(ascoltala)
Un cantante canta sempre la stessa canzone, proprio come ciascuno di noi dice sempre le stesse cose.
Ricordo una anziana fan di Peppino Gagliardi, che al tempo del Festivalbar, seguiva tutte le tappe solo per poter sentire tutte le sere il suo beniamino. ‘Peppino canta sempre la stessa canzone’ diceva, riferendosi al fatto che le canzoni di Gagliardi si assomigliano tutte, ‘ma è così bella!…’
Funziona così per tutti i cantanti. La differenza sta nel fatto che alcuni di loro sanno rimodularla, variarla quel tanto da renderla sempre nuova e fresca, mentre altri semplicemente non ci riescono, e i loro dischi risultano stanchi, fiacchi, e allora diciamo che ‘hanno perso l’ispirazione’. Che è poi la cosa che diciamo delle persone, ed è ciò che rende alcuni alla lunga noiosi, mentre altri riescono ad essere sempre interessanti.
Gli Yes, ad esempio, è dagli anni Ottanta che ci ammorbano con dischi che cercano di rinverdire i vecchi fasti, con risultati francamente nulli; oppure si rifugiano nella reinterpretazione – sempre dannatamente, o fortunatamente uguale, a questo punto – di Siberian Khatru o Starship Trooper: in tutte le occasioni live e le varianti di formazione che il Signore può mandare in Terra. E ancora, riescono a farmi avere ciascuno dei loro classici in cinque o sei interpretazioni, mentre della loro canzone che preferisco in assoluto, To Be Over, c’è solo la versione originale, che il Cielo se li porti.
Paul Simon invece è uno che l’ispirazione non l’ha persa mai, almeno nella misura ammessa dalla lapidarietà dell’affermazione.
Di fatto, anche questo Surprise riesce ad essere per l’appunto sorprendente, pur restando il tipico disco che egli produce da più di tre decadi e mezzo o giù di lì, senza contare gli altri dieci anni di dischi fatti con quell’altro.
Chiaro che lui può piacere o meno, specie nel suo modo di cantare – un mio amico ad esempio detesta la sua ‘lagna senza coglioni’, per usare la sua alata espressione – ma chi lo apprezza motivi di delusione non ne ha. E se l’ultima canzone del suo ultimo disco è questa Father and Daughter, allora vuol proprio dire che Dio è uno che gli vuol bene di sicuro.
L'inizio è banale, quasi scherzoso, un riff di acustica, ma poi la voce disegna subito una melodia che ti leva il fiato, nel suo andare su e giù. Cantare l'amore per la figlioletta non sarà il massimo dell'originalità, ma rendere questo canto universale, questa sì che è una vera epifania.
Inviato da: beth68
il 09/04/2016 alle 19:49
Inviato da: bryterlayter
il 26/06/2013 alle 08:37
Inviato da: fattodiniente
il 14/06/2011 alle 18:22
Inviato da: shin.ing
il 13/06/2011 alle 14:48
Inviato da: fattodiniente
il 17/01/2011 alle 15:35