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IL DIRITTO DEL GIUSTO

Post n°43 pubblicato il 19 Febbraio 2009 da antonio.facchiano
 

Giusto e ingiusto non sempre equivalgono a legale e illegale

 Forse nessuno sa cosa sia davvero “giusto” e cosa “ingiusto”. A guardarla bene, la giustizia è un valore relativo, sfuggente, non assoluto, purtroppo. Pur riconosciuta come requisito irrinunciabile per la libertà di tutti i popoli, paradossalmente la giustizia è un valore legato alla soggettività dei singoli popoli, se non proprio alla soggettività dei singoli individui. E’ un valore declinato in modi diversi a seconda dei tempi, delle convinzioni religiose, dello sviluppo della società e dell'economia, della maturazione della civiltà dei popoli. Ogni epoca ha la sua giustizia. Forse ogni regione geografica ne ha una, che cambia e matura con tempi diversi da regione a regione. Eppure alcuni valori comuni e universali si dovrebbero identificare e accettare unanimemente, ovunque, soprattutto in tempi di globalizzazione, e la civiltà dovrebbe assumersi l’onere di garantirne la applicazione. Questi valori comuni potrebbero riguardare la difesa dei piccoli, la difesa della salute, la difesa della pace, la difesa dell’ambiente e della dignità di ogni essere vivente. Difesa, già, difesa contro il rischio di imbarbarimento.

 Una cosa sembra chiara: non sempre ciò che è ingiusto è anche illegale. Il comune senso del giusto suggerisce che dovrebbe esserci una certa relazione tra ciò che è giusto e ciò che è legale, da un lato, e soprattutto tra ciò che è ingiusto e ciò che è illegale. Invece, i grandi finanzieri responsabili del disastro economico che stiamo vivendo si sono mossi nella piena legalità.

 Invece, la politica fanfarona, demagogica e inconcludente è considerata incolpevole e non legalmente responsabile dei suoi fallimenti e delle sue omissioni.

Invece, la crisi delle aziende, quasi sempre attribuibile a incapacità manageriale, viene di solito pagata dagli anelli più deboli del sistema e non dai veri responsabili.

In questo mondo contemporaneo, non tanto diverso da quello di qualche secolo addietro, nascere (o diventare) l’anello debole sembra essere una colpa, perché troppo spesso gli anelli più deboli sono quelli che pagano per la inefficienza, l’ignoranza, i traffici, le clientele, le ingiustizie fatte da altri.

C’è un detto molto saggio: la forza di una catena è la forza del suo anello più debole.

La forza che diamo ai nostri anelli deboli (ai bambini, ai malati, ai vecchi, ai disoccupati, a chi non ha potere contrattuale, a chi non urla, a chi non può difendersi …) quella è la vera forza di tutti gli altri.  


Antonio Facchiano

da Agorà Magazine del 19 febbraio 2009  http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article5952

 

 
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