Creato da: contastorie1961 il 11/03/2015
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La Reliquia 7

Post n°20 pubblicato il 17 Maggio 2015 da contastorie1961

Giunti nella grande navata centrale, Joseph gli intimò di fermarsi.-Non capisco per quale, oscuro motivo, il vecchio abbia così fiducia nelle tue capacità-Completamente rapito dalla maestosità della costruzione, Lapo parve non averlo nemmeno udito.-Ormai sono mesi che mi aggiro qua dentro...- proseguì il tedesco.-…ma non ho ancora trovato quello che…che...-Voltandosi nella sua direzione Lapo sorrise, malizioso.-Tu non hai la più pallida idea di cosa stia cercando il professore vero?-Joseph s’irrigidì di fronte a quell’affermazione, ma l’italiano aveva colto nel segno.Pur fornendogli diversi particolari, il vecchio Katz non gli aveva mai rivelato l’oggetto della sua spasmodica ricerca. Era arrivato anche al punto di sospettare che, anche se apparentemente inconcepibile, lo ignorasse anch’egli.Sono certo che tuo padre ha lasciato degli indizi. Bisogna anzitutto decifrarli, poi vedremo” così l’aveva liquidato solo pochi mesi prima.E Joseph ci aveva provato. Dapprima come semplice turista, quindi fingendosi frate sino all’arrivo di Lapo seguito dagli ultimi, tragici avvenimenti. La comparsa degli uomini del Mossad, ne era convinto, non era avvenuta per caso. Da qui, la decisione d’immobilizzare i frati e spronare l’italiano a risolvere il mistero. Diversamente, avrebbe dovuto abbandonare il campo, e in fretta anche.-Neppure io, se è per quello...- lo incalzò Lapo.-Ma, se vuoi che ti dia una mano, devi smetterla di puntarmi addosso quella pistola, mi rende nervoso-Lentamente, Joseph rimise l’arma in tasca.

-Le porte sono sprangate, e solo io posso aprirle. Ma ti avverto ragazzo, se tenti qualcosa di strano...-Lapo non l’ascoltava già più. I suoi occhi, frementi d’eccitazione, sembravano incollati al pavimento.

S.L.S.R.

Quelle quattro lettere lo stavano logorando. Le aveva sognate, le aveva voltate e rivoltate. Ma c’era qualcosa, un particolare che l’aveva assillato sin dal brusco risveglio, un tarlo che lo tormentava. Il pavimento, le lettere…si…forse….-Devo rivedere il dipinto, subito!- disse senza esitazione.Joseph esitò. Ma il tempo stava scorrendo troppo rapidamente, doveva assecondarlo.Cinque minuti più tardi, a poco più di una spanna dalla tela, Lapo sentì il cuore balzargli in gola.

-La scritta non è originale...- disse senza voltarsi.

S.L.S.R.

-E’ camuffata molto bene. Colui che l’ha vergata, se non un artista, è uno che ci va molto vicino. Ma è stata fatta di recente, e per recente mi riferisco a diversi anni fa. Non certo all’epoca di Leonardo!-Joseph deglutì.Quante volte aveva osservato quelle lettere? Quante volte aveva cercato, inutilmente, di trovare un nesso?Ora, alla soglia della mezza età, la sua mente ritornò a quand’era bambino, moltissimi anni prima.Con la madre, viveva in una bella villetta alla periferia di Hannover, la loro città natale.

Helga era una donna energica e sempre in attività. Dopo la morte del marito, e con un figlio in arrivo, aveva rinunciato a numerose proposte di matrimonio.Tuo padre era unico, nessun altro uomo potrà mai sostituirlo” era solita ripetergli nei lunghi momenti che trascorrevano insieme.Joseph difatti, non l’aveva mai conosciuto. Le poche fotografie che aveva avuto modo di vedere, gli avevano sempre mostrato un uomo imponente, al di sopra della media, proprio com’era diventato egli stesso.-Ma le sue mani figlio mio, così grandi eppure così delicate. Vieni, voglio farti vedere una cosa- gli aveva detto un giorno. Avrà avuto all’incirca sette o otto anni.Salendo verso la soffitta, si era sentito pervadere da un senso d’inquietudine. Da sempre, gli era stato vietato anche solo di avvicinarsi a quelle scale.

