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La Theotokos modello di confini aperti? Il culto autentico a Maria e il "femminile" di Dio -Terza parte

Post n°172 pubblicato il 21 Giugno 2024 da daniela.g0
 

L'episodio dell'Annunciazione, tavola in legno realizzata intorno al 1570-71 e attribuita a Giorgio Vasari. L'arcangelo Gabriele si manifesta a Maria con in mano un giglio candido, simbolo della castità e della purezza. Illumina la scena la presenza dello Spirito Santo a guisa di colomba  

 

La narrazione dell'Evangelista Luca   

Basti ricordare, oltre all'Apocalisse, il Vangelo di Luca, che tanto si sofferma sulla figura di Maria e delle altre donne al seguito di Gesù. Si potrebbero scrivere interi libri a tal proposito. Qui ci limitiamo a ricordare solo brevemente l'episodio dell'Annunciazione dell'Angelo alla Vergine Maria (cfr. Luca 1, 26-38). 

Maria, alle parole dell'Angelo, chiede: «Come è possibile? Non conosco uomo». 

E ricevuta spiegazione dall'Angelo, decide coscientemente di accettare, facendo a soli 16 anni un enorme salto nel buio, esponendosi al pubblico ludibrio e alla possibile lapidazione. Ma la Vergine non dubita sulla veridicità delle parole dell'Angelo, credendo che Dio può tutto. Né decide di tirarsi indietro, dicendo: 

«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.» (Luca 1, 38)  

L'evangelista Luca mette nella sua narrazione tale episodio in parallelo con l'annunciazione dell'Angelo a Zaccaria, marito di Elisabetta (cfr. Luca 1, 5-25). L'Angelo annuncia il concepimento di un figlio dalla moglie ormai anziana. Ma Zaccaria non crede. 

Esclama quindi: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni.» (Luca 1, 18)  

Per questo sarà punito, rimanendo muto fino alla nascita di suo figlio (cfr. Luca 1, 20). 

E Luca mette in risalto tutta l'enorme statura spirituale di Maria, fanciulla di appena 16 anni. Era questa infatti l'età allora di una promessa sposa prima del matrimonio, come era la Vergine Maria, promessa sposa a Giuseppe, uomo giusto, che decise infatti di ripudiarla in segreto senza esporla, prima di essere avvertito in sogno di prendere invece con sé Maria come sua sposa (cfr. Matteo 1, 19-24).   

 

Le nozze di Cana   

Così, nelle nozze di Cana, episodio riportato dall'Evangelista Giovanni, Maria decide di chiedere il miracolo al Figlio, dicendogli: «Non hanno più vino» (Giovanni 2,3).  

Gesù non vuole intervenire, la Madre infatti sta precorrendo i tempi: il suo ministero non è ancora iniziato. Si lamenta: «Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4); ma poi compie il miracolo richiesto dalla Madre. 

Certamente Maria chiede, non esige. Ma quale buon figlio, se può, non cerca di "accontentare" sua madre? 

Ma Maria pone una condizione necessaria per il miracolo richiesto: «Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2,5). 

La sua intercessione infatti è subordinata all'obbedienza al Figlio, senza la quale non sarebbe possibile. 

Ancora una volta tuttavia la Vergine conferma la sua indiscussa potenza, quella di chi sa di poter ottenere quello che vuole dal Figlio.  

Nelle antiche litanie carmelitane cantate in onore della Madonna di Trapani, una delle invocazioni alla Vergine Maria recita: «Virgo potens» (dal latino: «Vergine potente»). 

Insieme ai tantissimi altri titoli attribuiti alla Madonna: «Mater Christi, Mater divinae gratiae, Mater inviolata, Mater intemerata, Mater purissima, Mater castissima, Mater admirabilis, Mater amabilis, Mater boni consilii, Mater Creatoris, Mater Salvatoris, Virgo prudentissima, Virgo clemens, Sedes sapientiae, Virgo fidelis, Speculum iustitiae, Salus infirmorum, Refugium peccatorum, Regina Angelorum, Regina Patriarcarum, Regina Profetarum, Regina Apostolorum, Regina Martirum, Advocata nostra», ecc.  

Questo ci indica come la fede degli antichi conoscesse molto bene quali erano gli attributi da dedicare alla Beata Vergine Maria e quali le sue prerogative. Tutto ciò che i fedeli "moderni" hanno invece dimenticato o vogliono dimenticare e far dimenticare anche agli altri. 

Dunque il ritratto di Maria, come emerge dal Nuovo Testamento, è davvero mirabile. Nessun uomo o donna, a parte il Figlio Gesù Cristo, potrà giungere mai ad eguagliarla o tanto meno a superarla su questa Terra. 

Il "carattere patriarcale del libro" si dissolve allora letteralmente davanti a Maria. Per lasciare il posto ad un "inno alla donna", che trova il suo inizio già in Genesi, nell'episodio della creazione (cfr. Genesi 2, 1- 24). 

Quando l'Onnipotente, dopo aver creato l'uomo, crea la donna, si assiste infatti ad un inno di giubilo. 

È quello dell'uomo, prima del peccato originale (cfr. Genesi 2, 23). Lieto di aver trovato un aiuto che finalmente gli stia "di fronte". È questa la traduzione alla lettera dall'ebraico di quella parola che la Bibbia CEI 1974 traduce in italiano con "simile" o la traduzione del 2008 traduce con "gli corrisponda" (cfr. Genesi 2, 18-20). 

La creazione della donna nella Genesi rappresenta il vertice della creazione. Un buon biblista vi potrà confermare senz'altro questa affermazione. 

Non male allora per una "religione patriarcale" che "rischia di rimuovere il femminile". 

E, ancora una volta, non abbiamo avuto bisogno del Concilio Vaticano II per sorreggerci. Il Vaticano II c'è stato, e questo evento fa parte ormai della storia: ma potrebbe anche non essersi mai svolto: non aggiungerebbe né toglierebbe nulla alla fede unanime della Chiesa. 

A noi basta soltanto la Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per illuminare il cammino (cfr. Salmo 119, 105). 

Piuttosto invece rimane evidente il tentativo da parte della gerarchia della Chiesa di estirpare il culto autentico a Maria, e, se vogliamo, con esso anche il "femminile di Dio". 

Ritorniamo agli inizi del nostro articolo, come a conclusione di un unico grande cerchio. 

Bergoglio ha affermato in più occasioni che Maria è "una persona normale" e la Militello ce lo ricorda anche in altri suoi scritti. 

Un mio carissimo amico sacerdote, da poco purtroppo scomparso, soleva dire invece che "Maria è Onnipotente per grazia"

In queste poche parole che provenivano da un uomo con studi di altri tempi, dotato di una fede forte e integra, in fondo si racchiude tutto quello che è all'origine del Mistero che riguarda Maria. 

Maria come già detto non è creatura divina, né può esserlo, ma, nel progetto originario del Creatore, Ella ricopre un ruolo al di sopra di tutti gli altri uomini non certo per divinità ontologica ma per grazia ricevuta nella scelta infinitamente libera di Dio. 

E tale enorme dono, che Maria ha meritato con la sua totale disponibilità nel divenire Madre del Creatore, ne fa l'ineguagliabile Aiuto dei cristiani di tutti i tempi.   

 

Gli ultimi tempi nel segno di Maria   

E negli ultimissimi tempi, nel disegno imperscrutabile di Dio, sarà affidato a Lei il compito di affrontare per l'ultima volta Satana che, già definitivamente vinto dalla morte salvifica di Gesù Cristo, ancora tenta di insediare la Chiesa. 

Il mistero mai del tutto svelato di Fatima ci dice molto in proposito. E forse, non a caso, la custodia dei Segreti di Fatima fu affidata dalla Madonna a Lucia dos Santos, che ebbe il compito di custodirli, scriverli e rivelarli al mondo. Una chiave sempre al femminile - non me ne vogliano gli uomini, che non devono sentirsi sminuiti - che sembra caratterizzare gli ultimi tempi.

 

La statua della Madonna di Fatima porta, incastonato nella corona della Vergine, il proiettile che colpì papa San Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981: il pontefice era fermamente convinto che la sua mano materna avesse deviato la traiettoria mortale del proiettile a lui destinato  

 

La massoneria conosce molto bene le Scritture canoniche della Chiesa Cattolica. Le conosce probabilmente assai meglio degli stessi cristiani e cattolici praticanti. E conosce anche per intero il Segreto mai svelato di Fatima. 

Questo è il motivo per cui ha deciso di sferrare il suo assalto micidiale contro Maria. La massoneria vuol tentare di cancellare il ruolo insostituibile che Lei ha rivestito nell'economia della Salvezza e il ruolo insostituibile di Madre e Protettrice della Chiesa, che continuerà a svolgere fino alla fine dei tempi. 

Nel disperato tentativo di sovvertire le Scritture e annientare la profezia contenuta nel Segreto di Fatima.                  

 

 

Qui la prima e seconda parte dell'articolo.

 

 

 
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La Theotokos modello di confini aperti? Il culto autentico a Maria e il "femminile" di Dio - Parte Seconda

Post n°171 pubblicato il 20 Giugno 2024 da daniela.g0
 

Incoronazione della Vergine, olio su tela di Diego Velázquez, 1635-1636. Museo del Prado, Spagna      

 

Maria Regina   

Maria è Regina, non solo discepola, fatevene una ragione. 

Per capirlo fino in fondo e per capire quanto questa non sia affatto una sterile controversia basata sulla sottigliezza dei termini, basti osservare cosa è accaduto nel Sud del mondo, dove la fede si è consolidata più spesso e più profondamente intorno alla devozione mariana. 

In Messico la devozione alla Madonna di Guadalupe ha cementato un intero popolo, alimentandone la fede ed impedendone la disintegrazione etnica. Basta girare per le vie delle città messicane, per capire chi possiede davvero il cuore della gente. Le immagini della Madonna di Guadalupe si trovano ovunque, dai piccoli negozi alle grandi strade. 

Né servirono le feroci persecuzioni del governo massonico di Plutarco Calles a sradicare la fede cattolica dei messicani. Piuttosto, il sangue dei numerosi martiri servì a rinvigorire e a far crescere ulteriormente la Chiesa. 

Furono ben 40.000 le persone al seguito del corteo funebre di padre Miguel Augustin Pro, che sfidarono apertamente il divieto imposto dalle autorità governative. Altre 20.000 persone attendevano al cimitero, dove padre Pro fu sepolto senza neanche la presenza di un sacerdote. Ma la crudele esecuzione infuse nuova forza alla rivoluzione dei Cristeros e molti di loro portarono con sé la fotografia del beato Pro pubblicata sui giornali.

