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Il plagio nelle colonne sonore (frammenti da ANCHE MOZART COPIAVA di Michele bove)

Post n°14 pubblicato il 12 Giugno 2012 da claudio.nigris
Foto di claudio.nigris

La tutela del diritto d’autore spesso mostra un lato oscuro che potremmo definire “pirateria culturale ai danni delle culture più deboli”. Un esempio è il canto zulu “Mbube” (The Lion Sleeps Tonight) del sudafricano Solomon Linda (morto in grande povertà) saccheggiato a più riprese da compagnie che hanno guadagnato milioni di dollari (non ultima la Walt Disney) senza che a Solomon (alla famiglia) arrivasse nulla o quasi. Dall’altra parte quel canto è diventato un successo clamoroso in almeno tre casi, tra gli anni ’50 e anni ’90. Non viene da pensare che il diritto d’autore – come in molti altri casi – sia solamente il diritto del più forte? Nel luglio 2004 la canzone è stata oggetto di un contenzioso tra la famiglia di Solomon Linda, l'autore, e la Disney, accusata di aver guadagnato circa 1.6 milioni di dollari per l'uso della canzone nel film Il re leone (nel 1994). Purtroppo il confine tra plagio, tutela di un opera e altro ancora balla su una linea molto opinabile e per capire quanto sia vaga la giurisprudenza in questo campo, prendiamo per esempio il concetto di “fair use” perché a quanto pare anche per le parodie è lecito “rubare” frammenti di brani o brani altrui. La parodia è considerata dalla legge sul diritto d’autore un’opera del tutto autonoma e distinta rispetto a quella di riferimento, in quanto comporta di norma l’inversione del relativo significato sostanziale e si traduce in un risultato imputabile al solo parodista e non più all’originario autore, del quale, dunque, non può danneggiare l’identità personale e morale. Per tali motivi non richiede il consenso né dell’autore, né del titolare del diritto di utilizzazione economica. Esempio l'irritazione del compianto Dino Verde nei confronti di Elio e le Storie Tese che avevano parodiato la sua “Resta cu’mmé” (“Nun m’emporta do’ passato, nun m’emporta e chi t’avuto”) disse: “Possibile che questi signori non abbiano sentito il dovere di chiedermi il permesso? Elio e le Storie Tese. Ma tese a che cosa? A rubare le parole delle canzoni degli altri!”

D'altronde nella storia della musica classica ricorrono abbondanti gli esempi di compositori che hanno utilizzato temi, frammenti, impasti sonori inventati da altri. – spiega Girolamo De Simone, compositore, direttore d’orchestra e responsabile della rivista di musiche contemporanee Konsequenz - La possibilità di trasferire una idea musicale altrui in un proprio brano trova forse origine nell’espediente della variazione: un tema interessante poteva essere ripreso da esecutori occasionali, elaborato, abbellito, infiorettato, adattato infine alle possibilità offerte da strumenti diversi. Si comprende, dunque, come già una semplice trascrizione fosse una rudimentale forma di contaminazione tra l’originale d’autore e la sua rielaborazione più o meno variata compiuta da un altro musicista. Si può ipotizzare che queste rielaborazioni diventassero vere e proprie reinvenzioni nella misura in cui maggiormente si allontanavano dall’originale, ed infine plagi quando il nome del primo autore scompariva del tutto”.
Fin dal Medioevo, prima di Gregorio Magno, i canti liturgici erano contaminati da suadenti effusività orientali; nel Rinascimento, in Spagna, avveniva la fusione tra elementi dalla più varia provenienza geografica: spunti franco-fiamminghi, italiani e sonorità arabe, berbere, con stilemi gotici, celtici, baschi.
Nel Settecento Johann Sebastian Bach, che oggi è riconosciuto come il fondatore della tradizione colta occidentale, fu anche uno dei più importanti riutilizzatori di temi e stilemi altrui. Attraverso le trascrizioni (che sono il cambio di destinazione strumentale: un brano composto originariamente per un determinato strumento viene trasformato ed adattato alle necessità di uno strumento differente) da Vivaldi, Marcello e molti altri compositori barocchi, Bach acquisì duttilità e morbidezza nel trattamento delle melodie.
È comunque sempre Mozart a rivelarsi il genio numero uno anche nel campo delle rivisitazioni. Nella Ouverture del Flauto magico s’incontrano temi di Cimarosa e Muzio Clementi. Ma gli esempi potrebbero essere innumerevoli: in tutta la sua opera si colgono infatti prelievi generosi da Gluck, Haydn, Paisiello, J. Christian Bach, Sarti e, come ricordato in testa al capitolo, Pasquale Anfossi.
“Se Mozart fosse vissuto ai nostri tempi – ha scritto il critico musicale Giovanni Carli Ballola - avrebbe dovuto passare molto tempo, per i suoi plagi, in un’aula di Pretura”.
Evidentemente nel Settecento non si trovava scandaloso servirsi di temi celebri – come se si trattasse di citazioni implicite – di materiali sonori già assimilati, da riutilizzare proprio come fa l’artigiano quando assembla strutture eterogenee.
Nell’Ottocento, con l’imperversare di trascrizioni, parafrasi, adattamenti e facilitazioni per fanciulle, la pratica della citazione dilaga e si esplicita. Nasce contestualmente l’idea di ‘repertorio’ e si consolida quella di ‘autore’. Così Wagner si sente in dovere di avvertire Liszt di aver ‘preso in prestito’ un tema che compare nella Walkiria, riconoscendo all’altro un diritto di proprietà su qualcosa di immateriale.
Questo momento è di fondamentale importanza: il concetto di diritto d’autore era ormai assimilato. Però esiste una ampia scala di valori di questa produzione. Non c’è nulla di fantasioso nell’incollare frammenti di brani di altri e troppo spesso l’esito è rumore piuttosto che suono. Gli artisti di valore in questo genere conoscono anche l’importanza di esplicitare le sorgenti originali, non si sottraggono ai vincoli del diritto d’autore, ma si chiedono come Burroughs abbia potuto fare libri con la tecnica del cut-up e Warhol quadri con foto rielaborate di Marilyn Monroe o sagome di Braccio di Ferro disegnate da Bud Sagendorf, e perché dunque la tecnica del collage in altri campi artistici è considerata cosa buona e giusta, mentre in ambito musicale resta nel mirino dell’accusa di plagio. Insomma se in un libro cito “Va dove ti porta il cuore” indico al massimo la fonte in una nota a piè di pagina e non vado certo a chiedere il permesso a Susanna Tamaro e al suo editore.
(frammenti da Michele bove Il plagio nelle colonne sonore)

 
 
 
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Un blog di: claudio.nigris
Data di creazione: 25/05/2012
 

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