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Paura di perdersi

Post n°314 pubblicato il 20 Novembre 2010 da Zero.elevato.a.Zero
 

Stringi le mie mani, non aver paura
lascia indietro il fondo dove l'acqua è fredda e scura
e ti aprirò il mio cuore come una casa al mare
se tu vorrai restare
(Gianni Morandi)

Tra_le_mani

Oggi parlerò di paura, solo per oggi di una paura non mia, che desidero sviscerare e capire meglio.
Parlerò di paura, perché è una dote preziosa del cuore umano, una dote irrinunciabile, che ci può schiacciare o farci scoprire potenzialità nascoste, va usata bene.
Io vedo le paure come le onde, possono essere così alte e minacciose da impedire di affrontare il mare, oppure possono essere capite ed assecondate e alla fine cavalcate per viaggiare più veloci nei frangenti della vita. Per questo ritengo fondamentale dare sempre un nome e una figura alle proprie paure, io cerco di fare così.
Quella di oggi è la paura del futuro incerto incastonata nella frase che ogni tanto mi sento rivolta, dice: “Ho timore di perderti”.
A prescindere dalle condizioni al contorno che fanno di me un animale abitudinario e certamente stanziale, e ancora dal fatto che non ricordo di avere mai lasciato andare per mia intenzione qualcosa o qualcuno alla deriva, oggi vorrei provare ad esprimere un pensiero letto su pagine buddiste che è diventato anche mio.
Ogni gesto, attenzione, e pensiero nei miei confronti lo vivo come un regalo, come in un dono appunto non contano le dimensioni e il valore materiale è insignificante. Conta il gesto spontaneo di chi ha dedicato una emozione delle proprie perché diventasse anche mia. Credo sia una buona condotta quella di ringraziare per un dono ricevuto, senza che ciò  implichi la pretesa che questo debba replicarsi: allo stesso modo idealizzo l’amicizia. Ogni momento è un dono gratuito ricevuto, pretendere che possa perpetrarsi è togliere quell’anelito di libertà che deve essere il motivo fondante del condividere la vita, va piuttosto riconfermata, attimo per attimo, con la spontaneità che la rende preziosa e insostituibile.
Forse per questo non ho paura di perdere le persone, nemmeno quelle care. Non nego che quando è successo ho provato un senso iniziale di vuoto, ma è il riverbero cupo del mio egoismo che non onora quanto ricevuto, ed è una strada dove pongo impegno per migliorarmi. Del resto, basta guardare nel cofanetto del cuore per trovarlo luminoso di gemme, allora trovo sbagliato contarle per vedere se potevano essercene di più, o preoccuparmi per quelle che il futuro vorrà aggiungere, ognuna di quelle presenti genera riverberi incancellabili, ciascuno meraviglioso.
Vorrei rassicurare in questo modo per niente logico chi ha paura di perdermi, io non tratterrò la sua mano se mai dovesse sentire il bisogno di una distanza diversa, no non lo farò.
Aspetterò senza fretta e con molta speranza l’eventualità di un ritorno, sempre sulla stessa spiaggia dove chi mi conosce sa ritrovarmi, con la forza di una nuova onda capace di ricongiungere quello che la risacca a volte allontana, annientando le distanze in un nuovo slancio pieno di spuma: il tempo cancella molte cose ma non il rumore del mare.

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Commenti al Post:
allaricercadiunsogno
allaricercadiunsogno il 20/11/10 alle 11:54 via WEB
è interessante cio che scrivi e la tua capacita' di non aver paura di perdere chi ami è una gran bella fortuna..credo che questa paura nasca perche di fondo c'è insicurezza..fragilita'..un rapporto ancora non abbastanza solido da dare certezze...a volte la paura di perdere chi ami..la paragono alle onde del mare..che si allontanano e poi ritornano..in un vai e vieni infinito..
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 11:52 via WEB
È una fortuna pagata con il sudore e la fatica, è il comprendere che l’amore puro è un atto di libertà e non contiene possesso, è vincere un desiderio naturale di amare per rassicurare il nostro timore di solitudine, invece che riversare benevolenza verso un altro cuore. Ma le cose pure non sono dell’uomo, sono ideali verso i quali tendere, capita però che camminare su questa strada migliori il quotidiano vivere e le esperienze regalino una gioia maggiore.
 
