifestate in chiave eccessivamente aggressiva, provocatoria e insultante, esse diventano chiaramente incivili.
Indossare una pelliccia non è proibito: questo privilegio (o onta, a dire di molti amanti degli animali) va lasciato a chi lo desidera.
Tempo fa, le critiche furono per Ligabue: anche il rocker emiliano indossava una pelliccia nel video di Siamo chi siamo. L'intento voleva essere ironico.
Il cantante dovette precisare che si trattò di un equivoco e che non avrebbe indossato una pelliccia mai più, nemmeno per scherzo.
Ma di quale libertà si gode se si pretende di influenzare la vita altrui con diktat e dissensi di questo genere?
Una forza attualmente in politica, della quale non faccio il nome, ma che tutti conoscono, basa le sue scelte ed eventuali espulsioni con la democrazia del web, ossia con i consensi o dissensi di coloro che iscritti su un certo blog, fanno e disfano.
Approvo dunque la pelliccia di Arisa, pur non essendo favorevolissimo a questo capo, che giustifico però per chi abita in posti freddi.
Ad ogni buon conto, le accuse alla cantante, le minacce di non acquistare più i suoi dischi da parte dei suoi denigratori sulla sua pagina Fb sono andate via via alternandosi e quasi ribaltandosi con l'opinione di chi difende l'artista e la sua libertà di vestire come vuole.
Dunque le eccessive prese di posizione hanno determinato l'assoluzione della cantante, in nome della libertà di opinione.
ROMOLO RICAPITO

 
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UN AUGURIO DI BUON 2015 A TUTTE LE MAMME

Post n°6755 pubblicato il 31 Dicembre 2014 da romolor
 
Tag: 2015, Mamme
Foto di romolor

Su un vecchio album ho trovato incollata una rosa gialla gigantesca e un adesivo con la scritta: "Tanti auguri, mamma".
Ciò mi ha ispirato per un mio personale augurio di buon 2015 a quelle "mamme" che non hanno figli.
Già, perché la donna è "madre" anche se, per scelta, casualità o in quanto impossibilitata, non ha avuto la fortuna di generare dei figli propri.
Infatti tutte le donne possiedono qualità che le rendono uniche, nell'accudimento, non soltanto fisico, ma soprattutto spirituale, dei più deboli, di chi ha bisogno o, semplicemente, possiedono nel loro dna un modo gentile ed equo di proporsi agli altri.
Queste predisposizioni sono accentuate nel sesso femminile, molto più che in quello maschile.
La predisposizione in particolare all'accoglienza, anche di cause nobili o utili fa - ad esempio- delle donne in politica, delle emergenti e delle eccellenti amministratrici della cosa pubblica.
E che dire di tante suore, che hanno sposato Cristo e assieme sono madri putative, in missioni estere ed africane, di intere popolazioni, di bambini bisognosi di affetto e medicine?
Spesso queste religiose vengono uccise da malintenzionati o pazzi, come è capitato pochi mesi fa a delle anziane missionarie.
Le donne dunque hanno una marcia in più, anche per quanto riguarda il mondo animale: sono "mamme" speciali di tanti cani e gatti abbandonati.
E poi le mamme "reali", quelle che hanno da uno a dieci figli,oggi più che mai impegnate a conciliare lavoro (casalingo e non ) con le esigenze della prole, più matura che in passato, ma non per questo meno fragile.
Perciò, per il 2015, un mio augurio e un saluto speciale alle mamme di tutte le età.
ROMOLO RICAPITO

