Creato da stelladelmattino2005 il 20/03/2006
Pensieri e parole rigorosamente in disordine
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Certo non sai (F.Guccini/A.Marangolo)
Certo non sai quanto sai quanto sei dolce e bella quando dormi
coi tuoi capelli sparsi e abbandonati sul cuscino
neri e lucenti, come degli stormi
di corvi in volo chiaro nel mattino.
Certo non so che cosa puoi sognare quando sogni
e appare solo appena un lieve affanno nel respiro
che ti esce piano e si mescola coi suoni
di questa notte che si consuma in giro.
E sulla tua fronte gocce di sudore;
io vorrei asciugarle, io vorrei parlarti,
dirti cose vane me c'è in me il timore
di spezzarti il sonno, forse di svegliarti.
Forse non sai quanto sia felice nel vederti
addormentata e persa accanto a me, stesa vicino;
quanto sia bello il gioco dell'averti
in sogno verso chissà quale destino.
Certo non sai quanto mi commuovi quando dici
parole strane e quasi senza senso a mezza voce,
forse ricordi di attimi felici
persi in un atomo onirico veloce.
Certo non so con cosa o chi sorride quel sorriso,
dicon con gli angeli ma il nostro cielo è quello umano,
un lampo breve che dà luce al viso
accarezzato da questa mano.
Questa breve notte lenta si frantuma
ed il nuovo giorno piano sta arrivando,
già sull'est albeggia, non c'è più la luna;
sveglia ti alzi e chiedi: "Cosa stai guardando?"
Forse non sai quando di sonno e di notte sei bagnata
quanto ti ami e quanto siano vuote le parole:
chiedo: "Che sogni ti hanno accompagnata?"
e fuori il giorno esplode al nuovo sole.
… tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce ne’è poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all’appuntamento.
Tutto è destinato a mutare.
L'incendio di una foresta si estinguerà.
Il mare in tempesta si placherà.
Gli eventi naturali si susseguono l'un l'altro senza alcun avviso ai naviganti.
Nel cielo, le bolle di sapone ascendono le correnti e poi, improvvisamente, scoppiano.
Il divenire si perpetua attraverso il passaggio da un termine al suo opposto.
Si sappia: la vita è questo tumulto, un disequilibrio geometrico che rompe le acque per poi convogliarle in un fiume placido.
Un'assenza di sbilanciamento si tradurrebbe in un danno per una realtà intrinsecamente mutevole. Nelle più gravi situazioni, quando il peggio sembra essere accaduto, è indispensabile avere pazienza.
Ma non solo: non sarà sufficiente sapere che i cambiamenti sono parte integrante delle nostre esistenze: sarà necessario attenderli, cavalcarli. Correndo incontro alle variazioni soltanto non rischieremo di essere destabilizzati.
In sella al tifone le lacrime volano via.
Miao Yin
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Chi può scrivere sul blog
Ci sono normalità, regole, armonie che nemmeno noti tanto è scontato che ci siano. Oggi lo so. E’ l’eccezione, lo sconvolgimento del consueto che ti mette ansia, ti rizza i nervi, ti bulina l’animo.
La più grande bellezza e l’infima bruttezza partecipano al mistero. C’è negli antipodi, nel contrasto assurdo, nel diverso in natura come un filo che se lo tiri ti fa sentire vicino a una verità che le cose di tutti i giorni nemmeno sfiorano. C’è nel lampo e nel tuono una forza che manca alla giornata serena; c’è nella febbre, nell’incubo notturno, perfino in una sbornia, un indefinibile attimo di chiarezza, di certezza improvvisa. Quando qualcosa sconvolge ci dice molto più di quel che siamo abituati a sentire. L’inspiegabile, l’unico, arriva come a scuoterti, svegliarti da un sonno di ordinarie, concilianti abitudini.
L’uomo ha livellato tutto, pur di far scorrere il suo sangue a quella precisa velocità, far battere il cuore a quel ritmo sempre uguale a se stesso e così vivere il più a lungo possibile, non importa come, non importa a costo di cosa, pur di vivere disegnando una linea diritta, tra immagini a specchi consueti. Eccoci lì, macchine in un grande garage ordinato e pulito, dove ogni manovra d’entrata, uscita, sosta, parcheggio, precedenza, è stata così precisamente organizzata che non dobbiamo più chiederci quale sia il nostro posto, il nostro percorso, il nostro box.
Ma forse non siamo in un box. Forse questo mondo non è nato per essere un garage. Forse questo posto è stato pensato come un parco giochi o una stazione ferroviaria di treni a orari imprevedibili.
I pazzi, i selvaggi, i bambini hanno ancora di queste intuizioni
Il cucciolo
C'era una volta un cucciolo che viveva in una bellissima tana.
Tutto era fatto su misura per lui e lui ne era proprio molto felice. Erano belli non solo i suoi giochi e la sua cuccia, ma anche le cose che i suoi genitori facevano per lui e le parole che gli insegnavano fra queste quella che si sentiva più spesso era la parola SI. E così il cucciolo crebbe conoscendo solo queste cose, finché arrivò il giorno dell'uscita dalla tana, quando tutti i cuccioli imparano a camminare nel bosco. Ed allora questo cucciolo che conosceva solo il SI si avventurò anche lui per il bosco, quando all'improvviso vide di fronte a lui un grosso mostro.