fasediluna61
fasediluna61 il 20/11/10 alle 13:16 via WEB
Ciao...innanzi tutto ringrazio del tuo dono...anche io penso che sia da rigraziare ogni cosa che ci fa provare emozione, dal piccolo fiore, al gusto più semplice, al suono gradevole, la sensazione morbida a cui risponde subito il tatto...ciò che i nostri 5 trasmettitori traducono. Riguardo al rumore del mare ho l'impressione, quando lo sento, di sentire il respiro del mondo, e quando lo interiorizzo il mio respiro si adegua a lui, si placa, si naturalizza... a presto, ciao :)
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 11:53 via WEB
Imparare a respirare come il mare non è difficile, a volte addirittura necessario, quando ti affidi alle sue onde. È vero che anche noi siamo fatti di acqua salata e che gli apparteniamo di diritto, ritrovarlo è ritrovare un ventre materno e una carezza liquida che ha un suono per questo comunque indimenticabile.
 
Nues.s
Nues.s il 20/11/10 alle 14:39 via WEB
Ho una forte paura dell'abbandono, questo sì. Piu' di tutte le altre che penso, inevitabili. Non credo, ne' credero' pero' mai di superarla, questa. Ma....ci sto lavorando, Max. Non dispero un giorno di riuscirci. D'altro canto, non posso pensare di tenere a me, cio' penso 'mio': le cose, come le persone, sono un dono, un prestito che la vita stessa ti regala. Ma ripeto... devo farci pace con questa paura, prendendo pausa di tanto in tanto, da essa. Esiste comunque un piacere anche nel rinuncia, io credo: devo solo trovare con quale chiave.... 'aprirla'.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 11:54 via WEB
Tocchi corde buddiste del mio cuore, la rinuncia è la medicina al desiderio e come afferma l’illuminato: “dal desiderio nasce il dolore”. Non è possibile rinunciare a tutto io credo, ci sono cose necessarie al nostro vivere che vanno oltre il necessario funzionamento biologico. C’è bisogno di emozione ed assieme di paura, dalla quale la gioia esce più forte, c’è bisogno anche di dolore come segnale di un qualcosa che non funziona. C’è ancora bisogno di condivisione, che comporta anche l’accettazione del differente e a volte il distacco, che io comunque non credo mai definitivo, lasciando uno spiraglio ad una speranza futura che punge, come un faro nella notte, e permette di trovare la strada di casa.
 
domitilla956
domitilla956 il 20/11/10 alle 23:08 via WEB
Max... è sempre un piacere leggerti... è come essere lì con te... hai una grazia innegabile nello scrivere, le tue parole sanno toccare le corde del cuore...tu sì che sei un regalo per me... uno splendido regalo.. un abbraccio....
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 11:55 via WEB
Ci sono occasioni, sono le feste più belle, nelle quali è possibile uno scambio reciproco di doni, quando questo succede, non per dovere di calendario, ma per il gusto di offrire gioia, allora la luce brilla di più; tu lasci correre il mio pensiero verso il Natale :). Grazie!
 
mpt2003
mpt2003 il 21/11/10 alle 11:08 via WEB
è bello leggere i tuoi pensieri...sei davvero un mare nel quale trovare comprensione. Mi piace questo non cercare la replica ai doni che ci vengono fatti, crea una grande libertà interiore, che ti riconosco e che per me ricerco. Grazie:)
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 12:00 via WEB
Ne sono alla ricerca anche io, sperimentando ogni giorno, cercando conferme a molte pagine di ondosa poesia che si scontrano con lo scoglio della realtà quando si fa terraferma. Ed ogni momento è come quando si scende a terra, richiede di trovare un equilibrio che sposa il dondolio incerto, ma carezzevole, con la fermezza permanente del suolo. Ed ogni passo è sentire ancora lo squilibrio del sogno fatto di mare con il procedere diretto, ma anche duro, sotto al calcagno, sperando che non provochi troppi calli. Perché la vita ci richiama alla necessità del porto dopo lunghi momenti di libero pensiero salato. Un saluto affettuoso.
 