 
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Sex Tape-Finiti in rete Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6754 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

di Romolo Ricapito
BARI, 12 SETT. - Sex Tape-Finiti in Rete con Cameron Diaz è un film esplicito sin dalla prima scena, perché mostra l'attrice nata a San Diego nel 1972 in tutto lo splendore (nudo) del suo lato B. Ma è veramente lei o una sua controfigura? L'approccio della trama è molto "hard" soprattutto nei primi quindici minuti (ma anche nell'ultimo quarto d'ora ...) . Momenti che rimangono i migliori del film perché sono quelli più"veri". Il resto è un concentrato di ipocrisie, trash e sceneggiatura traballante. Ma andiamo per gradi, allora. L'intesa sessuale di una giovane coppia, formata da Amy (la Diaz) e Jay (Jason Segel ) è indagata sin dall'inizio, quando cioè è al massimo del suo fulgore. Il film non si fa pudore nel documentare le erezioni spontanee di Jay (un tabù nel cinema) quando 'uomo è al vertice della sua potenza sessuale. L'altro tabù che viene affrontato è il sesso durante la gravidanza (dopo che la coppia si è accasata). Logicamente, l'intesa fisica decade con l'arrivo dei figli (in questo caso due, un maschio e una femmina) ma la coppia è determinata a programmare un ritorno al sesso in maniera libertina , una volta che sarà libera dai vari impegni del suo incessante tran tran quotidiano. Anche le disfunzioni erettili causate da troppo lavoro sono documentate senza falsi pudori. La sceneggiatura sembrerebbe una sorta di trattato di Masters e Johnson, la coppia di sessuologi americani che studiò con infinite e circostanziate statistiche i comportamenti sessuali degli esseri umani, soprattutto quelli delle coppie sposate . Il riferimento calza a pennello, anche perché i due trentenni (ma gli attori hanno qualche anno di più...) si ispirano a un certo punto della trama al libro La Gioia del Sesso, best -seller americano degli anni '70 di Alex Comfort che mostra, con disegni a volte anche buffi, infinite posizioni negli rapporti sessuali : atti che i protagonisti vogliono imitare, girando un filmato pornografico per uso personale. Il ricorso alla pornografia attiva dovrebbe rivitalizzare un ménage un po' stanco. Il video "sconcio" però finisce in rete, perché Jay, invece di cancellarlo, lo distribuisce a pioggia, per errore, sugli i-Pad che ha precedentemente regalato a parenti e amici, suocera compresa. Egli infatti, lavorando in una stazione radio, è solito comporre delle play list di canzoni o di film che condivide con i più stretti conoscenti, tramite appunto l' i-Pad. Qui il film mostra il segno, sia perché la trama d'inizio è giunta al capolinea (non può certo sostenere un film per intero!) ma anche in quanto una volta chiarito l'equivoco , i rimedi da approntare al fine di scongiurare la visione dell'home video -porno alle persone vicine ( almeno alla maggior parte di esse) risultano più che logorroici da seguire per chi è in sala . La sceneggiatura a metà dunque arranca , proponendo una serie di eventi a catena, ovviamente sempre legati al famoso 'equivoco principale. Le schermaglie degli interpreti paiono inoltre una sorta di passatempo inutile di una coppia semplicemente ricca e annoiata. C'è poi il figlioletto grasso e antipatico di un'altra coppia di amici che ricatta Amy e Jay , in quanto egli minaccia di postare il video dello scandalo sul sito You Porn. Il ragazzetto spiega di avere una copia dell' Mp4 e che solo lui può interrompere la ventilata distribuzione a catena. Tutti questi dettagli tecnici "rompono le scatole" agli spettatori, soprattutto a quelli che conoscono meno la rete, ma anche a chi sa usare bene internet, risultando in toto indigesti. . Inoltre la sezione dove i coniugi si introducono di nascosto all'interno del fabbricato "sede" di You Porn è pessima, con il dirigente del "famigerato" sito che moralizza e fa il filosofo sulla solitudine delle coppie americane , stato esistenziale che spingerebbe queste a divulgare i loro atti sessuali al mondo intero in forma virale. Ma è anche brutta la parte che coinvolge Rob Lowe, nei panni di Hank, un dirigente dell'industria di giocattoli con la quale Amy collabora . . Hank è un uomo ricchissimo che, durante una vacanza della sua famiglia ( quest'ultima momentaneamente assente da casa) si dedica ai suoi piccoli piaceri proibiti, quelli cioè che non ha potuto coltivare nella sua giovinezza repressa: la cocaina e l'ascolto di band come gli Slayer (testi di nazismo, satanismo,assassini seriali). Il ruolo è adatto a Lowe, attore di 50 anni che sembra ancora (quasi) un ragazzino. Ma la parte affidata a Rob Lowe assomiglia troppo al ruolo da lui già interpretato del chirurgo plastico corrotto e tossico nel recente Dietro i Candelabri. Inoltre lo sketch del cane lupo di Hank che insegue Jay mentre quest'ultimo, di nascosto. tenta di appropriarsi dell'i-Pad del loro ospite ( la scusa per introdursi in casa dell'uomo è farsi dare dei soldi da destinare a una charity) è demenziale e inutile. Insomma , un film davvero poco riuscito, che in America si è rivelato quasi un flop e che risulta divertente forse soltanto nell'ultima parte, quando il contenuto del famoso sex-tape verrà finalmente "mostrato" agli spettatori (con le dovute censure, ma non tanto...)".

