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Un blog creato da madda_13 il 29/05/2007

Pa' come padre

Dio non ha figliastri, ha soltanto figli...

 
 

AVVISO

Se non altrimenti specificato, i testi sono da considerarsi dell'autrice del blog.

 

GIOVANNI PAOLO I

Io sono stato molto vicino anche a quelli che non credono in Dio. Mi sono fatto l'idea che essi combattono, spesso, non Dio, ma l'idea sbagliata che essi hanno di Dio.

 

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PER GLI AMANTI ... DELL'IRLANDA!

 
Citazioni nei Blog Amici: 7
 

BENEDETTO XVI

Abbi il coraggio di rischiare con Dio! Provaci!
Non aver paura di Lui!

Abbi il coraggio di rischiare con la fede!
Abbi il coraggio di rischiare con bontà!
Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro!

Compromettiti con Dio,
allora vedrai che proprio con ciò
la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa,
ma piena di infinite sorprese,
perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!


 

COME PATCH ADAMS...!

         CUORE E MANI APERTE      

 

CHI SPERA CAMMINA

Chi spera cammina,
non fugge!
Si incarna nella storia!
Costruisce il futuro,
non lo attende soltanto!
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione
di chi disarma!
Ha la passione
del veggente,
non l'aria avvilita di chi
si lascia andare.
Cambia la storia,
non la subisce!

DON TONINO BELLO

 

FEDE & CONCRETEZZA

    Le opere del Padre  

 

 

GRATITUDINE

Post n°17 pubblicato il 26 Giugno 2007 da madda_13

La campana che annunciava la fine delle lezioni aveva già avvisato gli studenti dell’attesa notizia ed essi si erano raggruppati davanti al cancello della scuola per scambiarsi i saluti.

Quel giorno, però, Alex aveva fretta. Doveva infatti andare a casa della nonna per mangiare con lei.

 «Ciao, Alex! Ci vediamo domani!» «Ti telefono stasera, ok?»: i suoi amici sembravano proprio dispiaciuti che Alex non potesse fermarsi qualche momento a chiacchierare con loro.

D’altro canto, Alex sapeva bene che un ritardo avrebbe messo in ansia la nonna: così, aumentò l’andatura, finché, quasi senza accorgersene, si ritrovò a correre. Continuò a correre per tutto il tragitto, anche perché non era particolarmente lungo; ebbe un’esitazione solo davanti ad un passaggio pedonale, ma fu breve, scrollò le spalle e tra sé e sé pensò: «Tanto non c’è mai nessuno…».

In quel mentre, si sentì sollevare da terra, come se qualcuno lo prendesse per le spalle e gli impedisse di procedere. In quell’attimo in cui i suoi piedi non toccavano il suolo, sentì il rombo del motore di un’auto sportiva che intravide appena sfrecciare davanti a sé. Fece appena in tempo a trarre ad alta voce le sue conclusioni: «Un angelo?!».

Una voce profonda dietro di lui lo fece cadere dalle nuvole: «Ma no, sciocchino!». Alex si riprese dallo spavento ed allungò la mano per ringraziare lo sconosciuto: «Grazie, Signore, Lei mi ha letteralmente salvato la vita. Cosa posso fare per sdebitarmi?»

«Cosa vuoi fare per me? Figurati! Bada solo di guardare sempre prima di attraversare la strada, d’ora in avanti: non posso esserci sempre io ad acchiapparti!» lo rimproverò

«Ah, questo è sicuro! Dopo lo spavento che mi sono preso… Grazie ancora!» rispose Alex, prima di salutare il generoso sconosciuto.

Arrivato a casa della nonna, Alex faticò a mangiare, perché il suo pensiero correva a quell’uomo gentile e buono che aveva allungato una mano per salvarlo e di cui non conosceva neppure il nome. Forse era davvero un angelo… chiunque fosse, Alex sentiva il dovere di ricambiare in qualche modo l’incommensurabile favore. Davvero non c’era la possibilità di fare qualcosa per quell’uomo? Alex non riusciva a darsi pace all’idea.