pennydog
pennydog il 21/11/10 alle 14:18 via WEB
Bellissima la tua metafora, pensare alle proprie paure come a una risacca fa sembrare meno terribili quei momenti. Anzi considerando che trovo le onde del mare rilassanti, d'ora in poi affronterò con meno ansia le mie paure. Un abbraccio fortissimo, senza paura di farti male ;O)OOOO
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 12:01 via WEB
Onde: come quando ci sono i cavalloni e si possono prendere di pancia oppure immergersi l’attimo prima e lasciare che passino senza scosse, con appena una carezza sui capelli, così possiamo leggere la paura. In un bellissimo romanzo di F. Herbert dal titolo Dune la sorellanza Bene Gesserit affronta i momenti difficili salmodiando questa litania contro la paura: Non devo aver paura.
La paura è la piccola morte che porta con se l'annullamento totale.
Guarderò in faccia la mia paura.
Permetterò che mi calpesti e mi attraversi.
E quando sarà passata,
aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso.
Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla.
Soltanto io ci sarò.
 
lightdew
lightdew il 22/11/10 alle 15:25 via WEB
la paura mi appartiene per poche cose in questa vita. non ho paura della morte, ma della sofferenza. non ho paura di affrontare percorsi difficili, di chiedere scusa, di dire ho sbagliato. non ho neppure paura della solitudine, ma ho una terribile paura di perdere chi amo, soprattutto se corrisposto in un legame speciale. la tua lezione è degna di scrupolosa attenzione. imparerò, maestro..la vita impone ritmi ai quali bisogna adeguarsi
grazie :-)
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 12:03 via WEB
Cara amica, non ci sono maestri qui, ci sono sensazioni che diventano parola e si raccontano, se posso dire, senza paure. È vero, questi ritmi esistono, pensiamo spesso che siano così diversi da noi da poter smorzare le nostre energie, ma se comprendiamo di essere figli della Voce che muove il vento, possiamo capire che ne siamo parte da sempre. Con un ascolto attento del cuore sapremo percepire il nostro meglio, che batte allo stesso tempo del tamburo del mondo.
 
gitana100
gitana100 il 22/11/10 alle 15:46 via WEB
la paura non è una bella sensazione...io ho paura anche della paura. un abbraccio e buon inizio di settimana....Lilla
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 23/11/10 alle 12:03 via WEB
Sorrido alla simpatia della frase paura della paura, non è una derisione, ma una comprensione piena di assonanze, io credo che per uscirne si deve trovare quel coraggio formidabile di puntare un dito verso la paura e chiamarla per nome, quando ci si riesce è facile vedere che si trattava di nebbia, quella che il sole scalda e scioglie come per incanto.
 
