Post n°76 pubblicato il 09 Novembre 2006 da sjones81
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Post n°75 pubblicato il 09 Novembre 2006 da sjones81
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Post n°73 pubblicato il 02 Novembre 2006 da sjones81
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Post n°72 pubblicato il 02 Novembre 2006 da sjones81
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Post n°70 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da sjones81
Quello che non c'è Ho questa foto di pura gioia Ho perso il gusto, non ha sapore Arriva l'alba o forse no Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo Perciò io maledico il modo in cui sono fatto Curo le foglie, saranno forti Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me Afterhours , Quello che non c'è , (2oo2) |
Post n°69 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da sjones81
NOTTE DI PROVINCIA Son tornato anche stanotte Vinicio Capossela, Modì ( 1991) |
Post n°68 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da sjones81
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Post n°67 pubblicato il 01 Ottobre 2006 da sjones81
Musica di De Andrè, Pagani regia di G. Salvatores La pace terrificante, ultimo respiro di secolo trascorso, triste anticipazione della nostra epoca venuta su a colpi di attentati ed esportazioni di democrazia. La nostra “democrazia”, eccola la “guerra rassicurante”, il nostro tempo che tanto mio non è e che mai lo sarà. Abbiam provato a cambiare stazione, questo sì, ma al microfono v’è sempre lo stesso nastro. Ed io? Non indugio a considerare me stesso facente parte del coro senza palco e senza direttore, ma sopratutto senza voce.
Prossimi santi, dalle cattedrali alle cattedre, inquisitori. Poi peccatori intransigenti, e martiri aggressori e statisti inconcludenti.
ancora, appunto.
Noi, spettatori pisolanti in una culla, osserviamo timidamente la giostra Se non cambia mai nulla è soprattutto colpa nostra. |
Post n°66 pubblicato il 30 Settembre 2006 da sjones81
di Renato Guttuso ----- O ----- Chista è la pagina cchiu nira di la storia Nni lu chianu di Purtedda, A la dritta, nni 'sta petra, Era Nicola Barbatu, lu medicu socialista Cu cantava, cu sonava, E nta l'aria li sciauri L'oraturi di ddu ijornu C'è cu chiama, c'è cu cerca, C'è cu curri e si lamenta Furu centu li feriti E li morti furu vinti, Supra l'erba li chiangeru Pe descriviri 'sta straggi Margherita la Clisceri, Nni li vrazza di la morta Si vui jti a la Purtedda, E li morti sunnu vivi, Di Otello Profazio il testo è stato scritto da I. Buttitta, successivamente "musicato" da Otello Profazio, (spero di non dire troppe cavolate, ma le informazioni ce ho raccolto non sono molto precise). E' stata riproposta in tempi recenti da Massimo Ferrante nell'album " U' ciucciu". |
Post n°65 pubblicato il 20 Settembre 2006 da sjones81
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Post n°64 pubblicato il 19 Settembre 2006 da sjones81
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Post n°63 pubblicato il 18 Settembre 2006 da sjones81
Due parti di idrogeno per una di ossigeno Il corpo umano è fatto al 90% di acqua, succhi, saliva e sputi. Nei mari della luna i tuffi non si fanno, non c'è una goccia d'acqua, i pesci non ci stanno che magnifico mare, che magnifico mare … (per chi non sa nuotare) Portatemi sulla riva, sul confine dove l’acqua tocca la terra, dove l’asciutto diventa bagnato. Domani qua metteranno il cartello: Privato. Ma di chi è l’acqua? perché non riesco a non pensare che questa non sia roba da vendere e comprare. Intuisco che è così, ma perché non può esserlo? Dammi una buona ragione. E lui: “per la sua eguaglianza universale, per l'indipedenza di ogni particella dalle altre solo due parti di idrogeno per una di ossigeno. Per la libertà del suo stato liquido, solido, gassoso, nel ciclo della pioggia e nelle correnti; per la variabilità da quiete a tempesta; per la consapevolezza della sua massa gigantesca tre a uno; 3 a 1 fisso dell’acqua sulle terre emerse; (nani) per la grandezza di ogni orizzonte marino che diventa oceano; per il suo essere linea, confine, finis terrae che disegna il mondo conosciuto; per i pesci, i mammiferi marini, le capacità di sciogliere i sali, trattenere lo zucchero, la stanchezza umana e i rifiuti organici; per la sua spinta dal basso verso l’alto uguale alla massa del liquido spostato; per la commovente resistenza dei ghiacciai ai mutamenti climatici per niente scontati; per la pazienza del bagnasciuga a Ferragosto; per la dignità in memoria del nome dei fiumi avvelenati e seccati in modo per niente scontato o mal calcolato; per