 

 

Circa un mese dopo l’accaduto, Alex stava raggiungendo al cinema i suoi amici. Apprestandosi ad attraversare la strada, si accorse di una moto che sfrecciava a gran velocità, incurante delle strisce pedonali, mentre un bambino intorno ai sei anni stava già attraversando.

Alex lo raggiunse con un balzo e lo tirò con forza per lo zainetto, fin quasi a farlo cadere.

Il bambino sembrò, sul momento, confuso e rintronato, ma subito si riprese e si rivolse ad Alex: «Grazie. sei stato molto gentile! Non avevo proprio visto la moto… come ti chiami?».

La voce era implorante e l’espressione quasi colpevole, com’era successo al ragazzo un mese prima, fu questo il primo pensiero che gli balenò in testa.

 Ma Alex non si scompose. «Non è importante il mio nome» rispose «L’unica cosa importante è che tu impari a guardare meglio, prima di attraversare!».

 

Ora Alex era più sereno, perché aveva imparato una lezione di vita: non sempre si ha la possibilità di ricambiare il favore alla persona da cui lo si è ricevuto. Molto spesso la gratitudine deve riflettersi su una terza persona; sovente, dobbiamo “passare il favore” ad altri, compiendo magari verso uno sconosciuto ciò che un estraneo ha compiuto nei nostri confronti. E in tutto questo non c’è nulla di male, anzi: tutto ciò aiuta a diffondere, tramite piccoli gesti, la bontà e la gratuità nel mondo.  

 
 
 