 

 

ROMOLO RICAPITO

 

 
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COLPA DELLE STELLE, Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6753 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

di Romolo Ricapito
BARI, 13 SETT. - Colpa delle Stelle diretto da Josh Boone ha un merito: questo film, al di là della sua effettiva qualità (altalenante) finalmente interrompe la tendenza, tutta italiana, che vede i film drammatici eternamente battuti negli incassi dalle commedie, siano esse belle ma, nella maggior parte, purtroppo assai brutte. Innanzitutto l'opera si basa sul best -seller omonimo, al n.1 nelle classifiche americane del New York Times e scritto da John Green (1977) . In Italia il romanzo ha fatto piazza pulita di tutti gli altri contendenti , posizionandosi subito in vetta alle vendite da inizio estate, ben prima dell'uscita a fine stagione della pellicola omonima . Ancora più rilevante il fatto che non di storia drammatica si tratti, ma drammaticissima; a volte spietata, al limite del sopportabile, con la voglia sadica di far piangere a tutti i costi da parte degli sceneggiatori , anatema che colpisce quasi come un bisturi gli spettatori del grande schermo. Il film ha ricordato a molti il vecchio Love Story, best -seller su celluloide (e anche in quel caso in libreria ) del lontanissimo 1970. Soltanto che in The Fault in Our Stars a morire non è lei, ma lui.... Per sdrammatizzare le vicende dei tre protagonisti principali, adolescenti malati di cancro in fase terminale (almeno in due casi) si è scelta una forma di dialogo vicina allo slang giovanile. Ad esempio, Hazel Grace, la protagonista assoluta (Shailene Woodley, 1991) a proposito dell'educatore che conduce i gruppi di sostegno per i malati di tumore , (diffusissimi negli Stati Uniti) dice: "quello là ha avuto il cancro alle palle". Mentre gli sms che la ragazza scambia col suo innamorato Gus , 18 anni (sofferente di osteosarcoma e già con una gamba amputata!) grazie a una soluzione registica appaiono come fumetti sullo schermo. Il giovane che conquista Hazel Grace è Augustus, detto appunto Gus (Ansel Elgort , 1994) al quale si è accennato. Forte del detto carpe diem, il ragazzo non si perde in convenevoli con troppi inutili corteggiamenti, anche perché il tempo stringe ( per ovvi motivi). Anche lei però non scherza, quanto a condizioni (pessime) di salute : con un cancro alla tiroide esteso finanche con delle metastasi ai polmoni, è malata quanto lui, anzi ormai spacciata . Almeno però , grazie fortunatamente a delle cure sperimentali (un programma ospedaliero al quale ebbe accesso quand'era ancora una bambina) si è salvata in extremis. Insomma, la Morte può Attendere, per citare il titolo di un altro celebre film. L'attrice Woodley è di fatto costretta a recitare con tubicini collegati al naso per l'intero film. Il trittico di sfigati è completato da Isaac, impersonato da Nat Wollf, sugli schermi attualmente anche con la commedia Comportamenti Molto Cattivi. Isaac soffre di un retinoblastoma. Ha un occhio di vetro, ma sta per diventare cieco anche dall'altro . Fatto che avverrà in corso d'opera, ovvero durante il film. E dunque Wollf indosserà da quel momento occhiali neri tipo Rayban. L'ensemble è completato dalla voce fuori campo della protagonista e dall'assunto che la cosa più brutta della morte per un cancro è avere un figlio che ...muore di cancro. Gli adulti: la madre di Hazel Grace , Frannie, è impersonata da Laura Dern (1967) , in passato anche nominata al premio Oscar. Il fatto curioso del personaggio interpretato dalla Dern è quello di oscurare nella sceneggiatura il coniuge ( impersonato dall'attore Sam Trammell, nel ruolo di Michael) in modo totalizzante e anche