 

Padre Miguel Augustin Pro, fu fucilato in un cortile della questura messicana il 23 novembre 1927, senza che avesse avuto luogo alcun processo. Nel cortile erano presenti un plotone di soldati, poliziotti a cavallo, generali, avvocati dello Stato, giornalisti e fotografi. Alcuni ambasciatori erano stati addirittura invitati ad assistere all'evento, come ad una festa. Padre Pro rifiutò la benda sugli occhi e volle tenere un rosario in una mano, rimanendo in piedi con le braccia aperte a forma di croce, di fronte ai suoi esecutori. Morì al grido di "Viva Cristo Rey!, che risuonava come una provocazione per il governo di Calles  

 

Oggi il Messico, dopo centinaia di anni di sottomissione allo stato profondo americano, tenta di liberarsi del suo amaro giogo. Ne è prova il divieto governativo di qualche anno fa alla geoingegneria solare e alle manipolazioni climatiche. Questo significa che i cieli del Messico non saranno più contaminati dai metalli pesanti, come alluminio, bario e stronzio, che invece avvelenano quotidianamente i cieli italiani. Nel silenzio totale delle istituzioni. 

Malgrado tutto, qualche Sindaco italiano recentemente si è svegliato e ha chiesto di analizzare il territorio. Dalle analisi dei terreni è emersa la presenza dei metalli sopra, presenti in modo del tutto ingiustificato, dato che i campioni di terreno sono stati prelevati in luoghi incontaminati da possibile inquinamento di altro genere. 

Mentre, dall'altro lato dell'Oceano, saranno probabilmente un numero minore i messicani che contrarranno malattie devastanti come l'Alzheimer. 

Il Messico ha inoltre recentemente vietato l'ingresso del mais transgenico all'interno del Paese, perché considerato non sicuro per la salute. Il mais, come è noto, costituisce un ingrediente base nella cucina messicana, con le famose tortillas

E allora? Allora significa che non è stato possibile sopprimere l'identità e la cultura di un popolo, che ha fatto della sua devozione alla Madonna il suo punto di forza. Certo, il Messico continua ad attraversare un periodo molto difficile a causa della pesante ingerenza negli affari interni e della feroce opposizione dello stato profondo americano. 

Ne è prova la lunga scia di sangue lasciata da una serie di omicidi (almeno 38 morti durante le elezioni, fra cui un sindaco e un candidato sindaco) che si sono registrati durante le elezioni presidenziali, mentre c'è chi afferma che la nuova presidente del Messico appena eletta sia in odore di massoneria. Sappiamo di certo che la nuova eletta, Claudia Sheinbaum, è di origine ebraico aschenazita da parte di padre e ebraico sefardita da parte di madre. 

Anche nella nostra Penisola per molti secoli la Cristianità ha rappresentato l'elemento di coesione di un popolo grande ed eterogeneo, molto diverso da nord a sud.  

Papa san Giovanni Paolo II, in una oscura visione dell'ultimo periodo della sua vita, vide orde di islamici invadere l'Europa. Testimone della confessione destinata del pontefice polacco fu mons. Mauro Longhi, del presbiterio della Prelatura dell'Opus Dei, che si trovava spesso a stretto contatto con papa Giovanni Paolo II durante il suo lungo pontificato. 

Ma, secondo quanto affermò il pontefice polacco, non si dovrà combatterli tanto con le armi, quanto "con l'integrità della fede". 

Queste le esatte parole del papa, secondo il racconto di mons. Longhi: 

«Invaderanno l'Europa, l'Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l'invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità.»  

Quella stessa fede che cementò per lunghi secoli anche un altro popolo, quello siciliano, continuamente soggetto per sua posizione geografica alle invasioni islamiche, piratesche e barbaresche. E fu proprio la forte devozione a Maria, la Theotòkos, a salvare i siciliani dalla sicura dissoluzione etnica e religiosa. 

Questo forse i nostri bravi teologi contemporanei, seppure siciliani, lo hanno dimenticato.

Lo abbiamo visto a Scicli, con l'enorme devozione del paese alla Madonna delle Milizie, la cui vittoria sui saraceni invasori nel 1091 viene ancora celebrata e ricordata di anno in anno, in perpetua memoria. L'antica tradizione è confermata anche dai Codici Sciclitani. A guardare bene sul capo della Madonna, abbigliata con gli abiti del tempo, spicca la sua corona di Regina. D'altronde anche l'abbigliamento è quello di una donna regale.

 

Scicli (RG) - La statua della Madonna delle Milizie porta sul suo capo una corona regale sormontata da una croce e in pugno una spada. La statua viene portata in processione il giorno della sua festa, seguita da una rappresentazione teatrale che ricorda la battaglia 

 

Ma in Sicilia, feudo di Maria, come fu definita da papa Pio XII, sono praticamente tutte le numerose statue dedicate alla Madonna il cui capo è ornato da una sontuosa corona. Ovunque la Madonna è venerata come Regina oltre che come Madre di Cristo Dio. 

La Madonna di Trapani è ornata sul capo da una pesante corona d'oro intarsiata di gemme preziose, perfettamente uguale, anche se più grande, a quella del Bambino. A significare come Madre e Figlio siano uniti per sempre in modo indissolubile, accomunati dalla regalità. 

La prima corona della Madonna, interamente d'argento, fu voluta nel 1428 dalla fervente devozione di una fedele, Anna de Sibilia. Nel suo testamento la de Sibilia ordinò a un argentiere, per la statua della Vergine, la confezione di "una corona d'argento bella e bene lavorata dal peso di circa cinquecento grammi". 

Ma, inutile dirlo, il titolo di Regina attribuito a Maria non può permettere un dialogo con l'Islam. Per l'islamismo Maria è la madre di Gesù, un profeta. Non certo il Figlio del Dio vivente. Non certo l'eterno Verbo di Dio che si è fatto carne per la salvezza del mondo. 

E dunque per la religione islamica Maria non può essere certo la Theotòkos. Ma soltanto una donna normale come ogni altra. 

E che non si tratti certo di "deriva" - come scrive la Militello - bensì di fede autentica della Chiesa, ce lo indica con chiarezza la Sacra Scrittura. Di sicuro non certo quegli scritti apocrifi che oggi sono divenuti tanto cari ai teologi contemporanei, e citati anche dalla Militello nel corso del suo articolo. Quegli stessi apocrifi che si trovano all'ordine del giorno sulla bocca della falsa controinformazione per mezzo di: esoterismo, gnosticismo, New Age e invasioni dallo spazio ad opera di extraterrestri. 

La diffusione di queste correnti, voluta dalla massoneria mondiale, hanno come scopo ultimo la distruzione programmata della fede cattolica, mescolando ad essa elementi estranei di radice pagana e massonica. Non ultimo le invasioni degli extraterrestri, che la cinematografia americana di serie B propinava agli spettatori già a partire dai lontani anni Cinquanta. In quegli stessi anni, molti esperimenti nucleari condotti segretamente dall'esercito americano nelle zone desertiche degli Stati Uniti, furono fatti passare dai media, nei loro avvistamenti, come invasioni UFO. 

Ma la donna vestita di sole dell'Apocalisse, con la luna sotto i suoi piedi, porta sul suo capo una corona, simbolo inequivocabile di regalità. Essa è ornata di dodici stelle, che rappresentano le dodici tribù di Israele: a significare come Maria, Regina indiscussa dei Cieli, sia anche Regina della Chiesa.   

 

La donna vestita di sole nel libro dell'Apocalisse   

Che poi la donna vestita di sole sia proprio Maria, non v'è dubbio: ella è incinta e grida per le doglie del parto. Il bambino appena nato sta per essere divorato da un drago (il demonio), ma Dio lo porta verso di sé, prima che possa essere divorato. Alla donna invece, Dio prepara un rifugio sulla terra (cfr. Apocalisse 12, 1-6). 

Nel cielo avviene un combattimento fra Michele e i suoi angeli contro il drago e i suoi angeli. Michele prevale e «il drago, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Ap 12,10). Ma il drago, «pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo» (Ap 12,13), vuol vendicarsi sulla donna. Così tenta di ucciderla, ma non vi riesce grazie all'intervento di Dio, e allora vomita un fiume d'acqua per travolgerla. 

Ma la terra inghiotte il fiume d'acqua dietro alla donna, impedendo che le acque la travolgano. Il drago allora, infuriato perché non può uccidere la donna, si accanisce contro la sua discendenza che è la Chiesa: «quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (cfr. Ap 12,14-18). 

Questo è un punto fondamentale: il diavolo sa che Dio protegge la donna e nulla potrà contro di lei. Può solo scagliarsi contro i suoi figli sulla terra. Ma attenzione, perché la donna, che è Madre del bambino condotto verso Dio, combatterà contro il diavolo per salvare i propri figli che sono rimasti sulla terra. E, nel farlo, godrà sempre dell'assistenza di Dio.

Dunque questa donna, diventa invincibile: è solo una donna, non certo una dea, a cui non sono risparmiate nemmeno le sofferenze del parto. Ma sul suo capo splende indiscussa la regalità. 

Il diavolo odia mortalmente la donna e continuerà a darle battaglia fino all'ultimo giorno, sapendo tuttavia di non poterla vincere. La Sacra Scrittura, in questo caso l'Apocalisse, ci dice tutto quindi sull'identità di questa donna. 

Non abbiamo affatto bisogno allora che il Concilio Vaticano II - come invoca la Militello - ci venga in aiuto. Sappiamo dalla Parola stessa di Dio chi sia questa donna: è Madre e Regina. 

Tutta la Chiesa infatti - non bisogna mai dimenticarlo - rimane sempre in ascolto della Parola di Dio. 

Parola di Dio in parola di uomo, narrazione che porta quindi con sé tutte le imprecisioni e tutti gli errori umani: ma pur sempre Parola di Dio, che illumina l'autore che l'ha messa per iscritto. 

A quella che poi viene definita, nel corso dell'articolo pubblicato sull'Osservatore Romano, "una religione che rischia di rimuovere il femminile", risponderei invece che è proprio nel voler delegittimare Maria, privandola dei suoi titoli regali e tentando di ridurla al solo ruolo di discepola, che si compie un atto di violenza anche contro tutte le donne. 

Il libro della Genesi ci illumina in proposito, ricordandoci come nella creazione Eva venga tratta da una costola, la cui traduzione in ebraico è associata con la parola vita. Il legame tra la vita è la donna è pertanto indissolubile. La donna è già, nel progetto originario di Dio, posta a protezione della vita, in tutte le sue forme. L'assalto contro la donna e contro Maria sferrato da una società massonica mira infatti a colpire al cuore chi detiene nel più profondo il segreto della vita, che in effetti è proprio la donna. 

La "frociaggine" di cui parla Bergoglio, quell'intenso fiorire tipicamente contemporaneo di svariate e quasi infinite tipologie di omosessualità, trovano la loro ragione ultima di sussistenza proprio nel colpire al cuore l'identità dell'uomo e della donna, svilendo entrambi i sessi nella loro dignità e nei loro ruoli reciproci e allo stesso tempo complementari.   

 

Senza Maria non c'è Chiesa   

Per fortuna, o per grazia ricevuta, ci rimane Maria, la Theotòkos, come modello a cui guardare. Senza Maria non vi può essere Chiesa, di cui Ella è Madre. Non a caso il Nuovo Testamento, che non indugia certo nei particolari, ci descrive Maria presente insieme agli Apostoli durante la Pentecoste (cfr. Atti 1,14). La discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa, promessa da Gesù Cristo prima del Suo sacrificio, non poteva certamente avvenire senza la presenza della Madre. Ciò è altamente indicativo e ci dice molto più del contenuto di innumerevoli libri di teologia. 