IL BATTISTA

Post n°16 pubblicato il 24 Giugno 2007 da madda_13
 

Is 49, 1-6
Sal 138
At 13, 22-26
Lc 1, 57-66. 80

Giovanni Battista è una delle figure più belle di tutto il Nuovo Testamento, e anche una delle più enigmatiche: nato da una coppia di anziani che ormai avevano perso la speranza di avere figli, assomiglia un po’ agli eroi del Primo testamento.
Ma lui è l’ultimo dei profeti, colui che è chiamato ad annunciare la misericordia e la salvezza di Dio.
Lo fa in un modo un po’ originale, mettendosi alle fonti del fiume Giordano a predicare la conversione e la penitenza per tutti e battezzando, cioè facendo fare un bagno sacro alle persone.
Un modo un po’ originale per dire una cosa fondamentale: il Signore Gesù deve essere accolto da cuori preparati e attenti. Non nel senso che bisogna studiare tanto per conoscere Gesù, bensì nel senso che bisogna allenarsi a riconoscerlo, per non scambiarlo con i suoi messaggeri.
Neppure Giovanni è immune da questa ambiguità: tutti credono che sia lui il Messia, perché fa l’eremita, perché compie gesti profetici.
E lui deve spiegare ogni volta che «no, non è lui, ma c’è qualcuno più grande di lui».
Ecco perché dicevo che è una figura enigmatica: perchè deve mostrare a tutti il Messia e deve scomparire facendo questo… scomparire a tal punto da morire senza aspettare l’esito finale del suo annuncio.
Sembra una grande ingiustizia che quest’uomo che ha atteso il Messia debba morire prima di vedere la fine della storia…
Resta uno che ha fallito la sua vita per uno stupido scherzo del destino; che è stato ucciso per la soddisfazione di una donna…
Agli occhi del mondo resta un fallito.
Non si può saltare a piè pari la conclusione della sua vita, questa vita che fin dal principio era stata definita come una anticipazione della vita e del messaggio del Messia.
Noi vediamo tutta la storia del vangelo e di Gesù come un grande telegiornale dove tutto quello che passa è uguale, sia che si parli di stragi sia che si parli di moda.
Ma in realtà non è così. Giovanni Battista è morto.
Fare la facile equazione che però sapeva che comunque tutto sarebbe andato al meglio è sbagliato.
Però Giovanni è vissuto all’altezza di se stesso, non ha rifiutato la missione di cui era stato investito dall’alto, non ha rifiutato la solitudine e la grandezza di un destino che ai nostri occhi viene giudicato come fallimentare.
Il Vangelo ci fa mettere in conto nella nostra vita la possibilità del fallimento, e al contempo ci fa sperare tutto dal Signore: «Ci sono vite realizzate nonostante desideri irrealizzati», ha scritto una volta un grande teologo e martire del secolo scorso.
Non tutti i nostri desideri si realizzeranno come li intendiamo noi, come li speriamo noi. Eppure nonostante questo possiamo vivere una vita pienamente realizzata: il Battista prepara il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio mostrando che per accogliere Dio bisogna essere uomini in pienezza. «Posso, dunque devo» essere una persona autentica.
Zaccaria, Elisabetta, Giovanni: in fondo questi sono i piccoli di cui parla il vangelo, gente che non è scritta sui libri di storia, come del resto nemmeno noi, eppure gente di cui Dio si fida per portare avanti il suo desiderio di salvezza per tutti gli uomini.
Solo chi vive così, vive all’altezza di se stesso, pienamente responsabile delle cose del mondo, della propria professione, della famiglia, delle relazioni, della società, della Chiesa, e pienamente attaccato alla volontà di Dio.
La volontà di Dio che l’evangelista Luca descrive così per Giovanni: «Andrai davanti al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei peccati».
Conoscere la salvezza di Dio è accettare che i peccati ci vengano rimessi, accettare cioè che anche i fallimenti della nostra vita, dovuti alla nostra responsabilità, all’imperizia, alla faciloneria e anche alla cattiveria, siano affidati a Dio, perché sia lui a trarne la salvezza.
Accettare la misericordia di Dio sulla nostra vita, sulla vita della Chiesa e del mondo: questo vuol dire il nome «Giovanni»: Dio ha misericordia.
Accettare che anche il male, il tanto male che c’è nel mondo e di cui ci lamentiamo continuamente, sia da Dio trasformato in bene, sia portato e tolto dall’Agnello di Dio.
E questo non vuol dire delegare a Dio le nostre responsabilità, ma proprio ciò che dicevamo prima: portare il peso di questo fallimento, accettarlo nell’ottica di una soddisfazione che va al di là del mio tornaconto personale, che va al di là della pura evidenza di risultati, anche spirituali…
L’altro giorno ho visto esposta nella vetrina di un negozio una maglietta dove c’era scritta un’affermazione un po’ ironica: «Dio esiste. Tranquillo, però: non sei tu!».
Ecco, se volete, una immagine un po’ banale della vita di san Giovanni.
Dio è presente nella mia vita, ma io non sono Dio.
Io sono un discepolo del Signore, uno che si rimette ogni giorno ad ascoltare la sua Parola, per conoscere la Sua volontà, per interpretare gli avvenimenti, per vivere appieno la propria vita.
Ma io non sono il salvatore di me stesso. Gesù mi ha salvato nella sua croce e nella sua risurrezione.
Il povero Giovanni non ha visto neppure questa realizzazione, ma è stato chiamato anche nella morte ad anticipare Gesù.
È stato uomo autentico, un po’ bizzarro e certamente con un caratterino; è stato un uomo normale, e per questo un uomo speciale.
Così vorremmo essere anche noi: annunciatori di Gesù senza pretese di infallibilità, senza pretese di riuscita, ma mettendo continuamente la nostra vita nelle mani di Dio, in un affidamento che sa aprirsi anche a ciò che non comprendiamo, a ciò di cui non possiamo disporre.
La vita cristiana è questo grande paradosso che ci fa vivere non attaccati al risultato a tutti i costi, al prodotto, alla soluzione dei problemi: in Gesù Cristo, anche attraverso l’esempio di Giovanni Battista impariamo ad offrire la nostra vita nella fede in Lui che ci ha amati e ha dato la vita per noi. Che la festa della nascita di Giovanni Battista porti anche nella nostra vita la certezza di essere visitati da Dio e di essere profeti di questa visita, per portarla in ogni situazione e ad ogni persona che incontreremo.