Quando Helga, servendosi di una grossa chiave, aveva aperto la porta, Joseph aveva sgranato gli occhi.La stanza, grande quanto tutta l’area della casa, era ingombra di quadri di ogni forma e grandezza. Paesaggi, nature morte e ritratti, sembravano volerlo aggredire coi loro colori intensi e vivaci.

-Ecco chi era tuo padre, Joseph. Un artista-

******

-Chi potrebbe essere l’autore?-La voce di Lapo parve giungergli da lontano, si riscosse.-Io non…non ne ho idea. Ma perché hai voluto rivederlo? Cos’hai scoperto, parla maledizione!-Incurante del suo sguardo truce, Lapo gli si fece incontro, fronteggiandolo.-Scommetto che sai benissimo di chi si tratta. Solo che non hai capito, così come il professore, cosa significhino quelle quattro lettere- disse trionfante.Il tedesco, sempre più scuro in volto, fece per mettere ancora mano alla rivoltella.-Ti propongo un accordo…- proseguì Lapo per nulla intimorito.-Io ti rivelerò ciò che ho scoperto, a patto che tu mi dica chi è l’autore-Allontanando la mano dalla tasca, Joseph lo fissò in cagnesco.-Va bene…va bene…ma adesso parla, mi sono stancato dei tuoi giochetti!-Per tutta risposta, Lapo lo oltrepassò dirigendosi verso l’uscita.-Dovrai aspettare ancora un poco. Di qualunque cosa si tratti, si trova proprio nella navata principale. Ci eravamo praticamente sopra-

 
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La Reliquia 6

Post n°19 pubblicato il 02 Maggio 2015 da contastorie1961

Adam Gabai, agente speciale del Mossad, rimase nascosto al riparo degli alberi. Bagnato fradicio, osservò i poliziotti francesi affannarsi attorno al corpo di Ben, il suo collega. Nonostante l’addestramento, non poté fare a meno di provare un sordo dolore di fronte alla sua morte. Era stato Ben a svezzarlo e, in un paio d’occasioni, a salvargli anche la vita. Ormai affiatati, avevano pianificato tutto. Ben, avrebbe dovuto avvicinare il giovane italiano mentre Adam, poco distante, gli avrebbe coperto le spalle, come sempre. La notizia del suo arrivo, insperata e dovuta a un colpo di fortuna, avrebbe consentito al Mossad, dopo anni di ricerche, di mettere le mani su uno degli ultimi nazisti in circolazione.

Manfred Katz, novant’anni appena compiuti, secondo le ultime e decisive segnalazioni, aveva vissuto gli ultimi trenta in Italia. Dopo essersi sottoposto a un intervento di chirurgia plastica, da qui le notevoli difficoltà a rintracciarlo, era arrivato addirittura a insegnare la lingua tedesca nella prestigiosa università di Pisa, sotto il falso nome di Konrad Staüffer.

C’era qualcosa, in quella cattedrale, che aveva sempre ossessionato il vecchio nazista. E i servizi segreti israeliani, da sempre sulle sue tracce, sospettavano si trattasse di qualcosa di molto prezioso. Una delle tante opere che i tedeschi avevano razziato durante la guerra e che poi, incalzati dagli alleati, avevano nascosto in fretta e furia nei più svariati posti.

Adam stesso, a più riprese, aveva perlustrato e perquisito la cattedrale. Tutto inutile. Solo Katz, probabilmente, ne conosceva l’esatta ubicazione, ma non ne era certo. Sicuramente, l’età avanzata e il timore di venire catturato, gli avevano impedito di esporsi in prima persona. Ed ecco che, a questo punto, era apparso sulla scena quel giovane. Perché aveva scelto proprio lui? Di cosa poteva essere a conoscenza? Inoltre, quel ragazzo era disarmato. Si era gettato a terra dopo il primo colpo e Adam, d’istinto, aveva fatto fuoco a sua volta. Chi aveva ucciso Ben, l’aveva fatto dalla cattedrale, lo stesso posto in cui era sparito l’italiano una volta rialzatosi. Chi altri poteva essere coinvolto?

