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Messaggi del 03/01/2024
Post n°1884 pubblicato il 03 Gennaio 2024 da Vince198
«Nella [...] città di Vinezia [...] è stato et è vivo ancora un pittore chiamato lacopo Tintoretto, il quale si è dilettato di tutte le virtù, e particolarmente di sonare di musica e diversi strumenti, et oltre ciò piacevole in tutte le sue azioni, ma nelle cose della pittura stravagante, capriccioso, presto e risoluto, e il più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura» ** (Giorgio Vasari) Jacopo Robusti, più noto come il Tintoretto, pittore veneziano, è vissuto nel 16° secolo. Perché soprannominato “Tintoretto”? Lo dice qui sopra Giorgio Vasari, pittore, architetto, in questo caso particolare nella veste di storico dell’arte. Le sue opere più celebri, ne cito alcune, sono “Il miracolo dello schiavo”, “San Marco salva un saraceno”, “Trafugamento del corpo di san Marco”, “Ritrovamento del corpo di san Marco”, “Presentazione della Vergine al Tempio”, “L’Apparizione della croce a san Pietro”, “La decollazione di san Paolo”, “Il giudizio universale”, “L'adorazione del vitello d'oro”, “La visione della Croce a S. Pietro” etc. etc., molte di esse visibili in chiese veneziane. Oggi mi piace dire qualcosa su un altro suo dipinto per me molto originale, forse non molto conosciuto, però piacevole nella visione e nello studio della vicenda: “Susanna e i vecchioni”, opera conservata a Vienna, museo “Kunsthistorisches” ( ci sono stato tanti anni fa con miei familiari, ne consiglio vivamente la visione completa del museo per chi avrà occasione di trovarsi nella bella Vienna). … Susanna e i vecchioni. Il soggetto di Susanna spiata dai vecchioni, tratto da un'aggiunta apocrifa al Libro biblico del profeta Daniele, fu popolare tra la seconda metà del Cinquecento e il Seicento, interpretato come allegoria della purezza della Chiesa insidiata dall'eresia. Susanna, moglie del ricco loakim che ospitava presso di sé due giudici per dirimere le controversie, amava trattenersi in giardino, bagnandosi in una vasca. I due anziani architettarono il disegno di sorprenderla e costringerla a concedersi: al rifiuto della donna, la condannarono alla lapidazione per adulterio, sostenendo di averla trovata in compagnia d'un amante. Ma il profeta Daniele, interrogandoli, li colse in contraddizione e li smascherò, salvando Susanna dal supplizio. Nel dipinto, deposti vesti e gioielli, la bella si dedica alla cura di sé, rimirandosi allo specchio, mentre i due vecchioni, nascosti ai lati di una siepe di rose, la spiano non visti. La luminosità chiara e diffusa esalta le forme del corpo femminile: l'accelerazione prospettica verso il fondo conferisce dinamismo alla composizione. Piante e animali hanno significati allegorici: il fico dietro a Susanna è l'emblema della Chiesa e della Salvezza, il sambuco è simbolo dell'inganno che si nasconde dietro un'apparenza innocua, mentre le rose della siepe, sacre a Venere, alludono forse alla potenza del richiamo erotico che vince anche la saggezza e la morigeratezza. Mi viene da aggiungere, in chiusa: «Hai visto mai…»
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