don Marco Statzu

 
 
 

Messori e i cattolici sotto assedio

Post n°15 pubblicato il 24 Giugno 2007 da madda_13

Alla Biennale di Venezia sta per andare in scena uno spettacolo («Messiah Game») dove l’ultima cena si trasforma in orgia e Gesù crocifisso è rappresentato come un masochista. A Bologna era in programmazione un’iniziativa culturale intitolata «La Madonna piange sperma», mentre è di ieri la notizia della mostra «Recombinant women» che sempre nel capoluogo felsineo presenta i dieci comandamenti rivisitati in chiave omosessuale. Il cristianesimo sembra essere rimasta l’unica fede che può essere irrisa e oltraggiata. È giusto reagire e come farlo? Il Giornale l’ha chiesto a Vittorio Messori, scrittore e autore di best-seller, che trentun anni fa ha dato inizio alla nuova apologetica cattolica.

Messori, che cosa sta accadendo?

«C’è un’evidente tendenza a scavalcare gli ultimi secoli di storia cristiana, a chiudere una “parentesi” durata duemila anni. In fondo, che cos’è l’ambientalismo o la teorizzazione della liberazione sessuale se non un ritorno al paganesimo?».
Il cristianesimo è oggi l’ultima religione che può essere oltraggiata...
«Ne farei motivo di onore per i cristiani che non reagiscono come certi musulmani e non lanciano fatwa contro gli infedeli chiedendo la loro morte fisica. E non reagiscono nemmeno come certi ambienti ebraici, i quali ti isolano cercando di provocare la tua morte morale. Vorrei aggiungere che più che i cristiani, sono i cattolici ad essere attaccati: ciò significa che la Chiesa è un bersaglio ritenuto importante».

È nata nei mesi scorsi in Italia la Cadl, «Catholic Anti Defamation League», oggi in prima linea contro questi spettacoli blasfemi. Non era una sua vecchia idea?

«Sì, e ho visto che ciò viene riconosciuto nel loro sito. Per me è stata una sorpresa. Certo, avrei preferito un nome italiano, meno succubo di certo americanismo che fa chiamare anche la festa della famiglia “Family day”. Bastava chiamarla Lega anticalunnia...».

Apprezza dunque questa battaglia?

«Nella società dell’apparire ci vuole la giusta strategia. Non c’è niente di meglio, per chi fa queste provocazioni, che essere attaccati. Chi mette in scena un’ultima cena blasfema, l’ultimo arrivato che s’inventa la Madonna che piange sperma, spera proprio in una reazione indignata. Ci siamo dimenticati la fortuna che ha fatto fare al film di Mel Gibson la guerra preventiva mossagli dagli ambienti ebraici americani?».

Mi scusi, ma allora non bisogna reagire?

«Ho sempre creduto che fosse necessario far nascere una Lega anticalunnia cattolica per ribattere alle tante bugie sul cattolicesimo che quotidianamente vengono propalate sui media».

Faccia un esempio.

«Se un importante esponente del mondo ebraico dice che prima di fare la razzia degli israeliti nel ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943, l’ambasciatore tedesco è andato a informare il Pio XII ottenendone il tacito assenso, questa è una falsità. E va subito smentita, ricordando all’interessato che Papa Pacelli era all’oscuro della razzia e appena fu avvertito convocò l’ambasciatore per protestare chiedendo di interromperla immediatamente. Chi afferma quelle bugie dovrebbe iscriversi a un corso di storia per corrispondenza. Ecco ciò che spaventa: la smentita fredda, puntuale, precisa e immediata. C’è, invece, un modo di indignarsi che finisce per fare il gioco di chi provoca dandogli importanza. Credo che buona parte dell’intellighenzia laica rimpianga l’Indice dei libri proibiti e farebbe di tutto per esservi iscritta».