<<Chi sei?>> gli chiese il cucciolo con voce tremante.
<<Io sono la parola NO!>> tuonò possente la voce.
Il piccolo ne fu così terrorizzato che corse velocemente nella sua tana, si barricò dentro e non volle più uscire. Passò un po' di tempo ed i suoi genitori ebbero molta pazienza, ma quando si accorsero che lui non voleva davvero più uscire dalla tana, capirono che bisognava fare qualcosa. Pensa e ripensa, scartarono varie ipotesi. Scartarono quella di uscire ed allontanare il NO che aveva spaventato il loro cucciolo, perché chissà quanti altri ne avrebbe trovato nel bosco e non potevano certo eliminarli tutti. Scartarono anche l'idea di cominciare a dirgli sempre di no anche loro, per abituarlo, perché il cucciolo si sarebbe sentito spaventato e disortientato da questo cambiamento improvviso.
Fu così che decisero che l'unica cosa possibile era quella di fargli fare amicizia con la parola NO, poco per volta, piano piano, in modo che non si spaventasse.
E infatti, il cucciolo, che dei suoi genitori si fidava, la prima volta che questi gli misero davanti la parola NO si sentì stupito, ma non così spaventato come quando era là fuori da solo, nel bosco non familiare. E a poco a poco anche la parola NO entrò qualche volta nella tana del piccolo, insieme alle cose che gli erano familiari. E anche lui ebbe modo di imparare a conoscerla e non temerla.
E quando il sole si fece più caldo per la nuova primavera che arrivava, anche il cucciolo che prima conosceva solo la parola SI poté uscire dalla sua tana e giocare con gli altri fra le ombre del bosco, sia che queste si chiamassero SI, sia che si chiamassero NO.
(Guido Petter)
La presente favola è stata copiata dal blog UniversoParallelo che qui si ringrazia per la gentile concessione... o meglio fin'ora non si è opposta al "furto".
Sabato sera ho guardato un po' di tv - come ho ripetuto spesso non lo faccio molto - il programma, su una delle reti rai, parlava di donne vittime dell'ossessione maschile, vittime di ex fidanzati che non riescono a rassegnarsi alla fine di una storia.
Il programma mi ha gelato il sangue. Per un po' sono rimasta come imbambolata ascoltando i racconti, ma soprattutto SENTENDO crescere l'inquietudine. Perchè la società non si occupa fattivamente di queste cose? Perché le tante segnalazioni cadono nel vuoto? Perché tutti ammettono di aver sottovalutato la cosa quando infine l'oggetto di questo amore malato viene uccisa?! Perché dobbiamo vivere con PAURA la fine di una storia d'amore? Capisco che mettere un poliziotto a "disposizione" di ogni vittima sarebbe oneroso ma è davvero brutto non essere prese sul serio quando le circostanze lasciano intavvedere scenari non del tutto "sani".
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Ingredienti: 125 g burro a temperatura ambiente, 150 g zucchero, 2 uova, 200 g cioccolato fondente, 1 cucchiaio Cointreau, 1 cucchiaio di buccia di arancia finemente grattugiata, 220 g farina, 2 cucchiai cacao amaro, 1 busta lievito in polvere, 250 ml latte.
La ricopertura: 250 g cioccolato fondente, 375 ml panna.
Riscaldate il forno a 180 gradi. Con l'aiuto di un frullino elettrico montate lo zucchero con il burro fino a quando è diventato bello cremoso. Aggiungete le uova, una per volta, il cioccolato fuso ed intiepidito, il liquore, la buccia d'arancia grattugiata. Setacciate farina, cacao amaro e lievito. Incorporate poco per volta al composto di cioccolato alternandolo con il latte. Versate in una tortiera dal diametro di 25 cm. circa ed infornate per 40 minuti. Per verificare la cottura potrete infilare uno stecchino al centro della torta, sarà cotta quando ne uscirà pulito. Sformarla su di una gratella affinché si raffreddi.
Preparare la copertura ponendo il cioccolato fondente ridotto in pezzi in un recipiente e versandoci sopra la panna, che avrete portato a leggera ebollizione. Lasciate che il calore sciolga il cioccolato e poi mescolate fino ad ottenere un crema morbida. Ponete il recipiente in frigorifero per una ventina di minuti affinché si solidifichi un po', mescolate la crema con il frullino elettrico poi mettetela al centro della torta e spalmatela tutt'intorno sino a ricoprirla completamente.
Da qualche parte ho letto che il vino adatto potrebbe essere un Barolo chinato... mi spiace ma non ho esperienza in merito, so solo che il cioccolato è molto difficile da abbinare al vino.