blue.chips
blue.chips il 23/11/10 alle 15:47 via WEB
La paura è un sentimento estremamente complesso. Nella complessa ipotesi evoluzionistica questo sentimento si sarebbe dovuto “affinare” o aumentare proporzionalmente all’evoluzione della specie.
Non è accaduto niente di tutto questo. Abbiamo le stesse identiche paure degli uomini che ci hanno preceduto: ne più né meno. In genere la paura di perdere ciò che si ama cela sempre timori più profondi, e spesso inconsapevoli.
La paura è un retaggio a cui non sappiamo dare una risposta di senso ontogenetico. Spieghiamo la paura in senso psicologico e fisiologico spesso per reazione ad un pericolo.
Ma io credo che la nostra vera intima paura (non quella istintuale) è legata al nostro vuoto esistenziale, all’abisso cui non sappiamo dare un nome, un senso. Mia nonna adorata mi spiegava un giorno che la sua fede aveva divorato la paura.
E mi fece un esempio: “quando sei via da casa in una situazione di pericolo, pensi immediatamente ai tuoi cari, a quando ritornerai per sentirti di nuovo protetto. Ecco. Così è accaduto anche a noi: abbiamo perso la nostra casa e i nostri cari. Io li ho ritrovati assieme alla fede che mi ha fatto conoscere l’amore; e nell’amore non vi è più paura”.
Quelle sue parole non le ho mai dimenticate, così come il suo viso sereno e luminoso. Grazie ancora per le tue parole. Un caro abbraccio. Blue.chips
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 25/11/10 alle 18:27 via WEB
Concordo su molti livelli. Dalle mie conoscenze approssimate di neurologia ricordo che il cervello conserva una parte più antica ed istintuale con attorno una corteccia che forse vorrebbe essere la sua corazza di razionalità, ma la paura nasce dal profondo ed è una parte della nostra storia che ancora vive dentro di noi. Mi riallaccio anche a discorsi precedenti, non conoscere spaventa l’uomo che non si sente padrone completo del proprio agire, senza apprezzare anche la libertà che consegue da questa situazione. Dall’ignoranza si generano la diffidenza e l’ostilità verso quelle forme di vita che pure assomigliano alla nostra, ma che uguali non sono perché per una sorte benigna tutto è unico ed irripetibile. Forse per questo siamo ancora ad affrontare problemi razziali o situazioni di conflitto tra esseri della stessa specie magari per colpa di un unico cromosoma X o Y che sia.
Dici bene, la paura si nutre del fatto di non avere un nome, perché dare un nome alle cose vuol dire prima analizzarne l’essenza, prenderne in mano la radice e farla illuminare dalla luce. È necessario vederla con il cuore per comprendere che la paura è un bene prezioso quando non permettiamo che ci usi, ma se siamo noi a farci spingere verso una comprensione migliore. Trovando il nome adatto e la parola migliore che dissolve la paura, tendendo la mano, come faccio anche io idealmente con te, usando la parola che sento più vera: Amico.
 
socionica
socionica il 24/11/10 alle 18:39 via WEB
Ho conosciuto le onde della paura...alte come muri d'acqua...ma come una surfista alle prime armi ho imparato a domarle...tenendomi stretta a chi mi ama...ora navigo per acque impetuose con la tranquillità che avendo accanto persone amiche, nulla più possa accadermi.
Nemmeno la paura dell'abbandono che ho pure conosciuto profondamente mi spaventa più....perchè nel mio cuore albergherà sempre la speranza di un ritorno :-)
Un abbraccio caro max***
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 25/11/10 alle 18:28 via WEB
Praticando surf si impara che prima di tutto si deve passare sotto l’onda quando si prende il largo, si deve sentire quel peso enorme che in fondo scivola in un attimo. Poi quando si riemerge il mare è di nuovo piatto, tutto è alle spalle, un momento di vuoto e di pace che ti carica: la prima paura è vinta. È allora che le onde prima pesanti possono invece diventare destrieri e con la spinta giusta vinci una nuova paura e lasci la sicurezza della pancia sulla tavola per sollevarti diventando finalmente un surfer, con la spiaggia di casa che ti aspetta caldissima.
(NdA per correttezza aggiungo di non aver cavalcato mai onde più alte di un paio di metri, non si sa mai che nascano leggende improprie) :))
 
gitana100
gitana100 il 25/11/10 alle 17:21 via WEB
fa freddooooooo buona serata e un salutino veloce Lilla
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 25/11/10 alle 18:29 via WEB
Hai ragione, fa freddo e io parlo di surfing, del resto le onde migliori sono d’Inverno, ma in quei momenti il freddo non si sente (c’è la muta, anche).
 
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