Allora qual è, a suo avviso, la reazione adeguata?

«Rimanere sul piano dei fatti, ribadire la nostra tolleranza, essere consapevoli che se ti attaccano è perché in fondo ti considerano rilevante, evitare ogni indignazione moralistica, vittimismo e invettive del tipo “non c’è più religione!”, essere magnanimi. Soprattutto ricordare che il cristianesimo è sopravvissuto per venti secoli a tutte le bufere: Dio non ha bisogno che noi lo difendiamo, sa difendersi da solo e noi siamo servi inutili. La saldezza della fede si vede anche dalla serenità con cui si incassano questi colpi».

La trovo piuttosto remissivo...

«Gesù ha detto che saranno beati coloro che vengono perseguitati nel suo nome. Dobbiamo abituarci alla fine della cristianità come l’abbiamo conosciuta per secoli, dobbiamo considerare provvidenziale ciò che ci sta accadendo e tornare ad essere lievito nella pasta, sale che dà sapore. Considero un disegno della Provvidenza anche l’arrivo di tanti musulmani tra di noi, perché anche certi atei stanno scoprendo la grande differenza che esiste tra il Corano e il Vangelo».

di Andrea Tornielli

(Il Giornale, 23 giugno 2007)

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 23 Giugno 2007 da madda_13
 

 
 
 

Fermiamo l'olocausto bianco

Post n°13 pubblicato il 22 Giugno 2007 da madda_13
 

 

Firmate a Padova e in molte altre città d'Italia, sostenute da politici, magistrati e preti, spedite da operai, contadini e metalmeccanici, le migliaia di email che hanno invaso nei giorni scorsi le redazioni di E polis sono la voce semplice della gente che tenta di fermare l'olocausto versione 2000 che sta infangando la bellezza dei bambini.

Tutti con don Fortunato Di Noto, il parroco dei bambini, che con il Breviario, la Scrittura Sacra e l'aspersorio, ma anche con il cellulare, un Pc, Internet da anni ha messo a disposizione la sua faccia e la sua incolumità per proteggere quest'universo così delicato e tenero.

Come scrisse Avvenire,il grido di 150 milioni di bambini straziati dovrebbe spaccare la Terra. Invece fa poco rumore, la pedofilia. Quasi nulla rispetto alla devastazione che lascia dietro di sé:un olocausto bianco che non risparmia nemmeno più i neonati nei loro primi giorni di vita.

La lista di chi abusa non esclude nessuno: professionisti, medici, avvocati, professori, qualche prete... Anche insospettabili padri di famiglia, i cui figli hanno la stessa età dei bambini che loro comprano nei bordelli della Cambogia o di Cuba, usano e poi lasciano lì per il vizio di altri ricchi clienti. E avanti il prossimo.Domani troppi orchi festeggeranno la Giornata Mondiale dell'Orgoglio Pedofilo, una manifestazione che dovrebbe far chinare il capo dalla vergogna all'umanità. Non son bastate mille iniziative, altrettante firme, tanti cuori uniti assieme per spiegare all'uomo che il cuore ha le sue ragioni che la ragione non riesce a conoscere (B. Pascal).

Sarà una giornata di lutto mondiale,una giornata che sancirà una sconfitta pesante. Ci definiamo umani quando solo in Italia l'anno scorso sono scomparsi 1.698 bambini e nel mondo ogni anno 2 milioni di bambini sono sfruttati a fini pedopornografici. Per non parlare dei 380 mila piccoli volti entrati nei data-base della Polizia e che nessuno sa più rintracciare e salvare. Inoltre in 106 paesi non si vietano le punizioni corporali a scuola, si diffonde sempre più la piaga del traffico di organi, ogni anno 73 milioni di minori subiscono violenze sessuali, 275 milioni assistono a violenze domestiche, 126 milioni sono coinvolti in attività di lavoro rischiose. Rimane Associazione Meter la voce dei bambini che non hanno voce!

don Marco Pozza

 
 
 

Burundi

Post n°12 pubblicato il 21 Giugno 2007 da madda_13
 
Foto di madda_13

Burundi.