imbarazzante. L'importanza del padre all'interno dello script è quasi irrilevante, anche se ad esempio è stata appena pubblicata su internet una scena tagliata tra Trammell e la "figlia" dello schermo. Sam Trammell (1969) , a fronte di una Dern un po' sfioritella e come al solito segaligna, si rivela piacente, forse anche più del bolso giovane protagonista e si attesta all'interno della trama come "il miglior figo del Bigoncio". Più attore teatrale che cinematografico, Trammell è ridicolizzato dalla sceneggiatura quando, dopo la morte del fidanzato della figlia, sussurra alla ragazza: ti senti comunque una privilegiata? (per averlo amato) . Hazel Grace reagisce alla frase "demenziale" con un eloquente silenzio. Frannie poi accompagna Hazel ( e fidanzato !) in un viaggio di piacere ad Amsterdam, dove la ragazza vuole a tutti i costi incontrare l'autore del suo romanzo preferito. Mamma "chioccia" (e talvolta davvero onnipresente) Frannie-Dern verrà a un certo punto brutalmente liquidata dal "genero" con la frase: potremmo restare soli un po', almeno a tavola ? Il film sfiora però anche un altro tabù, quello cioè della verginità maschile. Gus si dichiara "illibato " alla sua ragazza : lei è in imbarazzo e "rifiuta" il fatto che un diciottenne americano non abbia mai sperimentato le gioie del sesso. Le teen ager insomma preferiscono un uomo più "navigato" anche se apparentemente candide e delicate.... Ma c'è tanta carne al fuoco. Semplificando, a metà film, Colpa delle Stelle sembra già un collage di Amore senza Fine di Zeffirelli, Love Story (come già detto) e High School Musical. La colonna sonora con molti artisti (non tutti famosissimi, tra gli altri la nota Lykke Li, quella del popolare hit I follow Rivers ) serve nient'altro che ad allungare il brodo. I primi piani dei giovani visi dei due ragazzi , dopo meno di un'ora, sono già stucchevoli. Inoltre, è evidente che l'ambiente è sempre quello di ricchi rampolli , o di gente che vive anche col superfluo. Insomma, i malati della storia abitano bellissime case, sono sempre collegati tra loro on line con vari aggeggi di nuova generazione, compresi gli onnipresenti Pc della Apple. Parafrasando una nota telenovela, " anche i ricchi piangono perché hanno il cancro". Il viaggio ad Amsterdam, propedeutico per l'incontro con Van Houten, romanziere preferito della ragazza ( perché narratore che crea storie di malati di cancro terminale, giusto per continuare a farsi del male... ) segna una doppia svolta: interrompe la noia della trama e introduce un Willem Dafoe strepitoso. Dafoe, nel ruolo dell'intellettuale ubriacone che affoga nel whisky , è la cosa migliore del film. Iperrealistico: perché pur parlando fuori dalle righe ai suoi due ospiti americani, li libera da troppe fantasie malate. C'è poi una simbolica visita alla casa di Anna Frank dei due innamorati, madre di lei ancora al seguito . La Frank è l'epitome degli adolescenti colpiti da ingiustizie. Nel suo particolare caso, le persecuzioni razziali e la guerra furono la loro causa, nel caso dei ragazzi della storia, il destino cinico e baro che li sottopone a sofferenze impensabili , causa una salute troppo malferma . Nell'ultima parte si respira morte e tragedia ogni momento, con dialoghi spietatissimi e scene che sono affondate nel dolore più cupo, volutamente. Il risultato è ibrido: da un lato ci si commuove, dall'altro si tocca ferro. E poi in tanta perfezione formale (la regia è ottima e così le scene,benissimo fotografate ) non si capisce una cosa soltanto : come mai in una sequenza , sia pur breve, Laura Dern reciti con le ascelle sudate. Errore imperdonabile per un cinema attento ai dettagli e all'eleganza formale come quello americano.
-ROMOLO RICAPITO