S.L.S.R….S.L.S.R….

Lapo aprì gli occhi. Era ancora buio ma, quelle quattro lettere, continuarono a danzargli davanti come le luci intermittenti. Il sogno stava sfumando, ciononostante qualcosa gli attraversò velocissimo la mente. Un semplice appiglio, un lembo a cui aggrapparsi. Ma che svanì nel momento stesso che, con due colpi secchi nella serratura, la porta si spalancò completamente.

-Credo tu abbia riposato abbastanza, ragazzo. Spero, per il tuo bene, che ti sia venuto in mente qualcosa-

Ritto sulla soglia, Joseph rimise le chiavi nella tasca dei pantaloni.

-Maledetto stronzo, mi avevi chiuso dentro!- sbraitò Lapo lanciandosi contro di lui.

Senza scomporsi, dall’altra tasca Joseph prese il revolver e glielo puntò contro.

-Calma, ragazzo, calma. Potresti farti male-

Fermandosi all’istante, Lapo lo fissò interdetto.

-Con questa ti ho salvato la vita la fuori, ma potrei togliertela in qualsiasi momento se non fai il bravo, chiaro?-

Pur inferocito, Lapo non riuscì a distogliere lo sguardo dall’arma puntata contro il proprio petto. Improvvisamente, ciò che era successo all’esterno della cattedrale gli apparve chiaro e lampante.

-Tu…sei stato tu a…a...-

Joseph proruppe in una risata nervosa.

-Brillante intuizione, caro il mio genio da strapazzo- lo schernì -Se non fossi intervenuto, gli israeliani ti avrebbero torturato a morte pur di sapere-

Genio? Israeliani? Ma di che diavolo stava parlando quel maledetto? Come gli avesse letto nel pensiero, Joseph proseguì imperterrito.

-Mai sentito parlare del Mossad, ragazzo?-

Lapo annuì, lentamente. E chi non conosceva il più potente servizio segreto del pianeta?

-Ecco chi era colui che ti ha avvicinato, e che ho dovuto eliminare. E l’altro, quello che ti ha sparato addosso, si trova ancora la fuori. Non mollano facilmente la preda, quei bastardi-

Lapo ebbe un brivido. Ancora una volta, si chiese in che razza di guaio l’avesse cacciato il professor Staüffer. Dopo quelle inaspettate rivelazioni, solo in quel istante si accorse dell’abbigliamento di Joseph.

-Ma tu, chi sei? Per quale motivo ti sei presentato come un frate? Che ruolo hai in questa stor…-

Con un semplice gesto, l’altro interruppe quella sequela di domande.

-Ti ho già detto che non ha importanza. Abbiamo poco tempo a disposizione, quindi finiscila di blaterare e andiamo. Perlustreremo la chiesa palmo a palmo, finché non avremo trovato ciò che ci preme-

Tenendolo sotto mira, lo condusse quindi verso il cuore della cattedrale.

Figlio di Helmut Heinz, luogotenente di Manfred ai tempi della guerra, Joseph aveva fatto una promessa al vecchio Katz.

Aiutarlo cioè a ritrovare, ciò che suo padre aveva nascosto in quel luogo con l’intenzione di recuperare poi in un secondo momento. Ma gli israeliani erano arrivati prima, ed Helmut, nel tentativo di sfuggire alla cattura, era rimasto ucciso.

 
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La Reliquia 5

Post n°18 pubblicato il 25 Aprile 2015 da contastorie1961

Spossato da quella giornata allucinante, Lapo chiese e ottenne di poter riposare un poco. La stanza, del tutto simile a quella di Joseph, era fredda e inospitale. Tuttavia, dopo essersi disteso sulla branda, non riuscì a prendere sonno, anzi. Il frate, insospettito, l’aveva fissato intensamente prima di richiudere la porta.

