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Eppure sentire
Post n°136 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da Zero.elevato.a.Zero
Sono reduce da una bellissima lezione di Kendo, dove ancora una volta la determinazione marziale, sciolta dalla dose abbondante di fatica, sublima in un senso poetico della percezione. Nel Kendo, nonostante l’armatura, le protezioni, il contatto che si ha con l’avversario, che scorre unicamente attraverso quattro stecche di bambù, si arriva a percepire in modo profondo l’essenza dell’altro: il suo sentire. Per quelle strane combinazioni della vita, mentre tornavo a casa dopo l’allenamento ho ascoltato questa canzone alla radio; non credo che Elisa si dedichi alla Via della Spada, eppure racconta in modo preciso e melodioso le emozioni di questa esperienza, dove il cobalto dell’abbigliamento riveste le suggestioni, le indecisioni sul momento migliore a un passo dal colpo perfetto, le paure di quello che non sai, i piccoli slanci silenziosi di coraggio o di incoscienza che animano il combattimento. In questo momento di assoluta intesa con il compagno c’è un attimo perfetto, dove ascoltare le sue sensazioni: è come immergere la mano in una polla di acqua fresca confondendo le immagini visive ad aumentando i segnali tattili: è un sentire profondo e ricco di intensità. Così, per come lo provo e lo vivo io, è poesia.
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