Mi piace un sacco il cioccolato fondente - anche se in realtà non sono proprio così golosa - per cui, quando ho tempo, preparo volentieri questa torta che sa di tavoletta di cioccolato. Venerdì sera l'ho fatta per "festeggiare" - seppur con ritrado - il San Valentino, ovviamente la teglia era a forma di cuore ma visto che sono stata colta alla sprovvista ed il mio valentino è arrivato prima del previsto addio ricopertura... si è dovuto accontentare della tortina semplice semplice. Ora in casa ho ancora una scorta di tavolette, quelle previste per la ganache, quindi mi vedrò "costretta" a rifarla e questa volta completa e magari proverò a fare anche una bella crema all'arancia per guarnirne il centro e mi procurerò un po' di orangette (quelle scorzette di arancio candito immerse nel cioccolato) con cui completare la decorazione. Insomma nella mia testolina me la vedo già, però questa volta non la faccio a forma di cuore... oppure si? Certo che è un attacco al cuore, al colesterolo, alla pressione... Ma si dovrà pur morire felici che ne dite?
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Cosa può fare una ragazzina di 14 anni? Tutto. Ad esempio sarebbe capace di creare danni permanenti a potenze economiche planetarie. Lei e le sue amiche. E qualche brufoloso lattante. Fate attenzione quando la incontrate per strada. E parlatele con gentilezza...
Se vi capita di avere mal di denti, per esempio dopo aver subito un'estrazione, oppure mal di stomaco, insomma se il vostro corpo non ne vuole sapere di rispondere e la vostra testa è troppo concentrata a cercare di calmare il dolore ma nello stesso tempo avete bisogno, sempre per calmare il dolore, di distrarvi leggete questo libretto. Sono 80 paginette scritte grosse, quindi scorrono veloci e considerato che state male potete finirlo in massimo due ore!
Madga, la protagonista... già il nome è tutto un programma, è una ragazzina di 14 anni assolutamente non stronza. Idealista come tutte, spero, le ragazzine. Eccentrica, divertente ed intelligente quanto basta. Contornata da amici e parenti (genitori compresi) decisamente fuori dagli schemi si trova a dividere con questa strana umanità un mese sul filo del rasoio. Gli argomenti sono quelli più o meno di attualità: amorazzi, look, amicizia, violenza, denaro, pornografia, abusi di potere ed altro ed anche un po' di scuola.
Bellino davvero! Considerato che trovo l'autore piuttosto pesante, anche se alle volte è sagace, e pretenzioso devo dire che lo letto davvero volentieri.
Ringrazio l'amica che me lo ha prestato dopo avermi vista in faccia... Dai leggi questo che ti fa sorridere e ti rilassa!
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Oggi mi sono sentita colpevole... il mio compagno mi ha chiesto di fagli la bagna cauda, piatto tipico piemontese, ed a sua detta essendo io piemontese avrei dovuto saperla fare egregiamente... ebbene mi sono andata a cercare la ricetta su internet, neppure mia madre la sa fare - a casa nostra non l'abbiamo mai cucinata visto che mio padre non ama l'aglio! -
Posto qui la ricetta che proverò non appena ne avrò voglia dato che mi sembra un po' lunga... poi vi saprò dire...
Per 6 persone
Ingredienti: 450 ml olio di oliva - 220 g acciughe sottosale - 75 g burro - 9 spicchi di aglio
le verdure: 1 kg cardi teneri - 4 peperoni gialli a listarelle - 1 verza - 6 topinambour bolliti - 1 broccolo bollito - 1 cavolfiore bollito- 1 cavolo viola a listarelle - cavolini di Bruxelles bolliti
Per prima cosa lasciate a bagno nel latte per almeno due ore gli spicchi di aglio. In questo modo saranno più digeribili.
Lavate bene le verdure (solo il cardo, per non annerire, rimarrà fino al momento di andare a tavola a bagno in acqua e limone) e asciugatele bene. Levate alle coste dei cardi i filamenti e tagliateli in pezzi non molto lunghi, spezzettate le foglie della verza, sbucciate i topinambour, dividete a pezzetti il broccolo ed il cavolfiore, tagliate a listarelle i peperoni ed il cavolo viola. Disponete armonicamente tutte queste verdure su varie ciotoline e copritele fino al momento di usarle con un panno.
Raschiate con un coltellino le acciughe e togliete loro le lische. Nell' apposito pentolino di terracotta fate sciogliere il burro a fuoco bassissimo, unite l'aglio che avrete scolato dal latte e tritato finemente, lasciando che si disfi senza prendere colore e per ultimo aggiungete l'olio e le acciughe. Fate sobbollire a fuoco bassissimo per circa 10 minuti girando con un cucchiaio di legno in modo che gli ingredienti si amalgamino bene . Deve risultare come una salsetta abbastanza densa.
Portate a tavola, appoggiate il pentolino sul suo apposito fornello e intingete in questa salsetta le verdure previamente preparate.
Vino consigliato: Barbera
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Messaggio N°55 09-02-2007 - 02:15
Quan'è calma stà nuttata ì settembre...
Che silenzio attuorno,
che freschezza chest'aria pulita !
E comm'è doce a chiagnere
cù stù desiderio ì Te d'int' ò core...
Io me vòto e me giro, d'int'a stù lietto senza pace.