-Se non hai idea di cosa significhino quelle lettere, come mai sei convinto che non si tratti di un oggetto?-

Lapo era rimasto sul vago, assicurando Joseph che si trattava solo di un parere personale, null’altro. In realtà, non aveva la più pallida idea di cosa significassero quei segni appena accennati. Si sentiva confuso. La scoperta del dipinto l’aveva lasciato letteralmente di sasso, mai avrebbe potuto anche solo immaginare una cosa simile. Ma c’era qualcos’altro che lo rodeva. Una sensazione che, sin da subito, l’aveva assalito una volta entrato in cattedrale. E solo in quel momento, nel buio totale, si rese conto di cosa si trattasse.

L’atteggiamento di Joseph. Ecco cosa non quadrava. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che chiamarlo “ragazzo” Eppure, nonostante la mole, non poteva essere più anziano di quattro, forse cinque anni rispetto a lui. Ma non era solo quello.

Joseph non aveva nulla del frate.

A cominciare dal comportamento, sin troppo autoritario e spiccio nei modi, da poliziotto piuttosto che uomo di chiesa. Non che significasse molto, in verità. Avendo iniziato gli studi in seminario, aveva conosciuto preti ancor più strambi, per usare un eufemismo. Inoltre, durante il loro peregrinare nei meandri della cattedrale, non avevano incontrato anima viva. Dov’erano gli altri frati? Possibile che Joseph fosse l’unico essere umano presente? Troppe domande ancora senza risposte, troppi dubbi e mille incertezze. Le palpebre si fecero pesanti, i pensieri sfumarono, si addormentò di colpo.

Scostandosi dallo spioncino segreto e quasi invisibile a lato della porta, Joseph introdusse la chiave nella toppa e diede due mandate. Stanco morto, Lapo era crollato, ma la prudenza non era mai troppa. Percorrendo a ritroso il cammino fatto sino a quel momento, ripensò alle parole che il professore, nella mail, gli aveva scritto.

-A suo modo, Lapo è un genio amico mio. Assecondalo e cerca di dargli tutta la collaborazione possibile. Come al solito, confido in te e nella tua esperienza. Trovare ciò che cerchiamo da anni è la sola cosa che mi interessa ormai. Non ho più molto tempo dinanzi a me, purtroppo-

Già, come se fosse stato facile organizzare tutto in pochissimo tempo. Arrivato nella stanza dove aveva accolto Lapo, aprì un’altra porta introducendosi nella sagrestia vera e propria. Addossati alla parete, legati e imbavagliati, due uomini lo fissarono terrorizzati.

-Forse ci vorrà più tempo del previsto. Oggi la cattedrale resterà chiusa al pubblico, ho già appeso un cartello in tal senso-

Fatti pochi passi, sciolse il bavaglio all’uomo più anziano.

-Non è possibile…- disse quest’ultimo con voce tremula.

Basso, tarchiato e completamente calvo, scosse il capo con vigore. Il viso, rubizzo e in carne, era attraversato da sottili venuzze rossastre mentre la tonaca, di un marrone intenso, non riusciva a nascondere il ventre prominente. L’altro frate, decisamente più giovane, annuì con energia.

-Ci sono i visitatori, e gli altri frati saranno qua prima dell’alba. Come credi di potertela cavare?

Joseph s’infuriò. Chinandosi, sollevò l’uomo come fosse stato un fuscello.

-Tengo d’occhio la cattedrale da diverso tempo ormai. La conosco meglio io di voi tutti messi insieme. E so che, a turno, vi date il cambio per l’apertura e la chiusura. Mi credi forse un idiota?-

Il vecchio frate attese un istante prima di rispondere. L’uomo aveva ragione. Visto il grande afflusso di turisti, ogni funzione era stata soppressa. Le messe, e tutti gli altri riti, venivano infatti celebrati nella chiesa di Sant’Andrea, distante poche centinaia di metri. Da qui, la decisione di ridurre al minimo le presenze in cattedrale. Ma se ciò che diceva corrispondeva al vero, come mai non l’aveva mai notato? Con una stazza simile, come aveva fatto a passare inosservato?

-No, non lo credo, ma togliti la tonaca…- disse infine.

-…stai commettendo un sacrilegio a portarla-

Joseph ebbe un istante d’esitazione. In effetti, quel indumento gli stava procurando un fastidio enorme. Se la tolse in fretta, sostituendola con dei jeans e una maglietta a maniche corte.

-Non sembravo proprio un frate vero?- disse con un ghigno.