Un nome  che atterrisce e affascina. Evidentemente, su di me ha fatto breccia la seconda.

Che cosa mi aspetta realmente? Di che si tratta?

NON LO SO, e probabilmente non me ne renderò conto fino a che non sarò là.

Perché? Ma chi te lo fa fare?

Ribadisco: non lo so. Forse è solo entusiasmo, slancio giovanile, impeto incosciente, testardaggine atavica… chissà! Piuttosto: perché no?

Ma poi quello che fa più male: “È pericoloso… non c’è un altro posto dove andare?”.

E io a stringere i pugni in un gesto infantile di rabbia malrepressa, a non capire perché.

“Perché? È pericoloso? Ma SOLO per me? Non ci sono forse MIGLIAIA di miei fratelli che vivono situazioni di povertà, miseria, abbandono, insicurezza, solitudine OGNI GIORNO? In base a cosa io DEVO esserne esentata? Perché? Ci sono cittadini di serie A e di serie B? Ci sono UOMINI di serie A e di B? E in base a quale criterio è stabilito ciò?

 

Ma quest’interrogativo non è rimasto solo, timida risposta di fronte ad una mentalità che non riesco a fare mia…

Gli si sono affiancati tutti quelli che, con uno sguardo, un sorriso, un’approvazione, un silenzio compiaciuto hanno appoggiato questa mia -ennesima- follia e allora ho capito che non sarei partita da sola, li avrei portati con me.

Ho capito che non sarei MAI stata sola, perché LE MIE STELLE sarebbero sempre state con me, timide, fragili, coraggiose luci a rischiarare questa notte.

 

Forse la speranza è solo la pia illusione di chi non riesce a rassegnarsi al “SI È SEMPRE FATTO COSÌ”, ma io penso che dovremmo brillare gli uni per gli altri, vicini per darci forza, per affrontare la quotidiana sfida di una realtà che ci provoca risposte sempre nuove.

Perché insieme… la fatica si dimezza, ma la gioia… raddoppia!

 
 
 

A piccoli passi...

Post n°11 pubblicato il 20 Giugno 2007 da madda_13
 

Un giovane studente che aveva una gran voglia di impegnarsi per il bene dell'umanità, si presentò un giorno da San Francesco di Sales e gli chiese:
"Che cosa devo fare per la pace del mondo?".


San Francesco di Sales gli rispose sorridendo:
"Non sbattere la porta così forte...".


Sono sempre i piccoli inconvenienti che fanno i grandi litigi. Molti divorzi cominciano per dei calzini dimenticati sotto il letto. Ma anche i grandi amori sono fatti di tante piccole cose.

Aneddoto

 
 
 

Una doverosa dedica 

Post n°10 pubblicato il 19 Giugno 2007 da madda_13
 

Peter Stringer...

lo guardi e ti domandi cosa ci faccia lì... piccolo uomo in mezzo ai giganti

poi però continui a guardarlo, lo osservi giocare...

e vedi il suos enso della posizione, la sua capapcità di stare in campo e ti accorgi di quanto sia tenace, battagliero, rompiscatole, indomito...

il peggior avversario che tu ti possa trovare innanzi!

Caro Peter, te lo meriti:

Pietro il Grande, un grande grazie per il tuo splendido modo di giocare che insegna a tutti noi che, leone o gazzella, è meglio incominciare a correre!

 
 
 

Sono tuo figlio!

