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Fratello Fuoco

Post n°265 pubblicato il 18 Marzo 2010 da Zero.elevato.a.Zero
 

Laudato sì, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Francesco d’Assisi

Fogheraccia

 

È un giorno di attesa, come raccontavo già un anno fa, a Rimini si celebra questa notte un rito di primavera, si accendono fuochi con i vecchi rami potati e si attraversa il periodo dell’equinozio con balli canti, vino caldo e ghiottonerie. Uno spettacolo insolito che la città offre a chi la osserva dalle colline, o ancora dal mare. Un insolito senso di attesa per me, che vivo senza troppa frenesia il passaggio delle ricorrenze.
È una festa alla quale sento di appartenere, la sento come una radice profondissima, che disseta di linfa grezza da lungo tempo chi la pratica, con la saggezza dei secoli che sanno possedere gli alberi, ai quali chiediamo il dono dei rami vecchi per il fuoco della purificazione.
Il fuoco: calore nella notte fredda, luce contro il buio, il fuoco prende il suo nome moderno dall’angolo dove lo si custodiva, un angolo della casa che così bene rappresenta.
Oggi che abbiamo cancellato la notte con l’uso dell’elettricità e la temperatura delle nostre case è regolata al decimo di grado centigrado, ha un senso migliore assistere assieme ad una grande fiamma che brucia e si consuma.
C’è qualcosa di speciale negli occhi della gente che si avvicina a questo spettacolo rutilante, qualcosa che invita i pensieri a sollevarsi assieme alle faville per salire nel mistero della notte. Vivo un senso di umanità condivisa in questo ritrovarsi, cercando la giusta distanza che permetta di godere delle fiamme che si alimentano di legna, senza scottarsi, senza sentire il freddo; nelle loro vampe leggo un paragone di vita.
La pira viene accudita ed allevata perché possa diventare grande, poi si accende con sapienza antica, con consigli che arrivano da tutte le parti sul punto migliore, sul vento che soffia, sulla qualità del legno.
Quietata la vampa della giovinezza che trascina in balli, allegria  e grande movimento, il fuoco diventa brace rossa, è il momento per cucinare e nutrire il corpo e lo spirito con i sapori della terra, poi, con una dolce malinconia, il rosso si stinge ed è il momento di salutarsi, quello nel quale del legno prezioso, che ha attraversato il suo ciclo di vita, rimane la cenere, che ritorna al suolo, in attesa confidente di una nuova rinascita.
Nell’imminenza del giorno che prevale sulla notte, "Fratello Focu" accoglie in un abbraccio lo spettacolo degli alberi che tra poco saranno fiori e cancella in modo definitivo l’inverno che si arrende, ancora una volta, alla voglia di vivere.
Buona Primavera!
 

 
 
 
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