Joseph Heinz, tornò verso la stanza in cui dormiva il giovane. Nonostante lo stratagemma del cartello, non si sentiva per nulla tranquillo. Se non avesse risolto l’enigma il prima possibile, avrebbe dovuto andarsene a mani vuote. Senza contare che, la fuori, gli uomini del Mossad potevano essere ancora in agguato. Ne aveva eliminato uno ma l’altro, nascosto dietro gli alberi, aveva a sua volta fatto fuoco. Sperava solo che, nella confusione e col frastuono del temporale, non avesse visto Lapo entrare in cattedrale.

 
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La Reliquia 4

Post n°17 pubblicato il 20 Aprile 2015 da contastorie1961

Dopo aver lasciato la stanza, Joseph lo precedette per l’ennesimo e stretto passaggio. Lo percorsero in fretta, tra borbottii di protesta e il rumore dei loro passi sul terreno sconnesso. Immerso nei propri pensieri, Lapo andò quasi a sbattere contro il frate che, senza preavviso, si fermò di colpo. Una massiccia porta di legno, serrata da un lucchetto di notevoli dimensioni, sbarrava loro la strada.

-Dopo il professore, e il sottoscritto, sarai la terza persona a varcare questa soglia- disse dopo aver preso una chiave dalla tasca della tonaca.

-Ciò che vedrai al di la di questa porta, non dovrà assolutamente essere rivelato a nessuno, nemmeno alla tua famiglia-

Lapo lo fissò, titubante.

-E potrei sapere, se non chiedo troppo, per quale motivo mi verrebbe concesso un simile onore?-

Nonostante la situazione, non riuscì a celare una nota di sarcasmo nella domanda. Joseph stavolta non sorrise, anzi.

-E’ quello che mi sto chiedendo anch’io ragazzo. Nella mail, il professore mi ha accennato qualcosa circa il tuo carattere a dir poco… estroverso e bizzarro. Eppure, sembra nutrire una grande fiducia nei tuoi confronti-

Lapo aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma il frate non gliene diede il tempo.

-Però, non tutti la possiamo vedere nella stessa maniera. E, ad essere sincero, non mi sei risultato molto simpatico sin da subito, ragazzo. Forse era meglio che ti lasciassi la fuori, alla mercé di coloro che ti hanno sparato addosso-

Lapo deglutì.

-Puoi solo ringraziare la grande amicizia che mi lega al professore, quindi ti avverto. Porta rispetto al luogo in cui ti trovi, e cerca di fare lo spiritoso il meno possibile. Sono stato chiaro?-

Suo malgrado, Lapo annuì. Il tono, sommato alla notevole stazza di Joseph, non ammettevano repliche.

-Bene ragazzo, adesso possiamo entrare-

Ciò che Lapo vide non appena furono all’interno, lo lasciò letteralmente di stucco. Il salone, del tutto simile a quelli visitati sino a quel momento, si differenziava solo per un particolare. Sulla parete più lontana, un enorme dipinto su tela, sembrava incombere sulla stanza abbracciandola coi suoi colori vivaci.

-Notevole vero?- disse Joseph.

Lapo parve non averlo nemmeno udito. A grandi falcate, si avvicinò al quadro e vi si fermò dinanzi, estasiato.

-Non credo sia necessario spiegarti di cosa si tratti- disse il frate alle sue spalle.

A quelle parole, Lapo sembrò riscuotersi. Voltandosi, fissò Joseph, incredulo.

-Ma non…non è possibile…come…come…cosa significa…- balbettò confuso.

Raggiungendolo, il frate gli si mise accanto. Dopo aver contemplato il dipinto per alcuni istanti, si voltò di nuovo verso di lui, ancora scosso.

-Capisco la tua sorpresa, è del tutto comprensibile. Ma, prima che possa spiegarti, è necessario che tu ti concentra sui particolari. Non aver fretta, hai tutto il tempo che vuoi. Ti lascio solo-

Senza dargli il tempo di replicare, uscì rapidamente dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle. Lapo si voltò nuovamente verso il quadro.

L’Ultima Cena.