la capacità di azione e reazione dei geizer, maremoti, tempeste, tsunami, alluvioni, Katrina e Rita; per il mistero delle sorgenti prosciugate da grandi opere per niente scontate e mal calcolate; per l’umidità dell’aria, per la nebbia, la rugiada, le nevi, la grandine; per la capacità di lavare, togliere la sete, di spegnere il fuoco,nutrire le piante; per essere risorsa, diritto, elemento fondante come aria e come l’aria di difficile conversione in merce.” Infatti, che prezzo si può dare al vapore, alla nebbia, alle nubi, alla pioggia, al nevischio, alla grandine… la grandine,nel bilancio idrico dei potenti, sarà un costo o un ricavo? il suo essere bene indiviso nei secoli di antiche civiltà che fermavano la proprietà sulle rive dei fiumi, non l’ha salvata dall’essere merce nell’ultima frontiera del West, dove per la prima volta nella storia, chi arrivava alla terra diventava anche padrone dell’acqua purché avesse un fucile per difenderla; i nativi d’America erano esclusi dalla gara, perché, partendo in loco, erano troppo avvantaggiati. Così la possibilità di venderla e comprarla è un’idea che fa proseliti. Per bere dovremo stappare!!! L’acqua da imbrigliare, arginare, deviare, sbarrare, intubare, prelevata alla fonte, i rivoli invisibili che mettono i fiumi nell’imbarazzo di non riconoscere mai la foce, ma quale delta o estuario! Il prezzo… Difficile non pensare alle conseguenze di svalutazione dell’intera razza umana, dal momento che essa rappresenta il 90% di ogni corpo umano. Dunque che prezzo dare alla vita? Che valore più o meno? Pagandola bene, sei bottiglie di acqua minerale, non è male,conviene! E la scadenza? Se è merce avrà una scadenza. Che faremo allora degli stagni pestilenziali, delle lagune museo, delle pozzanghere inquinate, ma soprattutto dell’acqua dei vasi da fiore andata a male… nel bilancio idrico contabile del pianeta, dove le mettiamo, a costo o a ricavo? nei mari della luna i tuffi non si fanno non c'è una goccia d'acqua i pesci non ci stanno che magnifico mare, che magnifico mare nei mari della luna i tuffi non si fanno non c'è una goccia d'acqua i pesci non ci stanno che magnifico mare, per chi non sa nuotare... Marco Paolini e Mercanti di Liquore, in Sputi |
Post n°62 pubblicato il 14 Settembre 2006 da sjones81
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Post n°61 pubblicato il 12 Settembre 2006 da sjones81
La vecchia Hohner blues sibilò, poi sussurrò, sospirò, attirò a sé stormi di sguardi. L’uomo nascondeva tra le magre falangi, dietro il legno e gli ottoni dell’armonica, un volto solcato da passioni insane. A sassate gli stenti hanno scalfito la sua corteccia troppo tenace per essere plasmata come creta. Tra le mani ed il bagliore confuso dei metalli intaccati e imbruniti mi parse di scorgere una smorfia, un ghigno, contorsioni muscolari di chi sa come nobilitare l’aria tra le ance dello strumento. Un’increspatura d’espressione, unico segno plastico su un volto squadrato, permase a rivendicare dominio semantico anche quando smise l’armonica dalle labbra. Arrestai il passo qualche istante per riflettere su quella figura minuta dai capelli arruffati; prevalse al desiderio di proseguire l’esigenza di sentir mormorare qualcosa dai suoi occhi. Il vociferare aspro d’ombre e luci epidermiche non proferiva molto sulla vera natura dell’incantatore acustico. Ma lui? Nulla, neanche un cenno. Mi piace pensare che le sue palpebre rimasero serrate al fine di custodire un tesoro troppo prezioso per andar spacciato su un marciapiede. Di sé, forse, pensava di raccontare già troppo. Placai la mia curiosità e volsi il naso alla strada; ripresi il mio sentiero cullato dai suoi artifici musicali dissolti dal vociare dei sostanti. Echi di gente costrinsero la mia attenzione verso la piazza del piccolo borgo dove un palchetto allestito a mestiere diventò teatro di un paio di scalmanati che a colpi di corde e tamburi recitavano una parte appartenente ad altri. Profumi d’estate corrotti dal caldo soffocante attentavano il mio incedere ormai libero dall’incantesimo del suonatore di armonica. Sostai ai piedi della fontana dove decisi di attendere il sopraggiungere del tramonto osservando i passanti. Un uomo coi baffi e l’abito nuovo di sartoria non si accorse di me e quasi mi calpestò. << Colpa mia>> gli dissi subito scusandomi. << Non dovrei sedermi qui, sul marciapiede >> . Dentro di me pensavo che l’imbranato poteva anche stare un po’ più attento, mi aveva fracassato 3 dita con i suoi mocassini lucidi. Lui quasi non rispose e con sguardo irritato m’invitò a fare più attenzione. Un anziano signore, bastone di legno e coppola scura, era visibilmente intimorito dalla mia presenza, quasi a temere la mia estraneità. Tra le caviglie sottili di una ragazza incrociai lo sguardo di Paride, un tenero meticcio non più alto del mio ginocchio che non vedeva l’ora di liberarsi del guinzaglio e raggiungere il giardinetto fiancheggiante la piazza. Mi persi tra le nuvole del suo mantello di peli cercando tra le macchie ciò che il cielo non offriva in quella calda giornata d’agosto. Vidi una tartaruga, o forse era un cappello quella macchia che gli ornava il fianco sinistro e che nella mia testa cercava un’identità. << Ha da accendere?