Creato da Manfredi.E il 24/04/2007

Spremi-acume di film

Personaggi e registi o come ciascuno a suo modo spettatori vanno contro altri attori

 

 

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Filottete era un guerriero anche lui col pallino del punto vulnerabile: fondò Krimisa.

Post n°14 pubblicato il 05 Settembre 2007 da Manfredi.E
 

TUTTO QUELLO CHE AVREI VOLUTO SAPERE DA UN PILOTA E NON HO MAI OSATO CHIEDERE.

 

Fu a questo punto che vide un movimento di raggi di luce.

Un uomo agitava due palette luminose,

come quelle dei capistazione. (Italo Calvino in Marcovaldo,1966)

Negli aeroporti non riesci a raggiungere la toilette o la cabina del telefono,

se si trovano a livelli diversi da quelli in cui sei sbarcato.

                                                                                                 (Pier Vittorio Tondelli in Camere separate, 1989)

 

Clicca su queste IMPRESSIONI DI SETTEMBRE: LA MUSICA DI QUANDO ANCORA NON ERO NATO AL MONDO.

Per chi s'interessa ai diari di un guerriero che fondò le colonie magnogreche, oggi scontro di Ndranghete. Per chi s'interessa di punti vulnerabili che non siano talloni d'Achille. Sono qui a raccontare ancora.

Partire per Lagos in Nigeria. Alcuni reportage affermano che se si atterra di notte si consiglia di non uscire dalla sala d’attesa. Bande di tagliagole tendono agguati sull’unica strada che conduce in città. Ogni qualvolta i passeggeri smettono di affrontarla i tagliagole vengono a prenderli direttamente in aeroporto. Si può trovare gente legata alle proprie valigie e ai bambini con giri di nastro adesivo. A volte i tagliagole entrano con cittadini americani e valigia striscianti il corpo per terra, perché il loro coltello intima di amputargli la mano. I poliziotti fumano e ridono. Un diplomatico e magari altri due vendono visti ai trafficanti di prostitute.

Partire per Panama. Situazione.

Il mare è pulito, il cielo terso e le spiagge sono curiosamente frequentate da una colonia di nudisti e nudiste svedesi. Il problema è tornare. I voli non sono regolari. O meglio, lo sono, ma un unico aereo serve le diverse isole e quando si riempie tira dritto. L’aeroporto è una striscia di sabbia, quattro tronchi, una lamiera di eternit.

Partire per Bangkok. Storiella vera.

Un giornalista in attesa di un volo vaga per il Duty-Free dell’aeroporto tailandese con il bagaglio a mano a tracolla. Il computer lo rende pesante. Lo posa a terra mentre guarda lo scaffale dei Dvd. Una gentile signorina richiama l’attenzione del distratto giornalista. “Stai molto attento, non ti distrarre mai dalla tua borsa”. La solleva e gliela porge. “Potrebbero approfittarne per metterci dentro qualche sostanza proibita e farti finire nei guai”.

Lui, da bravo giornalista, ha l’impressione che, nel dirlo, lo avesse fatto. Che mentre una mano solleva l’altra infila qualcosa nella tasca esterna posteriore, a lui non visibile. Lui la ferma, controlla: è così. E le restituisce il pacchetto. Cortesemente lei ringrazia. E mentre lui s’imbarca la vede in lontananza. Cerca ancora qualche altro viaggiatore occidentale da salvare da trent’anni di vita confortevole e noiosa in cambio di una galera eroica tailandese. 