Quante volte aveva visitato il celebre affresco a Milano? Dieci, quindici? Ma vederlo rappresentato su tela, anche se in dimensioni ridotte, l’aveva lasciato senza fiato. Pur conoscendo la ritrosia di Leonardo a dipingere su pareti, non si sarebbe mai aspettato di fare una simile scoperta. Ricordandosi delle parole di Joseph, cercò di concentrarsi sul dipinto. Immediata, la differenza gli balzò all’occhio nitida, come una macchia d’inchiostro sopra un foglio bianco. Avvicinandosi ulteriormente, appoggiò le mani tremanti sulla tela.

Maddalena.

L’immagine, alla destra di Gesù, si differenziava notevolmente da quella “originale” Immediato, il ricordo dei vangeli apocrifi lo assalì improvviso, rievocando teorie considerate ormai sepolte. Ma, ciò che lo colpì con maggior forza, furono i segni pressoché invisibili a occhio nudo sull’abito della figura rappresentata. Aguzzando la vista, riuscì a malapena a scorgerne i tratti, sbavati e contorti.

S.L.S.R.

 

Quattro lettere, quattro segni appena intuibili anche per un esperto come lui. Cosa potevano significare? Possibile che il professore, tanto meno Joseph, le avessero mai notate? A grandi passi, si avviò verso l’uscita, l’adrenalina a mille. Picchiando con forza sul legno, attese impaziente. Quando finalmente la porta si aprì, il sorriso di Joseph lo colse di sorpresa.

-Allora ragazzo, le hai viste anche tu vero?-

Per la seconda o terza volta, nel volgere di poco tempo, Lapo rimase a bocca aperta.

-Non giudicarmi un idiota, ragazzo. Pensavi forse che non le avessimo notate? Il professore ci è quasi impazzito su quelle quattro lettere-

Afferrandolo per un braccio, lo trascinò di nuovo verso il dipinto.

S.L.S.R. disse risoluto.

-Cosa vuol dire? Te ne sei fatto un’idea?-

Lapo scosse la testa.

-E allora vedi di fartela. Altrimenti, sei libero di andartene subito, anche se te lo sconsiglio. Qualcuno, la fuori, potrebbe ancora essere in agguato-

-Non si tratta certo di un oggetto- rispose con un filo di voce.

-Ma chi sono coloro che mi vogliono morto?-

 
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La Reliquia 3

Post n°16 pubblicato il 15 Aprile 2015 da contastorie1961

-Non credo d'aver bestemmiato. E, se l'ho fatto, non era nelle mie intenzioni-

Il frate annuì.

-Ma questo non significa che sia sul punto di farlo, lo intuisco dalla sua espressione-

Lapo si alzò, per poi rimettersi a sedere quasi subito. Si sentiva stanco, debole e col morale sotto i tacchi.

-Hanno appena tentato di uccidermi, può bastare questo a giustificare lamia espressione?-

Il frate lo guardò, pensieroso. Facendo gemere le molle del letto, si alzò a sua volta.

-E cosa le fa pensare che volessero uccidere proprio lei. Inoltre,conosceva l'uomo che l'ha avvicinata?

Lapo scosse la testa.

-No.Ma il professore mi aveva assicurato che...-

Tacque di colpo, incerto su come proseguire.

-A proposito di conoscenze, posso sapere con chi sto parlando?-

Un sorriso enigmatico si disegnò sul volto del frate. Avvicinandosi, lo sovrastò con la sua mole.

-Non ha alcuna importanza, almeno per il momento. Ma può chiamarmi Joseph. Lo so, è banale, ma è pur sempre meglio di prete, non crede?-

Se si fosse trattato di una situazione normale, a Lapo sarebbe scappato da ridere. Non lo fece.

-Senti Joseph. Abbiamo più o meno la stessa età, o almeno credo, non potresti darmi del tu? Mi metti a disagio trattandomi come...come...-

-Come il professor Stauffer?- lo interruppe il frate.


Lapo cercò di ribattere, ma era troppo sbalordito per farlo.

-Il vecchio ti ha mandato allo sbaraglio ragazzo mio, e ciò mi stupisce parecchio. Solitamente, è sempre stato molto franco con gli altri, e odia le menzogne. Cosa ti ha detto esattamente?-

In breve, Lapo gli raccontò del proprio incontro col professore. Quando ebbe terminato, Joseph scosse la testa.