Me giro e me vòto e m'arrecordo...
Che mumenti cù Te, Ammore mio !
Mumenti grandi pè 'mme. Belli e appassiunati.
Mumenti cà io sola vivevo; sola io vulevo
... E cà io sola suffrevo.
Tu ce stive, si ! Ma nun vulive à 'mme.
Io amavo sulamente à Te.
Dicesti: - "Nùn è cosa ! Lassàmm' stà ch'è meglio..."- E io ? Che me ne faccio io, mò,
ì stì mmane cà nùn te pònno accarezzà cchiù ?
I' st'uocchie miei, se nùn se pònno cchiù affunnà
dint'ò pozzo scuro ì chille tuoje ?
Spiegame a che me serve ormai stù còre,
cà senza te è fernùto...
Dimmello tu comm'à pòzzo arretruvà stà pace mia:
Te ll'è purtata via cù Te !
Luntano canta n'aucielluzzo...
Tiennero, piccerillo; e sulo; comme à mme.
Cù l'uocchie apierti; spalancati dint'ò niro
ì chesta notte senza fine;
Io, zitta, zitta, m'ò cullo stù dulore dint'ò còre,
amorosamente, comme fosse nà Criatura mia...
E me mozzeco ò musso pè nùn ò scetà
mentre te chiammo disperatamente.
Ma Tu addò staje, Ammore Mio Carnale ?
Me pienze, comm'io penz'à Te
Me siente dint'ò còre, comm'io sent'à Te ?
PECCHE'... Ma pecchè nùn m'arrespunne ?
Cchiù debole chiagne luntano l'aucielluzzo...
E intanto ò suonno vène,
E dint'ò suonno vieni Tu.
E me dici cà sò 'bbella; m'asciutte stì lacreme;
e me vase à fronte cà m'abbrucia...
M'accarezze ì capille, e pò m'astrigne
forte, forte 'mpietto a Te.
Sulo accussì, vicin'ò sciato tuojo, trovo pace.
Cuntenta, allora, m'addormo, 'ncoppa à stà
nonna-nonna antica cà dice :
- " Sì tutta à vita mia... Te voglio 'bbene assaje " -
... E finalmente m'arreposo
dint'à pace ì stà nuttata settembrina
cà ormai, chiano, chiano...
Doce, doce... Se ne và a murì.
( Rè )
... PER DIMENTICARE UN UOMO AMATO
FINO ALL'INVEROSIMILE...
BISOGNA TROVARNE UN ALTRO
DA AMARE ANCORA FINO ALL'INVEROSIMILE...
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L’attrice Anna Mazzamauro con lo spettacolo “Signorina Silvani…signora, prego!!” torna a vestire i panni dell’eterna segretaria vamp, il mitico personaggio di citazione fantozziana. L'attrice gioca come in un fumetto con il personaggio cinematografico che l’ha resa famosa negli anni ’70. Come un’icona, la Mazzamauro racconta la Signorina Silvani. Protagonista di tante commedie fantozziane, incarna anche una più personale figura di donna e di attrice di cui vengono svelati sogni, desideri, illusioni e delusioni. La Silvani infatti, come un personaggio dei fumetti, privata di un nome proprio, rappresenta tante donne. Con sagace autoironia la splendida Anna Mazzamauro sovverte il comune pensiero, invertendo punti di vista ed inevitabilmente stravolgendo il senso comune. Dagli stornelli alle note più intense delle canzoni che raccontano le emozioni di una vita, accompagnata in scena da un’orchestra composta da tre validissimi elementi, Anna Mazzamauro si esprime cantando con maestria e grande sentimento. Canta ed incanta, ammalia e strabilia, diverte e commuove Anna Mazzamauro che dando voce lei stessa al suo alter-ego, le fa dare le risposte più sfacciate e spietate, sempre suscitando un sorriso di comprensione per le debolezze umane, per la dolorosa solitudine, per le amare disillusioni, per i sogni infranti e la sfacciataggine di una vita che si fa beffe della bruttezza. “Chi ha paura della Signorina Silvani?” “Io. – dice Anna Mazzamauro - Da sempre. Come ho paura delle fotografie con dedica e cornice perché inesorabilmente diventeranno dagherrotipo. Terrore della seppia e del suo colore. Allora, perché non chiamarla cartone animato, come Minnie, come Paperina? Silvani e basta. Loro senza cognome, lei senza nome. Ma animate da una parentela virtuale, quella della simpatia che il pubblico ha decretato verso i loro difetti. Sui quali una grande virtù spalma una crema che gonfia la gola, i polmoni, le labbra: la risata, mal che vada un sorriso. Ma tra una risata e l’altra, come in un film di Woody Allen, la Signorina Silvani è uscita dallo schermo con il suo abito rosso-sesso, la collanina di cuoricini rubati agli uomini, ai lobi due cuori di Fantozzi. Due, tanto la ama! E lei lo guarda di nuovo come sempre e non si accorge che questa volta non c’è davvero. Tanto lo ha sempre guardato come se non ci fosse! E non cambia nulla. Le stesse manie di donna che crede di essere una bomba sexy e siccome non è sexy le rimane la bomba che le scoppia tra i denti, come al gatto Silvestro. La sua solitudine con calze smagliate e corda da sostituire alla collana, ma più stretta. Abito da Rita Hayworth che trasforma le curve della Silvani in deviazioni!