Mi mancano i lunghi viaggi in autostrada, dove ad un Autogrill tra il Lazio e l’Umbria mangiai tempo fa uno dei prosciutti crudi più buoni che il mio palato abbia mai goduto. Scoprii che Norcia non è solo una meta di pellegrinaggio. Vi tornai, e il miracolo non si compì. Quelle strade sono fatte per i topi che fiutano la tana, per esperimenti empirici, per gli animali metropolitani che nei distributori automatici sanno distinguere al volo ogni bottone, riescono a riconoscere, orientarsi tra svincoli e segnali verdi e segnali blu, corsie, direzioni, distanze, limiti di velocità, fari, intemperie, nebbie, e lampi gialli. Che prevedono e correggono l’errore. Attirandoti con leccornie. Negli aeroporti, invece, non ci sono spacciatori, borseggiatori e stupratori. E camionisti da fumetto, né venditori ambulanti che friggono musica e patatine, né vu cumprà, né lavavetri e racket minorile annesso. E non ci sono i baracchini dove si smerciano gli untuosi panini con la porchetta né si intravedono, pur fra tante botteghe, i boss del pizzo. In aeroporto nessuno grida, i materiali di alta architettura splendono, l’aeroporto è l’Occidente nei suoi valori più alti: la libertà di movimento, la velocità, la bellezza. Sono appunto i valori simbolo che eccitano i terroristi che scambiano per eresia l’innovazione. Solo perché non vengono difesi dai disoccupati napoletani che, su questo rimpiango solo i treni espressi a lunga percorrenza, con la scusa avrebbero venduto a metà prezzo anche il Corriere, i cannoli e le sfogliatelle.

A questo penso, mentre si avvicina la stagione dei bilanci. Gli stormi ripartono. Le mie lenti dovranno vedere oltre quelle distanze, nebbie, fulmini. Non mi farò infinocchiare dal senso di inferiorità che prende al maschio medio adolescente: proporre alla propria donna di partire per le Favelas in Brasile a vedere i killer di 8 anni e le prostitute di 13 e gli spacciatori di 15, ricordarle anche quanto Nietsche disse di Shakespeare e cioè “quanto quest’uomo avrà dovuto soffrire per apparire un buffone!” e poi sussurrarle nell’orecchio “ti voglio leccare la fica!” mentre lei fuggirà col primo bravo ragazzo se non con un delinquente. No, Panama, Nigeria o quant’altro. Bisogna andare oltre le distanze, vedere oltre quel volo che non abbiamo mai avuto modo di trovare il coraggio per giustificarne la partenza.

Churchill passava metà del suo tempo a perdere i suoi occhiali e l’altra metà a cercarli. Gli occhiali, qualcuno glielo diceva, prima o poi spariranno. E anche i bagagli. E’ il destino di tutto quel che troppo facilmente si perde. Come il destino di tutto quel che per poco si riesce a conservare, nel proprio fagotto di esperienze. Contenuti da vedete e toccare.

Bagaglio e lenti. Quando ognuno di noi li perde, le condizioni meteorologiche sicuramente se la ridono: attenzione, non sto chiedendo di raccontarmi che tempo faceva quando successe a ognuno di voi. Avete mai pensato se alcune lacrime da ritorno da vacanza e che spesso confondiamo con la prima pioggia rinfrescante e pulitrice non oliavano abbastanza ingranaggi di nostri proponimenti di Settembre? Come abbiamo fatto a ritrovarli?

E’ così, ci sono attese, ritardi, complicazioni, imprevisti, pernottamenti coincidenze e scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede – cantava Montale e non Baglioni – ho sceso un milione di scale dandoti il braccio e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino… con te le ho scese non già perché con quattr’occhi forse si vede di più, ma perché le sole vere pupille erano le tue.

Non è solo l’amore o il riuscire a fare quello che voglio nella vita, ma è quello che avrei voluto dimostrare che ancora non trovo.

Purtroppo quello che uno vede realmente e quello che immagina, si mischia nella mente. Ognuno crede di dire la verità, ma è solo una propria versione (Finale apparizione del giovane Gabriele Lavia nella Torino di Profondo Rosso dopo aver risposto da ubriaco al grido di una donna nel buio col suo “…brindo a te, vergine stuprata!”).

p.s. Buon Compleanno, Emanuele.

La musica di quando non capivo come finiva un'estate

 
 
 
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