-Incredibile il vecchio. Dopo anni, e continue ricerche, non si è ancora rassegnato-

Lapo fece una smorfia, non riusciva a capire.

-Ho ricevuto la mail solo pochi istanti prima che tu arrivassi-continuò il frate.

-Ma loro, a quanto pare, sapevano già del tuo arrivo. Ho visto quando quell'uomo ti ha avvicinato, ma non potevo espormi più di tanto-

Passandosi una mano sulla fronte, Lapo deglutì un paio di volte prima di riuscire a parlare.

-Quindi sei tu la persona che doveva contattarmi. E chi sono, “loro”. In che cavolo di situazione mi sono ficcato?-

Joseph sospirò.

-Seguimi-disse andando verso l'angolo più lontano.

Lapo esitò. A parte l'esiguo mobilio, la cella era completamente nuda.Pareti lisce e nessun altra porta, a parte il pertugio da cui erano arrivati.

-Se vuoi sapere la verità- disse il frate voltandosi- Devi avere fiducia in me-

Senza aggiungere altro, esercitò una leggera pressione contro le mura fredde e scrostate.

Stupefatto,Lapo vide la parete girare su se stessa.

-No, non siamo sul set di Indiana Jones- sorriseJoseph.

-Ma questa cattedrale custodisce numerosi segreti. E se vuoi veramente sapere in che ginepraio ti sei cacciato, non devi fare altro che seguirmi-


Il secondo cunicolo, li costrinse ad abbassare ancor di più la testa.

Finalmente,sbucarono in un ampio spazio, una sorta di salone.

-Si tratta del retro della sagrestia, anche questo segreto- spiegò brevemente Joseph.

-Qua sembra tutto un segreto. Mi vuoi spiegare che cazzo sta succedendo?-proruppe Lapo ormai esasperato.

-Mi sono stancato di camminare tra le catacombe senza saperne il motivo!-

Accomodandosi sopra una poltrona intrisa di polvere, Joseph gli fece cenno di fare altrettanto.

-Hai veramente rischiato di morire stasera...- disse scandendo bene le parole.

-Pensaci ragazzo. Un uomo ti ha avvicinato, e qualcun altro ha sparato a entrambi. Poi sono apparso io, tirandoti fuori dai guai e dimostrandoti che ero il contatto di cui ti ha parlato il professor Stauffer. Cosa deduci da tutto questo?-

Lapo inclinò la testa di lato, cercando di assimilare bene quelle parole.

-Che sono nella merda?-

Sorridendo,il frate annuì soddisfatto.

-Esatto.Ma, per ora, lasciamo perdere chi possano essere coloro che ti vogliono morto, te lo spiegherò più tardi-

Leggermente più rilassato, Lapo si accomodò meglio sulla poltrona.

-Cosa sai del professore? E non mi riferisco all'insegnamento, conosci qualcosa della sua vita privata?-

Lapo ci pensò per qualche istante, quindi scosse la testa.

-Mai sentito parlare dell'ordine dei templari?- proseguì Joseph con uno strano scintillio negli occhi.

Lapo s'irrigidì.

-Mi hanno sempre appassionato le storie sulle loro gesta, ma cosa c'entrano in tutto questo?-

Il volto di Joseph si allargò in un sorriso.

-C'entrano,eccome. Io stesso sono un templare, così come il caro professor Stauffer-

Lapo sbiancò in volto. Aveva sentito parlare di seguaci devoti all'ordine, ma trovarsene uno davanti lo paralizzò.

-Solo che, diciamo, il vecchio si è un po arrugginito- sogghignò Joseph.

-Ma non si tratta solo di questo ragazzo. Da alcuni, antichi scritti,sembra che la cattedrale custodisca qualcosa di molto prezioso per l'ordine-

Lapo si alzò in piedi di scatto.

-Il Santo Graal!- esclamò.

Il frate scosse la testa..

-No ragazzo, qualcosa di molto più importante. Qualcosa che io stesso,da più di due anni, sto cercando disperatamente-

 
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