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La festa del Santo Patrono

Post n°79 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
 

 

A Rimini è giorno di festa, si celebra la ricorrenza del Santo Patrono. Un posto godereccio come la mia città non poteva che scegliere un santo di nome Gaudenzio.
La vita di Gaudenzio è in verità un modello di austerità, nato ad Efeso nell'Asia Minore. fu battezzato una volta giunto a Roma, poi ordinato sacerdote e quindi consacrato vescovo. Inviato a Rimini come pastore per contrastare i fermenti di paganesimo e l'eresia ariana, ivi partecipò nell'anno 359 al Concilio indetto dall'Imperatore Costanzo II, appositamente convocato per condannare Ario; profilandosi la vittoria degli ariani, Gaudenzio, con altri diciassette vescovi, abbandonò il concilio e riparò in una piccola cittadina vicina e che dopo questo evento fu chiamata la Cattolica. Rientrato a Rimini, attaccò apertamente le posizioni ariane. Arrestato dal Preside dell'imperatore Costanzo, fu strappato dalle mani dei giudici e linciato dai seguaci di Ario, il 14 ottobre del 360. Venne poi sepolto al “lacus maiuor”, una necropoli ai margini di una laguna il cui ricordo resta nel toponimo Lagomaggio. Sulla sua tomba venne edificata una prima chiesetta dedicata alla confessione dei Martiri, che è il primo edificio cristiano di Rimini. Durante il suo episcopato Gaudenzio ordinò Diacono Marino, il santo fondatore della vicina Repubblica.
Rimini rimane nella sua essenza più autentica un piccolo borgo di provincia, alla festa del Santo patrono sfilano le autorità, la banda municipale, i carabinieri in alta uniforme, ed immancabile si tiene la processione con la reliquia del Santo. Sono forse tutte cose che sanno di antico, ma nel cuore semplice della gente di origine campagnola la tradizione conserva ancora un ruolo fondamentale, nonostante i vestiti belli e le targhe con la sigla della nostra città sulle auto, sono molti i riminesi fedeli a questa devozione fuori dal tempo ed altri partecipano addobbando balconi e finestre per il passaggio della processione, perché nel cuore siamo rimasti così.
Al termine non manca occasione di mangiare assieme con una tavolata lungo la strada, per abbattere le distanze create dai mattoni e cementare il senso di comunità rionale che unisce tante vite vicine. Di questa gente, di questo borgo, anche io mi sento parte, in modo naturale. Non mancano mai la musica, le occasioni per fare festa, le risate per i grandi e per i più piccoli… le giostre.

 

 

 
 
 
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