Creato da: meninasallospecchio il 28/04/2012
un concept blog (non so che voglia dire, ma mi sembra figo)

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

monellaccio19patrizia112orchideapois0ossimoraprefazione09Chico.arghcanduttinik.ga1Ste716cassetta2andrea1_20misteropaganoMilleGaranziePerTeamorino11Tonyspera0
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 43
 

 

 
« L'onore delle armiE al posto di Manzoni... »

Perché si legge Manzoni

Post n°422 pubblicato il 12 Aprile 2015 da meninasallospecchio

(continua dal post 419)

Che ci crediate o no, quando andavo a scuola difendevo la lettura dei Promessi sposi. Un po' anche per fare il Bastian contario, come si dice dalle mie parti, attività in cui mi trovo sempre a mio agio.

La ragione per cui si legge il polpettone di Manzoni, spiegavo ai compagni che sbuffavano, non è tanto la sua qualità letteraria. Il mondo è pieno di romanzi migliori. La letteratura italiana magari non tanto, specie quella dell'800, ma se uno volesse leggere un'opera di valore potrebbe prendere Boccaccio per esempio, o perché no, L'asino d'oro di Apuleio. Anzi, quello lo consiglio proprio.

In effetti non è il valore letterario che importa. Perché anche se la scuola, come dicevo, non insegna a scrivere, deve tuttavia insegnare a leggere. Cioè, partendo da un testo, ti deve spiegare come fare a capirlo, analizzarlo, chiedersi parola per parola, frase per frase, perché è scritto così e non cosà, e perché l'autore ha fatto una certa scelta, e cosa ha voluto dire, e cosa ha voluto comunicare. Certo, quando poi uno leggerà un libro per conto suo non farà così, si lascerà trasportare esattamente dalle intenzioni comunicative dell'autore, senza porsi tante domande; però dovrebbe essere in grado, all'occorrenza, di decifrare quella stessa gradevole "manipolazione" di cui è oggetto. E soprattutto dovrebbe essere capace, in autonomia, sui libri che leggerà nella sua vita (se la scuola non gli avrà fatto troppo odiare la lettura), di farsi un'idea personale sul contenuto e sul significato, senza bisogno di leggere recensioni o critiche, abbeverandosi alle interpretazioni altrui, come troppo spesso si fa a scuola. E questo gli consentirà anche di leggere un giornale o di vedere una pubblicità senza assorbire inconsapevolmente qualsiasi messaggio pre-masticato.

Ecco, i Promessi sposi sono la palestra in cui si impara a leggere. Si potrebbe usare un testo qualsiasi, in realtà, Harry Potter, o il fondo del Corriere o le istruzioni della lavastoviglie. Ma i Promessi sposi si prestano alla didattica, per varie ragioni.

Intanto il romanzo ottocentesco ha una sua rotondità, un suo essere concluso, che ne semplifica il messaggio complessivo, il "cosa voleva dire l'autore". L'800 non ti tradisce mai, non ti lascia a bocca asciutta con un finale aperto, dubbi esistenziali, proiezioni oniriche o pippe postmoderne variamente assortite. No, si va sempre a parare sicuri da qualche parte, come in una bella tragedia greca. Così non dobbiamo spiegare ai ragazzi quant'è complicato il mondo, li possiamo mandare al servizio militare pieni di certezze. Ops, non c'è più il servizio militare.

Poi ci sono i personaggi, anche loro tutti belli rotondi, descritti fisicamente e psicologicamente in mezza pagina, che ci sembra di averli davanti o di conoscerli da tutta la vita. Senza complicazioni e sfumature, buoni o cattivi o tutt'al più redenti, il Bignami degli esseri umani.

E c'è la storia, o per meglio dire le storie, tutte chiare, trasparenti nelle intenzioni. Cosa voleva dire l'autore? In Manzoni si capisce sempre perfettamente, parola per parola, frase per frase: ogni episodio ha la sua piccola morale, il suo riferimento sociale, il suo insegnamento. Gli studenti hanno tanta "ciccia" con cui lavorare. E senza farsi venire mal di testa. Perché, diciamolo, in fondo è tutto molto semplice, troppo semplice.

 

(continua)

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963