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“L'inconscio è qualcosa che noi realmente non conosciamo, ma di cui siamo obbligati a prendere atto perché spinti da deduzioni irrefutabili.”

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LA TERZA MORTIFICAZIONE

“Nell'Introduzione alla Psicoanalisi, scritta tra il 1915 e il 1917, Sigmund Freud dichiara di aver assestato "la terza mortificazione" al narcisismo dell'umanità. Copernico, afferma Freud, aveva inferto la prima, strappando la terra dal centro dell'universo, e Darwin la seconda, illustrando la discendenza dell'uomo da progenitori simili a scimmie. Enfatizzando l'importanza dei processi inconsci nella vita mentale, Freud ritiene di aver assestato la terza e più profonda mortificazione della serie.
Secondo lui le nostre caratteristiche più apprezzate - libero arbitrio, razionalità e senso di sé - non sono che mere illusioni, e noi tutti siamo i prodotti di forze psichiche inconsce e incontrollabili. Naturalmente, Freud incontrò una notevole opposizione.”

F. Talls,
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Contatto Simbolico

Post n°31 pubblicato il 01 Marzo 2009 da Blaze_Zen
 


“Questi a loro volta, hanno perduto a poco a poco le loro implicazioni simboliche: il tuono non è più la voce di una divinità irata, né il fulmine il suo dardo vendicatore. I fiumi non sono più dimore di spiriti, né gli alberi il principio vitale dell’uomo… Nessuna voce giunge più all’uomo da pietre, piante o animali, né l’uomo si rivolge ad essi sicuro di venire ascoltato. Il suo contatto con la natura è perduto, e con esso è venuta meno quella profonda energia emotiva che questo contatto simbolico sprigionava”.

Carl Gustav Jung



Commenti al Post:
solonelcielo
solonelcielo il 13/03/09 alle 03:10 via WEB
Un bel giorno d'estate andai da solo sui monti di Amatrice, a meditare un pò. Trovai una cascatella con una specie di laghetto ai suoi piedi e mi ci immersi. A quell'altezza non c'era un cane quel giorno. Il silenzio ed il panorama erano ideali per lasciar correre la mente. Ricordo ancora chiaramente la sensazione che a un certo punto ebbi che tutto, piante, erba, sassi, la montagna stessa, fossero vivi, di una vita propria e cosciente, e che io ero parte di loro. Quando venne l'ora di tornare, più scendevo e più quella sensazione si allontanava, fino a sparire. Un saluto
 
 
Blaze_Zen
Blaze_Zen il 20/03/09 alle 15:59 via WEB
Chiediti perchè non riesci a mantenerla ;)
 
   
solonelcielo
solonelcielo il 20/03/09 alle 16:39 via WEB
Già chiesto e già risposto. Man mano che scendevo, risalivano sempre più alla mente i condizionamenti della società in cui viviamo, sotto forma di ricordi,impegni, scadenze, sensazioni. Chi accetta di continuare a vivere, integrato, in questa società, vuoi per viltà o per chiara scelta, ne viene fisiologicamente contaminato. Altrimenti viene espulso come un corpo estraneo. La storia insegna.
 
     
Blaze_Zen
Blaze_Zen il 21/03/09 alle 00:03 via WEB
Non credo esista una dicotomia “storica” fra stare nella civiltà o non starci (ma è un discorso lungo), come non credo esistano "contaminazioni fisiologiche". Si tratta semplicemente di percorsi mentali che si iscrivono in noi come binari preferenziali e abitudinari (mi riavvicino alla civiltà, quindi riprendo abitudini e preoccupazioni classiche). Il compito della ricerca, a mio avviso, è proprio quello di permetterci di creare nuovi percorsi, fino a lavare la nostra mente dai miliardi di condizionamenti presenti, passati e futuri. In questo modo possiamo realizzare quella presenza mentale limpida che fa di tutto il nostro mondo interiore una unità non più frammentata nei momenti della nostra vita con le loro tensioni emotive, una presenza che ci trasforma in un istante di percezione completa costante e che non passa attraverso suggestioni momentanee e condizionate dall'ambiente: in fondo chi ti dice che la sensazione di essere parte del tutto non sia anch'essa condizionata? Le parole chiave sono plasticità, reversibilità, presenza mentale.
 
     
solonelcielo
solonelcielo il 21/03/09 alle 01:35 via WEB
Non mi sembra di aver parlato di dicotomia storica. Intendevo invece dire che chi si relaziona con la società vigente tentando di portarne all'interno la realtà percepita "sulla montagna", tende a distruggere l'insieme di relazioni che sorreggono quella società, la quale reagisce difendendosi, distruggendo o espellendo il "virus". Vedi Socrate o Gesù. Io le ho chiamate "contaminazioni", tu "abitudini e preoccupazioni classiche", ma intendiamo la stessa cosa, sotto punti di vista differenti. Sul compito della ricerca sono d'accordo. Verissimo, tutto è condizionamento, anche la sensazione di essere parte del tutto. Il problema è: siamo coscienti di questo, e quindi capaci di sceglierci i nostri condizionamenti, o ne siamo incosciamente assoggettati? E quando dico che tutto è condizionamento, non dico che uno vale l'altro. Ci sono condizionamenti positivi, che tendono al bene di tutti, che ritengo l'unico vero bene, ed altri condizionamenti che tendono al bene di alcuni, che ritengo un falso bene, anche per i beneficiari. Sulle parole chiave posso essere d'accordo o meno, dovresti sviscerarle... eheheh Un saluto
 
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