Single per scelta. Ma degli altri! È la prima dell’ufficio: entrando a sinistra. È una donna che sembra un uomo inferiore! Tutte le donne però saranno grate alla Silvani. Quelle tra il pubblico perché proveranno la rara emozione di sentirsi migliore di un’altra. E quella sul palcoscenico, io, che quando i giri di rughe faranno contare i miei anni sulla mia faccia come un albero tagliato non avrò il cruccio delle attrici bellissime che soffrono perché non lo sono più e non possono neanche piangere perché il chirurgo ormai ha potuto solo disegnare i loro occhi sotto la fronte! Ma potrò gridare al mondo: “La bruttezza ha un vantaggio sulla bellezza: che dura!” Chi aveva paura della Signorina Silvani?”
Venerdì sera teatro. Il cartellone delle manifestazioni è sempre piuttosto nutrito ed i nomi sono importanti. Alcuni sono i protagonisti del teatro classico, altri rappresentano qualcosa di curioso. Anna Mazzamauro appartiene a questa seconda categoria. Per poi scoprire che il suo spettacolo attraversa con passo leggero il dramma, la commedia, il siparietto comico, la vignetta, il cartone animato. Stappa risate e lacrime. Sarà forse per il suo accento romano, sarà per gli stornelli, sarà per le canzoni che ascoltavo da bambina ma mi ha fatto venire in mente Gabriella Ferri, così come nella scena finale mi ha fatto venire in mente il mio compagno travestito da Roger Rabbitt... Insomma lacrime di commozione che si mescolano a quelle provocate dalle risate.
Mi aspettavo qualcosa di diverso, mi aspettavo di ridere e basta, mi aspettavo di meno ed ho ricevuto di più, molto di più.
E' uno spettacolo bello, dolceamaro e lei anche se non è "bellissima" almeno non senso classico del termine (per quanto negli anni non sembri assolutamente cambiata e sfido chiunque a dire che non desidererebbe mantenere la freschezza che aveva trent'anni fa!) conserva un fascino che molte belle non hanno e sfortunatamente per loro non avranno mai. Comunque come dice lei... "la bruttezza ha un vantaggio sulla bellezza: che dura!"
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Sono alcuni giorni che ho qualcosa che mi gira sullo stomaco e che vorrei spiattellarti ma, ogni volta che mi viene in mente cambio idea, non ne vale la pena. Mi hai insegnato tante cose tra le quali quella che non vale la pena di dirti nulla. Buon accattonaggio, se mai avrai il coraggio di farlo veramente e non solo di aprire la bocca per dire cavolate! Se passerai di qui saprai che questo messaggio è per te.
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Questa mattina mi sono imbattuta nel blog di Stelladanzante e visto che quest'argomento mi sta particolarmente a cuore vorrei, oltre all'evidenza che gli è stata data da libero blog, aggiungere un piccolo tassello che resterà qui, tra i miei messaggi.
Ebbene, ... PER NON DIMENTICARE MAI: 27 gennaio - Giornata della Memoria
Ma non solo memoria della deportazione ebrea, bensi' memoria di tutte quelle prevaricazioni che l'uomo è stato in grado di compiere su un altro uomo. L'elenco sarebbe lungo e, sfortunatamente, incompleto visto che a quanto pare non è ancora giunto il giorno in "...l'uomo potrà impare a vivere senza ammazzare..."
Mi sento retorica quando mi addentro in certi argomenti, e probabilmente agli occhi di tanti lo sarò anche, ma in fondo credo che una "voce" per quanto retorica sia sommata a tante altre "voci" generi alla fine un coro.
Grazie
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Il suo volto barbuto e sornione, la sua voce fonda e ruvida richiamano immagini di chitarre nomadi, sogni e rivolte giovanili. Ma Francesco Guccini non è solo il cantautore simbolo di più d'una generazione, creatore e interprete di capolavori altrettanto mitici, da "Auschwitz" alla "Locomotiva" a "Cyrano". È anche - e ormai sono anni che con i suoi romanzi ce lo dimostra - un eccellente scrittore e un audace innovatore linguistico. La vena umoristica e satirica, così viva nelle sue canzoni, ora emerge anche sulla pagina: con "La legge del bar e altre comiche" Guccini ci narra infatti storie, spesso autobiografiche, costruite con tutto il gusto della gag cinematografica. Testi prima dispersi, su fogli volanti o in pubblicazioni di amici, vengono raccolti in questo volume, accompagnati dai disegni di celebri vignettisti: Altan, Angese, Bonvi, Cavezzali, Giuliano, Andrea Pazienza, Perini.