 
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Resta anche domani, Recensione di ROMOLO RICAPITO

Post n°6752 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

di Romolo Ricapito
BARI, 20 SETT. - RESTA ANCHE DOMANI , film drammatico girato in Canada a Vancouver con attori poco noti, inevitabilmente si assoggetta a uno spontaneo confronto con Colpa delle stelle, che l'ha preceduto di qualche settimana nell'uscita sugli schermi italiani. Il motivo è evidente; anche If I Stay ( è il titolo originale della pellicola, ovvero "Se Rimango", tradotto ) appartiene al genere lacrimoso-sentimentale dove la morte, (possibile, probabile o "già" pervenuta) è una variante nella vita degli adolescenti delle storie che vengono rappresentate. Vuoi perché dei sopravvenuti e improvvisi lutti la rendono vicina e tangibile, oppure in quanto essa minaccia pesantemente con i suoi "artigli" i giovani protagonisti. Qui il personaggio principale è una giovane violoncellista, Mia, interpretata dall'attrice Chloë Grace Moretz (1997) , che vive in una famiglia medio-alta: il padre Denny (Joshua Leonard) è un insegnante di letteratura, ma con animo da rockettaro: un passato da cantante in borchie di pelle e una band locale nella quale suona ancora per hobby. La madre Kat (Mireille Einos) è una casalinga, agente di viaggio part time. Il fratellino, Teddy, è un dolce e innocente biondino, ancora in tenera età. Mia è una violoncellista provetta, capace di comporre in maniera avanzata e di eseguire la musica di Beethoven (il suo compositore preferito) o di Schubert. Questa passione la rende dissimile dal padre, amante di Iggy Pop e Alice Cooper, artisti che anacronisticamente ripropone ai figli, almeno nei racconti . Ma c'è un terzo elemento, il giovane Adam (Jamie Blackey, 1991) , anch'egli un rocker. Egli conquisterà il cuore di Mia col più classico degli stratagemmi: invitarla a un concerto classico, del quale ovviamente non gli importa nulla. L'intraprendente Mia, intanto, ha fatto già richiesta di ammissione per la prestigiosa Juillard School, un noto conservatorio con sede a N.Y. Un incidente d'auto scompagina il tutto: la famigliola di quattro persone esce di strada causa neve (il film è ambientato a Portland, Oregon) . La strada immacolata, ma ghiacciata e innevata ( dunque parecchio insidiosa) provoca una tragedia. Mia osserva fuori nella neve gli eventi: ella è una proiezione di se stessa, ormai in coma. Tramite questo espediente la vedremo all'opera, sia come "fantasma" , che come ragazza in carne e ossa prima del sinistro, ma protagonista a tutto tondo di una storia che si basa appunto essenzialmente sui flashback. Ritornando indietro, vediamo come i genitori "impiccioni" si interessino della sua nascente storia con Adam. Essendo il ragazzo un aspirante cantante rock , è benvoluto dal padre, causa un ovvio transfert. Completa il tutto un'amica lesbica di Adam, personaggio di puro contorno recitato dall'oriunda Liana Liberato. Veniamo al dunque però: i flashback di vita vissuta si susseguono nella loro quotidianità e diremo anche , banalità. C'è un primo approccio sessuale tra gli innamorati