Ce lo ricorda anche la Costituzione dogmatica Lumen Gentium, emanata il 21 novembre 1964, durante il Concilio Vaticano II. Ma sembra proprio che sulla centralità del ruolo della Beata Vergine Maria nella vita della Chiesa, descritta in modo originale e innovativo dal capitolo VIII della Lumen Gentium, non vi sia molto interesse da parte dei vari teologi contemporanei, che danno degli atti del Concilio Vaticano II una visione troppo spesso frammentaria e distorta. 

La Chiesa Cattolica privata della sua devozione originaria e spontanea alla Madonna, cessa di esistere. Basti guardare cosa è accaduto anni fa in Germania, dove con il consenso dell'episcopato, sono state affisse immagini sacrileghe che rappresentavano la Madonna a forma di vagina. 

E' questo il femminile voluto dalla nuova Chiesa? 

Svilire Maria con immagini offensive che la riducono ad un organo sessuale offende non solo anzitutto la Madonna ma anche tutte le donne nella loro dignità di persone. Come mai teologi e alti prelati su questo fatto gravissimo non hanno mai strappato le loro ipocrite vesti?  

«Le religioni del libro sono fortemente patriarcali», scrive ancora Cettina Militello. 

Eppure, proprio nell'Antico Testamento emergono donne di grande coraggio e valore, come Debora, che occupa un ruolo del tutto impensabile per un'epoca così remota. 

Basti ricordare ancora la virtuosa Giuditta che taglia la testa a Oloferne per salvare il suo popolo (cfr. Giuditta 13, 8 ss.). O Debora, unica donna a rivestire incredibilmente il ruolo di Giudice (il termine qui significa condottiero e governante, non magistrato) nell'epoca dei Giudici (cfr. i capitoli 4 e 5 del libro dei Giudici). Debora inoltre profetizza che sarà proprio una donna, Giaele, ad avere l'onore di uccidere Sisara, a capo dell'esercito degli oppressori Cananei. Giaele vibra un potente colpo alla sua tempia, servendosi di un picchetto, mentre Sisara giace nel sonno (cfr. Giudici 4,18-21).   

 

Il "femminile" di Dio nell'Antico Testamento   

Che poi Dio sia solo di genere maschile nell'Antico Testamento, non è affatto vero. Dio nel Salmo 131, attribuito a Davide, viene definito come una madre amorevole. 

«Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me. 

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l'anima mia.»  
(Salmo 131,1-2)   

E ancora, all'inizio della creazione, lo Spirito di Dio aleggia sulle acque (cfr. Genesi 1,1-2). Interessante è notare che il sostantivo ebraico רוח, ruah, appartenga al genere femminile e significhi anche soffio, aria, vento, brezza, respiro. Lo Spirito di Dio, si potrebbe dire, con il suo tocco impercettibile e leggero e con il suo procedere gentile sembra assumere una caratteristica propria della femminilità. 

Nell'episodio poi descritto dal primo libro dei Re, nel capitolo 19, versetti 9-16, il profeta Elia sperimenta l'incontro con Dio, di cui nessuno, nemmeno Mosè, ha mai potuto vedere il volto ed è poi rimasto in vita. 

Elia si rifugia in una caverna per passarvi la notte, Dio passa e lo chiama. Ma l'Altissimo non si trova nel vento impetuoso e gagliardo che passa con forza fuori dalla caverna, tanto da poter spaccare i monti; né si trova nel terremoto che di lì a poco Elia sentirà; né tanto meno nel fuoco che divamperà successivamente. Elia sente il susseguirsi di tali spaventosi fenomeni ma non si muove dall'interno della caverna. 

Quindi il profeta sente il mormorio gentile di una brezza leggera. Elia esce allora all'aperto, coprendosi il volto, certo di essere al cospetto di Dio (cfr. 1 Re 19,9-13). 

D'altronde, il libro della Genesi ci illumina sull'identità di Dio. 

«E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.»  (Genesi 1,27)   

Questo passaggio, che non piace alla falsa chiesa perché, ahimè, non prevede il gender, aggiunge nuove sfumature su quale sia la vera identità di Dio. 

In Dio è presente il "maschile" e insieme anche il "femminile", poiché entrambi i sessi sono stati da Lui creati a Sua immagine: il maschile e il femminile sono attributi insiti in Se stesso. E, nella Sua infinita Onnipotenza, non potrebbe essere diversamente, perché altrimenti significherebbe che il femminile sfuggirebbe dal Suo controllo. Ma nulla di ciò che è buono può essere lontano da Lui. 

Di questo lo scrittore sacro autore della Genesi, nonostante la stesura del libro sia avvenuta in epoche arcaiche, ne è pienamente consapevole. E ce lo lascia intendere chiaramente in Genesi, più volte, nei due racconti della creazione. 

E allora le parole della teologa Militello non trovano riscontro nell'Antico Testamento, dove il femminile c‘è, ed emerge con forza agli occhi del lettore capace di intendere il significato autentico delle Scritture. Per "significato autentico", intendo dire ciò che l'autore sacro vuole affermare effettivamente nel contesto della sua epoca. A tal proposito i termini usati e voluti dagli autori sacri nel corso della Sacra Scrittura risultano infatti inequivocabili.  

Scrive la Militello: «Aggiungo che le religioni del Libro [ebraismo, cristianesimo, islamismo, n. d. r.] sono fortemente patriarcali. La loro figurazione di Dio lo fa univocamente maschio e, là dove qualcosa sfugge o rimane, ecco l'accanimento come nel caso del Corano a proposito dei cosiddetti "versetti satanici", ombra remota di un culto al femminile».  

Allora, per quanto abbiamo scritto sopra: "Dio è univocamente maschio", questa affermazione può valere unicamente per le altre religioni. 

Non certo per il Cristianesimo. Non certo per la Sacra Scrittura: l'Antico Testamento è infatti a tal proposito inequivocabile. Altrettanto si deve dire del Nuovo Testamento.    

 

Fine seconda parte

 

 
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La Theotokos modello di confini aperti? Il culto autentico a Maria e il "femminile" di Dio - Prima parte

Post n°170 pubblicato il 19 Giugno 2024 da daniela.g0
 

Militello in Val di Catania (CT) - La statua della Madonna della Stella, la cui festa cade l'8 settembre, è custodita in una nicchia celata da una porta scorrevole in ferro, che, aprendosi lentamente il giorno della vigilia della festa, svela al mondo la Madonna della Stella in tutta la sua splendida bellezza   

 

Dopo la conclusione del mese di maggio, che la Chiesa Cattolica dedica tradizionalmente a Maria, è giunto il momento di trarre alcune conclusioni.  

È noto ormai come, dopo la chiusura del Concilio Vaticano Il, la Chiesa Cattolica abbia tentato di tessere un dialogo con le altre fedi religiose. Tuttavia ciò che avrebbe dovuto rimanere soltanto un dialogo dove ognuno mantenga fermamente la propria specificità, si è invece trasformato in un'occasione di tradimento della dottrina cristiana, da parte di quegli alti prelati - insieme a un buon numero di laici - che pure con le parole continuano a dichiararsi cattolici. 

Scriveva sant'Agostino, vescovo d'Ippona: «Molti sono parte della Chiesa in modo solo apparente, mentre in realtà vivono contro di essa». 

Per convincersi di quanto possano essere vere queste parole, basta osservare ciò che accade oggi: un recente articolo di LifeSiteNews ci fornisce particolari interessanti su quel che avviene all'interno e fuori dalle mura vaticane.   

 

La Madonna che "unisce" cristiani e musulmani   

Il Vaticano sta "esagerando" le somiglianze tra la Beata Vergine Maria e la figura di Maria, Madre di Gesù, come appare nel Corano e negli hadith musulmani (tradizioni su Maometto, il fondatore dell'Islam). 

Il 18 maggio di quest'anno, papa Francesco ha fatto visita ai detenuti del carcere di Montorio di Verona e, dopo aver donato un'icona della Madonna col Bambino al carcere apparentemente multireligioso, ha affermato tra gli applausi che «la figura di Maria è una figura comune sia al Cristianesimo che all'Islam. È una figura comune; ci unisce tutti». 

E se queste affermazioni possono sembrare innocue, sono in linea con i numerosi tentativi del Vaticano di convincere i cattolici che l'Islam è in qualche modo una "fede sorella", quando, in realtà, l'Islam si appropria dei nomi e dell'aura sacra delle figure bibliche, ma poi le riformula con attributi diversi e anti-biblici. 

All'inizio del 2021, ad esempio, l'Accademia Mariana di Roma ha lanciato una serie di webinar di 10 settimane dal titolo "Maria, un modello di fede e di vita per il Cristianesimo e l'Islam" in collaborazione con la Grande Moschea di Roma e il Centro Culturale Islamico d'Italia.   

 

La Madonna modello di "confini aperti"   

Basandosi sulla sua convinzione che Maria sia "una donna ebrea, cristiana e musulmana", il sacerdote cattolico Gian Matteo Roggio, organizzatore dell'iniziativa musulmano-cattolica, ha affermato che spera di usare "la Madonna" come modello di "confini aperti" tra mondi religiosi e multiculturali. 

Di queste iniziative da parte del mondo accademico e della gerarchia della Chiesa ne abbiamo già parlato. Un caso emblematico è rappresentato dal tentativo di trasformare la Vergine di Trapani, famosa da tempi molto antichi in tutto il mondo e in particolare venerata fra la gente di mare in tutta Italia, in "modello di transizione" dalla fede cattolica a quella musulmana. Al probabile scopo, o meglio non dichiarato, di traghettare poi i fedeli verso un'unica religione mondiale. 

La trasformazione dunque della Madonna in un modello multireligioso e multiculturale, ai fini di cancellare dalla faccia della terra il Cristianesimo e quindi il nome stesso di Gesù Cristo, di cui la Vergine Maria è Madre e portatrice. 

Se le mie parole potrebbero sembrare azzardate, basta leggere i caratteri scolpiti nella targa apposta ai piedi della statua bronzea della Madonna di Trapani, che attualmente si trova collocata nei pressi della Capitaneria di Porto della città siciliana.  

«O Maria, Regina della Pace, benedici e proteggi tutti i popoli che vivono sulle sponde del Mar Mediterraneo, affinché, pur nelle diversità di culture, di religioni e di etnie, incrementino rapporti di collaborazione e di integrazione per costruire e diffondere fraternità, libertà e promozione di autentici valori umani».  

I "valori umani" e non cristiani insieme alla "fraternità" e alla "libertà" ci ricordano molto da vicino il motto della Rivoluzione francese. Libertè, egalitè, fraternitè, il motto di quella che fu la Rivoluzione dietro cui muoveva le fila la massoneria. 