Post n°9 pubblicato il 18 Giugno 2007 da madda_13
 

 

Credo, sì io credo che un giorno,
 il Tuo giorno, o mio Dio,
 avanzerò verso di Te
 coi miei passi titubanti,
 con tutte le mie lacrime
 nel palmo della mano,
 e questo cuore meraviglioso
 che Tu ci hai donato,
 questo cuore
 troppo grande per noi
 perché è fatto per Te...


 Un giorno io verrò,
 e Tu leggerai sul mio viso
 tutto lo sconforto, tutte le lotte,
 tutti gli scacchi
 dei cammini della libertà.
 E vedrai tutto il mio peccato.
 Ma io so, mio Dio,
 che non è grave il peccato,
 quando si è alla Tua presenza.
 Poiché è davanti agli uomini
 che si è umiliati, ma davanti a Te,
 è meraviglioso essere così poveri,
 perché si è tanto amati!


 Un giorno, il Tuo giorno, mio Dio,
 io verrò verso di Te.
 E nella autentica esplosione
 della mia resurrezione,
 saprò allora
 che la tenerezza sei Tu,
 che la mia libertà sei ancora Tu.
 Verrò verso di Te, mio Dio,
 e Tu mi donerai il Tuo volto.
 Verrò verso di Te
 con il mio sogno più folle:
 portarTi il mondo fra le braccia.


 Verrò verso di Te,
 e griderò a piena voce
 tutta la verità della vita sulla terra.
 Ti griderò il mio grido
che viene dal profondo dei secoli:
"Padre! ho tentato di essere
 un uomo, e sono Tuo figlio".


(Jacques Leclercq)
 

 
 
 

"Ho una cosa da dirti" 

Post n°8 pubblicato il 16 Giugno 2007 da madda_13
 

XI Domenica del Tempo Ordinario (C)

Lc 7,36 – 8,3

Vi ricordo che è indispensabile, per una maggiore e migliore comprensione della riflessione che segue, avere in mano il testo del brano evangelico e leggerlo con molta calma ed attenzione, più volte, per poi far seguire la letture del commento, tenendo sempre un occhio fisso al brano evangelico!

 

Commento

La Parola è una spada che taglia ed entra nella nostra coscienza, se le permettiamo di farlo, così che possiamo con certezza conoscere la verità dei nostri gesti e delle nostre parole… chiediamo allo Spirito Santo che avvenga questo in noi nell’ascolto e nella meditazione della Parola del Signore di questa Domenica.

 

Vieni Spirito Santo, Vieni con Maria !

 

Il contesto del brano del Vangelo è l’invito al banchetto!! “ Uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui”… “ed egli (Gesù) entrò nella casa del fariseo e si  mise a tavola”.

Fino a questo punto tutto è normale, se non fosse che è a casa di un fariseo, non si dice il suo nome e neppure il motivo di questo invito. Sappiamo che tra Gesù e i farisei non scorreva buon sangue… e poi se noi ci fermiamo un attimo e non continuiamo nella lettura del testo, viene spontanea una domanda, almeno a me: “Ma che cosa c’era da mangiare a quella tavola?”. Quindi riassumendo non sappiamo l’identità del fariseo, non sappiamo il motivo dell’invito e non conosciamo il menù!

Ma “ed ecco una donna” e poi subito si specifica il genere di donna, “una peccatrice”, ecco il pranzo è servito… ecco il cibo è pronto sulla tavola… vediamo allora come si comporta Gesù e come si comporta il fariseo…

Gesù sente il pentimento, il profumo dell’offerta e le lacrime della contrizione che lo inondano e Lui si lascia inondare senza fare nessuna resistenza… e si lascia asciugare e baciare… Gesù “gusta” il cibo che questa e donna e peccatrice gli offre… a differenza del fariseo che solo sa guardare all’esterno, all’aspetto… e non solo della donna ma la sua vista si offusca anche nei riguardi del Signore che per lui è comunque semplicemente un profeta, che dovrebbe però sapere… che specie di donna è quella!