Il mio ispiratore nell'ascolto e nella lettura di Francesco Guccini è sempre lo stesso. Ho lasciato questo libro per molte settimane sul comodino leggendone un paio di paginette ogni tanto. E' divertente, gli aneddoti sono scritti con il linguaggio fluente a cui l'autore ha abituato i proprio ascoltatori. Leggendolo capita spesso di "udire" la voce narrante di Guccini con le sue pause, con la sua "erre", è un po' come riascoltare la sua Opera Buffa, insomma dopo aver visto il suo spettacolo mi è parso vi "vedere2 anche il suo libretto. Simpatico. Mi aspetto però qualcosa in più dagli altri libri che non ho ancora letto e che mi aspettano prendendo polvere... Ora sto leggendo Pennac...
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Siamo in Sicilia, all'epoca del tramonto borbonico. E' di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso del regime, mentre già incalzano i tempi nuovi. Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, lirico e critico insieme, il romanzo nulla concede all'intreccio e al romanzesco tanto cari a tutta la narrativa europea dell'Ottocento.
L'immagine della Sicilia che invece ci offre è una immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica, politica e letteraria contemporanea.
Come ho spesso detto amo molto la Sicilia e questo sentimento mi ha indotta a leggere un romanzo considerato "un capolavoro classico". Premetto che non ho neppure mai visto il film, sempre frenata dal timore fosse il solito polpettone alla via con vento, di conseguenza non sono neppure mai stata tentata di leggere il libro... ed ancora una volta mi sono sbagliata. Voi che ormai avete imparato un po' a conoscermi vi state rendendo conto di quante cantonate prendo quotidianamente! Alle volte sono davvero superficiale. Un pomeriggio, in auto, mentre accompagnavo mio figlio a karate ascoltavo su radio3 rai Fahrenheit un programma che parla di libri, autori, musica... sono rimasta attratta dal commento che veniva fatto di un racconto di Tomasi di Lampedusa e mi è venuta la curiosità di leggere il suo romanzo più noto. Uno stralcio di vita della Sicilia dell'ottocento visto con gli occhi di un nobile principe "sul viale del tramonto". Mi hanno colpita le immagini di Donnafugata, a me più nota come etichetta di vini che come possedimento terriero legato al romanzo, così come ho rivisto con gli occhi della mente le chiese ed i conventi di Palermo, visitati pochi mesi fa. Mi è piaciuto particolarmente e mi hanno affascinata tutti i personaggi in particolar modo il Principe Salina e sua figlia Concetta, mi ha ancora una volta affascinata la Sicilia con tutte le sue contraddizioni ma con il suo incredibile coraggio di andare avanti seppur lentamente e cercando di mediare l'avvento del "nuovo" con le proprie radicate tradizioni.
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Buongiorno a tutti gli amici bloggers.
Spero abbiato trascorso vacanze rilassanti e che il vostro rientro non sia stato eccessivamente traumatico. Io ho deciso di passare queste due settimane a casa per potermi godere in santa pace il mio piccoletto (tanto con lui a casa da scuola mica posso pensare di lavorare!), il mio compagno e le sue due figliole. Babbo Natale è passato, ha lasciato alcune piccole cose che desideravo, ha reso felici i piccoli (è quello è il suo reale compito) e poi è tornato nelle sue fredde terre al polo nord.
Il rientro al lavoro è stato un ritorno al ruolo di massaia e prima di iniziare a lavorare veramente ho dedicato una paio di giorni (già c'era un bel po' di casino) a pulire tutto ed a rimettere ordine, certo che ora entri in studio e senti un bel profumino di cera d'api... meglio quello che polvere e fumo!
Ed ora, dopo aver fatto le pulizie, dopo aver chiuso alcune pratichette che richiedevano con urgenza la mia attenzione visto che erano state abbandonate da troppo tempo sulla scrivania impolverata, sono tornata anche qui nel blog. Un po' per salutarvi ed un po' per curiosare e scoprire cosa vi è successo in questi giorni, quindi... vado a farmi un giro sulle vostre pagine.
Bacioni Lella
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Eccoci qui! Anche quest'anno è arrivato! Ancora mezz'ora e poi si chiude... andrò a prendere il pupo a scuola e poi basta! Se ne riparla il prossimo anno! Veramente dovrei perdere qualche ora almeno per rimettere un po' d'ordine in questo caos di ufficio dove ormai la carta la fa da padrona e forse, se proprio mi scappa di fare la massaia, lo farò nei prossimi giorni... ma senza impegno!
Un bacione a tutti gli amici del blog. Un agurio - di quelli sinceri - perché trascorrano delle feste serene e che OVVIAMENTE il nuovo anno sia migliore di quello che sta per concludersi.
BUONE FESTE A TUTTI!!
Lella
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A forza di trafficare ci sono riuscita! Ho inserito il calendario dell'avvento preso a prestito dal blog di Sissiunchi...
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Questa la scaletta:
01 In morte di S.F.
02 L'isola non trovata
03 Quello che non
04 Una canzone
05 Noi non ci saremo
06 Canzone della bambina portoghese
07 Canzone delle domande consuete
08 Farewell
09 Incontro
10 Vorrei
11 Signora Bovary
12 Lettera
13 Eskimo
14 Cirano
15 Su in collina (nuova canzone)*
16 Il vecchio e il bambino
17 Auschwitz
18 Dio è morto
19 La locomotiva
Definirlo solo un concerto sarebbe riduttivo: è uno spettacolo affascinante e coivolgente.
