Da zer0 a me

Il fuoco, il mare e vecchie storie.

Non è mia intenzione favoleggiare con la celebre invenzione di Callinico e del suo Fuoco Greco, ma sta di fatto che nella mia esperienza di vita il mare e il fuoco a volte si sposano e trovano un accordo di assoluta e mirabile sintonia.
Sono finalmente conclusi i giorni di studio dedicato al mare, l’esame presso la Capitaneria è anche lui felicemente alle spalle ed ora si aprono i confini delle onde, ma prima ancora i torpori serali del divano per recuperare le nottate rubate al sonno.
Delle molte cose nuove imparate e della gioia della scoperta resta lo spazio tra il cuore e la mente, avevo bisogno però di un gesto catartico per concludere questo periodo e così, accarezzata per l’ultima volta la carta didattica erosa dalle molte rotte tracciate a matita e poi cancellate, traforata dai buchi del compasso e macchiata dalle ghiottonerie imprudentemente consumate su di lei, le ho applicato la fine più nobile e gloriosa che è quella della fiamma.
Come insegna lo Zen è un esercizio di impermanenza, come richiede questo periodo forte, un momento per meditare sulla caducità delle cose.
Non è la prima volta che compio un gesto simile per cose di mare, questo semmai è un gesto a ricordo.
Agli inizi degli studi universitari avevo acquistato i due scafi di un moscone (pattino) da spiaggia per adattarti e trasformarli convenientemente in un catamarano. L’albero di un Flying Junior smesso dalla locale scuola vela acquistato a peso (insomma per pochi spiccioli), riadattato e montato a pivot sul traverso di prora, il fiocco in disuso di un beccaccino demodè e la randa di un vecchio catamarano Unicorn, riferzata per l’occasione, ecco le componenti essenziali di questo progetto. L’accesso alle conoscenze universitarie avevano poi consentito la sperimentazione di un profilo dello scafo tale da sfruttare l’effetto Magnus, in sostituzione della più scomoda (ed in questo caso difficilmente applicabile) pinna di deriva.
Così aveva ritrovato il mare il Njord.
Molto il tempo e molta la passione spesi per permettere a questo strano ibrido di ritrovare l’abbraccio delle onde; per quanto fuori stazza ed inabile quindi alle regate serie, era comunque capace di affermarsi in quelle domenicali di spiaggia, dove la coppa in palio era generalmente quella del Nonno marcata Antica Gelateria del Corso.
Con il passare degli anni e dei molti peripli attorno a Vallugola ed alle coste vicine a casa, soprattutto con il termine degli studi e l’inizio della carriera professionale, il buon legno arrivava alla conclusione della propria illustre carriera, peraltro già iniziata prima di conoscermi come natante a remi.
Cosa fare di una barca dal nome di una divinità norrena giunta al compimento della propria esistenza se non concederle un funerale d’onore? Così radunati gli amici, e le bottiglie migliori ho affidato i due scafi compagni alla gloria del fuoco.
Nel riverbero delle fiamme di questa carta nautica sono riaffiorati i ricordi di quegli anni verdi dove ho vissuto il senso di armonia tra le onde del mare e le fiamme del fuoco.
Di questo ricordo felice rimane adesso questa piccola storia, per non dimenticare.
Ahoj

Renato Zero - Ancora Fuoco