della storia: "Voglio andare piano" , gli intima lei, mentre sono già posizionati nell'alcova. "Adoro andare piano" è la furba risposta di Adam. Il confronto con la pellicola "consimile" , cioè Colpa delle Stelle, è in perdita, perché per Resta anche domani gli autori hanno badato un po' troppo al risparmio, con attori poco noti e ambienti ben più modesti rispetto al primo. Arriva la sospirata "prima volta": "Immagina come se stessimo suonando insieme" è l'avvio del ragazzo alla perdita della verginità della fidanzatina. Ragazzetta che si mostra subito vogliosa di imparare lo "strumento", con un anticipo di baci erotici degni del Kamasutra e stampati sul giovane come delle note "giuste" sul pentagramma. Nella seconda parte il film scade: si svela più drammatico di quanto immaginato e, di pari passo, emerge una rivalità tra i due fidanzati-musicisti. Adam, che ha già provato forme di abbandono in famiglia , non vorrebbe essere lasciato, qualora la sua bella fosse ammessa al conservatorio a New York. Ma il confronto tra i due è impari: Adam esegue durante il film con voce improbabile certe canzonacce con le quali aspirerebbe a diventare famoso, assieme al suo gruppo di musicisti .Lei, invece, è una sorta di genio dell'esecuzione. La forza perversa del film è ben altra: essa consiste nel causare i tanti lacrimoni che luccicano in sala come "empatia" a triplici disgrazie. Perché scopriamo infatti che la madre di Mia è già bella e morta dopo l'incidente. Una sequenza ce la mostra mentre la chiudono in un sacco: destinazione obitorio. Il padre però pare essersi salvato. Macché: dopo un po' crepa anche lui, tra la disperazione degli anziani genitori. Il nonno di Mia, interpretato da Stacy Keach,(1941) è l'unico nome di una certa notorietà del cast. Per fortuna si salva il piccolo fratellino. Ma solo inizialmente : un'emorragia epidurale se lo porterà via. La proiezione di Mia, viva sullo schermo mentre giace invece intubata in una stanza d'ospedale, assiste impotente a tutti questi orrori. Purtroppo il difetto del film non è solo la sua malinconia, ma il cercare di allungare il tutto con delle scene inutili e decisamente indigeste, sia per morbosità ,ma (soprattutto) per una forma "esagerata" di insano compiacimento. Il trailer del film, lungi dal richiamare la "iettatura" dell'intreccio , mostrava a tradimento una bella festa in giardino con falò notturno, con tutti i protagonisti ritratti belli e sorridenti . Il romanzo da cui è tratto il film è stato scritto da Gayle Forman nel 2009 ed è stato edito in Italia soltanto in luglio, da Mondadori (15 euro). Il regista, R.J. Cutler, con mano sadica, ma nonostante tutto abbastanza efficace, accompagna il tutto . Nella vita è anche documentarista e regista teatrale. La sceneggiatura di Shauna Cross (che è anche una pattinatrice) "sbanda sul ghiaccio", non soltanto quello dell'incidente d'auto , ma su una impietosa freddezza d'impianto studiata a tavolino. Degli attori, colpiscono soltanto la brava protagonista e il nonno, i già citati Grace Moretz e Stacy Keach.


ROMOLO RICAPITO

 

 
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