Rivoluzione che segnò l'inizio della scristianizzazione dell'Europa. 

Se dobbiamo indicare infatti un punto di partenza storico e fondamentale, da cui l'Europa ha iniziato a distruggere le proprie radici cristiane, quello è proprio la Rivoluzione francese, con gli innumerevoli spargimenti di sangue che ne conseguirono. 

LifeSiteNews, in riferimento alle affermazioni avanzate da padre Gian Matteo Roggio, ci ricorda poi: 

L'affermazione che Maria fosse una "donna ebrea, cristiana e musulmana" è vera solo per due terzi: sì, era ebrea per razza e origine; e sì, era cristiana in quanto diede letteralmente alla luce Cristo (da cui ebbe origine la Cristianità); ma sicuramente non era musulmana - un termine e una religione nati 600 anni dopo la vita di Maria sulla terra. 

Peggio ancora, lungi dall'essere la Vergine Eterna, come è venerata da 1,5 miliardi di cristiani di tipo cattolico e ortodosso, l'Islam presenta Maria, la Madre di Cristo, come "sposata" con Maometto in paradiso - un'affermazione che sembrerebbe separare piuttosto che costruire "ponti". 

In un hadith ritenuto sufficientemente affidabile da essere incluso nel corpus del celebre Ibn Kathir (1300 - 1373), Maometto dichiarò che "Allah mi sposerà in paradiso con Maria, figlia di Imran", che i musulmani identificano con la madre di Gesù. 

Né si tratta solo di un hadith casuale e oscuro. Il dottor Salem Abdul Galil - ex viceministro delle dotazioni religiose dell'Egitto per la predicazione - ne ha affermato la canonicità nel 2017 durante un programma televisivo in diretta in lingua araba. Galil ha affermato che, tra le altre donne bibliche (la sorella di Mosè e la moglie del faraone), "il nostro profeta Maometto - le preghiere siano su di lui - sarà sposato con Maria in paradiso". 

Se pochi cristiani oggi conoscono questa affermazione islamica, i cristiani medievali che vivevano nelle nazioni occupate dai musulmani ne erano certamente consapevoli. Lì, i musulmani dispettosi la lanciavano regolarmente in faccia ai cristiani cattolici e ortodossi che veneravano Maria come la "Vergine Eterna". 

Così, Eulogio di Cordova, un cristiano indigeno della Spagna occupata dai musulmani, scrisse una volta: 

«Non ripeterò il sacrilegio che quel cane impuro [Maometto] osò proferire riguardo alla Beata Vergine, Regina del mondo, Santa Madre del Nostro venerabile Signore e Salvatore. Sosteneva che nell'aldilà l'avrebbe deflorata.»  

Come al solito, furono le parole offensive di Eulogio nei confronti di Maometto - e non le parole oscene di quest'ultimo nei confronti di Maria - ad avere conseguenze disastrose: Eulogio, insieme a molti altri cristiani spagnoli fortemente critici nei confronti di Maometto, furono giudicati colpevoli di aver parlato contro l'Islam e torturati e giustiziati pubblicamente nella Cordova dell'"Età dell'Oro", nell'anno 859 d.C.

 

Martirio di Sant'Eulogio di Cordova, opera di autore ignoto del XVII conservata nella Cattedrale di Cordova  

 

Tutti questi fatti scomodi, come era da aspettarsi, sono stati tranquillamente sorvolati durante l'"apertura" del Vaticano e della Pontificia Accademia Mariana Internazionale ai musulmani. E se mai tali fatti dovessero essere sollevati, senza dubbio i cristiani si prenderanno in qualche modo la colpa, come quasi sempre accade in ambito accademico.

Ad esempio, dopo aver citato il suddetto lamento di Eulogio contro l'affermazione di Maometto di essere sposato con Maria, John V. Tolan, professore e membro dell'Academia Europaea, lo ha denunciato come una "affermazione oltraggiosa", frutto della stessa "invenzione" di Eulogio. Poi si è scagliato contro il martire, non contro i suoi assassini o il loro profeta: 

«Eulogio fabbrica bugie progettate per scioccare il suo lettore cristiano. In questo modo, anche quegli elementi dell'Islam che assomigliano al cristianesimo (come la riverenza di Gesù e della sua vergine madre) vengono deformati e anneriti, in modo da impedire al cristiano di ammirare qualcosa dell'altro musulmano. L'obiettivo è ispirare odio verso gli "oppressori".... Eulogio si propone di dimostrare che il musulmano non è un amico ma un potenziale stupratore delle vergini di Cristo.» (Saraceni: l'Islam nell'immaginario medievale europeo, p.93)  

Come già visto, tuttavia, è proprio Maometto (o, per essere più precisi, l'hadith) - non un "polemista cristiano" qualsiasi - che "fabbrica bugie destinate a scioccare", vale a dire che Maria sarà la sua eterna concubina. 

Questo, per inciso, è il problema principale che i sostenitori dell'"Abrahamism" non riescono a riconoscere: l'Islam non tratta i personaggi biblici come fa il Cristianesimo. 

I cristiani accettano il testo della Bibbia ebraica, o Antico Testamento, così com'è. Non aggiungono, tolgono o distorcono i resoconti dei Patriarchi su cui fanno affidamento anche gli ebrei. 

Al contrario, pur basandosi anche sulle figure dell'Antico e del Nuovo Testamento - per il peso dell'antichità e dell'autorità attribuita ai loro nomi - l'Islam le riformula completamente con attributi diversi che riaffermano la religione di Maometto come l'unica vera e finale "rivelazione", in contrapposizione al giudaismo e al cristianesimo, i cui resoconti biblici originali su queste figure sono poi visti come "distorti" perché diversi dalle successive revisioni dell'Islam. 

Lungi dal creare "punti in comune", dovrebbe essere chiaro che tale appropriazione crei conflitto. Per analogia, immaginate di avere un nonno a cui siete particolarmente affezionati e all'improvviso uno sconosciuto che non ha mai nemmeno incontrato vostro nonno vi dice: "Ehi, quello è mio nonno!". Poi - per timore che voi pensiate che questo sconosciuto stia in qualche modo cercando di ingraziarsi - aggiunge: "E tutto quello che pensi che il nonno abbia detto e fatto è sbagliato! Solo io ho la sua vera storia di vita".  

Ciò creerebbe, o meglio brucerebbe, "ponti" tra voi e questo sconosciuto insolente?   

 

L'attacco alla devozione dei fedeli cattolici verso la Madonna   

Ma il tentativo di sradicare all'interno della Chiesa Cattolica la devozione alla Madonna come Theotòkos (dal greco Θεοτόκος, Madre di Dio; letteralmente: genitrice di Dio) e Regina, sta diventando ormai sempre più palese per chi abbia compreso fino in fondo quale sia il vero contenuto di stampo massonico sottostante. 

Il Vaticano da tempo ha ormai abbracciato un progetto distruttivo - anche se celato -, dove Maria viene privata dei suoi titoli e delle sue prerogative agli occhi dei fedeli, allo scopo di farla apparire una donna come tutte le altre. Una semplice buona credente in Cristo.

 

Particolare della Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, raffigurante la Vergine Maria col Bambino incoronata dagli Angeli. Il dipinto a tempera è databile al 1483 ed è conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze  

 

Certamente Maria non possiede in sé alcuna divinità. Credere che Maria sia una creatura divina sarebbe una convinzione certamente eretica. 

Ma la costante Tradizione della Chiesa non ha mai attribuito alla Madonna simili qualità. Né lo ha mai fatto la fede unanime dei fedeli di tutta la storia della Chiesa e insieme dell'intera Cristianità.   

 

Le visioni di Anna Katharina Emmerick   

Mi soffermo su un interessante articolo pubblicato sull'Osservatore Romano, il 3 dicembre 2022, a firma della teologa Cettina Militello. 

In esso convergono infatti molte delle posizioni oggi condivise in ambito teologico e accademico. Un pensiero comune che, a conclusione del Concilio Vaticano II, ha imbevuto gradualmente gli alti vertici della Chiesa Cattolica fino a diffondersi tra molti esponenti del clero e penetrando lentamente all'interno delle Facoltà Teologiche e dei Seminari. 

La Militello, classe 1945, laureata in filosofia e teologia, docente presso diverse facoltà ecclesiastiche, riveste numerosi ruoli di prestigio: direttore della cattedra Donna e Cristianesimo presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum, direttore dell'Istituto Costanza Scelfo per i problemi dei laici e delle donne nella Chiesa, membro del direttivo della Pontificia Accademia Mariologica Internazionale, presidente della Società Italiana per la Ricerca Teologica (SIRT), socia ordinaria di diverse associazioni teologiche e collaboratrice di parecchi volumi e riviste. 

Il titolo dell'articolo di cui si parla è emblematico: "Maria la Theotokos". 

Per cominciare, le visioni della beata Anna Katharina Emmerick sulla casa di Maria per la Militello non possiederebbero alcuna attendibilità storica. La teologa cita a tal proposito Karl Rahner, gesuita e teologo che partecipò al Concilio Vaticano II: 

«Il gesuita e teologo tedesco Karl Rahner è intervenuto negli anni Settanta relativamente a profezie e visioni. Per certo, sincero e in buona fede che sia, il veggente dà corpo alla sua esperienza, rispettando i cliché culturali, la pietà e il sentire del suo tempo. Solo così si giustificherebbero talune affermazioni di Anna Katharina Emmerick, relative a pratiche pie - via crucis, "viatico", celebrazioni solenni presiedute dall'apostolo Pietro - in uso secoli dopo, non alla morte di Maria avvenuta, secondo la veggente, all'età di 62 anni... E in ogni caso, mai le visioni di chicchessia vengono assunte come prova in ordine ad eventi o ad asserti di fede.»  

Ma la beata Emmerick, che ci fornisce particolari incredibilmente dettagliati come nella passione di Cristo, non sembra affatto meritare d'essere definita "chicchessia". Ancor meno ricordando come proprio Karl Rahner si potrebbe definire come il teologo del nichilismo. Il "compagno" Rahner si colloca all'interno - e ne fu tra i principali artefici - di quella svolta antropologica che ha investito il sapere teologico dopo la chiusura del Concilio Vaticano II, e che ha tentato di trasformare la mariologia (la riflessione teologica riguardante Maria) in una "mariologia feriale", una cosiddetta "mariologia in cammino". Ovvero una mariologia svilita da un indirizzo "umano troppo umano", che riecheggia in ultima analisi il pensiero del superuomo di Friedrich Nietzsche. Quel pensiero relativista le cui necessarie conclusioni approdano all'annientamento e alla morte di Dio. 

Né si possono ignorare fatti puramente storici: sulla base delle affermazioni della Emmerick, messe su carta da Clemens Maria Brentano che ascoltò dalla sua stessa viva voce le visioni, il sacerdote francese don Julien Gouyet, credendo a queste visioni, si recò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta dalla Emmerick. Gouyet effettivamente trovò i resti dell'edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la monaca tedesca. 

La validità delle affermazioni della Emmerick fu successivamente confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l'edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva al I secolo d.C.   