Conobbi Guccini anni fa, quando partecipò ad uno dei concerti estivi che si tengono a Dolceacqua patria di Bigi, uno delle anime del Tenco, organizzato proprio per ricordarlo. Ero una ragazzina e poco sapevo di Guccini cantante - Il vecchio il bambino che si cantava in chiesa o La locomotiva che urlavano alle feste dell'unità del mio paese - ne rimasi affascinata.
Presentò in quell'occasione una sua nuova canzone: "Canzone per Anna", quando uscì l'album lo acquistai e rimane, sin'ora, l'unico album che posseggo di Francesco Guccini. Come spesso accade ci si allontana da chi si crede diverso e smisi - lo ammetto SBAGLIANDO - di ascoltare le parole delle sue canzoni, nuove e vecchie. Troppo politicizzato, troppo di sinistra... credevo. Si, certo! Di destra non lo è ma la poesia è senza bandiera e le sue parole sono spunti di riflessione sul mondo di quando ero piccina come su quello di oggi. Penso a questo ogni volta che mi accade di ascoltare Dio è Morto... è come ascoltare un telegiornale: alcol, droga, politica corrotta, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto...
Mi sono ricreduta, ho ascoltato, cercato di capire, apprezzato. E' stata una lezione di vita: mai chiudersi in sè stessi, mai credere di essere nel giusto senza ascoltare almeno le ragioni degli altri... Retorica? Si, sicuramente. forse domani le mie orecchie torneranno a chiudersi ed il mio cervello smetterà di pensare, però per fortuna oggi non è così.
BRAVO GUCCINI...
*"Su in collina"
ascoltata in anteprima da Edmondo Berselli dell'Espresso che l'ha così definita:
"un pezzo "fenogliano"in cui l'epica si dispiega su un tessuto antiretorico, con immagini scabre, paura, sudore, fatica"
E' la traduzione dal bolognese di una poesia del poeta dialettale Gastone Vandelli (classe 1921), con musica di Flaco Biondini.
Contrariamente a quanto sostiene Berselli il sudore scarseggia, mentre abbonda il freddo.
"Questa poesia mi ha commosso" ha detto Francesco presentandola in concerto "ed ho voluto tradurla in italiano".
La ballata racconta di un gruppo di partigiani che, durante una tormente di neve, si apprestano ad un'azione in Collina, ma quando vi arrivano trovano un loro compagno torturato e ucciso dai "tognìn" ("i nazi infami" ndr).
Lo seppelliscono, qualcuno spara un colpo in aria e tutti giurano vendetta, piantando un palo al posto della croce.
Poi rientrano alla base, informano i compagni, e da lontano guardano il palo che ricorda dove è stato tumulato il compagno caduto.
La scrittura della canzone ha avuto una gestazione molto lunga, abbandonata dopo l'undici settembre, ripresa nel 2006.
(Tratto dal sito: Rispieghiamo Guccini per chi era assente)
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Amo la Sicilia e la sua cucina e questo piatto è uno dei preferiti dal mio compagno, questo weekend proverò a cucinarlo tutto per lui... speriamo bene...
Ingredienti per 4 persone: 4 melanzane, 1 cuore di sedano, 100 gr. di olive verdi snocciolate, 1 cucchiaio di capperi, 1 cucchiaio di pinoli, olio extravergine di oliva, 1 tazza di salsa di pomodoro, 1/2 bicchiere di aceto bianco, 1/2 cucchiaio di zucchero, 1 rametto di basilico, 1 cipolla, 1/2 cucchiaio di uvetta, sale, pepe, 100 gr. di mandorle pelate.
Lavate le melanzane e tagliatele a dadi; lasciatele per un ora in uno scola pasta cosparse di sale a perdere l'acqua di vegetazione.
Sciacquatele, asciugatele con cura e friggetele in abbondante olio caldo. Quando saranno dorate sgocciolatele e ponetele su carta da cucina.
Soffriggete il sedano a prezzetti in una padella con cinque cucchiai di olio e la cipolla affettata finemente; aggiungete la salsa di pomodoro, le foglie di basilico, le olive, i capperi, i pinoli e l'uvetta fatta rinvenire in acqua tiepida e strizzata; satale, pepate e lasciate cuocere per 10 minuti circa a fiamma moderata.
Versate l'aceto e lozucchero, mescolate e lasciate evaporare parzialmente.
Unite le melanzane, mescolate brevemente e spegnete il fuoco.
Servite la caponata fredda cosparsa di mandorle tostate e tritate grossolanamente.
