A volte mi capita, mentre penso, di trovarmi in testa delle visioni che sembrerebbero ricordi, ma non lo sono. O meglio, sono ricordi del mio passato, ma non sono miei ricordi. Non sono io a richiamarli alla mente. Arrivano da soli. E so, sento dentro di me con certezza assoluta, che non sono ricordi, ma visioni di un futuro che corrisponde al mio passato.
Segnali di follia? (Letta –e compagnia cantante - li chiamerebbe “segnali di ripresina”, dimostrando chi è il vero folle ). Può darsi. Ma cosa sappiamo del tempo? Ci dicono che è nato con l’universo. In più ci dicono (gli esperti del CICAP) che il tempo è lineare (ovvero, che può andare solo in avanti), cosa smentita dagli esperimenti. In più l’universo non sarebbe uno ma molti.
E cosa sappiamo della vita? Niente. Se ci pensate bene, della vita non sappiamo nulla. Possiamo solo ipotizzare. Quindi mi ritrovo ad ipotizzare che questi “ricordi futuri” (come i dejà vu, le profezie ed altre stranezze) altro non sono che “accessi temporanei” all’unità di backup universale, comunemente chiamata akasha. Si, avete letto bene: profezie. Io stesso in un tema, scrissi che in Israele un estremista avrebbe ucciso un importante uomo politico, che sarebbe stata la prima volta che un ebreo uccideva un altro ebreo e che la conseguenza sarebbe stata la vittoria della destra alle successive elezioni ed il peggioramento dei rapporti con gli arabi. Aggiunsi che ciò sarebbe accaduto circa vent’anni dopo. Questo lo scrissi nell’anno scolastico 1976-1977. Ebbene? Nel 1995, Ygal Amir uccise Yitzhak Rabin. Il resto è storia (padroni di non crederci, comunque, nello stesso anno scrissi di un papa a venire che sarebbe stato “preso di mira a colpi di pistola” e della disoccupazione che avrebbe colpito tutti, impiegati inclusi, in quanto sostituiti dai calcolatori – termine col quale all’epoca chiamavamo i computers). Quindi, credo che le “profezie” altro non siano che “ricordi di un futuro passato”. Perché alcuni hanno questi “ricordi” (a volte pochi, come capitò a me, a volte molti)? Forse perché, conoscendo il valore della vita (propria ed altrui, umana ed animale, terrestre ed aliena), possa avvisare gli altri perché possano impedire simili fatti e quindi intraprendere nuove strade per una vera crescita spirituale (parola che non mi piace, ma non ne trovo altre).
Ha ragione Charlie Brown! Alla domanda, perché siamo sulla terra, risponde: “Per far felici gli altri”. E come possono essere felici in un mondo di guerre, fame ed ingiustizie di ogni tipo? Sicuramente non possiamo aiutare tutti, ma se riusciamo ad essere utili anche ad una sola persona, la nostra vita non sarà stata inutile.
Ed i ricordi futuri ci danno questa possibilità. Sta a noi decidere se poi vogliamo vivere da esseri umani o da “esseri sociali”.
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Inviato da: bb034rl
il 22/04/2021 alle 16:33
Inviato da: cassetta2
il 22/04/2021 alle 16:23
Inviato da: bb034rl
il 26/03/2021 alle 16:12
Inviato da: ReCassettaII
il 24/03/2021 alle 18:59
Inviato da: bb034rl
il 15/06/2020 alle 20:59