 

Maria, la Theotòkos   

Nell'ambito del titolo Theotòkos attribuito a Maria durante il concilio di Efeso del 431 d. C., la Militello prende poi le difese dell'eretico Nestorio. Scrive: 

«La sera dell'11 ottobre del 431 una folla festante con fiaccole accese accolse i padri che, riuniti in concilio ad Efeso, sia pure con modalità, per la nostra sensibilità, discutibili, avevano condannato il patriarca di Costantinopoli, l'antiocheno Nestorio, reo d'avere contestato l'attribuzione a Maria di Nazareth del titolo di theotokos (colei che genera Dio). Per Nestorio era preferibile chiamarla anthropotokos, ossia genitrice dell'uomo Gesù, non potendo una umana creatura generare Dio. La sua preoccupazione era quella di non farne una dea... Pur di dirimere la controversia, egli aveva anche proposto di dirla Christotokos (colei che genera Cristo). Ma anche questo era apparso insufficiente e inadeguato al fanatico e rissoso Cirillo, patriarca di Alessandria. Egli aveva pilotato il concilio e, con un colpo di mano, in assenza dei legati del patriarca d'Occidente, in ritardo a motivo di una tempesta, aveva ottenuto la scomunica di Nestorio. I legati, finalmente arrivati, ne avevano avallato le decisioni. Oggi si propende a liberare Nestorio dalla cappa in cui lo aveva invischiato Cirillo». 

Continua ancora la teologa Militello: 

«Il simulacro della dea efesina a tutt'oggi non ha una certa interpretazione. È ricoperto sino alla vita di protuberanze tondeggianti, interpretate sia come seni che come testicoli di toro. Di certo evoca un femminile potente e sensuale. 

È dunque in questa città che si sviluppa una particolare devozione a Maria.  Probabilmente, quella che si visita e venera come la sua casa, era una chiesa a lei dedicata. Ben presto infatti, divenuto un culto riconosciuto e ammesso dall'impero, il cristianesimo dedicò luoghi di culto anche alla madre del Signore. Spesso i templi dedicati alle antiche dee hanno vissuto quella che in antropologia culturale si chiama "transculturazione". [...] 

Chiamare Maria theotokos non la dice nella sua potenza materna, piuttosto ne sancisce il rapporto funzionale al Figlio, del quale, come "nato da donna", garantisce l'incarnazione [...] [...]. 

Che il torrente in piena della devozione [a Maria, n. d. r.] vada poi sino a certe enfatiche derive [il corsivo è mio, n. d. r.] è discorso altro. La fanciulla di Nazareth offre comunque un misericordioso correttivo a una religione che rischia di rimuovere il femminile

Ci sorregge il Vaticano II, la costituzione Lumen gentium e il suo VIII capitolo, che ha per titolo "La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa". Troviamo in essa una visione equilibrata di Maria, mai dea o creatura a mezzo tra l'umano e il divino, ma sorella nostra nella fatica quotidiana del credere, a noi compagna nella "peregrinazione della fede", beata perché ha creduto "nell'adempimento delle parole del Signore"».  

La Militello, originaria di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani, proviene da una terra che se pur dilaniata dalla mafia, vanta una devozione molto antica nei confronti di Maria. Eppure la teologa siciliana teme che tale antichissima devozione possa degenerare in un'insana deriva: "Che il torrente in piena della devozione [a Maria] vada poi sino a certe enfatiche derive..."   

 

La fede unanime della Chiesa Cattolica sulla Madre di Gesù   

Se c'è stata una deriva, cara Cettina, quella è solo della gerarchia della Chiesa Cattolica... 

Ed è ormai sotto gli occhi di tutti. Fino ad arrivare negli ultimissimi giorni alle parole pronunciate da Jorge Mario Bergoglio, che usa incredibilmente in pubblico termini come "frociaggine". 

La notizia è rimbalzata in ogni parte del mondo. I giornali di ispirazione cattolica e non, riportano il termine in italiano virgolettato corredato da tanto di traduzione locale. La Chiesa perde sempre più autorevolezza a causa del comportamento totalmente inadeguato (per voler essere benevoli) dei suoi alti prelati. 

La fede unanime della Chiesa Cattolica, poi, non ha mai ritenuto la madre di Gesù come "divina o a mezzo tra l'umano e il divino". 

Quel Cirillo di Alessandria (370 circa - 444), di cui si è già parlato, bisogna ricordare anche che è venerato come santo e dottore dalla Chiesa Cattolica. Egli scrive: «Mi meraviglio oltremodo che vi siano alcuni che dubitano che la santa Vergine si debba chiamare Madre di Dio. E invero se nostro Signore Gesù Cristo è Dio, perché mai allora la santa Vergine che l'ha generato non dovrebbe chiamarsi Madre di Dio? I discepoli di Gesù ci hanno tramandato questa fede, quantunque mai adoperino questa formula. In questo senso siamo stati istruiti dai santi Padri» (Cirillo d'Alessandria, Lettera 1, dalla memoria facoltativa della Liturgia delle Ore di Rito Romano, 27 giugno). 

Le preoccupazioni di teologi come la Militello sembrano allora del tutto ingiustificate, benché la docente siciliana affermi tuttavia: 

«Per Cirillo d'Alessandria solo il termine theotokos garantisce la copresenza di umanità e divinità nell'unica persona del Verbo. Cirillo però cavalca il nervo scoperto di una devozione primitiva e incondizionata, di un'enfasi che già tocca la madre del Signore almeno nell'immaginario popolare». 

Quindi anche la Militello è costretta ad ammettere che a Maria fu tributata, sin dai primissimi secoli del cristianesimo, "una devozione primitiva e incondizionata, [di] un'enfasi che già tocca la madre del Signore almeno nell'immaginario popolare"

E allora, persino chi attacca i titoli attribuiti nei Concili dei primi secoli del cristianesimo a Maria, deve ammettere che la fede unanime della Chiesa abbia a lei attribuito - sin dagli inizi - una devozione tutta speciale. 

Né si deve dimenticare come la fede della Chiesa Cattolica abbia attribuito alla Madonna già da tempi molto antichi anche il titolo di Regina.    

 

 

Fine prima parte

 

 
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CIE, FSE e la digitalizzazione sfrenata di tutti i nostri dati riservati e personali

Post n°169 pubblicato il 30 Maggio 2024 da daniela.g0
 

 

In tempi di digitalizzazione sfrenata e continua caccia ai dati personali dei cittadini, è bene ricordare che abbiamo il diritto di opporci al confluire dei nostri dati riservati e personali in sistemi informatici che, come abbiamo visto, non sono così sicuri come si vorrebbe far credere.   


La Carta di Identità Elettronica   

A proposito della Carta d'Identità Elettronica (CIE), alcune valide informazioni ci giungono dall'avvocato Alessandro Fusillo, dal sito Osservatorio Diritti Umani

Scrive Fusillo: 

«Cerchiamo di capire come funziona la CIE, cosa fare per evitare di farsela assegnare e come limitarne i danni. 

Secondo l'art. 35 del DPR 445/2000 la carta d'identità non è un documento necessario. Può essere sostituita da altri documenti come il passaporto o la patente. Si può avere solo il passaporto e non la carta d'identità.   

 

Come fare per evitare il rilascio della CIE   

I Comuni sono obbligati a rilasciare il vecchio documento cartaceo nelle seguenti ipotesi:
- motivi di salute che impediscono al soggetto di recarsi presso gli uffici comunali;
- viaggio all'estero in data imminente; 
- visita medica per accertamento invalidità in data vicina; 
- partecipazione a concorsi pubblici in data imminente; 
- consultazione elettorale.  
Chi si trovi in una simile situazione può chiedere il rilascio del documento cartaceo a vista.

Quali sono i dati che la CIE deve contenere obbligatoriamente? 
Ai sensi dell'art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005 (codice dell'amministrazione digitale) ci sono dati obbligatori e dati facoltativi che il richiedente può scegliere di non inserire nella CIE.  

Dati obbligatori: 

- i dati identificativi della persona, cioè nome, cognome, luogo e data di nascita  
- il codice fiscale  

Dati facoltativi, a richiesta dell'interessato: 

- gruppo sanguigno, 
- scelta se donare gli organi, 
- dati biometrici primari (immagine del volto) e secondari (impronte digitali) con esclusione, in ogni caso, del DNA, 
- numeri di telefono, 
- indirizzi di posta elettronica.  

È possibile che l'incaricato del rilascio della CIE vi dica che ai sensi del decreto ministeriale dell'8 settembre 2022 o dell'art. 3 TULPS (RD 773/1931) è necessario il rilascio dei dati biometrici. È falso. La norma di legge che regola la CIE (art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005) prevede solo i dati obbligatori indicati sopra per cui è lecito RIFIUTARE IL CONSENSO al rilascio degli altri dati.  

In altri casi i funzionari dei Comuni hanno fatto presente che secondo il Regolamento UE 2019/1157 il rilascio delle impronte digitali sarebbe obbligatorio. Non è così. Il Regolamento 2019/1157 si riferisce alle CIE per la circolazione nell'UE. Pertanto, in caso di rifiuto di rilascio delle impronte digitali il Comune rilascerà una carta d'identità non valida per l'espatrio. Inoltre, il Regolamento 2019/1157 prevede che i dati biometrici siano inseriti solo nella tessera consegnata al cittadino e che debbano essere cancellati dall'amministrazione entro 90 giorni dal rilascio della CIE.
Il Comune non può conservare i dati biometrici primari (immagine del volto) e secondari (impronte digitali) che rimangono solo sulla tessera consegnata al cittadino.   

 

Attivazione della CIE   

La CIE, per diventare un documento di identità digitale, deve essere attivata con un'applicazione per telefonia mobile oppure dal sito dedicato gestito dal Ministero dell'Interno. Se non attiviamo volontariamente la CIE questa sarà valida come documento di identità e per l'espatrio senza diventare un documento elettronico e non ci sarà, quindi, nessuna differenza con il vecchio formato cartaceo».   

 

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE)   

E' ormai noto che dal 22 aprile scorso ha preso il via la campagna di informazione sul Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 "Sicuri della nostra salute". 

Ci viene detto che si tratta di uno strumento che il servizio sanitario sta potenziando, con i fondi del PNRR, per migliorare l'assistenza. In esso sono contenuti tutti i dati e documenti sanitari e sarà permesso al personale sanitario di consultarli ovunque, anche in situazioni di emergenza. 

Come disposto dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali, la campagna informa anche sulla possibilità di opporsi all'inserimento automatico nel fascicolo dei dati e dei documenti sanitari generati da eventi clinici riferiti alle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale prima del 19 maggio 2020. 

Sarà possibile opporsi fino al 30 giugno 2024. 

Che dire? Si tratta di un'enorme quantità di dati privati e strettamente personali che, per effetto di una legge del 2012, dal 19 maggio 2020 si sta alimentando automaticamente. Ricette ed esiti di prestazioni sanitarie verranno acquisiti senza chiedere il nostro consenso, forse conservati per trent'anni. O forse per molto più tempo. 

