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« Nuove notizie sul CoronavirusAltri metodi di indagine... »

I virus dallo spazio?

Post n°67 pubblicato il 13 Maggio 2020 da ellistar2012

Fonte: articolo riportato dall'Internet

ASTRONAUTI AMMALATII virus si propagano anche nello Spazio?

(Image: © NASA)

LUCA SERAFINI

Che cosa accadrebbe se il coronavirus si diffondesse

in una navicella della NASA? Affronta l'argomento

un interessante articolo scientifico di Chelsea Gohd,

"Getting sick in space: How would NASA handle an

astronaut disease outbreak?" (Ammalarsi nello Spazio:

come affronterebbe la NASA il caso di un astronauta

che si ammala?) pubblicato su Space.com.

Nella foto di apertura: Gli astronauti della Expedition

62 all'interno di una navicella di rifornimento SpaceX

Dragon CRS-20 in visita alla Stazione Spaziale Internazionale.

Le maschere che indossano servono a proteggere da

particelle e sostanze irritanti che potrebbero essersi

staccate all'interno del Dragon durante il volo.

(Image: © NASA)

Ammalarsi nello Spazio: le risposte della NASA

«In rare occasioni nel corso della storia dei voli spaziali

è successo che gli astronauti si siano ammalati durante

la loro permanenza nello Spazio. 

Mentre erano in orbita, alcuni di loro hanno sofferto di

infezioni delle vie respiratorie superiori o di raffreddori,

infezioni del tratto urinario e infezioni della pelle» ha

detto a Space.com Jonathan Clark, ex medico

dell'equipaggio del programma Space Shuttle della NASA

e attuale professore associato di neurologia e medicina

spaziale presso il Center for Space Medicine del Baylor

College of Medicine.

Durante la missione Apollo 7, nel 1968, l'equipaggio

prese il raffreddore e il fatto ebbe un impatto significativo

sul programma.

Molto probabilmente il comandante Wally Schirra salì a

bordo con un leggero raffreddore e lo diffuse agli altri

membri dell'equipaggio.

Gli astronauti finirono i medicinali presenti a bordo e

i fazzoletti... e hanno avuto problemi a indossare il

casco durante il rientro nell'atmosfera terrestre.

Analoghi casi di raffreddore si sono registrati tra gli

astronauti di Apollo 8 e Apollo 9.

Quarantena pre-volo

A seguito di queste esperienze, la NASA ha introdotto

nella pianificazione delle missioni una quarantena pre-volo

per gli equipaggi delle navicelle spaziali.

Inoltre, ha cominciato a studiare degli scenari più complessi.

Per esempio, potrà succedere in futuro che gli equipaggi

di missioni spaziali debbano combattere malattie ben più

gravi e in ambienti potenzialmente più difficili, per esempio

sulla base lunare del programma Artemis.

Il nostro astronauta Luca Parmitano (European Space Agency)

all'opera durante lo studio delle possibili cause di patologie

neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer.

Parmitano sta esaminando campioni di proteine per la forma-

zione di amiloidi che differiscono dai campioni osservati sulla

Terra.

I risultati possono suggerire terapie preventive per la popolazione

sulla Terra e gli astronauti in missioni a lungo termine.

(Image: © NASA)

Per quanto riguarda le emergenze mediche, gli astronauti sono

stati finora curati a distanza all'assistenza medica a terra, grazie

alle crescenti capacità di comunicazione.

Per esempio, i medici del Centro di Controllo sono stati in grado

di trattare un astronauta che ha subito un coagulo di sangue

mentre era a bordo della stazione spaziale.

Come cambiano virus e batteri nello Spazio

I modi in cui le infezioni si diffondono e come si comportano i

virus e le malattie nel corpo cambiano quando gli esseri umani

vanno nello spazio.

A causa dello stress fisico in un ambiente confinato senza la

gravità, anche le malattie banali come il raffreddore possono

assumere un aspetto diverso per gli astronauti.

I cambiamenti nei livelli degli ormoni dello stress e altre

ripercussioni fisiche del volo spaziale causano un cambiamento

del sistema immunitario.

Mentre un astronauta potrebbe avere un buon sistema

immunitario sulla Terra, potrebbe essere più suscettibile a

malattie o addirittura a reazioni allergiche mentre è nello

Spazio.

Il dott. Clark ha spiegato che virus come l'influenza o il

COVID19 potrebbero essere trasmessi più facilmente in

un ambiente a microgravità, come sulla Stazione Spaziale

Internazionale: «L'assenza di gravità impedisce alle particelle

di depositarsi, quindi rimangono sospese nell'aria e

potrebbero essere trasmesse più facilmente.

Per evitare questo, i compartimenti sono ventilati e il

sistema di areazione è dotato di filtri HEPA che rimuovono

le particelle».

Il risveglio dei virus dormienti

Gli scienziati hanno scoperto che i virus dormienti reagiscono

alle sollecitazioni del volo spaziale.

È stato accertato che virus come l'Herpes Simplex si riattivano

durante il volo spaziale.

Inoltre, gli studi in corso hanno ipotizzato che una maggiore

virulenza batterica nello spazio possa rendere meno efficaci i

trattamenti antibiotici.

Per questo, in particolare nel caso di missioni extra-planetarie,

l'equipaggio verrebbe messo in quarantena al ritorno sulla

Terra, proprio come avveniva nelle missioni di ritorno

dalla Luna.

L'astronauta della NASA Nicole Mann in esercitazione

all'interno del modello di navicella Orion, allo Johnson

Space Center della NASA a Houston, Texas.

(NASA/Bill Ingalls)

 
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