Ha “un non so che” di delicato l’invito del Signore Gesù: “Simone, ho una cosa da dirti”. Finalmente sappiamo chi è questo fariseo che invita a casa sua Gesù, e poi dalla parabola che Gesù racconta non è difficile capire come anche Simone il fariseo aveva qualcosa da farsi perdonare, ma egli aveva impostato tutto dal punto di vista razionale, evitando una partecipazione affettiva con il Maestro.

Gesù nella parabola mette a confronto due debitori: uno aveva un grosso debito (la donna peccatrice) mentre l’altro uno molto più piccolo (Simone il fariseo) e formula la domanda centrale di questo Vangelo: “Chi dunque di loro amerà di più?” che trova una puntuale ed esatta risposta da parte dell’intermediario Simone il fariseo…

Qui possiamo ben comprendere che a Simone il fariseo non manca la capacità di ragionare e di scoprire la Verità evangelica del perdono e della gratitudine, ma è il passo successivo che fa fatica a compiere, quello di riconoscere nella vita pratica i fratelli e le sorelle che stanno nel peccato, come i possibili prediletti del Signore, qualora riconoscano il loro peccato, si pentino e si allontanino da esso e ritornino a Lui con tutto il cuore… Alla risposta esatta di Simone il fariseo segue il confronto operato da Gesù nei riguardi dei due interlocutori: Simone il fariseo e la donna peccatrice. Il primo non ha compiuto i semplici e comuni doveri dell’ospitalità ebraica: è infatti uso comune accogliere un ospite lavando a lui i piedi, cosa che Simone il fariseo omette di fare e che invece la donna non smette di fare da quando è entrato in quella casa, e molti altri gesti di amicizia e di amore che dall’una riceve mentre dall’altro no! Gesù in questo confronto sembra quasi “un bambino” nella sua semplicità, ma è lapidario come sempre, ogni minimo particolare per il Signore Gesù, ogni gesto o pur minimo accenno, hanno un valore grandissimo, Vi sa ritrovare l’uomo, anzi in questo caso la donna, nella sua interezza e nella sua genuinità…

Ma non è ancora finita, anzi ora Gesù sfodera la sua potenza di Figlio del Dio Altissimo: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, come a dirle di non temere più, la sua opera è stata gradita e il suo peccato dimenticato, anzi gettato nel fondo del mare… e alle parole di Gesù seguono i commenti mormoratori dei commensali:” Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati”? E la risposta la offre lo stesso Gesù: “La Tua fede ti ha salvata: va in pace”, ecco chi è quest’uomo, è Colui che guarda nel profondo del cuore di ciascuno di noi, e fa scaturire la nostra salvezza rendendo visibile la fede che è dono del Padre Suo e non nostro merito! La Pace, è la stessa pace che offre dopo la sua risurrezione, è splendido, siamo nella dimensione eterna, il perdono ci proietta nell’eternità nell’abisso del Cuore Paterno e Materno di Dio.

 

Azione di grazie: Di fronte alla potenza miracolosa del perdono e della grazia Ti invito a moltiplicare i Tuoi atti di fede e di speranza, di essere sempre  positivo e di guardare al Tuo futuro e al futuro dei Tuoi cari con grande slancio e grande ottimismo. Amen. Ti benedico + 

Padre Devis Rocco (devisocd@hotmail.com)

 
 
 
 

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DON BOSCO

Le persone ci piacciono per i pregi, ma le amiamo con i loro difetti.

I giovani non solo siano amati, ma essi stessi conoscano di essere amati.

Da mihi animas, caetera tolle.

Basta che siate giovani, perché io vi ami assai.

 

 
 
 

 

GIANNA BERETTA MOLLA

«Le vie del Signore sono tutte belle, sempre che il fine sia sempre lo stesso:

salvare la nostra anima e riuscire ad avvicinare molte altre anime al paradiso per glorificare Dio…»

 
 
 
 

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