Solo questo dato fa ben riflettere. Stiamo assistendo già al tentativo di imporre la digitalizzazione dei nostri preziosi e irripetibili dati biometrici, per mezzo della tecnica del riconoscimento facciale, nelle città di Milano e Catania. Oltre alla diffusione di IT-Wallet per l'identità digitale. 

È evidente ormai come l'intento sia quello di acquisire e schedare tutti i dati identificativi e biometrici di ogni persona, insieme a tutta la sua passata storia clinica. Ma non si comprende come i nostri dati sanitari, personali e riservatissimi, possano confluire in un fascicolo elettronico creato e alimentato senza il nostro consenso

Ma no, certo, non siamo mica in dittatura, almeno a sentire il mainstream. Eravamo in dittatura sotto il Fascismo! Il 25 aprile scorso non abbiamo forse celebrato l'anniversario della liberazione? 

La dittatura per nostra grande fortuna è finita: siamo nel tempo della Repubblica, Prima, Seconda (o Terza), poco importa. 

Ma non fu proprio quello stesso Benito Mussolini a creare un eccellente sistema di assistenza previdenziale e sanitaria a servizio completo dei cittadini, perfettamente funzionante, senza tuttavia avere la pretesa d'impossessarsi dei dati riservati di nessuno? All'epoca esistevano solo i formati cartacei e non era neppure immaginabile l'idea di schedare ogni singolo cittadino. 

E poi, perché mai? Per passare i dati dei nostri nonni o dei nostri genitori alle case farmaceutiche? Ma non risulta storicamente che Mussolini avesse alcun tipo di intrallazzo con i colossi farmaceutici che già allora si affacciavano sul panorama mondiale. 

L'assistenza sanitaria venne garantita a tutti indistintamente, anche agli indigenti. L'accattonaggio era proibito però lo Stato Italiano forniva completo supporto alle fasce più deboli della popolazione. 

Ma facciamo ritorno ai nostri tempi "evoluti". 

Che si tratti, come già scritto in un altro articolo, di un'accurata e gigantesca opera di schedatura dei cittadini italiani, è ormai fuor di dubbio. Non bastava raccogliere dati biometrici come le impronte digitali, adesso si aggiungono anche tutti i dati sanitari personalissimi. Tutte le patologie, allergie, intolleranze, ecc. A cui si devono aggiungere gli esiti di esami diagnostici e il numero delle vaccinazioni. E il gruppo sanguigno. 

Un identikit completo e totale della persona che mira anche ma non soltanto a curare l'interesse delle grandi case farmaceutiche. 

Secondo quanto ci dicono, l'accesso ai nostri dati sanitari spetta al medico curante. Non spetta al personale amministrativo, agli infermieri, a chi lavora nel ministero delle Finanze che gestisce la piattaforma o a chi produce il fascicolo sanitario che è la Regione di residenza di ogni cittadino. Le modalità di presentazione del fascicolo variano da regione a regione. 

Occorre ricordare che tutti i sanitari hanno il dovere di alimentare il Fascicolo Sanitario Elettronico di ogni cittadino, anche se lavorano nel settore privato. 

Inoltre l'accesso ai nostri dati riservati può avvenire da parte di altri operatori sanitari, ma anche da parte di delle autorità pubbliche per quanto concerne le "esigenze di profilassi internazionale". 

Quindi se si vuole, per quanto sia in nostro potere, tentare di mantenere la riservatezza dei nostri dati personali sanitari, bisogna negare l'accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico. 

E' da sottolineare che il FSE contiene, oltre agli esiti di esami e di interventi, persino le visite effettuate al di fuori della nostra regione. Inoltre anche le ricette e le vaccinazioni pregresse. Una preoccupazione costante (meglio se viene definita un chiodo fisso), nel nostro Paese, è quella per le vaccinazioni: la Regione Lombardia, per esempio, mostra in evidenza la barra per le "Informazioni COVID". 

Accedendo online al nostro Fascicolo Sanitario Elettronico, guarda caso, non esiste un tasto per oscurare le vaccinazioni COVID e nemmeno quello per oscurare le vaccinazioni fatte fin dalla nascita. Almeno così è per la Regione Lombardia. 

Infatti, è bene ricordarlo, si ha la sempre possibilità di oscurare le informazione accedendo al fascicolo e spuntando i file uno per uno. Inoltre è sempre possibile ripristinare la visibilità dei file in qualunque momento, completa o parziale. 

Ma per accedere online al FSE occorre farlo mediante SPID, Carta d'Identità Elettronica o attivando elettronicamente la propria tessera sanitaria. E' consigliabile però evitare di utilizzare queste modalità di carattere digitale. 

Meglio invece andare personalmente allo sportello della propria ASL di appartenenza per revocare in presenza il consenso all'accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico. 

Secondo quanto ci informa l'avv. Alessandro Fusillo, «la revoca dei consensi è disciplinata dall'art. 8 del DM 7.09.2023.  

Anzitutto si stabilisce che la consultazione del fascicolo da parte di persone diverse dall'interessato e dall'operatore sanitario che ha inserito i dati nel FSE sia possibile solo dopo che il paziente abbia preso visione dell'informativa sulla riservatezza dei dati (c.d. "privacy") e dopo la prestazione di un consenso libero, specifico, informato, inequivocabile e riferito alle singole categorie di dati. Per i minori il consenso viene concesso o negato dai genitori. Si può nominare un delegato per il rilascio o la revoca dei consensi. È possibile esercitare il diritto all'oscuramento dei dati sia in via generale sia in occasione delle singole prestazioni di servizi sanitari. 

È opportuno revocare i consensi per le finalità di: - diagnosi, cura e riabilitazione, - prevenzione, - profilassi internazionale ivi compresa la somministrazione di vaccini o di profilassi obbligatorie o raccomandate per soggetti diretti all'estero. 

L'oscuramento riguarderà ovviamente i terzi; l'interessato può sempre accedere al proprio FSE. 

La revoca del consenso non pregiudica l'erogazione delle prestazioni sanitarie».  

Se non si farà nessuna opposizione, come è noto i dati sanitari antecedenti al 19 maggio 2020 confluiranno nel fascicolo. Qui il link per esprimere l'opposizione

Non occorre necessariamente avere lo SPID o la Carta d'Identità Elettronica per esprimere la nostra opposizione al trasferimento dei dati. 

Se si volesse usare comunque lo SPID o la CIE è possibile farlo cliccando qui

Già tanti hanno avvertito i cittadini su questa possibile strategia di difesa da porre in atto per proteggere i loro dati sanitari riservati. Quel che non dicono fino in fondo tuttavia è che, benché oscurati, questi dati rimarranno comunque a tempo indefinito nel nostro fascicolo elettronico. 

Quindi significa concretamente che sarà sempre possibile impossessarsi di quei dati personali, anche se oscurati dal suo legittimo proprietario. 

Esistono infatti sistemi informatici molto sviluppati in grado di decriptare e leggere comunque i nostri dati oscurati. Certo, è sempre bene revocare il proprio consenso quanto prima se non vogliamo che operatori sanitari o terzi, possano leggerli. 

Ma questo non ci metterà al riparo in modo definitivo dal furto dei nostri dati personali. Di questo, guarda caso, non ne parla nessuno. 

La verità infatti sta a monte: in un Paese civile non dovrebbe esistere una raccolta elettronica dei nostri dati sanitari (riservatissimi) senza il nostro esplicito consenso. 

Il FSE semplicemente non dovrebbe essere mai nato, almeno concepito in questo modo: dovrebbe poter esistere solo su autorizzazione esplicita del diretto interessato. 

Il panorama non è quindi per niente confortante per quanto riguarda la tutela della nostra privacy e dei nostri dati sanitari personali. D'altronde già il tempo del COVID aveva fatto comprendere molto bene quale fosse la via oscura che i governi degli Stati occidentali stessero intraprendendo.

 

 

La strana morte di Ebraim Raisi e l'attentato a Robert Fico   

Se è vero infatti che le strutture del mondialismo versano ormai in un'indiscutibile crisi, prima di crollare insieme alla fatiscente Unione Europea, è vero anche che le stesse élite saranno pronte a tutto prima di mollare la loro morsa infernale sulle popolazioni. 

Non è privo di significato infatti il recente attentato al primo ministro della Slovacchia Robert Fico, seguito dallo strano incidente che ha colpito il presidente dell'Iran Raisi. 

Non c'erano particolari condizioni metereologiche avverse durante il volo dell'elicottero con a bordo il presidente Raisi. Secondo il racconto di alcuni testimoni la nebbia sarebbe calata all'improvviso avvolgendo l'elicottero. 

Sappiamo bene come lo stato profondo disponga di mezzi sofisticatissimi per causare mutazioni metereologiche improvvise manipolando il clima

Fa molto pensare il tweet di Jonathan Pacifici, presidente del Jewish Economic Forum, dove si rallegra per la morte di Raisi. 

Dall'altra parte, Robert Fico si era opposto manifestamente al sistema e aveva intenzione di far luce sull'era del COVID. Si era opposto alle misure restrittive e incostituzionali applicate ai cittadini e alle conseguenze letali dei sieri sperimentali. 

Il quadro è fosco e potrebbe allora disorientare. Ma le recenti dimissioni annunciate prima da Melinda Gates dalla Bill & Melinda Gates Foundation e poi da Klaus Schwab dalla presidenza del Forum di Davos, ci devono fornire il vero polso della situazione. 

Molti esponenti chiavi del mondialismo infatti sono spariti negli ultimi tempi dalle scene, a partire dalla scomparsa della regina Elisabetta e il vuoto di potere che è rimasto tra i Windsor, che sembrano anch'essi letteralmente spariti. 

Malgrado l'avanzare della morsa della digitalizzazione fuori controllo, dunque, non bisogna allarmarsi troppo perdendo la nostra salute. A dispetto di quel che desidera la falsa controinformazione; per cui ormai ci troveremmo perduti, chiusi in una gabbia totalmente digitale e oggetto di interminabili ricatti per il futuro. 

Se in effetti era questo il progetto originario delle élite mondialiste e sataniste, è vero che ormai tale progetto è definitivamente e irreversibilmente andato in frantumi. 

Si tratta solo di continuare a perseverare, cercando nel frattempo di proteggere la nostra privacy per quanto sia in nostro potere. 

Al fine di revocare online il consenso all'accesso al nostro Fascicolo Sanitario Elettronico è necessario avere lo SPID. Ma come abbiamo visto, ci sono altre modalità per esercitare comunque il nostro diritto di revoca senza doverci per forza connettere. 

Infatti, in tempi difficili, si può vivere bene anche senza possedere uno SPID.