>> Tre parole ruppero l’idillio, riconobbi la voce rauca di Peter. << Mi dispiace signore, ho smesso>> e sorrisi. Lo guardai in volto e mi illuminai alla vista dei suoi occhi dai riflessi gialli. Da troppo tempo speravo di rincontrarlo. << Che fai? guardi le gambe delle mie compaesane?>> mi disse ampliando il sorriso. Vagli a spiegare la cosa. Lui, che mi conosce, avrebbe creduto alla mia versione, ma mi avrebbe anche deriso per tutta la durata della serata. Già immaginavo le sue parole rimbombare nella piazza:<< Non ci posso credere, sei riuscito a smettere di fumare ma ancora non riesci a capire quali sono i veri piaceri della vita?>> Non ritenei necessario di chiarire l’equivoco e lo lasciai ridacchiare. << Da quanto tempo sei qui?>> Mi alzai e gli strinsi la mano e la schiena. Mi disse: << Più o meno da quando sei arrivato tu, ma non volevo disturbarti. Ti ho visto preso a pensare, guardare, studiare la gente. Ma è possibile? Sei riuscito a smettere di fumare ed ancora non smetti di farti le seghe mentali?>> Ecco, appunto, a dimostrare che anch’io conosco i miei polli. Mi giunse il sospetto che lui si fosse accorto del mio sguardo rivolto verso Paride, non verso le cosce della padroncina, e avesse approfittato della mia domanda successiva per prendermi in giro a dovere. Era ancora lui. Non era cambiato quasi nulla nonostante tutto. Parlammo per ore fino a sera. Ormai eravamo troppo lontani per poterci frequentare assiduamente, ma nessuno dei due si era veramente distaccato dall’altro. Queste cose capitano quando hai la fortuna di condividere tutta l’adolescenza con persone come lui. Il vecchio sulla panchina sembrò rincuorato nel vedermi chiacchierare con un volto a lui noto, mi sorrise e diresse lo sguardo ormai sereno in un’altra direzione. Gli passammo a lato mentre ci recavamo a casa di Peter: << ‘Zi Pinucce, bella la gioventù ehhh!?!?>> Con un sorriso di pochi denti il vecchio gli rispose:<> Sembrò che il signor Giuseppe avesse intentato un dialetto mitigato per rendere comprensibile anche a me le sue parole; fu un apprezzabile gesto di cortesia o forse il desiderio di celare la propria identità contadina di fronte ad un estraneo? Si sa, le generazioni del secolo scorso hanno fatto il possibile per abbandonare quella vita contadina cosparsa di stenti e sacrifici senza accorgersi dell’immenso patrimonio che stavano buttando alle ortiche. Peter subito sottolineò il fatto:<< Uè zi pi’ e che facciamo’? parlamme in indaliano?>> E ghignò. Una risata vigorosa attanagliò il volto del signor Giuseppe:<< Eheheh, vavattenne! eheheh vavattenne mo’, ca se t’ngarre te tron’, t’ nghiov gnè nu chiuode!!! >> agitando il bastone in faccia al mio Virgilio strizzò l’occhio e gli donò un ultimo sorriso prima di tornare a scrutare con attenzione la piazzetta. Ho sempre invidiato Peter per la sua capacità di giocare con le debolezze altrui senza rendersi irritante. Sa sempre quand’è il momento di fermare il gioco, riconosce ad occhio nudo i limiti della pazienza del prossimo e si diverte ad oltrepassarli per poi tornare presto nei ranghi del rispetto. Un equilibrista , non c’è che dire, un vero mago nelle acrobazie sul cavo teso. Prendemmo definitivamente la strada di casa, imboccammo un vicolo angusto, largo non più di 2 passi. Dai balconi ci davano il benvenuto rumori di pentole e padelle assieme ai profumi di carne stracotta e sughetti mediterranei. Le persiane mormoravano frasi a me poco meno che incomprensibili, le finestre erano occhi che curiosavano sui passanti. Una timida signora ci osservava di traverso incuriosita dai passi nel vicolo Continua… |
Post n°60 pubblicato il 07 Settembre 2006 da sjones81
Guido piano che mistero dopo il ponte cambia il mondo ...
Fabio Concato, "Guido piano" in Voilà |
Post n°59 pubblicato il 01 Settembre 2006 da sjones81
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Post n°58 pubblicato il 01 Settembre 2006 da sjones81
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il 24/04/2010 alle 23:51
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il 11/07/2009 alle 00:14