Tempo di preparazione: 20 minuti
Tempo di cottura: 40 minuti
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Ero fortunato ad avere ancora mia madre che, occupandosi di me, mi permetteva di protrarre l'adolescenza. Molto fortunato. Ero nato con la camicia: tanto valeva che me la stirasse. (Il conto dell'ultima cena - Andrea G. Pinketts)
Quando stiro guardo di tutto in tv e spesso ho visto, ma forse è meglio dire ascoltato perché se mi fermo a guardare mica posso stirare!, Andrea G. Pinketts (ma poi G. sta per cosa?!). L'ho spesso trovato divertente. L'estate scorsa ho trovato su una bancarella un suo libro, così presa dalla curiosità l'ho acquistato, volevo proprio provare a capire che tipo di scrittore fosse. In effetti ho trovato il libro divertente. Il personaggio sembra essere il suo alterego, insomma Lazzaro Santandrea te lo immagini esattamente come Pinketts, scanzonato ed ironico, infantile fino alla nausea ma allo stesso tempo simpatico. A dir la verità è logorroico ma comunque si legge bene e la trama, per quanto piuttosto sconclusionata, è avvincente. Se mi dovesse capitare di trovare un altro suo libro lo acquisterò e leggerò con piacere.
Dimenticavo... il colore azzurro doveroso visto che si parla di Madonne...
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Spesso i miei rapporti di lavoro si sono trasformati in rapporti di amicizia.
Anche con Paola era accaduto così. Ci siamo conosciute circa 10 anni fa ristrutturando il bellissimo buen retiro che lei e suo marito avevano acquistato vicino a casa mia.
Paola era una persona bellissima: dolcissima, intelligente, ironica e soprattutto con una grande voglia di vivere e con una forza di volontà invidiabile che l'aveva aiutata a superare la morte del suo amatissimo marito, il bravissimo musicista jazz Gianni Bedori, ed a combattere il maledetto cancro che l'aveva aggredita a più riprese.
L'ultimo round si è concluso pochi giorni fa: sfortunamente ha vinto il male.
Addio dolcissima amica, un bacio a te ed al tuo Gianni.
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In questi ultimi mesi riesco ad alternare periodi di lavoro estenuante e brevi viaggi. Dopo un mese intenso ed emotivamente stressante una settimana per rigenerarmi e ripartire mi ci voleva proprio.
Meta della breve vacanza: Sardegna - Palau.
Fortunatamente ci siamo imbattuti nell'ultima settimana di bel tempo. La temperatura è stata sempre piuttosto elevata ed ha contribuito a far tornare la voglia di stare in panciolle sulla spiaggia e persino quella di fare il bagno nelle cristalline acque del mare nostrum. Un po' di sole è rimasto attaccato alla mia pelle che ha ripreso un colorito più sano e sufficiente da fami invidiare dalle amiche rimaste a casa.
Contrariamente alla nostra abitudine non abbiamo dedicato molto tempo alle escursioni, esclusa una giornata in giro per i dintorni di Palau ed Arzachena alla ricerca di funghi e corbezzoli, di cui ho rischiato di fare indigestione! ed una giornata alla Maddalena dove però trovata una splendida spiaggia ci siamo spaparanzati al sole per godere ancora di quell'azzurro limpido e di quell'oro screziato dal rosa del granito di cui sono fatte le spiaggie della Gallura.
Il ritorno è stato un po' movimentato: il maestrale spingeva il traghetto che ci riportava in continente, ma la cosa peggiore del rientro è stata la temperatura "polare" che ci ha accolti a Genova... certo che dopo una settimana a trenta gradi risvegliarci ai dieci gradi della liguria e soprattutto con un vento piuttosto freddo non è stato un gran che!
Va be' anche questa è andata! Ora mi toccherà aspettare qualche settimana... insomma almeno fino a Natale! chissà se Babbo Natale mi porterà qualche altro giorno di sole e relax piacevole come questi ultimi?
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La programmazione di radio uno rai è stata modificata in funzione dello sciopero dei giornalisti di questi giorni e, come spesso accadeva in passato, la musica ha preso il posto di tante - a volte troppe - parole. Ascoltandola in auto mi è capitato più volte di risentire vecchi brani che mi sono sempre piaciuti molto e tra questi, oggi, ho riascoltato molto volentieri questo della brava Paola Turci.
Bambini
Bambino
Armato e disarmato in una foto
Senza felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita
sola
Che non ti guarirà
Crescerò e sarò un po’ più uomo
ancora
Un’altra guerra mi cullerà
Crescerò combatterò questa paura
Che ora mi libera
Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell’amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri
anni
E alla pietà
Bambini, bambini
Bambino
In un barattolo è rinchiuso un seme
Come una bibita
Lo sai che ogni tua lacrima futura ha
un prezzo
Come la musica
Io non so quale bambino questa sera
Aprirà ferite e immagini
Aprirà
Le porte chiuse e una frontiera
In questa terra di uomini
Terra di uomini.. oh bambino
Qual è la piazza in Buenos Aires dove
tradirono
Tuo padre il suo passato assassinato
Desapareçidos
Ragazzini corrono sui muri neri di città
Sanno tutto dell’amore che si prende
e non si dà
Sanno vendere il silenzio e il male
La loro poca libertà
Vendono polvere bianca ai nostri
anni
E alla pietà
Bambini, bambini
Bambino
Armato e disarmato in una foto senza
felicità
Sfogliato e impaginato in questa vita
sola
Che ti sorriderà
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