 

 

 

 

 
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L’attacco concertato contro San Giovanni Paolo II continua. E stavolta non è il mainstream - Seconda parte

Post n°168 pubblicato il 10 Maggio 2024 da daniela.g0
 

Papa Giovanni Paolo II prende la parola durante l'incontro interreligioso di Assisi, il 27 ottobre 1986  

 

L'incontro di preghiera di Assisi del 1986   

Torniamo adesso alle accuse mosse dal dott. Sacchetti al papa polacco, che la Chiesa Cattolica ha fatto santo. Infatti dopo qualche giorno dal nostro bannaggio, scrive sul suo canale Telegram: 

«Abbiamo assistito a qualche maldestro tentativo degli apologeti della Chiesa post-conciliare che hanno affermato che Wojtyla non avrebbe preso la decisione di porre il Buddha sull'altare della chiesa di Assisi nel 1986. Non solo prese lui quella decisione ma impedì alla statua della Madonna di Fatima di essere portata in chiesa per non "offendere" i buddisti. Jorge Mario Bergoglio è soltanto la conseguenza di un problema iniziato 60 anni prima con il Concilio Vaticano II.» 

Probabilmente, uno dei maldestri tentativi è stato proprio il mio. Mi chiedo tuttavia come faccia il dott. Sacchetti ad essere così sicuro dello svolgimento dei fatti di allora e quali siano le fonti certe a cui attinge. Da testimoni dell'epoca, come scritto nel mio primo messaggio sopra, risulta invece come la responsabilità di quegli eccessi fosse diretta responsabilità dei frati francescani custodi del Sacro Convento di Assisi.  

Scrive il giornalista e scrittore Americo Mascarucci: 

«Sarebbe comunque ingiusto, oltre che ingeneroso, addebitare a San Giovanni Paolo II gli eccessi che si verificarono in occasione dell'incontro di preghiera del 1986 e che furono invece diretta responsabilità dei frati francescani custodi del Sacro Convento d'Assisi imbevuti di fanatismo ecumenico e soprattutto di una superbia, assai poco francescana, derivante dall'autonomia concessa loro da Paolo VI. 

Un'autonomia che li portò, non soltanto ad eccedere con certi discutibilissimi riti proprio nella suddetta giornata del 1986, ma negli anni successivi ad estromettere il vescovo di Assisi da ogni decisione inerente le attività del Sacro Convento; ad iniziare dall'organizzazione di eventi pubblici anche di rilevanza internazionale organizzati nell'ambito delle attività ecumeniche frutto dello spirito di Assisi. 

Fu anche per questo, per mettere fine all'anomalia di un'autonomia che di fatto portava i frati di Assisi a disconoscere totalmente l'autorità del vescovo diocesano (come ebbe più volte a denunciare monsignor Sergio Goretti), che Benedetto XVI decise di rimettere le cose a posto, revocando l'autonomia e obbligando i francescani del Sacro Convento a sottomettersi al capo della diocesi. 

E, secondo quanto riferì Vittorio Messori in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa nel novembre del 2005 a commento della decisione di Ratzinger, il provvedimento si rese necessario anche per correggere lo spirito di Assisi. Disse Messori: "Ratzinger non ha perdonato alla comunità francescana gli eccessi della prima giornata di preghiera dei leader religiosi con Karol Wojtyla. Una carnevalata, a detta di molti, che forzò la mano al Papa e furono proprio i frati ad andare molto aldilà degli accordi presi. Permisero addirittura agli animisti africani di uccidere due polli sull'altare di Santa Chiara e ai pellerossa americani di danzare in chiesa. Ratzinger aveva fortissime perplessità dall'inizio, non volle andare ad Assisi e le sue riserve limitarono i danni". E poi ancora: "I frati hanno abusato del cosiddetto spirito di Assisi. In realtà loro venerano e diffondono illegittimamente un santino romantico e di derivazione protestante, ossia il San Francesco del mito, uno scemo del villaggio che parla con lupi e uccellini, dà pacche sulle spalle a tutti. Una vulgata falsa, che ne svilisce il messaggio. Il Francesco della storia, infatti, è il figlio più autentico della Chiesa delle crociate"».  

E' bene ricordare inoltre quale fu il contesto storico in cui nacque l'incontro di preghiera ad Assisi del 1986. La tensione tra i due blocchi, quello occidentale e quello orientale, rappresentato dall'allora Unione Sovietica, era in quei giorni molto alta. Si anelava una distensione fra le parti e il rischio di un conflitto nucleare era molto serio. 

In questo clima di tensione il Papa volle la giornata di Assisi, allo scopo di mostrare l'unità del genere umano e il desiderio di invocare insieme la pace. Non vi fu alcun intento sincretistico da parte del pontefice, e questo fu sottolineato già nel corso di quella giornata, quando affermò

«Nel concludere questa giornata mondiale di preghiera per la pace, a cui voi siete intervenuti da molte parti del mondo, accettando gentilmente il mio invito, vorrei esprimere i miei sentimenti, come un fratello e un amico, ma anche come un credente in Gesù Cristo, e, nella Chiesa cattolica, il primo testimone della fede in lui. 

In relazione all'ultima preghiera, quella cristiana, nella serie che abbiamo ascoltato, professo di nuovo la mia convinzione, condivisa da tutti i cristiani, che in Gesù Cristo, quale Salvatore di tutti, è da ricercare la vera pace, "pace a coloro che sono lontani e pace a quelli che sono vicini" (Ef 2, 17). La sua nascita fu salutata dal canto degli angeli: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama" (Lc 2, 14). Predicò l'amore tra tutti, anche tra i nemici, proclamò beati quelli che operano per la pace (cf. Mt 5, 9) e mediante la morte e la risurrezione ha portato riconciliazione tra cielo e terra (cf. Col 1, 20). Per usare un'espressione di san Paolo apostolo: "Egli è la nostra pace" (Ef 2, 14).  

[...] [...]  

Mossi dall'esempio di san Francesco e di santa Chiara, veri discepoli di Cristo, e convinti dall'esperienza di questo giorno che abbiamo vissuto insieme, noi ci impegniamo a riesaminare le nostre coscienze, ad ascoltare più fedelmente la loro voce, a purificare i nostri spiriti dal pregiudizio, dall'odio, dall'inimicizia, dalla gelosia e dall'invidia. Cercheremo di essere operatori di pace nel pensiero e nell'azione, con la mente e col cuore rivolti all'unità della famiglia umana. E invitiamo tutti i nostri fratelli e sorelle che ci ascoltano perché facciano lo stesso. 

Lo facciamo con la consapevolezza dei nostri limiti umani e consci del fatto che, lasciati a noi stessi, falliremmo. Riaffermiamo quindi e riconosciamo che la nostra vita e la nostra pace futura dipendono sempre da un dono che Dio ci fa. 

In questo spirito, invitiamo i leaders mondiali a prender atto della nostra umile implorazione a Dio per la pace. Ma chiediamo pure ad essi di riconoscere le loro responsabilità e di dedicarsi con rinnovato impegno al compito della pace, a porre in atto le strategie della pace con coraggio e lungimiranza.»  

E nel discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale (22 dicembre 1986), papa Giovanni Paolo II rigettò con forza ogni tentativo atto a seminare «confusione» o a considerare l'iniziativa di Assisi come «sincretismo» religioso. 

Afferma il pontefice, riferendosi all'incontro di preghiera di Assisi: 

«In quella giornata, e nella preghiera che ne era il motivo e l'unico contenuto, sembrava per un attivo esprimersi anche visibilmente l'unità nascosta ma radicale che il Verbo divino, "nel quale tutto fu creato e nel quale tutto sussiste" (Col 1, 16; Gv 1, 3), ha stabilito tra gli uomini e le donne di questo mondo, coloro che adesso condividono insieme le ansie e le gioie di questo scorcio del secolo XX, ma anche coloro che ci hanno preceduto nella storia e coloro che prenderanno il nostro posto "finché venga il Signore" (cf. 1 Cor 11, 26). Il fatto di essere convenuti ad Assisi per pregare, digiunare e camminare in silenzio - e ciò per la pace sempre fragile e sempre minacciata, forse oggi più che mai - è stato come un limpido segno dell'unità profonda di coloro che cercano nella religione valori spirituali e trascendenti in risposta ai grandi interrogativi del cuore umano, nonostante le divisioni concrete (cf. Nostra Aetate, 1)».  

E ancora: 

«Il Concilio ha messo più d'una volta in rapporto l'identità stessa e la missione della Chiesa con l'unità del genere umano, in specie quando ha voluto definire la Chiesa "come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (Lumen Gentium, 1,1; cf. Gaudium et Spes, 42). 

Questa unità radicale che appartiene all'identità stessa dell'essere umano, si fonda sul mistero della creazione divina. Il Dio uno in cui crediamo, Padre, Figlio e Spirito Santo, Trinità santissima, ha creato con un'attenzione particolare l'uomo e la donna, secondo il racconto della Genesi; questa affermazione contiene e comunica una profonda verità: l'unità dell'origine divina di tutta la famiglia umana, di ogni uomo e donna, che si riflette nell'unità della immagine divina che ciascuno porta in sé (cf. Gen 1, 26), e orienta di per se stessa a un fine comune (cf. Nostra Aetate, 1)».   

Alla luce di queste parole, piene di fede in Gesù Cristo e ricolme di speranza nello Spirito Santo, appare allora pretestuosa ogni accusa di relativismo o sincretismo religioso contro il papa polacco. 

Come appare del tutto infondata l'accusa di apostasia mossa da questi zelanti gruppi tradizionalisti, i quali vorrebbero porre papa san Giovanni Paolo II sullo stesso piano della chiesa bergogliana.   

 

La devozione di Donald Trump e della moglie Melania per san Giovanni Paolo II  

Sono molti in Italia e all'estero coloro che si dichiarano fedeli sostenitori di Donald Trump. Fra questi anche il giornalista Cesare Sacchetti. 

Pochi ricordano però come la moglie Melania sia anche devotamente cattolica. E pochi ricordano come il 3 giugno 2020 Trump e la moglie si recarono in visita al santuario dedicato al papa polacco a Washington per rendere omaggio alla memoria di san Giovanni Paolo II. Lo fecero in un momento di grande prova, dopo aver trascorso la notte nel bunker di sicurezza, mentre Washington veniva messa a ferro e fuoco da una violentissima guerriglia urbana di dimensioni nazionali e orchestrata dallo stato profondo.

 

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump con la moglie Melania in visita al santuario dedicato a San Giovanni Paolo II, il 3 giugno 2020  

 

Manifestarono entrambi rispetto e fiduciosa devozione verso il papa polacco. 

Chissà se anche Donald e Melania oggi sarebbero bannati...   

 

L'attacco dei media liberali contro san Giovanni Paolo II   

Ma non finisce ancora qui. 

Ho già parlato degli avvenimenti che hanno infiammato la Polonia e degli attacchi mondiali alla memoria di san Giovanni Paolo II. Tuttavia questi fatti assumono una dimensione ben più importante di quel che si potrebbe pensare a un primo sguardo superficiale. 

Se si scorrono i giornali polacchi degli ultimi anni, si può avere un quadro molto più dettagliato. Il giornalista Sacchetti, come tutti i giornalisti, possiede certamente mezzi più approfonditi ed efficaci dei miei, nell'informarsi. 

Scorrendo i media polacchi si comprende bene come l'attacco concertato contro la Polonia, in quanto Nazione rappresentativa dell'ultimo baluardo di cattolicesimo in Europa, sia stato sferrato con premeditazione allo scopo di distruggere la Chiesa. 

E per ottenere questo, occorre far crollare la memoria e la devozione che i polacchi nutrono per Karol Wojtyla. 

Così ha riportato Remix News nel marzo 2023: 

«Aspettavano da tempo questo momento. Sebbene avessero già arrecato molti danni in passato, si erano fermati nell'attaccare ciò che era più sacro. Avevano paura e il coraggio non è mai stato il loro punto forte. Qualsiasi campagna diretta contro un papa che era polacco, che aveva guidato la rivolta contro il comunismo e che era stato un così grande comunicatore, si sarebbe rivelata per loro un suicidio. Ma ormai il loro momento è arrivato. 

Si è scatenata una campagna d'odio contro san Giovanni Paolo II. Come di solito accade in tali circostanze, tutto avviene sotto false flag. Nessuno attacca direttamente la fede o la Chiesa. La narrazione è che si tratta di proteggere i deboli e cercare la verità. Non importa che milioni di giovani siano stati demoralizzati dai media, dagli educatori sessuali e dai club LGBT. 

I loro metodi sono sempre gli stessi. Un'accusa ben formulata è difficile da combattere, poiché devi dimostrare la tua innocenza e loro non devono dimostrare la tua colpevolezza».  

E così ha scritto - nel marzo del 2023 - «l'arcivescovo polacco Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, che ha lanciato un appello per la tutela del "bene comune" e dell'eredità di papa Giovanni Paolo II in seguito alle accuse di abusi contro il papa. 

Recentemente, i media di sinistra liberale hanno lanciato un altro attacco a san Giovanni Paolo II, accusando il papa di aver presumibilmente insabbiato casi di abusi sessuali su minori nella Chiesa, sia come Santo Padre che come vescovo metropolita di Cracovia. Inoltre, è accusato di essere indulgente nei confronti dei "pedofili in tonaca". Le accuse sono state formulate in un servizio trasmesso dal canale di notizie liberale Tvn24. 

Il parlamento polacco ha adottato una risoluzione per condannare una "vergognosa campagna mediatica diffamatoria contro san Giovanni Paolo II" e ha definito il defunto papa "il più grande polacco della storia". [...] 

"Il Papa polacco è stato e resta un punto di riferimento morale, un maestro della fede e anche un avvocato in cielo per milioni di polacchi", ha osservato. "In questa luce, i tentativi di screditare la sua persona e la sua opera, intrapresi con il pretesto della preoccupazione per la verità e il bene, sono scioccanti". 

L'arcivescovo ha scritto che "gli autori di queste voci discreditanti hanno adottato un approccio parziale e spesso antistorico alla valutazione di Karol Wojtyła, senza conoscenza né contesto", accettando acriticamente i documenti creati dai servizi di sicurezza comunisti come fonti affidabili. Egli ha aggiunto che gli autori del servizio televisivo non hanno tenuto conto dei rapporti e degli studi esistenti che presentano il papa polacco in una luce giusta. 

Mons. Gądecki ha sottolineato che, a partire dalla decisione di Giovanni Paolo II, la Chiesa si è impegnata con determinazione a creare strutture e a sviluppare procedure chiare per garantire la sicurezza dei bambini e dei giovani, punire adeguatamente i colpevoli di crimini sessuali e, soprattutto, sostenere coloro che sono stati danneggiati. 

Ha aggiunto che difendere la santità e la grandezza di Giovanni Paolo II non significa affermare che non potesse commettere errori. 

"Essere pastore della Chiesa in tempi di divisione dell'Europa tra Occidente e blocco sovietico significava affrontare sfide difficili. Bisogna anche essere consapevoli che a quel tempo, non solo in Polonia, vigevano leggi diverse da quelle di oggi, e la consapevolezza sociale e le modalità consuete di risolvere i problemi erano diverse", ha affermato».  

Ma chi sono i media liberali di sinistra? 

Tvn24 di proprietà del colosso americano Discovery, di cui abbiamo già parlato. C'è il quotidiano liberal Gazeta Wyborcza di George Soros ma ci sono anche media polacchi di proprietà tedesca. 

Il loro scopo? secondo quanto riporta Remix News è mettere in ginocchio i polacchi. 

«I segugi vengono scatenati per spaventarci. Sperano che rinunceremo al nostro Papa e permetteremo loro di prendere la Polonia per la quale abbiamo dato tanto sangue e di trasformarla in un'altra terra del Reich. E che abbracceremo la loro follia ideologica. 

Si sbagliano. Abbiamo compreso i loro piani. Non abbiamo paura. Possiamo difenderci dai segugi delle SS. Vediamo queste copertine scandalose delle riviste di proprietà tedesca (Newsweek di questa settimana mostra Jarosław Kaczyński con cani arrabbiati al guinzaglio ed etichettati con nomi di media conservatori polacchi) per quello che sono. Segno che Berlino è arrabbiata e ringhia. Ma li ignoreremo e lasceremo che vinca la verità».

 

La copertina di Newsweek attacca i media conservatori (Fonte: Newsweek.pl)  

 

Alla luce di quanto riportato sopra, non è difficile capire lo scopo degli attacchi sferrati contro san Giovanni Paolo II. Bisogna sottolineare infatti che gli attacchi, che hanno colpito più profondamente la Polonia, sono stati scatenati quasi contemporaneamente in tutto il mondo. 

Dal Vaticano è arrivato - il 10 novembre 2020 - il rapporto McCarrick. Gli hanno fatto eco oltreoceano il New York Times e il National Catholic Reporter

A difendere Wojtyla è rimasto l'arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha parlato telefonicamente in un'intervista con il conduttore televisivo Raymond Arroyo. Per attaccare Wojtyla, non si è esitato infatti a «trascinare l'intera Chiesa nel fango», ha sottolineato l'arcivescovo. 

E dunque l'attacco sferrato contro Wojtyla viene rivolto in ultima analisi contro la Chiesa Cattolica stessa.   

 

Vogliono strapparci dal cuore Giovanni Paolo II      

Lo ha detto «l'arcivescovo Marek Jędraszewski che ha tenuto nel 2020 un'omelia nel castello di Wawel a Cracovia, in Polonia, in occasione dell'anniversario dell'introduzione della legge marziale in Polonia, il 13 dicembre 1981, parlando in riferimento a una serie di attacchi diretti contro san Giovanni Paolo II. 

"Con tutte le mie forze ricordo la sua persona [di Giovanni Paolo] nel contesto di quanto accaduto 39 anni fa. Lo faccio per comprendere la mostruosità di ciò che sta accadendo oggi in Polonia, quando alcuni attivisti attaccano questo santo radioso. Vogliono strapparlo dal nostro cuore, profanare la nostra memoria di lui", ha detto in un'omelia. 

Jędraszewski ha osservato che il 13 dicembre 1981 Giovanni Paolo II chiese ai fedeli presenti nella Città del Vaticano durante l'Angelus di pregare per la Polonia e la nazione polacca».   

 

Conclusioni   

Attaccare la memoria di san Giovanni Paolo II, non è soltanto un fatto che riguarda la Polonia. L'attacco silente e sotto mentite spoglie, come abbiamo visto, è in realtà di portata mondiale. 

E attaccare il santo pontefice ha come scopo ultimo la distruzione della Chiesa Cattolica. Significa infatti strappare il Papa dal cuore dei fedeli per mettervi al suo posto un vuoto di identità e di memoria, le quali non devono e non possono essere cancellate. Significa anche rendere le masse più deboli e facilmente manipolabili: è ciò a cui anela da sempre lo stato profondo. 

Karol Wojtyla è stato il santo che ha auspicato un'Europa unita, ma nelle sue radici cristiane. Giovanni Paolo II, infatti, che aveva vissuto sulla propria persona l'invasione della Polonia da parte dei nazisti di Hitler e aveva visto con i propri occhi lo sterminio di tanti suoi connazionali cattolici, desiderava un'Europa unita ma che non annientasse le nazioni. 

Un'Europa dove ogni nazione avesse mantenuto i propri confini, la propria storia e la propria identità.   

Il cardinale Stanislaw Dziwisz, parlando il 16 ottobre 2023, anniversario dell'elezione a pontefice di Karol Wojtyla, ha affermato che in molti chiedono ancora notizie su Giovanni Paolo II. 

Secondo il segretario particolare di papa Giovanni Paolo II, l'appello che il pontefice fece allora: «Non abbiate paura di spalancare le porte a Cristo!», risuonerebbe ancora oggi con rinnovato vigore. 

Visitando la Basilica di San Pietro in Vaticano o il Santuario Papale a Cracovia o altri luoghi che recano l'impronta di Giovanni Paolo II, ha detto Dziwisz, si possono vedere anche adesso le persone immerse nella preghiera: «La gente lo ascolta ancora; cercano la sua amicizia spirituale». 

La memoria e la devozione verso papa Giovanni Paolo II appartengono infatti non solo alla Polonia ma anche all'Italia, che è stato insieme alla Polonia il Paese più vicino al pontefice. E che insieme alla Polonia rappresenta ancora l'ultimo baluardo di cattolicità in Europa

San Giovanni Paolo II appartiene alla memoria che serbiamo dei santi della Chiesa Cattolica. Di lui, come afferma il cardinale Dziwisz, «risplende la saggezza senza tempo della sua eredità». 

Karol Wojtyla «ha difeso e ha parlato per coloro che erano stati messi a tacere», come è stato ricordato nell'ultimo anniversario della sua elezione a pontefice. Il cardinale Dziwisz ha anche ricordato come san Giovanni Paolo II abbia vissuto le conseguenze delle guerre e del totalitarismo e di come abbia cercato di combatterlo sostenendo i più deboli e cercando di portare speranza nei tempi più turbolenti.  

Non lasciamo che ce lo strappino dal cuore.  

Un vecchio sogno, risalente ormai a parecchi anni fa e poco dopo la morte di Wojtyla, mi vedeva protagonista di un incubo dove tentavo di sfuggire ai miei inseguitori in una fuga forsennata durante la lunga notte. Avevo con me dei documenti preziosi, che non dovevano cadere assolutamente nelle mani avide dei miei nemici. 

Improvvisamente fece giorno pieno e di fronte a me c'era proprio lui, san Giovanni Paolo II, giovane come al tempo della sua elezione. Mi disse con un grande sorriso: «Non preoccuparti. Ormai nessuno te li potrà togliere.»  

Si riferiva ai documenti che stringevo ancora fra le mani. Io lo guardavo attonita, non capendo cosa volesse dire. 

«Sono qui, nella mia carne. Vedi? Nessuno te li potrà togliere!», mi disse ancora mostrandomi il braccio scoperto.  

Credevo, per le circostanze della vita, che ormai il valore profetico di quel sogno fosse giunto a termine.   

Invece, mi accorgo che è appena cominciato.

 

 

 

 
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